di Claudio Cordova - "Luciano aveva dei rapporti con questo Militello, quello che so io che mi ha raccontato sempre Luciano che era nell'amministrativa, non so che cosa gli sbrigava per quanto riguardava la posizione del personale...". Le parole che il collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice dedica al dirigente della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Reggio Calabria, Castrenze Militello, non sono, tuttavia, le uniche che legherebbero il poliziotto, da anni con ruoli di primo piano in città e provincia, a colui il quale sarebbe l'anima imprenditoriale dell'omonima cosca di 'ndrangheta.
Nelle scorse settimane, Militello è finito a giudizio insieme all'ispettore Matteo Periti, per il caso di un'informativa scomparsa, che alcuni poliziotti, tra cui l'ispettore Natale Nicosia, avrebbero redatto al termine di un controllo all'interno del bar-cornetteria di Luciano Lo Giudice "Peccati di gola": nel corso del controllo verranno ritrovate una serie di irregolarità, dai dipendenti senza copricapo (necessario per motivi igienici), all'assenza della tabella d'avvertenza dei giochi proibiti per le slot machine installate nel locale. Irregolarità apparentemente di poco conto che avrebbero toccato però sia la fedina penale, sia il portafogli di Luciano Lo Giudice, con un ammenda di quattromila euro. Irregolarità che dovevano essere messe nero su bianco e spedite in Procura.
Dove però non arriveranno mai.
Proprio per l'omessa denuncia sono finiti a processo Militello e Periti, accusati dal pubblico ministero Antonella Crisafulli, che sosterrà il dibattimento (il decreto di citazione fu firmato dall'aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Giuseppe Lombardo e Beatrice Ronchi, che curò in particolare le indagini). Il personale della Questura che intervenne all'interno del bar di Lo Giudice afferma infatti di aver redatto e consegnato la relazione al dottor Militello, che poi avrebbe dovuto girarla alla Procura della Repubblica per le decisioni del caso: "Ho parlato col dottor Militello, ti saluta, ha detto di stare tranquillo" dirà la commercialista di Luciano Lo Giudice, Enrica Staltari, in una conversazione intercettata nei giorni successivi all'intervento della polizia nel bar di Lo Giudice, ubicato a pochi metri dalla stazione ferroviaria di Reggio Calabria.
Stando al racconto di Nino Lo Giudice, ex boss oggi pentito, Militello "sbrigava" qualcosa a Luciano per quanto concerne il personale della cornetteria "Peccati di gola", ma non solo: "E poi mi sembra che parlava per quanto riguardava passaporto oppure porto d'armi" dice, in maniera un po' confusa, Nino "il Nano". Rispondendo alle domande del pubblico ministero Beatrice Ronchi, l'ex boss specificherà la considerazione che Luciano Lo Giudice avrebbe avuto di Militello: "Mi ricordo che Luciano parlava molto bene di questa persona, onestamente, che era una persona correttissima, un signore, questo diceva che qualsiasi cosa... si comportava umanamente va!".
Ma sulla scrivania del pm Antonella Crisafulli non ci sono solo le dichiarazioni di Nino Lo Giudice, che parlano della presunta stima che Luciano avrebbe avuto nei confronti di Militello. Nel dibattimento contro Militello e Periti, che inizierà compiutamente a novembre, il rappresentante dell'accusa citerà anche l'avvocato-postino Giovanni Pellicanò, che per Luciano avrebbe sbrigato una serie di questioni di natura poco chiara, e il Capitano dei Carabinieri, Saverio Spadaro Tracuzzi, uno dei personaggi istituzionali su cui avrebbe potuto contare Luciano.
A detta di quest'ultimo, l'imprenditore figlio del boss Peppe Lo Giudice, ucciso oltre vent'anni fa ad Acilia, avrebbe potuto contare sull'amicizia di magistrati, finanzieri, carabinieri e addirittura su un Colonnello dei Servizi Segreti. Una fitta rete di cointeressenze che gli avrebbe permesso di accrescere il proprio patrimonio economico e di rimanere immune, negli anni, ai provvedimenti giudiziari: "Una volta mi ricordo che fece tra gli altri il nome del dottore Militello, Militello è possibile? Sì, Militello della Questura, con Panvino (ex funzionario della Squadra Mobile, ndr) aveva questo rapporto proprio di contrasto... aveva marescialli nella Polizia anche amici, forse nell'amministrativa forse, nella Finanza ma non mi ha fatto i nomi, ai Ros, conosceva qualcuno dei Ros. Quanto ai magistrati, il Capitano Spadaro Tracuzzi, alla sbarra per i propri rapporti con Luciano Lo Giudice, considera pleonastico fare i nomi: "Suppongo che sappiamo quelli che erano e quali possono essere quelli..." dice all'aggiunto Michele Prestipino.
I nomi li fa, invece, il legale Giovanni Pellicanò che, nel periodo in cui curava la posizione di Luciano avrebbe messo in atto una serie di comportamenti che andrebbero oltre la professione di avvocato: "Luciano (sottointeso, ndr) era solito per un suo modo di fare nel periodo delle feste comandate fare degli omaggi non solo a tutti i commercianti intorno alla cornetteria quindi dalla Buffetti fino al bar intorno, ma anche ad alcuni, tra virgolette, personaggi, cioè a dire mi ricordo che mandava a... al dottore Cisterna non me lo ricordo, ricordo li mandava sempre al dottore Mollace, questo me lo ricordo perché glielo portava personalmente al dottore Mollace, questo me lo ricordo perché glielo portava personalmente al dottore Mollace".
Doni, regalie, che Luciano avrebbe generosamente elargito ad amici e conoscenti: "Quando parlo di bottiglie pregiate intendo sempre Champagne di un certo livello..." dice l'avvocato Pellicanò. E tra i destinatari dei regali ci sarebbe stato anche il dirigente Militello: "Lui mi riferì, ma lo riferì anche fuori per esempio dei buoni rapporti cordiali, puliti e via dicendo anche all'epoca con il dottore Militello, una volta mi disse pure al dottore Militello ho mandato un pensiero, ma perché mi parlava benissimo del dottore Militello, è una persona eccellente nell'ambito... per dire ha più volte riferito di soggetti a cui mand... nella polizia a tanti". Anche se Militello, nel proprio interrogatorio, reso diversi mesi fa, si difenderà: "Mai conosciuto Lo Giudice, non conosco nessun mafioso, nessun delinquente non frequento non ho idea...".