Quando, 20 anni fa, Lauro parlava di Montesano

altafiumara logodi Claudio Cordova - E' successo molto tempo fa. Erano i primi anni '90 quando qualcuno aveva tirato in ballo l'imprenditore Carlo Montesano in questioni di 'ndrangheta. Quasi vent'anni fa e non ha mai avuto alcun seguito giudiziario. Le perquisizioni disposte dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, però, non possono non richiamare alla memoria le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giacomo Ubaldo Lauro, confluite nell'informativa che l'allora Comandante della DIA, il Generale Angiolo Pellegrini, spedì al pm Salvatore Boemi. Un documento, quello redatto da Pellegrini, che sta alla base del maxiprocesso "Olimpia", che ricostruì le dinamiche della seconda guerra di mafia reggina.

Il pm Lombardo ha iscritto nel registro degli indagati Montesano per tre reati, bancarotta, favoreggiamento reale e intestazione fittizia, contestando al noto imprenditore anche le aggravanti mafiose. Per il magistrato che da anni indaga sul conto delle cosche del capoluogo, sarebbero stati troppo stretti i rapporti economici e d'affari tra Montesano e quel Pino Rechichi che era stato scelto dal Comune di Reggio Calabria come socio privato e direttore operativo della società mista Multiservizi, salvo poi finire in manette (e condannato in primo grado a sedici anni di galera) con l'accusa di associazione mafiosa. Tanto il fallimento della GDM (la società che gestisce il Quiiper), tanto i movimenti economici riguardanti la SICA Srl (già investigata proprio nell'ambito dell'affaire Multiservizi) sarebbero passaggi fondamentali che, a detta del pm Lombardo, potrebbero indicare una cointeressenza tra Montesano e le cosche della 'ndrangheta. Ma sarà l'analisi, lunga e complessa, del materiale individuato dalla Guardia di finanza a dare le risposte del caso.

La GDM, costituita il 7 giugno del 1984, il cui fallimento è finito in questi giorni nel mirino della Dda, nelle carte d'indagine compare però già molti anni fa. Così come compare nelle carte d'indagine lo stesso Montesano. Quasi vent'anni fa, infatti, il 14 settembre 1992, il collaboratore di giustizia Giacomo Lauro parlava ai magistrati di Reggio Calabria della presunta connivenza dell'imprenditore con le famiglie di 'ndrangheta, in particolare quelle del rione Archi: "L'imprenditore Montesano Carlo era completamente succube di Paolo De Stefano ...... I De Stefano avevano, inoltre, il controllo sulla fornitura dei vitelli alle macellerie reggine fatta eccezione per la zona del Gebbione controllata dai Labate, .....". Un'affermazione, quella di Lauro, che non portò mai ad alcun procedimento nei confronti di Montesano. Adesso, però, la presunta vicinanza ai Tegano, rimanda la memoria a quel riferimento sugli arcoti. E non è di poco conto la presenza di Pino Rechichi, un uomo che, secondo il pm Lombardo, potrebbe essere una sorta di punto di congiunzione proprio tra i Tegano e i De Stefano.

Forse anche per questo le perquisizioni a carico di Montesano hanno fatto tanto rumore. Ritorna, quindi, quello che, in questo momento, potrebbe essere definito il "modello Reggio" dal punto di vista investigativo: l'utilizzo di uno strumento preziosissimo, come quello delle perquisizioni, da usare come grimaldello per scardinare contesti difficili da investigare, che non possono essere scoperti solo sulla base di intercettazioni telefoniche, ma anche, anzi, soprattutto, su base documentale. E' successo, negli ultimi mesi, per le indagini del pm Stefano Musolino sugli affari del consigliere regionale Antonio Rappoccio e sulle acquisizioni relative agli appalti dell'Aterp. Ma è successo anche, anzi, soprattutto, per l'indagine sugli affari della Lega Nord, che ha fatto scattare perquisizioni e sequestri in alcuni degli studi più rinomati di Milano, come gli uffici della M.G.I.M., dove sarebbero avvenuti affari tanto per conto di Montesano, tanto per conto della Multiservizi di Rechichi & C.

E proprio Rechichi si è dimostrato un personaggio di valore nettamente superiore a quello ritagliatogli da alcuni collaboratori di giustizia. Oltre a lui, però, nel focus delle Fiamme Gialle è finito uno dei più noti imprenditori di Reggio Calabria, attivo non solo nella grande distribuzione, con il Quiiper (in passato A&O), ma anche nel settore alberghiero: da un passato che va, necessariamente, associato al nome "Miramare", alle sfavillanti strutture dell'Hotel Excelsior, alle spalle del Museo della Magna Graecia, e dell'Altafiumara, affacciato sullo splendido scenario dello Stretto di Messina.