Montesano, la Gdm e l'ombra lunga dei Tegano

gdm - di Alessia Candito - È stata una gola profonda a guidare gli inquirenti nel labirinto di spericolate operazioni commerciali con cui Carlo Montesano, ha ''distratto e dissipato in parte l'attivo patrimoniale della Gdm" con lo scopo di far fallire l'impero della grande distribuzione che portava il suo nome, trasformando una delle più grandi realtà imprenditoriali reggine in un cavallo di Troia della cosca Tegano.

A svelare agli inquirenti gli affari del network che tra Reggio Calabria e Milano ha disperso in mille rivoli centinaia di milioni di euro, è stato Marcello Foti, braccio destro di Montesano, già dal 1987, ai tempi dell'A&O, una delle prime avventure imprenditoriali della GDM (Grande Distribuzione Meridionale) a Reggio Calabria.
All'epoca - quasi vent'anni fa - anche quella società finì sotto la lente degli inquirenti che nell'informativa Olimpia scrivevano: "Socio occulto dell'A&O era anche Marcello Foti,responsabile del deposito di Pellaro e, formalmente semplice dipendente di quell'azienda".Annotazioni che a tempi non ebbero alcun seguito giudiziario, ma che danno il metro del grado di conoscenza degli affari e dei rapporti che Foti ha di uno dei nomi pesanti del gotha dell'imprenditoria calabrese. Uno dei cosiddetti "intoccabili", messo nei guai dalla collaborazione spontanea con i magistrati di uno dei suoi "uomini di fiducia", che si è spontaneamente presentato in Procura chiedendo di poter parlare con i magistrati. E che con le sue rivelazioni ha fatto scattare le indagini a carico non solo dell'imprenditore, ma anche della rete di collaboratori e consulenti tramite i quali tesseva le proprie trame.

Insieme a Montesano, risultano infatti indagati a vario titolo per per bancarotta, favoreggiamento reale e intestazione fittizia di beni aggravati dalle modalità mafiose, sette persone. A tutti quanti oggi è stato notificato un avviso di garanzia, mentre gli uomini del Gico hanno passato al setaccio uffici, abitazioni, ma soprattutto computer e hard disk, come ordinato nel decreto di sequestro firmato dal procuratore capo di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza, dall'aggiunto Michele Prestipino ed dal sostituto Giuseppe Lombardo. Perquisizioni che si sono svolte tanto a Reggio come a Milano, dove la sede centrale dell'impero finanziario di Montesano è allocata esattamente dirimpetto ad altri uffici che sono entrati negli ultimi mesi nell'orbita di interesse dei pm della Dda reggina: quelli della Mgim dell'ex Nar Lino Guaglianone e del'ex consulente del sottosegretario Belsito, Bruno Mafrici.  Un ufficio che anche Montesano conosce e conosceva bene: della Mgim è sempre stato uno dei principali clienti. 

Troppe coincidenze per non stuzzicare l'interesse del pm Giuseppe Lombardo - che da mesi coordina l'inchiesta sulla Lega di cui lo studio Mgim sembra essere una chiave -  alla cui porta Foti ha bussato per raccontare la propria verità sul fallimento della Gdm, società per la quale si era sempre occupato della logistica prima come interno, quindi come "consulente" della Gdm, infine come titolare di una cooperativa propria la Eurologistik company Scpl. Ma proprio nel 2005 quando la società di Foti avrebbe dovuto rilevare la gestione della logistica in tutti i supermercati del gruppo, "nonostante gli accordi con Montesano – racconta Foti - la gara veniva vinta dalla Cooperativa Lavoro, con un'offerta sensibilmente più bassa della mia e che a mio parere non poteva essere che antieconomica".


Uno schiaffo per l'antico "socio", che si accontenta di gestire la logistica solo di alcuni supermercati del gruppo, mentre la società concorrente – con sede a Roma, ma principali affari a Gioia Tauro – nel giro di poco inciampa in un'inchiesta. A guidarla c'è quel Pietro D'Ardes, che nel 2008 verrà arrestato nell'operazione Cent'anni di storia per i suoi rapporti con le cosche della Piana che gli costeranno una condanna – confermata anche in appello - a 11 anni di prigione. Ma se l'arresto di D'Ardes rida' a Foti la gestione completa della logistica nel gruppo Gdm, è nel 2011 che al braccio destro storico di Montesano nella grande distribuzione arriva una richiesta molto più pesante. "A seguito del dissesto finanziario occorso alla società Gdm, emerso all'improvviso nel marzo 201 venivo contattato dal Montesano Carlo che in un colloquio privato mi chiedeva: Macello mi aiuti a non far fallire la Gdm?"


Una richiesta che spiazzava Foti, privo di tale disponibilità finanziaria e messo in difficoltà dai crediti avanzati proprio nei confronti della Gdm, ma il cui senso sarebbe stato spiegato proprio da Montesano. "Il Montesano affermava che se lo aiutavo attraverso la Eurologistik per me sarebbe stato più facile recuperare il credito al momento dell'omologa del concordato che secondo lui sarebbe avvenuta entro il settembre 2011". In sintesi, spiega lo stesso Foti " ho accettato di fare il prestanome del Montesano Carlo affidando la gestione di fatto della Eurologistik". Una società di facciata, un nome pulito che avrebbe dovuto presentare un'offerta di affitto di ramo d'azienda per la Gdm, mentre soldi, direzione e strategie sarebbero rimaste saldamente in mano a Montesano. Una strategia coronata da successo: dopo il via libera del Tribunale di Milano al piano di concordato preventivo – che aveva procurato non pochi grattacapi al noto imprenditore reggino per le procedure poco limpide con cui aveva rilevato le quote degli Arcidiaco, antichi soci dell'A&O – un'asta pilotata avrebbe consegnato a Foti il fitto del ramo d'azienda. "Le offerte le ha predisposte Carlo Montesano con l'aiuto di Nuccio Occhiuto, cugino del Montesano, che materialmente scriveva al computer", racconta Foti al pm Lombardo.
E come da programma, una volta avuta in mano la Gdm, è ancora Montesano a dettare le regole e la gestione. È lui a predisporre gli incontri necessari per ottenere una partnership con un franchising, è sempre lui a procurare il denaro necessario per le attività o in contanti o contrattando prestiti con diverse banche dove Foti avrebbe dovuto semplicemente fare da formale prestanome.
E quello che formalmente sarebbe l'amministratore unico della società ne avrà una prova concreta quando suggerirà di rinegoziare il canone d'affitto di uno dei supermercati, per il quale la GDM pagava la spropositata cifra di 33mila euro mensili. "Rilevata l'enormità del fitto rispetto al fatturato del supermercato, ne parlavo casualmente con il dott. [omissis] il quale, nella circostanza, mi rispondeva: 'Marcello, è cosa di Montesano' – mette a verbale Foti, davanti al pm Lombardo – Quindi riaffrontavo l'argomento direttamente con Carlo Montesano chiedendo il motivo di un canone così alto (...) In merito mi rispondeva di non pagare in quanto Rechichi gli doveva quattrocentomila euro e che essendo il Pino Rechichi già arrestato, ne avrebbe parlato con il fratello". Rechichi non è un imprenditore come altri: per gli inquirenti è l'uomo che la cosca Tegano aveva delegato al controllo della Multiservizi, colui che ha permesso al potente clan di ottenere e mantenere le chiavi di una delle società miste della città. Un uomo nei cui confronti Montesano ha sempre avuto un occhio di riguardo e con il quale ha rapporti che sembrano andare ben oltre quelli esistenti fra un comune locatario e il padrone dell'immobile affittato. Rapporti probabilmente in ragione dei quali il noto imprenditore reggino poteva rispondere con certezza al suo "amministratore" che la Gdm "mai avrebbe avuto problemi di pizzo". E Foti, abbassava la testa ed eseguiva. "Non ho più pagato il canone, se non per due mensilità su espressa richiesta di Montesano, per aiutare i Rechichi in difficoltà finanziarie per le vicende che li avevano coinvolti – ricorda Foti ai pm – Al riguardo, allorchè riferivo quanto dettomi dal Montesano al mio collaboratore Giuliano Folletti, lo stesso mi riferiva che anche in passato, vi erano continui scambi di denaro fra Montesano e Rechichi".
Ed è proprio questa circostanza che – oltre a far drizzare le antenne degli inquirenti, che proprio con le perquisizioni di oggi puntano a scoprire la reale natura dei rapporti che legano il noto imprenditore reggino all'uomo dei Tegano – mette in allarme Montesano e il suo entourage. Foti viene rapidamente esautorato di tutte le sue prerogative. "Tra le prime iniziative impostemi, Montesano ha provveduto a farmi insediare nel controllo di gestione il cugino Nuccio Occhiuto e successivamente, nella carica di direttore generale, il dott. Amedeo Bernardi e nella carica di consulente di direzione, il dott. Salvatore Sentina. A questo punto la mia funzione è stata ulteriormente sminuita. Erano loro, presumo, sotto la direzione del Montesano a prendere qualsiasi tipo di decisione, limitandomi io a rappresentare la proprietà nei confronti di terzi".
Terzi che nel marzo del 2012 sono rappresentati dalla commercialista Deborah Cannizzaro, che sapute le difficoltà finanziarie della Euro Logistick, si sarebbe offerta di acquistare sia la stessa che l'intera Gdm, compresi tutti gli immobili, tramite un fondo allocato in Liechtenstein. Un interessamento un po' troppo generoso e improvviso per non destare sospetto. "Tutti noi non abbiamo escluso che dietro tale fondo ci potesse essere lo stesso Carlo Montesano, atteso che quest'ultimo mi invitava a non rompere i rapporti con la Cannizzaro", ricorda ancora Foti. Così come sospetto era il metodo attraverso cui l'acquisizione avrebbe dovuto essere portata a termine " Nel dettaglio, l'operazione doveva avvenire attraverso il filtro di una società di Milano al cui interno vi erano un soggetto americano ed un soggetto di Bergamo di cui non ricordo i nomi. Solo dietro numerose richieste di chiarimenti da parte mia, di Occhiuto e di Bernardi, la Cannizzaro comunicava che dietro l'operazione ci sarebbe stato il fondo in Liechtenstein". Un'operazione limacciosa, portata a termine tramite un fondo dai beneficiari sconosciuti, collocato in uno dei più noti e inaccessibili paradisi fiscali: a Foti – stando a quanto riferito al pm – l'operazione puzzava di marcio. Ma la sconosciuta commercialista, arrivata negli uffici della Eurologistick grazie a Occhiuto, era stata solerte a fornire le proprie credenziali "in una circostanza, parlando della vicenda Rechichi, mi evidenziava di essere molto amica di Giovanni Zumbo e che nessuno l'avrebbe mai toccata. A metà giugno 2012, la Cannizzaro mi ha contattato dicendomi che l'operazione era saltata senza fornirmi ulteriori spiegazioni".
Aste truccate, bancarotte pilotate, spregiudicate operazioni gestite tra la Calabria e Milano – curiosamente sede finanziaria della maggior parte delle attività targate Montesano - misteriose commercialiste "intercettate con un pericoloso malavitoso" che propongono compravendite milionarie tramite fondi misteriosi: sono troppe le tessere del puzzle che compongono un'immagine diversa dall'ordinaria storia di corruttela negli affari per non solleticare l'interesse degli investigatori reggini, che con le perquisizioni di oggi hanno puntato a un unico obiettivo: cautelare le prove che possano dimostrare che dietro un sistema affaristico- imprenditoriale c'è l'ombra lunga delle ndrine. Che in questo caso si chiamano Tegano.