CONI: chi sono i “nemici” di Reggio Calabria?

scopellititinobilardidi Claudio Cordova - Chi li ha visti aggirarsi, lo scorso 6 giugno, per i corridoi dell'Hotel Excelsior di Reggio Calabria non si è sorpreso. Agli addetti ai lavori, le manovre messe in atto dal senatore del Nuovo Centrodestra, Gianni Bilardi e dal "fratello del sindaco", Tino Scopelliti, nelle settimane precedenti, erano note. Manovre che non sembrano profumare di sport, ma che, anzi, spostano sull'elezione del presidente regionale del CONI le (peggiori) dinamiche della politica nazionale e locale.

Per anni, per etichettare tutti coloro (avversari politici, giornalisti, intellettuali, ecc.) che proveranno a opporsi al "Modello Reggio" di Peppe Scopelliti verrà coniata l'espressione ormai nota: "Nemici della città". La spietata (ma inesorabile) legge del contrappasso - a distanza di tempo – presenta il conto ad alcuni dei protagonisti (diretti o indiretti) di quella stagione politica.

L'occasione è data dalle elezioni per la presidenza regionale del CONI, che premieranno il reggino Maurizio Condipodero, che verrà eletto con 26 preferenze, a fronte delle 25 del rivale, il cosentino Pino Abate. Elezioni rese necessarie dopo la decisione, alcuni mesi fa, di cinque membri della Giunta Regionale di dimettersi, ponendo fine al mandato del reggino e storico presidente Mimmo Praticò.

A "mandare a casa" Praticò, saranno Tito Messineo, Saverio Neri, Fabio Colella, Vincenzo Perri e Roberto Cardona.

Una scelta clamorosa che porterà al commissariamento e, successivamente, alla bagarre elettorale per l'assalto a quel "fortino" chiamato CONI. Una postazione che, fin dai tempi di Oreste Granillo, è stata sempre occupata da personalità reggine e provenienti dalla città.

Ora però la leadership di Reggio Calabria è in pericolo. E a minarne la sicurezza, fin dalle fondamenta, sono proprio noti personaggi reggini. Tutti a portare acqua a un mulino, quello dei "nemici" della città, che, da esponenti di centrodestra, lavoreranno per mettere fuori causa il reggino Condipodero, figura notoriamente più vicina a ideologie e ambienti di centrosinistra.

Ed ecco la grande corsa verso il CONI e il potere che esso rappresenta. Il tentativo di posizionare un uomo di propria fiducia, il cosentino Pino Abate, su una poltrona di grande prestigio. Una sorta di rivincita per Tino Scopelliti che, da uomo forte dell'ASI, all'inizio del 2013 aveva sfidato direttamente Mimmo Praticò, perdendo nettamente, in un periodo, peraltro, in cui il fratello Giuseppe era presidente della Giunta Regionale della Calabria. Ora, però, l'occasione è ancor più ghiotta: sfruttare il vuoto storico e piazzare un proprio uomo di fiducia è possibile: Giuseppe Abate, delegato provinciale del CONI di Cosenza, nel 2010 candidato (non eletto) con Insieme per la Calabria, una delle liste che sosterrà la larga vittoria di Peppe Scopelliti su Agazio Loiero per la presidenza della Regione.

A remare contro Reggio Calabria sarebbero stati dunque dei reggini, pronti a consegnare nelle mani di uno "straniero" la presidenza del CONI. La tutela della città? Che vada a farsi friggere: le idee degli Scopelliti's sarebbero altre.

Il piano sarebbe il seguente: Abate presidente regionale del CONI e Tino Scopelliti a reggere le sorti della Scuola Regionale dello Sport, anche in virtù della propria vantata (o millantata?) amicizia con il presidente nazionale del CONI, Giovanni Malagò. In mezzo – stando ai ben informati – si sarebbe dovuta incastrare anche la figura di Fabio Colella, attuale presidente della Federazione Italiana Vela (FIV), colui che, da vicepresidente regionale del CONI sarà tra i dimissionari che decideranno di defenestrare Mimmo Praticò. Un ruolo non di poco conto, quest'ultimo, dato che la futura istituzione della Città Metropolitana porterebbe il delegato provinciale a ricoprire, quasi automaticamente, il ruolo di futuro assessore dell'Ente.

Un piano ben congegnato e che, come detto, ricalca le logiche più classiche della politica: l'occupazione dei posti chiave e la possibilità di amministrare potere, anche alla luce dell'importante opportunità che, per uno sport in crisi come quello italiano, viene rappresentata dall'utilizzo dei fondi comunitari.

E allora, in nome di tali logiche, sull'altare della propria ambizione potrebbe essere sacrificata anche la città.

Attività frenetiche, accordi, promesse, partnership (talvolta incredibili) che avrebbero coinvolto anche il senatore Gianni Bilardi, già membro della Giunta Comunale di Peppe Scopelliti a Reggio Calabria, poi consigliere regionale (sempre con Scopelliti) e, infine, catapultato a Palazzo Madama, con il rango di senatore. Quasi una storia strappalacrime da "Cenerentola", quella di Gianni Bilardi: dalla periferia nord di Reggio Calabria a uno dei palazzi più nobili delle Istituzioni italiane. Quasi. Sì, perché, nel frattempo, Bilardi (peraltro indagato nell'ambito dell'inchiesta "Rimborsopoli") riuscirà a voltare le spalle a Scopelliti, schierandosi con i "traditori" di Silvio Berlusconi, che seguiranno Angelino Alfano nel Nuovo Centrodestra. Corsi e ricorsi storici per Bilardi che, in passato, era transitato dal centrosinistra al centrodestra a cavallo tra l'elezione e la morte di Italo Falcomatà e l'ascesa a Palazzo San Giorgio di Scopelliti.

Eppure, il senatore Ncd (così legato a Tino Scopelliti tanto da trascinarlo con sé nello staff di Palazzo Madama) si sarebbe speso non poco nel "piano" dei reggini in appoggio al cosentino Abate.

Già da qualche mese, infatti, si lavora a riunificare un centrodestra italiano dilaniato dalla scissione dell'allora Popolo della Libertà e, a livello calabrese, dalle paturnie di Peppe Scopelliti, che, dopo la condanna a sei anni per il "Caso Fallara" manderà tutto all'aria candidandosi alle Europee e disperdendo ciò che, per anni era riuscito a regolare a bacchetta. E così, ecco la vociferata intercessione presso il senatore di Area Popolare (l'unione tra Ncd e Udc), Luciano Rossi, che da presidente nazionale della FITAV (Federazione Italiana Tiro al Volo) avrebbe dovuto sposare la causa di Pino Abate.

Ecco perché, per gli addetti ai lavori, quelle strane presenze all'Hotel Excelsior non erano poi così strane.

Erano, forse, delle "ronde" per verificare che tutto potesse andare per il verso giusto. Scopelliti e Bilardi avrebbero voluto controllare in prima persona. Accompagnati dall'immancabile ex consigliere comunale Giuseppe Agliano, che per l'occasione, evidentemente, riscoprirà un irrefrenabile amore per lo sport.

Niente da fare, però.

Tino Scopelliti e i suoi incasseranno una nuova cocente sconfitta. Assai cocente perché, nei giorni e nelle ore antecedenti, Condipodero era dato perdente rispetto all'avversario Abate: e, in effetti, all'avvocato reggino mancheranno diversi voti cittadini tra i 51 votanti (5 delegati erano assenti). Il piano dei reggini contro Reggio Calabria sarebbe fallito grazie al voto dei delegati catanzaresi che si sarebbero schierati quasi in blocco con Condipodero.

A lui ora toccherebbe finalmente tabula rasa rispetto al passato e far ripartire da zero il CONI dopo il periodo di commissariamento.

Reggini permettendo, ovviamente.

La lotta, infatti, non sembra essere finita qui. A Tino Scopelliti non sarebbe affatto andata giù la nuova sconfitta. Sul sito ufficiale dell'ASI campeggia una dichiarazione del vicepresidente "per meriti sportivi" (sic!) in cui, subito dopo le consuete frasi di rito, è possibile leggere una sorta di avvertimento: "Alla luce di una doverosa analisi del voto, si evince che il neo-presidente Condipodero non dispone di una maggioranza all'interno della Giunta (ben cinque componenti su nove non hanno sottoscritto il suo documento programmatico) e quindi emerge la necessità di un lavoro di collaborazione e dialogo fra le parti".

Un uscita in politichese – quella di Consolato detto Tino - che tira per la giacchetta Condipodero, richiamandolo a "collaborare" (o trattare?) e che, allo stesso tempo, sottolinea come cinque componenti su nove potrebbero essere, evidentemente, pronti a dimettersi e far decadere il neopresidente del CONI, ancor prima dell'inizio del lavoro.

E sarebbe una figuraccia per l'intero movimento calabrese. Ma con lo sport (pardòn, con la politica) tutto può succedere.

Sarebbe questo il piano B dei "nemici di Reggio Calabria".