- di Alessia Candito - Una strage pianificata, portata avanti in modo metodico, spregiudicato ed efficace. Cinquantaquattro colpi che rompono il silenzio della notte di ferragosto. Una notte calda anche a Duisburg, anche in Germania. Colpi sparati in rapida successione. Meno gli ultimi sei: il tiro di grazia per i sei giovani, tutti originari della Locride, tutti legati più o meno strettamente a una ndrina, quella dei Pelle-Vottari, che da quasi vent'anni anni è coinvolta in una faida che non ha risparmiato né donne né bambini. Una guerra, iniziata alle pendici dell'Aspromonte, con un brutto scherzo di Carnevale ad opera degli Strangio, il casato di ndrangheta che insieme ai Nirta, si divide pacificamente - o si contende, a seconda delle stagioni – con i Pelle-Vottari il territorio di San Luca. Quattromila abitanti e 39 famiglie di ndrangheta associate in due consorterie. Fino a poco tempo fa, impegnate in una guerra che non conosce né limiti né frontiere.
La strage che ha fatto scoprire alla Germania che non solo la 'ndrangheta è da tempo radicata nei Land, ma anche che insieme ai soldi e ai traffici, i calabresi quando è necessario, esportano anche i propri metodi più feroci di "risolvere le controversie", ha ora uno, anzi otto, colpevoli.
E i giudici della Corte d'Assise di Locri hanno soprattutto individuato chi fra gli otto è stato il vero organizzatore ed esecutore della strage: Giovanni Strangio ( 37 anni), cugino di quella Maria Strangio, uccisa la notte di Natale del 2006, che prima del massacro di Duisburg, era stata l'ultima vittima della sanguinosa faida. Una vittima da vendicare. A tutti i costi.
Capelli scuri, occhi blu, Strangio era considerato un picciotto di taglia piccola, titolare di due pizzerie a Kaarst, nel land tedesco Renania -Westfalia. A suo carico non c'era nulla di rilevante. Era stato arrestato il giorno del funerale della cugina, perché trovato in possesso di una pistola, ma in generale era uno che si faceva notare poco. Almeno fino a prima della strage di Ferragosto. Ma Strangio era anche uno che non poteva dire di no. Soprattutto ai propositi di vendetta di quello che, secondo gli inquirenti, è da considerare il vero ideatore della strage, il settantunenne Giuseppe Nirta, "Peppe U Versu". Anche per l'anziano boss, che ha già scontato 24 anni di reclusione per il sequestro dell'imprenditore milanese Giuliano Ravizza, la Corte ha deciso l'ergastolo.
Insieme a loro, per i giudici dovranno scontare il carcere a vita Gianluca Nirta, di 42 anni, Francesco Nirta (37), Francesco Pelle detto 'Ciccio Pakistan' (34), Sebastiano Romeo (34), Francesco Vottari detto 'Ciccio u Frunzu' (40) e Sebastiano Vottari, detto 'il Professore'(28). Condanne minori sono state comminate al padre e alla sorella di Michele Carabetta, considerato dagli inquirenti l'armiere della cosca Pelle-Vottari, Sonia e Antonio Carabetta, 9 anni, e ad Antonio Pelle, 12 anni. Una vittoria per l'accusa che aveva chiesto nove ergastoli e 70 anni di reclusione per tredici imputati, e l'assoluzione per uno soltanto, Antonio Rechichi, a carico del quale sono cadute le prove per il reato di associazione mafiosa assunte in Germania.
L'impianto accusatorio non ha tenuto solo per Luca Liotino (39) l'uomo che avrebbe coperto la fuga di uno degli autori della strage, noleggiando a proprio nome l'auto utilizzata da Giovanni Strangio per allontanarsi da Duisburg e nascondersi in Olanda, per il quale i pm avevano chiesto 15 anni, e Sebastiano Strangio. Per lui, cugino di Giovanni, l'accusa aveva chiesto l'ergastolo.
Decisione che però non pregiudica né il "grande risultato", né offusca "l' importante lavoro svolto dalla Procura di Reggio e dai carabinieri di Locri in particolare, con una grande collaborazione della polizia di Duisburg e del Bka, senza la quale oggi non sarebbe stato possibile", ha affermato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Una collaborazione resa complicata dalla diversità di codici ed ordinamenti – l'articolo 129 del codice penale tedesco, che rende penalmente perseguibile la costituzione di un'associazione criminale, non fa cenno all'affiliazione mafiosa – ma che è stata affinata nel corso di questa come di altre indagini. E che forse ha iniziato a correggere la miopia con cui gli inquirenti tedeschi sembrano aver assistito al progressivo radicamento della ndrangheta in Germania.
Una colonizzazione iniziata tra gli anni Settanta e Ottanta, ma che all'inizio degli anni Novanta ha iniziato a diventare palese in più di un Land. E che ha lambito anche l'apparentemente integerrima classe politica tedesca. Già nel 1993. All'epoca a finire nei guai era stato Günther Goettinger, leader regionale del partito cristiano democratico ed ex governatore del Baden- Württemberg, poi Commissario europeo all'Energia.
Il politico conservatore era stato pizzicato in rapporti un po' troppo intimi con Mario Lavorato, ufficialmente proprietario di una pizzeria, secondo gli inquirenti, il principale prestanome della cosca Farao, originaria di Cirò, in provincia di Crotone, e che da decenni ha messo radici a Stoccarda. Lavorato, era amico di lunga data di diversi politici del Land e in primo luogo di Goettinger, il cui partito aveva generosamente e a più riprese finanziato. Insieme a lui, a finire nei guai in quell'occasione fu Thomas Shauble, ministro della giustizia del Land, che avvertì il compagno di partito Goettinger dell'indagini in corso.
Ma i Farao, dei quali Lavorato sarebbe stato alle dipendenze, non sono che una delle tante ndrine che hanno tentato fortuna oltreconfine. Secondo un rapporto della BKa del 2008, insieme ai cirotani, in Germania da tempo sono presenti esponenti delle 'ndrine di Africo, Bova Marina Marina di Gioiosa Jonica. Oltre, naturalmente, ai Nirta- Strangio e ai Pelle-Vottari di San Luca, che hanno fatto di ristoranti e pizzerie – sospettano gli investigatori – la rete di lavatrici necessaria per ripulire gli enormi volumi di denaro provenienti dai traffici illeciti, droga o armi che fossero.
Traffici che l'eccessiva attenzione di inquirenti e forze dell'ordine seguita alla strage avrebbe potuto disturbare, non solo a San Luca o in Germania, ma in tutta la Calabria. Ed è probabilmente per questo che a poco meno di un mese dal massacro di Duisburg, perché fosse suggellata la pace fra i Pelle- Vottari e i Nirta- Strangio è convocata una riunione. Lo scenario per "il chiarimento", è quello delle grandi occasioni: la festa della Madonna di Polsi. Con la mediazione degli Alvaro e dei Gioffrè di Seminara, le due famiglie che si sono contese in territorio di San Luca per oltre vent'anni sono scese a più miti consigli. Registrato dalle cimici della Dia, piazzate nel corso dell'operazione "Topa", Antonino Gioffrè, capobastone di Seminara, di ritorno dal santuario della Madonna di Polsi, il 14 settembre del 2008 confida ad Antonio Ditto, "c'erano gli Strangio, i Pelle, i Giorgi e i Nirta, che erano tutti quanti lì ed erano tutti contenti, ballando e saltando. Adesso è stata fatta l'amicizia qua, è come una foglia d'albero, non si muove, in quanto la responsabilità è dei due perni principali, uno da una parte e uno dall'altra, e basta, e rispondono solo i perni principali, qualsiasi cosa succede". Gli affari devono andare avanti e l'orizzonte non è fatto di croci e lupare, ma di accordi ed affari.