di Claudio Cordova - Tutto ha inizio con un controllo, apparentemente casuale, a carico di Giovanni Parlato, uno degli indagati nell'inchiesta con cui la Procura di Roma ha scoperto un sistema di tangenti gestito dalla dirigente dell'Anas, A. A. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO]. Gli inquirenti ascoltano "in diretta" le conversazioni in cui gli indagati parlano di somme di denaro in contanti e predispongono un controllo su strada. Nel corso del controllo, i militari rinvenivano, sul sedile passeggero del veicolo, una busta di colore giallo, contenente ulteriori tre buste cii colore bianco, all'interno delle quali vi era custodito denaro contante, per un importo eomplessivo pari a € 25.000,00, suddiviso in quote da € 10.000,00, € 10.000,00 ed € 5.000,00.
Per gli indagati, dunque, si pone il problema, fondamentale, di giustificare tale somma. La A., in particolare, è molto preoccupata di quanto Parlato potesse dire ai finanzieri: "Quello parla... dice che... eravamo pure noi... c'eravamo...". E' molto preoccupata, la "Dama nera": "Noi siamo di una precisione ... però lui parla ... parla ... capito?". La donna, quindi, manifesta la necessita di recarsi presso la propria abitazione, facendo intendere che avrebbe provveduto ad occultare tracce compromettenti per il timore di subire perquisizioni. Settantamila euro in contanti e gioielli sono stati trovati nella casa della madre di A. A.. Soldi trasportati, secondo le ricostruzioni degli investigatori, dalla dirigente da casa sua a quella della madre per il timore di una perquisizione. "Lei cerca di far capire alla madre che sta succedendo qualcosa - raccontano gli investigatori parlando di un'intercettazione - e le dice 'sto portando i medicinali' ma la madre le risponde 'ma tu sei matta, io sto bene che porti a fare questi medicinali'".
In questa fase, si assiste a chiare iniziative della A. per trovare il modo per avere informazioni sull'operato della Guardia di Finanza, sfruttando conoscenze e rapporti parentali di suoi collaboratori, Alberto Buffone. Durante la conversazione, infatti, la dirigente ANAS richiedeva a Buffone di attivarsi attraverso suo suocero - il Generale di Divislone della G. di F . Walter Cretella Lombardo - al fine di acquisire informazioni circa eventuali accertamenti in corso di esecuzione a seguito del rinvenimento del denaro contante in possesso di Parlato.
Il terrore di essere scoperta. La principale indagata, la "Dama nera" A. A., cosciente del giro di tangenti che avrebbe messo in atto per la vittoria di appalti banditi dall'Anas, temeva di poter essere sotto indagine e, soprattutto, di poter essere incastrata dalle dichiarazioni di altri soggetti. E in questo contesto emergerebbe la figura del noto e stimato avvocato Giancarlo Pittelli, in passato coinvolto nell'inchiesta "Why not" della Procura di Catanzaro. Pittelli non è indagato, né coinvolto ad alcun titolo nell'inchiesta, ma è un punto di riferimento legale dell.. La "Dama nera", preoccupata, sentirebbe quindi la necessità di notiziare l'ex senatore di Forza Italia. Siamo nel maggio 2015 e lo stesso Parlato avrebbe incontrato Pittelli, a Catanzaro.
In un colloquio intercettato, un altro degli indagati, Nino Ferrante riportava quanto riferito dall'avv. Pittelli in relazione alla vicenda corruttiva, ovvero che Parlato sarebbe stato arrestato (" ... ha detto Giancarlo, subito < ... lo arrestano ... > ... "). Successivamente, lo stesso Ferrante avrebbe incontrato Pittelli. Sono tanti i riferimenti, spesso criptici, che gli indagati fanno nei confronti di Pittelli: "L'hai incrociato il medico per quel dolore che c'avevi al colon sì? Ferrante: si si si tutto a posto mi ha detto tutto a posto [ ... ] dice stai tranquillo che tutto si sistema. . A.: meno male va, che ti eri sentito male parecchio ...)
Ma sono giorni febbrili. La dirigente ANAS, inoltre, chiederà altri dettagli a Parlato, circa le considerazioni esposte dallo stesso Pittelli, apprendendo come iI legale avesse manifestato la necessita di risalire all 'origine della provvista .. . m'ha detto, ad un certo punto < ... devo capire che cosa ... che cosa c'e dietro ... > ... forse lui vuole capire da dove vengono ... t soldi ... "). A tale ultima afferrnazione, la A. suggeriva la versione da comunicare per giustificare tale denaro, ovvero rapporti commerciali. Continuando il discorso, Parlato riferisce che secondo l'avv. Giancarlo Pittelli tale strategia " ... è tutta una cazzata ... non cambia la sostanza ... " e, a tale affermazione, Ferrante ribatte che la tattica sarebbe stata utile laddove non vi fossero stati in atto accertamenti pregressi sulla vicenda da parte degli organi preposti "io penso che quello che dice Giancarlo (Pittelli) potrebbe anche essere vero se c'e una cosa a monte... ma se non c'e niente a monte ... io mi metto a posto".
Insomma, tra tentativi di conoscere gli sviluppi investigativi (attraverso contatti con le forze dell'ordine), altre condotte tese a occultare (talvolta in maniera maldestra) gli indizi e i "suggerimenti" del legale Pittelli, la banda capeggiata da A. A. proverà a farla franca dopo il controllo su strada delle Fiamme Gialle. Pittelli andrà anche a trovare la donna nel proprio ufficio e chiederà di convocare Parlato, definito "il deficiente", per capire " ... che cazzo ha detto al telefono".