Il consigliere regionale Sebi Romeo nomina come autista il “pistolero” Serranò

romeosebidi Claudio Cordova - La nomina è finita sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria numero 30 dell'11 maggio scorso. Una nomina (quasi) come le tante altre effettuate su volere dei consiglieri regionali che rimpolpano le proprie segreterie con incarichi e affidamenti vari.

Una nomina (quasi) come le altre quella ratificata dal segretario generale che – evidentemente su input dello stesso consigliere - ha conferito l'incarico di "autista al 50%" del capogruppo del Partito Democratico, Sebi Romeo, al 38enne signor Antonino Serranò.

Quasi come le altre perché Antonino Serranò (Tonino, più o meno per tutti) è un ex consigliere comunale di Reggio Calabria, eletto nel 2007 a sostegno della maggioranza bulgara ottenuta da Giuseppe Scopelliti per la sua seconda elezione a sindaco della città. Serranò, infatti, verrà eletto con una delle infinite (e talvolta improbabili) liste di centrodestra che porteranno in trionfo Scopelliti, che straccerà il rivale Eduardo Lamberti Castronuovo.

"Io non ci sto" si chiamava la lista.

E però Serranò sembra proprio starci. Il suo nome – sebbene mai formalmente indagato – è ricorrente nelle carte dell'inchiesta "Epilogo", curata dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Un'inchiesta che porterà all'arresto (e alla condanna) di numerosi membri dello storico clan dei Serraino.

Il suo nome compare, per la prima volta, allorquando dalle discussioni intercettate di alcuni presunti affiliati si intuisce che sia nata una problematica relativa ad una somma di denaro pari a 2.000 euro, intuizione che nasce dalle parole proferite da Francesco Russo, un soggetto condannato in appello a 12 anni e 8 mesi di reclusione: "Vedete di litigare e di uscire a bordelli nel serio per 2000 euro, non esiste, no, se mi stanno prendendo per il culo, non si sta, non ti sto dicendo". Durante la conversazione un uomo consegna a Russo la somma di 1.800,00 euro e, al contempo, un tale di nome Carmelo dice che mancano i 200,00 € di un uomo che chiamano "U Lupu" (la somma mancante per arrivare ai 2.000,00 €). La conversazione si apre con le lamentele di tale Pietro all'indirizzo di Russo dovute al fatto di avere chiamato Bruno ("Ciccio, tu devi dirmi una cosa, perchè hai chiamato a Bruno? Mi ha chiamato Bruno."), ma lo stesso Russo risponde che non è stato lui ad avvisarlo ("Non l'ho chiamato, io niente a ...inc.."), essendo a conoscenza del fatto che l'abbiano chiamato altre persone, tra cui anche i parenti di Antonino Serranò, che pretendono di ricevere i loro soldi ("No, di quant'è, no sono andati e l'hanno chiamato gente, ed è andato e l'ha chiamato pure quei parenti di Tonino. Pietro, se non va, i discorsi sono questi, loro vogliono i soldi. è inutile e discutere"). Proprio Russo aggiunge di avergli manifestato i problemi incontrati ("Sua madre è un anno ..inc.. tre volte al mese ...inc.. (si accavallano le voci) ... io glielo ho detto le cose come stanno, gli ho detto che glieli da, sono tre mesi"), e Pietro allora gli domanda il perché Serranò non chiami direttamente lui ("E perchè Tonino non mi chiama.") mentre un altro dei presenti riferisce di lasciare perdere il discorso e di avere incontrato il "lupo" ("Senti una cosa, io mi sono incontrato con il Lupo, lasciamo stare questo discorso, l'ho incontrato a lui."). Russo allora riferisce, sicuramente riferendosi a discorsi intercorsi tra Serranò e lo stesso "lupo", che quest'ultimo la prima volta gli ha riferito che glielo avrebbe dato il suocero, mentre in un'altra occasione avrebbe detto che avrebbero dovuto dar loro il compenso spettante a Serranò ("Dice che gli ha detto che deve darglielo suo suocero, glielo ha detto la prima volta, la seconda volta gli ha detto che deve darglieli, che dovete darglieli voi").

Ma quando uno dei presenti cerca di giustificare il loro ritardo nel pagamento ("E' capitato il fatto di Sandro, altrimenti non avevamo problemi Ciccio, ma te l'ho detto io, ti ho chiamato questa mattina ...") Russo risponde che, a causa degli accordi presi, non riesce più a far pazientare Serranò ("Io che ti ho detto, vedi che, vedi che ci sono problemi e Tonino, sta facendo altre strade. Io non lo posso tenere più, perchè i discorsi sono quelli.") che nel frattempo si è rivolto ad altre persone ("Eh, Tonino, Tonino è andato a chiamare a Bruno?... Eh!").

Nel prosieguo della conversazione emergerebbe come Serranò si sia rivolto a suo zio Nicola Irto ("Eh Cola Irto. Lo zio di Tonino, il fratello di sua madre."), e che sarebbe stato proprio quest'ultimo a chiedere la mediazione di Bruno ("Ha detto, ma come, è venuto così, così e così dice lo zio di Tonino"), che avrebbe chiesto a Russo Francesco quale fosse il problema, ottenendo come risposta che la situazione era quella di cui avevano discusso insieme ("No, no poi è venuto e mi ha chiamato a me, e mi ha chiesto che problema c'è con Pietro? Il problema non lo sai che c'è con Pietro, se lo abbiamo parlato davanti a te, che c'era Pietro qua, gli ho detto io, non ti ricordi?"). Pietro allora dice a Russo di essere contento che le lamentele non siano partite da lui ("No, io ho finito, Almeno che lo so, Ciccio che non è partito da te. Ciccio, perché io posso pensare che Ciccio vuole ..inc.."), e lo stesso Russo lo rassicura in proposito ("Ma ti ho chiamato io e ti ho detto ..inc.."), aggiungendo che anzi lo aveva avvisato del problema creato da Serranò che aveva interessato altri soggetti ("Cosa ti ho detto? Pietro, vedi che c'è questo problema, perché se tu saresti uscito sabato... ...quando parlavi al telefono, io te lo dicevo vedi che c'è questo problema, che Tonino ha fatto questa strada. Basta."). Pietro ribatte che Bruno gli ha invece riferito che a chiamarlo erano stati proprio lui e Antonino Serranò ("E invece lui cosa mi ha.. mi ha detto (ndr Bruno) che lo hai chiamato Tu e Tonino."), ma Russo ribatte dicendo che è stato solo quest'ultimo ("Poi è stato Tonino che è venuto da me e lo ha chiamato, dice "dobbiamo chiudere il fatto con tuo compare, com'è il discorso, che ci sono "amici" per il mezzo (ndr interessati alla controversia), gli ho detto io, "Bruno, i discorsi sono ..inc.."".

La conversazione è molto lunga e Francesco Russo ricorda a Pietro che lo aveva già informato del fatto che Serranò avesse intenzione di telefonare a Bruno ("Io te l'ho detto pure a te, che Tonino, che telefona, aveva intenzione di chiamare a Bruno, per il fatto di tenersi i soldi del lavoro. Che ti ho detto io per telefono."), e Pietro gli risponde che è vero ("Si, si, no, no, però questo qua, non me l'ha detto però."), ed allora Russo aggiunge che Bruno si sia preso con Zumbo l'impegno di pagarlo nel caso in cui non gli portasse lui i soldi ("Però lui non glielo ha detto a Zumbo. Perchè sai cosa gli ha detto, perchè Bruno sai cosa gli ha detto, che si prende l'impegno lui, che se non gli porti i soldi tu glieli da lui.").

Per il nuovo "autista al 50%" di Sebi Romeo (l'incarico ha decorrenza dal 6 marzo 2015) le citazioni nelle carte del procedimento "Epilogo" non finiscono qui. Vi è, infatti, un ultimo episodio abbastanza grave, ancorché folkloristico. Tonino Serranò è consigliere comunale da circa un anno e mezzo: è infatti il 31 dicembre 2008, quando all'interno della rivendita "4x4", ubicata a San Sperato, uno degli indagati, Francesco Russo, maneggia una pistola. Le foto di quel giorno vengono allegate agli atti dell'indagine "Epilogo", proprio sul conto dei Serraino: "Non funziona bene" dice. Insieme a Russo c'è anche un tale Tonino, che gli inquirenti identificano proprio nell'allora consigliere comunale Antonino Serranò, il quale affermerebbe che, a suo giudizio, dipenderebbe dal caricatore e chiederebbe se "queste cartucce le ha prese". Tonino raccomanderebbe a Russo di stare attento, dal momento che la pistola è carica, quindi aggiungerebbe: "Proviamo a sparare...proviamo una botta" e chiede a Russo di dargli l'arma per provare a sparare a un cane. Poi, però, direbbe a Russo di non "stare così con questa pistola" perché potrebbe arrivare qualcuno. Tonino esclamerebbe: "Minchia che pallottole!". I due continuerebbero a parlare brandendo l'arma, fin quando Tonino, notando l'arrivo di un poliziotto avvertirebbe Russo di nascondere la pistola.

Nonostante gli anni a sostegno di Peppe Scopelliti, nonostante i riferimenti alla sua persona degli affiliati al clan Serraino, nonostante il "gioco" con le pistole, arriva l'incarico come autista di Sebi Romeo, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale. Al 50%, ovviamente. E, vista la dimestichezza con le armi, magari anche come guardia del corpo...