Così i De Stefano hanno messo le mani anche sul Museo di Reggio Calabria

destefanogiovannidi Claudio Cordova - "Il dato è sintomo della straordinaria capacità di infiltrazione e controllo non tanto del territorio, quanto dei suoi sistemi di governo, anche interni alla pubblica amministrazione. Chi ha agito, infatti, lo ha fatto non già dopo che l'azienda, avviando i lavori ed allestendo il cantiere, aveva palesato la sua presenza in città; ma prima ancora di questo momento, avendo avuto, perciò, precise informazioni in ordine alla data d'inizio delle attività edilizie. E la scelta di fare coincidere questo momento, con le prime efferate intimidazioni, è logicamente riferibile, alla ritenuta opportunità di fare percepire immediatamente alla vittima la speciale qualità criminale della cosca che esercitava l'intimidazione. Non già, quindi, una qualunque espressione della ndrangheta che controlla il territorio; ma la cosca De Stefano che, prima ancora del territorio, è infiltrata ed ha il controllo dei sistemi di potere amministrativo-politico-economico della città. Una, anzi la cosca baricentrica nella ndrangheta cittadina, negli esatti termini accertati nel procedimento Meta e che gli esiti della presente indagine ribadiscono". E' sconfortante il commento degli investigatori sulla vicenda principale dell'operazione "Il Principe", che ha portato al fermo di cinque soggetti del clan De Stefano di Reggio Calabria, tra cui proprio il boss Giovanni De Stefano (nella foto): l'estorsione che la potente famiglia del rione Archi avrebbe fatto alla ditta impegnata nei lavori di ristrutturazione del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

IL GRANDE AFFARE DEL MUSEO ARCHEOLOGICO

Almeno quattro casi, per un totale di quasi 200mila euro.

Le indagini nascono proprio dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa che sarà uno dei soggetti che riceverà le tangenti dalla ditta estorta, la CO.BAR.:

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): vabbè, poi se le verrà... allora, posto questi rapporti che

erano così intensi, che cosa ricorda in particolare di vicende che avete consumato insieme, rilevanti da un punto di vista...

DE ROSA ENRICO: sicuramente quella più importante è quella in occasione dei lavori del museo della Magna Grecia, sul corso Garibaldi. Praticamente stavano facendo i lavori, io poi seppi dal Sonsogno che questa ditta era una ditta pugliese, di Matera, adesso il nome della ditta non me lo ricordo più...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): pugliese... Matera... va bene comunque...

DE ROSA ENRICO: no, era...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): lucana...

DE ROSA ENRICO: lucana, si... chiedo scusa... In ogni caso mi ricordo che il geometra, il geometra di riferimento di questa ditta si chiamava Mimmo... geometra Trezza... geometra Trezza che aveva una Opel grigia...

COL.MICHELE MIULLI (PG): geometra?

DE ROSA ENRICO: geometra Trezza...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): il referente sul cantiere...

DE ROSA ENRICO: ed era alto, biondino con i capelli lunghi ricciolini. Praticamente in quest'occasione venne a conoscenza, fu una cosa graduale, prima mi accorsi che Mimmo si interessava a questi lavori, perché Mimmo diciamo che era il raccoglitore della cosca De Stefano, era il raccoglitore ... si occupava di andare a trovare le ... e far presente alle ditte l'interesse sul territorio da parte della cosca. E mi ricordo... Infatti nella ditta che ha fatto i lavori al coso, al museo, anche... ha lavorato per un periodo... lungo tutto il periodo in cui sono proseguiti lavori, il fratello di Demetrio Sonsogno, Carlo Alberto Sonsogno, Carmelo Alberto Sonsogno, e lavorava presso questa ditta, più altre persone che io so che gravitavano tipo... erano persone di Archi, ma non perché abitavano nel quartiere di Archi, ma gravitavano attorno alle cosche.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): di Archi?

DE ROSA ENRICO: di Archi si... In più, in un'occasione, andammo insieme sempre io a lui all'Hotel Lido, in questo Hotel Lido c'era un tale signore Ignazio, non mi ricordo adesso il cognome, c'era un altro cognome... (inc.) parlavamo con questo signore Ignazio, che era...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ci dica dove...

DE ROSA ENRICO: l'Hotel Lido... in via Marina, l'istituto se non sbaglio Lanza... o Lanza... mi sembra che sia il Lanza... C'è un istituto di recupero anni scolastici, in una traversa, un po' prima dell'Hotel Lungomare, se non sbaglio la traversa è quella in cui ci sono le autoscuole Iatì prima, ad angolo subito sulla destra c'è questo Hotel Lido, noi entrammo e c'è, entrando sulla sinistra, c'era un disimpegno, parlammo con questo signore e loro discutevano, io non ero proprio accanto, ma ero nell'immediatezza del loro discutere, e ho sentito che parlavano di alloggi del personale che stava facendo dei lavori al museo... e da qui poi ho colto...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): quindi c'erano lavoratori che venivano da Matera?

DE ROSA ENRICO: venivano da fuori si, venivano da fuori... Ora mi sta venendo un dubbio, non mi ricordo se il geometra era di Matera e si chiamava Trezza, io avevo anche il numero di telefono di questo Trezza, non so se ce l'ho su Google, fece su Google, se mi date l'autorizzazione mi metto e lo recupero... e poi... Se la ditta era pugliese e l'lui era di Matera, comunque Matera me lo ricordo e Trezza è lui, non me lo posso sbagliare perché era alto, magro, sulla trentottina... una cosa del genere... un ragazzo... Mi è rimasto impresso che aveva un giubbotto blu Blauer, leggero, di colore blu appunto... e poi, in ogni caso, da questa... parlammo su dove dovevano dormire o meno le persone, al...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ma questo Sonsogno... Chi lo facevo questo...

DE ROSA ENRICO: Sonsogno... Sonsogno con il proprietario, e poi questa cosa l'ho rivissuta con Giovanni De Stefano, nel senso che questo argomento su dove dormivano le persone l'ha riaperto Sonsogno con De Stefano.

COL.MICHELE MIULLI (PG): ma sempre a proposito di questa ditta?

DE ROSA ENRICO: sempre a proposito di questa ditta. Poi mi ricordo...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): cioè? Che cosa...

DE ROSA ENRICO: su dove dovevano dormire.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e che cosa è emerso?

DE ROSA ENRICO: che dormivano al lido, che praticamente avrebbero... Quelli che riuscivano a dormire li avrebbero fatti dormire al lido, sennò gli avrebbero trovato un'altra sistemazione, quindi dal loro discutere, in maniera esplicita, stavano discutendo dove piazzare a dormire... ora non so se loro erano proprietari di strutture ricettive o se avessero avuto qualche mandato da parte della ditta, però, per quello che conosco io sia Giovanni De Stefano e Mimmo Sonsogno, per la mia esperienza e frequentazione quotidiana, non avevano nessuna struttura ricettiva però discutevano di questa cosa. Fra le altre cose si era discusso che praticamente Giovanni...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): però... Tornando un attimo indietro, Sonsogno quando parlava con il proprietario, questo Ignazio diciamo, lasciamo stare che ruolo ha, questo Ignazio nel disimpegno dell'albergo... di che cosa parlava?

DE ROSA ENRICO: di dove mettere a dormire queste persone... Che gli servivano camere per far dormire la ditta che lavorava al museo.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ah ok...

DE ROSA ENRICO: ripeto... questo...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): si, va bene...

Metodi da 'ndrangheta 2.0. E i De Stefano, in questo, sono i signori incontrastati. La loro strategia è sempre a metà tra l'intimidazione tipica della 'ndrangheta e metodi più dolci, per blandire le proprie vittime, prima costringerle ai propri desiderata:

COL.MICHELE MIULLI (PG): il Trezza questa decisione sul dove mandare a dormire gli operai l'aveva, come dire, condivisa? Subita?

DE ROSA ENRICO: ma io a Trezza l'ho conosciuto quando abbiamo incassato i soldi delle mazzette, l'ho conosciuto prima e poi l'ho vissuta in maniera diretta perché abbiamo incassato le somme. In tre occasioni era lui che portava le cassette piene di soldi...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): perciò non sa prima invece che cosa è successo?

DE ROSA ENRICO: no...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): con riferimento a questo albergo, cioè se la decisione di andare li all'Hotel Lido è una decisione che aveva già preso Trezza...

DE ROSA ENRICO: eh... non credo... non credo... Perché non alloggiavano, loro erano già che lavoravano, quindi vi dico come sono andate... vi dico com'era il modus operandi di Mimmo, se può essere utile. Mimmo agganciava le persone che facevano i lavori con una scusa più o meno irruenta e poi...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): che vuol dire?

DE ROSA ENRICO: nel senso che in alcuni casi...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): faccia un esempio...

DE ROSA ENRICO: in alcuni casi cercava di entrarci in amicizia e di coinvolgerli da un punto di vista morale e personale. In altri casi andava proprio sui cantieri e gli diceva: "buttate i ferri che avete finito di lavorare. Con chi avete parlato per fare questi lavori?". Lo fece una volta e lo dissi ieri, nell'altro interrogatorio, che con il figlio di Bartolomeo, che faceva... si è fatto vedere come prima sull'SH, è passato, mi ha fatto salutare il figlio di Bartolomeo, Alfonso, poi è ritornato, gli ha fatto il "pizzio", il "pizzio" intendo il bordello, il casino, il macello, facendo sospendere i lavori e poi Alfonso: "ma senti, tuo fratello, tuo cugino, chi era quel ragazzo? Fammi parlare che ho un problema con lui..." "con lui?" "si, per favore, fammi parlare con lui" e poi lui arrivava con un'altra veste, si toglieva il vestito nero e si metteva quello bianco tipo "ti sistemo io, tranquillo" e li li inculava due volte... La prima all'andata e al ritorno... Poi cos'è successo? È successo che praticamente, ritornando al discorso del museo, quindi io non so quali di queste due... il metodo personale o... Io quando ho conosciuto Trezza già c'erano rapporti, però la sistemazione degli alloggi degli operai l'ho vissuta in prima persona. Se stavano in un altro posto, che avevano indicato già a monte loro o se li hanno spostati in itinere, io non lo so... però è accaduto. Tra le altre cose, poi, in un secondo momento Giovanni de Stefano mi chiamo e mi disse: "vedi che questi qua per..." i lavori stavano iniziando, stavano... stavano iniziando la parte di sotto, per cui il deposito dove tengono tutti i reperti andava spostato, e mi disse: "vedi di trovare un posto dove spostare i reperti del museo". Io non so se...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): Giovanni De Stefano?

DE ROSA ENRICO: si... Non so se Giovanni De Stefano avesse una carica all'interno della Magna Grecia... questo non glielo so dire... se in questa qualità si è rivolto a me...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e lei gliel'ha trovato?

DE ROSA ENRICO: si, da Carmelo Ficara, da Carmelo Ficara e pagavano, mi sembra, se non erro, 1000 euro al mese, solo di deposito, o 1000...

COL.MICHELE MIULLI (PG): Carmelo Ficara?

DE ROSA ENRICO: Carmelo Ficara, il deposito era viale La Boccetta, Mercedes Benz... ci siamo? Ex Mercedes... arriviamo da sopra verso sotto, quindi passiamo dal Cartaruga di Rosmini, superiamo quel terreno dove c'era... dove c'è stato quel discorso della colonnina Zindato-Sonsogno-Linguardo, il Q8... sulla destra, subito, c'è la Mercedes e ci sono, c'è un cortile, un piccolo piazzale antistante l'ingresso della Mercedes, ci sono un paio di gradini che portano ai portoni, accanto ai gradini c'è una rampa, sotto la rampa c'è il deposito. C'era questo deposito di Ficara dove... dove il direttore del museo, il signor De Stefano... no scherzo... aveva spostato i reperti...

Agli inquirenti, De Rosa racconterà inoltre come Domenico Sonsogno, detto "Mico Tatù" avesse di fatto "pilotato alcune assunzioni" ed avesse "dirottato nell'albergo di loro interesse" (l'hotel Lido di Reggio Calabria) i dipendenti della ditta incaricata di eseguire i lavori di ristrutturazione del Museo:

De Rosa Enrico: per farle un esempio, un esempio, tipo, forte...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: si, esatto.

De Rosa Enrico: così arriviamo subito al dunque. C'è stato in alcune situazioni, l'ho detto e l'avrà letto nel...in occasione dei lavori di ristrutturazione del Museo della Magna Grecia, quindi, non stiamo parlando di ristruttu...di ristrutturazione, tipo, dell'officina del Comune, c'era una ditta; questa ditta esterna era di Matera,io vengo messo a conoscenza da Sonsogno che avevano pilotato alcune assunzioni, che avevano dirottato nell'albergo di loro interesse che era l'Hotel Lido, gli impiegati che da Matera, giustamente, essendo una ditta di fuori, avevano necessità degli alloggi e, quindi, e io una sera in particolare accompagnai il Sonsogno proprio a dialogare col Direttore, col...non ricordo il nome, tipo, di questa persona, era una persona, tipo, sulla sessantina, tipo, abbastanza robusta, gestiva l'albergo là e io accompagnai Sonsogno per parlargli, sempre in riferimento, tipo, al fatto che dormivano e, quindi, pernottavano presso quella struttura. Successivamente...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: e poi...quali furono i termini di questo dialogo con questo Direttore dell'albergo?

De Rosa Enrico: Demetrio gli chiese quante persone dormivano, quante stanze occupavano e la tariffa che gli aveva applicato. Demetrio, non era il proprietario dell'Hotel Lido, per cui, se chiedeva 'sta cosa vuol dire che c'erano degli accordi.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: E, però, lei sa che era stato imposto...

De Rosa Enrico: erano stati dirottati là perché...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: dirottati, che vuol dire?

De Rosa Enrico: dirottati vuol dire che loro hanno gestito più fasi di questi lavori, nel senso che, mi ha detto...mi è stato detto, con certezza che hanno che hanno avuto accesso, tipo, alle assunzioni, quindi, hanno imposto alle assunzioni. Questi erano ruoli che, spesso e volentieri, gestiva Mimmo Sonsogno, Demetrio Sonsogno ...

LE QUATTRO ESTORSIONI

L'ex immobiliarista del boss Nino Caridi sarà però fondamentale nel fissare almeno quattro episodi estorsivi del clan De Stefano in danno della CO.BAR:

De Rosa Enrico: ... in ogni caso, per quanto concerne il discorso, tipo, del Museo, sempre, Mimmo una volta mi chiese, tipo, una volta di accompagnarlo al ristorante...ristorante Re Ruggero, in Via Re Ruggero che è la discesa, tipo...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: lo so dov'è.

De Rosa Enrico: okay. E li il signor Dino Scardino ricevette una, contestualmente, lo gestiva il signor Dino Scardino e la ricevette da Mimmo Trezza, che era il geometra della ditta, il geometra Trezza, ricevette una prima busta che ci siamo portati in macchina e, poi, lui mi disse: secondo te quanto c'è? Gli ho detto io guarda non lo so dico, vabbè lasciala sotto il sedile della macchina, io, l'indomani, la aprì e c'erano una quindicina di mila euro, 15-20 mila euro, adesso non ricordo.

P M.- Dott.Stefano Musolino: quindi Trezza, vi siete dati appuntamento da...

De Rosa Enrico: Re Ruggero.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: da Re Ruggero, al ristorante, diciamo...

De Rosa Enrico: si.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: alla trattoria...

De Rosa Enrico: si.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: vi siete dati appuntamento là, dove c'era il titolare che è questo Scardina...

De Rosa Enrico: Dino Scardino era il gestore...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: il gestore.

De Rosa Enrico: perché il bar era di Abate, di un tale Abate.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: si. Il gestore.

De Rosa Enrico: si.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: e, il geometra Trezza gli consegnò questa busta...

De Rosa Enrico: questa busta, tipo, con...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: e lei andò con Tatù, con Sonsogno a prenderla?

De Rosa Enrico: si, si, c'ero io fisicamente con lui.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: si.

De Rosa Enrico: poi, in un'altra occasione, ai campetti...

P. M.- Dott.Stefano Musolino: questi 15 mila euro, non si sa che fine hanno fatto?

De Rosa Enrico: io...glieli hanno portati a Giovanni.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: a Giovanni De Stefano?

Estorsioni che non si consumano con la violenza. I De Stefano, padroni incontrastati della città, non hanno bisogno di impugnare le armi per ottenere ciò che vogliono e per far soldi. Bastano alcune cene al ristorante e il gioco è fatto. Ancora dal racconto di De Rosa:

DE ROSA ENRICO: ... Poi successivamente, in una prima occasione, Mimmo chiese di andare... andammo io e Mimmo, io portavo lo scooter e lui era dietro, camminammo ed andammo al museo e ci siamo incontrati all'altezza della creperia che c'è vicino al ristorante "Ducale", con questo geometra Trezza, si sono dati un appuntamento e gli ha portato una prima busta, contenente la mazzetta dei lavori, erano in contanti, era una carpetta, dentro la capretta c'era tipo una busta con delle mazzette sistemate una appresso all'altra, mi sembra di averli contati in quell'occasione ed erano 15-20000 euro...Una cosa del genere.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): a pezzi da?

DE ROSA ENRICO: 50... poi...

COL.MICHELE MIULLI (PG): Trezza a lei...

DE ROSA ENRICO: Trezza al ristorante al "Re Ruggero"... Aspettate un minuto, ci siamo visti alla creperia, ci siamo fissati un appuntamento per la consegna di questa cosa che è avvenuta, eravamo io, Sonsogno e Trezza, che è avvenuta al ristorante "Re Ruggero". Io... eravamo io e Mimmo...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): subito dopo, nella stessa giornata, a breve distanza?

DE ROSA ENRICO: due giorni dopo, due giorni dopo... E gli ha portato 15.000...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): quindi alla creperia che cosa si sono detti?

DE ROSA ENRICO: l'incontro dove ci dovevamo vedere. Mimmo si è avvicinato e gli ha detto: "ci vediamo X giorno...", mi credete una cosa? Forse questa cosa ce l'ho dentro da un paio d'anni, mi ero appuntato pure le date io, di quando sono successe queste cose, in quel foglietto a mio zio... non so se l'ha... o che cazzo ha fatto...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): in quale foglietto? Diciamolo...

DE ROSA ENRICO: in un foglietto che io... Perché è un po' di tempo che avevo dentro la sensazione e la voglia di togliermi il peso, questo peso dalla coscienza di questi miei comportamenti, a mio dire, errati e sbagliati, e neanche consoli con quello che è il mio modo di vivere a cui i miei genitori mi hanno educato, ed avevo già intenzione, un po' di tempo fa, avevo palesato a mio zio Franco di volermi... di voler parlare con le autorità per fare luce su tutta una serie di cose, tipo, che erano in mia conoscenze e di cui mi ero macchiato pure io.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ed in questo bigliettino...

DE ROSA ENRICO: in questo bigliettino c'erano le date di quando abbiamo preso i soldi.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e lo aveva consegnato a...

DE ROSA ENRICO: a mio zio... era... non so se l'ha mai spostato, l'avevamo lasciato... non mi ricordo se glielo diedi e lui lo distrusse, dentro casa di mia nonna, in via nuova Modena 26, entrando nel salone a sinistra in fondo, c'è un mobile fatto tipo a cassettoni, dentro uno porta bigliettini di pelle nero con un fiore disegnato sopra. Questo sicuro al mille per mille... e poi praticamente...

COL.MICHELE MIULLI (PG): può datare?

DE ROSA ENRICO: orientativo? 2010-2011... non mi ricordo con precisione, in questo istante non me lo ricordo. Mandare a mente fredda, se iniziassimo a parlare subito di questo fatto...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): va bene poi... quindi due giorni prima, circa, appuntamento alla creperia...

DE ROSA ENRICO: quindi, appuntamento alla creperia...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): Sonsogno si mette d'accordo per vedervi qualche giorno dopo il via del Ruggero...

DE ROSA ENRICO: in via del Ruggero...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ma dicendo già cosa deve portare oppure...

DE ROSA ENRICO: no due parole, gli ha detto soltanto "ci vediamo là", poi me lo disse a me che mi dovevo portare i soldi... che erano i soldi, mi ha detto Mimmo, che erano i soldi di Gianni, che dovevano andare a Gianni. Mimmo... allora, in alcuni casi, è strano... lo voglio precisare perché... in alcune situazioni mi erano venuti in mente anche le spartizioni, forse le ho già dette... ora in questo istante ho un pochettino di cosa... però mi ricordo bene le tappe, le tappe principali, quindi c'è stata questa prima consegna di 15-20000 euro, che erano in una carpetta, salimmo in macchina, io dovetti mettermi questa carpetta tutta la notte sotto la macchina...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): che significa...

DE ROSA ENRICO: sotto la mia macchina

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): sotto vuol dire fuori?

DE ROSA ENRICO: si, perché Mimmo da lì se ne andò e non se la voleva portare, ci siete?

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ah, se ne andò da via Re Ruggero senza portarla...

DE ROSA ENRICO: si, me l'ha data a me, io ero con mio figlio Edoardo. Ed io me ne sono tornato a casa in via Francesco da Paola, poi il giorno dopo se l'è presa.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): dove li ha tenuti lei?

DE ROSA ENRICO: in macchina... perché i ladri non la toccavano dottore...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ok...

Numerosi gli incontri tra il pm Stefano Musolino e il collaboratore. Il magistrato inquirente sarà capace di valorizzare il patrimonio conoscitivo del giovane della "Reggio Bene", facendosi raccontare i vari episodi con cui il clan di Archi avrebbe messo le proprie mani su un appalto così importante come quello del Museo di Reggio Calabria:

DE ROSA ENRICO: poi me ne sono andato... poi c'è stato un secondo appuntamento in cui ci siamo presi soldi sempre al Re Ruggero...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): sempre con la stessa dinamica?

DE ROSA ENRICO: sempre con Trezza... sempre... No, qua i soldi erano molti di più.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): no... ma voglio dire...

DE ROSA ENRICO: senza la stessa dinamica...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): prima creperia...

DE ROSA ENRICO: no, prima ci siamo visti dove c'era il "Roof Garden" , nella discesa, di fronte all'Excelsior.

COL.MICHELE MIULLI (PG): dov'è la creperia?

DE ROSA ENRICO: la creperia è accanto al Ducale, praticamente dove c'è...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): al ristorante Ducale...

DE ROSA ENRICO: al ristorante Ducale... in questa occasione i soldi erano...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): quindi non al Roof Garden, la discesa che porta all'Excelsior praticamente, dove c'è l'altra pizzeria Rusty...

DE ROSA ENRICO: no, io per dire... nella discesa, poi c'è Roof Garden... avevamo già girato la curva, era in prossimità del Roof Garden...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ah ok...

DE ROSA ENRICO: di fronte all'Excelsior, è più adeguato. Perché da lì c'era una porta dove stavano facendo i lavori, stavano lavorando in quell'area, che era aperta, se non sbaglio era nel laterale del museo. Fra le altre cose questa seconda botta di soldi era...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): porta laterale del museo che vuol dire?

DE ROSA ENRICO: allora, immaginate per sbaglio, di percorrere quella traversa...

COL.MICHELE MIULLI (PG): quella discesa...

DE ROSA ENRICO: quella discesa di Rasty, che avete appena menzionato, scendete sulla sinistra... Rusty è sulla destra, sulla sinistra c'è una porta...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): c'è una porta?

DE ROSA ENRICO: si... ed anche sulla destra c'è un'altra porta, lato Excelsior, quindi siamo già sulla strada che, se non sbaglio, è la via Vittorio Veneto. E lì... e stavano lavorando... quell'area era transennata e stavano lavorando là. In quell'occasione, sempre il solito appuntamento tutti e tre, siamo andati al...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ma come veniva preso questo appuntamento lei non lo sa?

DE ROSA ENRICO: no... siamo andati a prendere questi soldi, in quest'occasione c'era sempre Mimmo, ed io li portavo a casa di Mimmo...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): quindi, di nuovo, gli date appuntamento al "Re Ruggero", arriva Trezza, vi consegna un'altra... che cos'era?

DE ROSA ENRICO: no, questa qui era grande, questa era una risma di carta... voi immaginate una risma di carta A4, avete presente la confezione esterna? Dentro ci sono i fogli, qua no. Qua c'era una cassettina di legno piena zeppa di carte da 50 euro. Saranno, 45-50.000 euro... erano...

COL.MICHELE MIULLI (PG): era solo lei quando li ha presi da Trezza?

DE ROSA ENRICO: quando li ho presi questa botta no ... c'era sempre pure Mimmo... ma era... questi qua ci siamo messi a contarli, mi era stancato il dito a contare i soldi. E poi una terza volta...

In particolare, secondo quanto riferito da De Rosa, la consegna della predetta "tangente" a titolo di estorsione era avvenuta con le seguenti modalità: il preliminare appuntamento fissato da Sonsogno con il geometra Trezza della COBAR spa; la materiale dazione della suddetta somma da parte del geometra Trezza allo stesso De Rosa (che aveva ricevuto precise indicazioni da Sonsogno circa l'orario ed il luogo dell'appuntamento) presso i "campetti dell'Hinterreggio"; la successiva consegna del citato importo da parte di De Rosa a Vincenzino Zappia e Demetrio Sonsogno presso l'abitazione di quest'ultimo, ove gli stessi avevano provveduto a contarlo e suddividerlo;

De Rosa Enrico: una terza volta e, credo di non averne fatto mai menzione fino ad ora, è la prima volta, presi...Mimmo mi fissò un altro appuntamento là, dove...dice, devi ritirare una cosa e me la porti subito a casa. Presi questa, quest'altra...subito, vista la conformazione ho capito cos'era, mi feci prestare una macchina dal signor Francesco Ferrante, che è il titolare di una polleria in Via Pio XI, accanto a Sport World, presi un ML nero, che era questa la macchina, portai, tipo, me ne andai all'appuntamento, mi caricai questa cosa, in quell'occasione tornai alla polleria, mi mangia un pollo; Checco Ferrante, ora vi dico perché vi sto raccontando 'sta cosa, Checco Ferrante mi disse: che hai qua? Gli ho detto, no, ho preso una cosa, aprì la buste e vide anche lui che era piena di soldi. Poi, mi ha detto, dice, ma sei pazzo che giri con tutti 'sti soldi, io, scherzandolo lo salutai e, poi ritornai, andai ad Archi, a casa di Sonsogno, aprimmo la busta e cominciammo a contare i soldi, ce n'erano un 50 mila, non mi ricordo ora le cifre, però più di 50 erano sicuro. Poi mi chiamò Zappia, Zappia venne e, poi, si chiusero in una stanza e, poi, Zappia disse va bene io vado dal principe, quando chiamavamo principe intendevamo Giovanni De Stefano, questo lo so per certo.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: e andò portando dei soldi?

De Rosa Enrico: andò portando dei soldi, si.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: però lei, alla fine, alla spartizione esattamente non sa come...non ha chiesto...

De Rosa Enrico: quella sera non l'ho visto. Io vi sto raccontando i fatti, ora arriviamo al giorno dopo quando mi sono visto con Mimmo.

P. M.- Dott.Stefano Musolino: okay.

De Rosa Enrico: quando mi sono visto con Mimmo, Mimmo stava contando dei soldi e ce n'erano...Dottore, non era una spartizione perché Mimmo era autorizzato ad investire i soldi come cavolo voleva, una parte dei soldi, una parte glieli hanno dati subito, mi sembra un 15-20 mila euro glieli hanno dati subito, la rimanenza, c'erano 30 mila euro, 10 mila erano di Vincenzino Zappia, gli altri, Mimmo, li teneva lui come fondo cassa. Una volta a me mi disse se hai qualsiasi cosa hai bisogno hai un fido di 10 mila euro. Soldi che non ho mai preso, e questo è quanto, Dottore, come questo qua ce ne sono...

[...............]

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): in pezzi da?

DE ROSA ENRICO: 50...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): sempre 50...

DE ROSA ENRICO: una terza volta ci hanno dato... ci hanno dato... In questa occasione sono andato solo io, mi sono fatto prestare una macchina... allora...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): no, ci racconti prima...

DE ROSA ENRICO: un altro appuntamento...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): chi?

DE ROSA ENRICO: in questa occasione eravamo io e Mimmo, e mi ha detto: "devi andare alle sette e mezza, sette ed un quarto, sette e mezza..." quindi aveva già parlato con Trezza, però io mi sono incontrato sempre con Trezza, quando sono arrivato... al viale Messina, ai campetti dell'Hinterreggio. Entri dentro il parcheggio...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): 19.30... la sera?

DE ROSA ENRICO: 19.30... "ti fai dare...", il periodo lo possiamo risalire, sapete in che modo? Va bene, ve lo dico dopo che vi racconto i fatti... "devi andare... c'è Mimmo...", mi sembra quindi che si chiamasse Mimmo Trezza... "comunque, c'è il geometra Trezza, ti prendi quello che ti da, e te ne vieni subito a casa mia... se..." (si interrompe la registrazione per riprendere dopo qualche minuto)

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e allora, dobbiamo dare atto che c'è stato un inconveniente tecnico nel corso della registrazione, perciò solo adesso siamo riusciti a ripristinare il registratore e c'eravamo interrotti nel momento in cui lei si era recato, su mandato di Sonsogno, alla struttura dell'Hinterreggio...

DE ROSA ENRICO: posso precisare?

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): si...

DE ROSA ENRICO: stavo proprio spiegando, ero nella fase in cui ancora non mi ero recato... Sonsogno mi stava spiegando che sarei dovuto andare presso il parcheggio del centro sportivo Hinterreggio sul viale Messina, dove mi avrebbe aspettato il geometra Trezza, e mi dovevo prendere quello che mi dava il geometra Trezza...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): chiedo scusa, diamo atto che sono le 15:48 ed abbiamo ripreso, quindi, le 15:47, andiamo avanti.

DE ROSA ENRICO: avrei dovuto prendere un pacco che mi dava il geometra Trezza, e poi, preso il pacco, questo involucro contenente del denaro, dovevo subito immediatamente tornare al... andare a casa di Demetrio Sonsogno. Allora, io andai... quando vi dico che è facilmente databile, in che senso? Quando sono andato a prendere questi soldi all'Hinterreggio, mi feci prestare la macchina, un Mercedes ML ritargato, con targa DL, dico ritargato perché era il modello precedente, con la targa DL, se non erro, e sono stato da Francesco Ferrante. Sono andato con questo ML al parcheggio dell'Hinterreggio...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): Francesco Ferrante che l'aveva già menzionato ieri...

DE ROSA ENRICO: si, Francesco Ferrante ha la polleria accanto a... accanto ha Sport World.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): si...

DE ROSA ENRICO: mi prestò questa macchina e andai... sono andato al parcheggio dell'Hinterreggio, mi sono fatto consegnare questa busta, che era sempre una risma... l'involucro di una risma di carta A4 con all'interno, al posto dei fogli, una cassettina di legno con quattro bordi e dentro la cassettina di legno...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): una cassettina di legno quindi con una base...

DE ROSA ENRICO: una base in legno...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e quattro sponde...

DE ROSA ENRICO: e quattro sponde, perfetto, ed all'interno di questa cassettina di legno, di questa base con queste sponde c'erano... era piena di mazzette di € 50...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): quindi non c'era un coperchio di sopra?

DE ROSA ENRICO: no, era la stessa carta che faceva da coperchio...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e questa gliela consegnò lì?

DE ROSA ENRICO: sempre il geometra Trezza...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e che faceva li? Non lo sa?

DE ROSA ENRICO: giocava a calcetto, era vestito da pallone...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ah ok... andiamo avanti...

DE ROSA ENRICO: non so se era stato un escamotage, il fatto che ci siamo visti la vestiti da pallone, poteva pure essere, però io l'ho visto là al parcheggio... mi sono preso i soldi e me ne sono andato... Poi sono ritornato alla polleria in via Pio XI dal signor Ferrante e stavo cambiando macchina, nel cambiare macchina presi questa busta e si è aperta la busta dalla parte superiore e Ferrante...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e perché stava cambiando macchina?

DE ROSA ENRICO: perché ho detto io, riprendo la mia macchina e me ne vado con la mia macchina ad Archi, poi ho pensato tipo che questa macchina... mi è venuta una paranoia, ho detto: "la mia macchina va e torna da Archi..." perché andavo spesso da Mimmo, ho detto io: "me ne vado con una macchina che magari non ha questa consuetudine, abitudine a fare il tratto..."

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): si... quindi temendo di essere...

DE ROSA ENRICO: fermato... mi sono... Ferrante notò che dentro questa cassettina, dentro questo involucro di carta, di risma A4 traboccavano dei soldi, e si è messo le mani nei capelli. In ogni caso io gli richiesi di nuovo la macchina, mi sono preso l'ML, me ne sono andato nuovamente... sono andato da... Demetrio Sonsogno, subito ci ha raggiunto Vincenzino Zappia, che in quell'occasione mi disse che mi avrebbe fatto un regalo, mi ha detto: " domani ti facciamo un regalo per il bambino, delle Hogan". C'è stato una sorta di divisione, 15- 20.000 euro, se non erro, subito Zappia li portava al principe, il principe inteso come Giovanni De Stefano. La rimanenza dei soldi rimasti a Sonsogno, e ci siamo messi un po' a contarli, prima di... erano più di 50.000 euro, saranno stati...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): quelli che restarono a Sonsogno erano...

DE ROSA ENRICO: no, no il totale 50... Mi ricordo che Sonsogno, in generale, dopo tutti questi incontri, teneva a casa circa un 30-35.000 euro...

Quattro episodi per un importo di tutto rispetto. Quasi 200mila euro in contanti che sarebbero finiti nelle casse del clan De Stefano e che ne avrebbero quindi aumentato non solo la ricchezza, ma anche il potere nella città di Reggio Calabria:

DE ROSA ENRICO: poi, in una successiva occasione, che mi è venuta in mente, praticamente un altro personaggio che gravitava sempre a Demetrio Sonsogno... era... il nome l'ho nominato oggi...

COL.MICHELE MIULLI (PG): e c'era una quarta consegna?

DE ROSA ENRICO: si, la quarta consegna sto dicendo, questa era la terza... c'è la quarta... Arturo... Arturo che era il fratello di Emanuele, il fidanzato di Mimmo Barbaro... quei ragazzi che stavano... che aveva una 500 color cachi targata DL. Questo ragazzo stava aprendo un negozio di pesca, di articoli per pesca... nel rione... come vi posso dire... dove c'è la farmacia IGEA? Vicino al viale Quinto?

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): si...

DE ROSA ENRICO: c'è la farmacia Igea? In quelle traverse che poi portano... le vie non me le ricordo...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): va bene...

DE ROSA ENRICO: aveva questo negozio ed io andai con lo scooter, andai presso il negozio che era ancora in fase di allestimento, mi diede una busta che era sempre simile alle altre, contenente denaro ed io andai a casa di Sonsogno e la portai a Sonsogno.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): Arturo questo?

DE ROSA ENRICO: questo Arturo...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): da dove venisse però non lo sa?

DE ROSA ENRICO: erano sempre i soldi del museo, perché Arturo... in questo caso Sonsogno, poi mi spiegò, fece incontrare a lui con il geometra Trezza, perché Arturo era uno degli operai temporanei che la ditta aveva assunto a Reggio Calabria, come il fratello Carmelo... di Sonsogno...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): erano tra i dipendenti, diciamo così, sponsorizzati dalla cosca De Stefano?

DE ROSA ENRICO: si, assolutamente si.

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): e quindi, in questo caso, la consegna era avvenuta direttamente tramite questo operaio?

DE ROSA ENRICO: tramite Arturo si...

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): che era un operaio, e che poi passò lei a ritirare...

DE ROSA ENRICO: assolutamente

DR.STEFANO MUSOLINO (PM): ed anche in questo caso la confezione era...

DE ROSA ENRICO: in questo caso la confezione erano fogli di giornale, all'esterno, aveva sempre le dimensioni di una risma ma erano fogli di giornale, ed erano più soldi, erano sempre intorno... erano sempre più di 50.000 euro... una sessantina di mila euro... forse si sono regolati che con la risma traboccava ed hanno fatto un involucro più costruito... .

GLI INTERROGATORI DELLE VITTIME

Muovendo dalle dichiarazioni di De Rosa, i pm Stefano Musolino, Rosario Ferracane e Giuseppe Lombardo avvieranno le indagini, interrogando il direttore tecnico della Cobar, Domenico Trezza. Secondo quanto riportato dalle note investigative, durante il corso dell'escussione il geom. Trezza manifestava una certa apprensione, dichiarando a tal proposito di essere piuttosto emotivo.

Trezza riferirà di aver iniziato a lavorare a Reggio Calabria, per conto della CO.BAR S.p.A., tra febbraio e gennaio del 2010, in esecuzione dell'appalto relativo ai lavori di ristrutturazione del Museo della Magna Grecia, aggiudicato in ATI dalla predetta S.p.A. specificando che i lavori erano già stati avviati, sin dal 2008 e che il suo compito era l'organizzazione del lavoro delle maestranze in relazione alle fasi lavorative; la qualificazione di questa attività era quella di Direttore Tecnico di Cantiere; insieme a lui per la conduzione dei lavori vi era l'ing. Giacomo Pepe, con pari compiti di Direttore Tecnico di Cantiere; specificava che prima di giungere a Reggio Calabria tali compiti venivano svolti dal geom. Michele Santoro, altro dipendente della S.p.a. che, poi, ha smesso di lavorare per l'azienda. Trezza aveva continuato a svolgere le attività professionali per conto della CO.BAR. S.p.A. sul cantiere in questione sino al 2012, continuando ad andare a Reggio Calabria anche dopo la fine dei lavori, in relazione a tutte le pratiche successive agli adempimenti esecutivi.

A precise domande del PM, Trezza, rispondeva di non aver mai corrisposto tangenti ad alcuno, né di aver mai consegnato somme di denaro a titolo di prezzo di estorsione o altro d'illecito a favore di alcuno specificando che non gli risultasse che lo avesse fatto alcun altro della COBAR SPA.

Insomma, in ordine alle principali argomentazioni inerenti il pagamento delle quote estorsive alla cosca "De Stefano" il Geometra Trezza escluderà categoricamente che presso il Ristorante "Re Ruggero" o nei pressi avesse consegnato una busta, posta all'interno di una carpetta, contenente una somma di denaro in pezzi da € 50,00, custodita: una prima volta in una busta, la seconda volta in un involucro di carta plasticata, di solito usata per contenere risma di fogli A4; aggiungeva, confermando quanto detto da De ROsa nonché quanto in seguito accertato di aver utilizzato un Opel Astra di colore giallino o marrone e di averne utilizzata un'altra dello stesso modello ma di colore grigio, sebbene sporadicamente; escluderà categoricamente di aver consegnato a De Rosa un'altra confezione originariamente destinata a contenere una risma di fogli A4, ma invece, contenente una somma di denaro a pezzi da € 50,00 cadauno, nel parcheggio o, comunque, nei pressi del centro sportivo che include un campo di calcio e vari campi di calcio a cinque ed a sette, sito lungo il Viale Messina di Reggio Calabria, alle spalle dello stadio Granillo, precisando tuttavia di aver spesso giocato a calcetto nel campo sportivo dell'Hinterreggio nonché in altre analoghe strutture cittadine; escluderà di aver consegnato un pacco, simile per dimensioni ad una risma di fogli A4, ma questa volta confezionato con fogli di giornale ad Arturo Asumma, affinchè egli la consegnasse ad altri soggetti tra cui Mimmo Sonsogno, Enrico De Rosa e Vincenzino Zappia o altri; riferirà, in ordine alla problematica legata alla sistemazione logistica dei dipendenti della S.p.a. che non risiedevano a Reggio Calabria, ma vi giungevano dalla Puglia o altre località, di aver sistemato i dipendenti in appartamenti, mentre egli ed altri tre tecnici alloggiavano all'Hotel Lido, precisando di non sapere come fosse stata selezionata questa struttura alberghiera, in quanto era già stata scelta "da chi mi ha preceduto ovvero il geom. Santoro che mi risulta domiciliato a Ginosa di Puglia".

Affermazioni, quelle di Trezza che tuttavia non convincono i pm Musolino, Lombardo e Ferracane: "Tuttavia, l'eccessiva imprecisione e la genericità delle informazioni fornite al PM, contrastavano con i dati in ordine all'avvenuta conoscenza con De Rosa, Sonsogno e Zappia che trovava riscontro nella successiva individuazione fotografica. A essere sentito dagli inquirenti, peraltro, sarà anche Vito Matteo Barozzi, amministratore unico e proprietario del 95% delle quote della CO.BAR.. Sarà lo stesso Barozzi a chiedere di essere ascoltato dagli investigatori, riferendo a cominciare dalle fasi iniziali relative all'esecuzione di lavori da parte della CO.BAR. presso il cantiere del Museo Nazionale di Reggio Calabria ("... Allora il cantiere è stato preso come gara nel 2008, il contratto è stato stipulato il 26 marzo 2008, la prima consegna parziale dei lavori è avvenuta il 5 novembre 2008, però ripeto parziale perché l'immobile..il Museo era occupato dai dipendenti della Sovraintendenza e nell'eseguire i lavori ci si rese conto che non era possibile la coabitazione tra impresa che doveva eseguire i lavori per via dei rumori e soprattutto delle polveri..soprattutto i motivi sindacali ricordo perché il personale ebbe a fare questa proposta..protesta perché non potevano prendere polveri poi nacquero le classiche beghe sindacali per cui il cantiere di fatto è stato quasi per due anni fermo fino a quando, dopo varie riunioni dell'Autorità preposte, ci diedero l'incarico di trovare una logistica per poter ospitare tutti i dipendenti e soprattutto i reperti che furono classificati e messi tutti in casse io ricordo che riempimmo più di diecimila casse e trasferiti in un capannone alla periferia di Reggio Calabria che prendemmo in fitto. Quindi dopo aver svuotato il Museo la consegna definitiva è avvenuta il 5 gennaio 2010 per cui sono passati quasi due anni, in questi due anni il cantiere sostanzialmente è stato fermo, abbiamo fatto solo il ponteggio esterno e quindi poi abbiamo..perché non potevamo lavorare per via di questi disturbi che davamo al personale, per cui nel 2010 è iniziato il cantiere..tutto quello.."). Barozzi ha indicato il geometra Santoro come colui che – dalla consegna parziale dei lavori e fino agli inizi del 2010 – era stato il responsabile e coordinatore del cantiere di Reggio Calabria, nonché il geometra Trezza come la persona che - fino al collaudo finale del 7 marzo 2013 - era invece subentrato al Santoro nelle mansioni svolte in precedenza da quest'ultimo ("allora, in tutti i cantieri io ho sempre un capo commesse che è responsabile e coordinatore e su questo cantiere addirittura c'erano 4 o 5 tecnici che, in un primo momento, non erano 4-5 era solo il Geometra Santoro che ha avviato la cantierizzazione, poi il duemilaaaaa..il Geometra Santoro è andato via agli inizi del 2010 ed è subentrato il Geometra Trezza, che è diventato poi coordinatore di altri 4-5 tecnici più i nostri operai e poi tutto il personale che faceva parte della squadra del cantiere, comunque tutto quello che ho detto è indicato con molta precisione nell'atto unico di collaudo che è stato poi emesso il 7 marzo 2013..)". Lo stesso Barozzi ha poi riferito che il geometra Santoro – nonostante il cantiere fosse stato di fatto quasi fermo – gli aveva rappresentato da subito "strane richieste" aventi ad oggetto, tra l'altro, illecite dazioni di denaro per le "famiglie dei carcerati" ("... Santoro mi diceva ogni tanto che si affacciava qualche soggetto a fare richieste strane, però puntualmente venivano rigettate perché il cantiere era fermo...richieste strane..di lavoro, di subappalti, qualcuno chiedeva anche soldi e così via..quindi ci sono state queste richieste che però venivano tutte rigettate ... eee di solito dicevano per i carcerati..per le famiglie dei carcerati..queste cose qua ...queste cose qui..per aiutare..però fino a questo periodo..diciamo con il cantiere fermo non ci sono stati problemi...."). L'amministratore unico della CO.BAR. a chiarito come l'attività sul cantiere fosse divenuta "frenetica" dopo l'arrivo del geometra Trezza, ovvero dopo il 5 gennaio del 2010 ("Quando è subentrato Trezza, il cantiere ha cominciato ad operare è chiaro che c'era movimento, abbiamo fatto le nostre indagini di mercato, i nostri subappaltatori, devo dire abbiamo assunto una decina..10-12 operai..eeee daaa..sul posto, che di solito chiedevamo in giro anche ai fornitori..quindi abbiamo..che provavamo puntualmente quindi chi non ci piaceva dopo un mese lo mandavamo via..quindi abbiamo assunto una decina di operai però tenete conto che 10 operai sono una forza-lavoro di circa 50 perché il grosso ce lo siamo portati noi perché sono opere specialistiche queste di restauro..per cui..e anche a livello di subappalti adesso verificando abbiamo dato 3-4 subappalti che sono i lavori più semplici..movimento terra, pochi scavi nelle fondazioni, le pitturazioni abbiamo dato e abbiamo trovato un bravo piastrellista e un montatore di ferro..ecco mi sono portato tutta questa corposa documentazione con tutti i riepiloghi dei subappalti, vi ho fatto anche un riepilogo dell'autorizzazione, la fattura che hanno fatto che adesso vi spiego, perché sono..cioè dopo il vostro incontro mi sono dovuto documentare perché ripeto queste sono attività che svolgono comunque tutti in cantiere i miei collaboratori per cui c'è massima fiducia. Allora all'inizio del cantiere quindi quando abbiamo cominciato dopo il 2010..si dopo il 5 gennaio 2010 è cominciata l'attività frenetica del cantiere.."). Dichiarazioni in contraddizione con quanto dichiarato da Trezza, visto che Barozzi ha evidenziato come lo stesso Trezza gli avesse immediatamente cominciato a rappresentare le richieste – insistenti e minacciose – ricevute in particolare da "un soggetto", finalizzate al pagamento di somme di denaro a titolo di estorsione ("... Allora dicevo..agli inizi del 2010 invece Trezza mi veniva a rappresentare che c'era un soggetto che invece era diventato molto più insistente in alcune richieste, però siccome non abbiamo mai avuto di questi problemi almeno fino a quella data, poi li abbiamo avuti dopo e li abbiamo denunciati, adesso vi faccio vedere anche le denunce non in Calabria in Puglia chiaramente. Lo abbiamo preso un po' superficialmente..un po' alla leggera..però Trezza mi rappresentava che comunque questo in realtà era sempre insistente, minaccioso..minacce anche pesanti, al che un giorno in ufficio ad Altamura..eee..ripeto questo, ogni sabato poi facciamo le riunioni..in ufficio quando rientrano..no..mi rappresento che addirittura questo soggetto..chiedeva numeri strani, parlava di percentuali..5%..4%..3%..al che io gli dissi..guarda non esiste proprio anzi ci smontiamo il cantiere e ce ne andiamo e il tutto sembrava tranquillo e finì lì";

Alla fine Barozzi ammetterà inoltre di aver più volte consegnato al Trezza - per "superficialità" e/o per non aver compreso la gravità della situazione – somme di denaro (per un importo massimo compreso tra 150 e 200 mila euro) da corrispondere al "soggetto" che rivolgeva le pressanti richieste estorsive ("... però dopo un mese..un mese e mezzo ritornò perché questo soggetto sembra che era ritornato insistentemente, minacciando..facciamo così..però a quel punto il Trezza mi disse..guarda che questo non chiede più nulla però mi parla sempre di carcerati..di cose..famiglie..di dare una mano..quindi..si accontenterebbe anche di un contributo così. Ora onestamente io o un po' superficiale o perché non capivamo la gravità che onestamente capisco adesso dopo questa vostra..diciamo..venuta ad Altamura..e in più occasione ho dato a Trezza 4-5.000 €, delle volte 10.000 €, una decina di volte..7-8 volte un 10 volte, però nei due anni..che ripeto quando gli si dava questo..chiamiamolo contributo spariva per un mese o due poi ritornava e..però rispetto onestamente..un po' per superficialità, rispetto alle prime richieste cioè ci era sembrato veramente una fesseria, però ripeto una valutazione e una superficialità che magari abbiamo avuto noi e abbiamo acconsentito a dare a questi cifre che praticamente poi il Trezza veniva e lasciava qui, io venivo ogni mese, ogni 20 giorni per riunioni di cantiere soprattutto quando c'erano la direzione lavori, quando c'erano i collaudi, cioè venivo in queste occasioni, però non ho mai avuto diciamo contezza e conoscenza di questi soggetti.. ma una decina di volte, una volta cinque una volta dieci, una volta otto, penso non più di 120-150.000 € .... ma guardi le dico..io ricordo una decina di volte sicuramente in tranche da 10 da 5, possono essere 15 volte..ma..perché ripeto non era un fatto eeee...mensile, settimanale, quindicennale..cioè ogni tanto andavano e noi gli davamo queste cose qui.. ma più del doppio non credo, magari 200.000 € tra 150 e 200.000 € perché ripeto possono essere state 12-13 volte..ma siamo a questi livelli..), di cui gli era stato indicato dal Trezza il solo cognome ("... no io ricordo solo un nome che mi diceva, un certo Sansoni..Solzoni..Sonsoni..solo questo mi diceva ...").

Tutti – e Trezza in particolare – sarebbero stati coscienti di avere di fronte richieste di natura illecita. E per questo, nonostante i modi dei De Stefano, sarebbero stati terrorizzati. Sarà lo stesso Barozzi a riferire circa i timori e le evidenti paure (anche per i propri familiari) di Trezza ad ammettere la materiale consegna delle predette somme e ciò nonostante lo stesso Barozzi avesse più volte tentato di convincerlo a "dire la verità" ("... allora dopo che siete venuti voi io ne ho parlato e ho cercato di convincerlo a dire la verità, però onestamente lui è impaurito, tant'è vero che alla mia enunciazione dice guarda che qui rischi di andare in galera, di essere...cioé non me ne frega niente..vado in galera però io ho famiglia, ho una figlia, onestamente non mi sento nemmeno di condannare, però anzi ho ritardato una settimana a contattarvi proprio perché speravo di convincerlo e venire insieme a dire queste cose, quindi questa è la verità DOTT. STEFANO MUSOLINO (PM): il timore che anche adesso Trezza, ancora ora, a distanza significativa di tempo dai fatti e senza nessun legame suo col territorio gli ha manifestato no? È un timore legato, se glielo ha detto anche adesso, qualcosa che magari non gli aveva detto prima, ha una percezione che ha avuto lui, di una particolare capacità diciamo aggressiva di questi soggetti? BAROZZI VITO MATTEO: secondo me si, perché lui continua a ripetere che preferisco andare in galera non dicendo la verità che mettermi contro a questi, l'ha detto 2-3 volte 4 volte.. ... si è chiuso tant'è vero che io quando gli dico..ma come ti ricordi io ti davo questa busta con i 5.000 €..lui diceva..no ma io mica controllavo..è arrivato a dire a me (ride) a quattrocchi "ah non so cosa c'era dentro" vabbè ma tu a chi la portavi? "no no la lasciavo in cantiere"..cioè allora questo mi fa capire che si è chiuso proprio al 100%, ecco perché vi sto dicendo..poi dopo questo suo atteggiamento, mi sono deciso ancora di più a venirvi a parlare io, perché non..perché per me..per tutti sarebbe stato semplice, che lui venisse a dire la verità perché questo purtroppo è una cosa che abbiamo subito, devo dire siamo stati superficiali all'epoca a subirla in questa maniera, però è come se teoricamente avessimo avuto diciamo per certi versi un minimo danno contro quello che sembrava all'inizio..").