- di Alessia Candito - C'è una prova che testimonia i rapporti tra Bruno Mafrici, indagato nell'ambito dell'inchiesta che ha provocato un terremoto di tale portata nella Lega da costringere il leader storico Umberto Bossi alle dimissioni, e Paolo Martino, quello che gli inquirenti ritengono il curatore degli interessi economici e finanziari del clan De Stefano in Lombardia. Rapporti d'affari, che durano già – nella migliore delle ipotesi – da qualche anno. Si tratta di un video già da tempo in mano agli inquirenti, messo agli atti di un'altra inchiesta che ha sparigliato le carte e gli affari delle ndrine a Milano e che ha mandato dietro le sbarre Paolo Martino, cugino prediletto del Boss Paolo De Stefano, oggi considerato il Ministro del Tesoro della ndrangheta al Nord Italia. È proprio seguendo – e filmando - Martino che gli inquirenti, nel settembre del 2009 arrivano in via Durini 14.
In quell'edificio ha sede la Mgim service, ufficialmente società di "servizi di elaborazione dati contabili riferiti alla tenuta delle scritture contabili ed alle paghe e contributi". Ed presumibilmente lì che Martino deve andare insieme all'uomo che incontra davanti al portone quella mattina di settembre. Si tratta di Fabio Mucciola, titolare dell'omonima ditta di impiantistica che da anni colleziona appalti a Milano, che della Mgim è cliente da tempo.
Nato a Roma, ma con residenza e sede dell'impresa a Reggio Calabria, Mucciola ha dimostrato di sapersi muovere sia nel territorio in cui risiede, sia in Lombardia. Agli inquirenti basta un controllo superficiale per scoprire che il rampante imprenditore a Reggio Calabria è anche consigliere del "Consorzio Sviluppo Energie Alternative", nel cui cda figura anche Franco Romeo, secondo quanto si legge nelle carte "ritenuto - da attività informativa svolta - essere vicino alla cosca mafiosa Piromalli di Gioia Tauro". A Milano invece Mucciola è riuscito ad aggiudicarsi nel 2008 un appalto pubblico milionario messo sul tavolo dal Pio Albergo Trivulzio. Per lui, che mai è stato indagato, tra marzo e maggio del 2010, Martino chiederà e otterrà dal tesoriere del Pdl Luca Giuliante notizie "in merito a una gara d'appalto, non meglio specificata, in cui risultano interessati i fratelli Mucciola.
Quasi un anno prima però, il 17 settembre del 2009, è lui a varcare insieme a Paolo Martino il portone di Via Durini 14. Ne usciranno ancora una volta insieme, mezzora dopo. Con loro c'è un terzo uomo. Sul momento viene catalogato dagli agenti della polizia milanese come "persona sconosciuta". In seguito, una rapida "comparazione fotografica del cartellino d'identità", lo identifica in Pasquale Guaglianone, detto Lino, uno dei titolari della Mgim. Ma le risultanze dell'ultima inchiesta, quella che oggi fa tremare il Carroccio hanno svelato che l'uomo in quel video non è Guaglianone, ma qualcuno che gli somiglia come una goccia d'acqua, sempre socio della Mgim: l'ex consulente del sottosegretario Francesco Belsito, Bruno Mafrici. Uno di quei tanti professionisti che – sospettano i pm delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria che in queste ore indagano su di lui - sembrano aver messo le proprie competenze ai servizi della ndrangheta. Della ndrangheta dei De Stefano.
A Mafrici, gli investigatori della Dia hanno perquisito casa e ufficio. Sotto lo sguardo terrorizzato dell'altro socio della Mgim, quel Lino Guaglianone titolare di incarichi nelle più importanti partecipate di Milano come Ferrovie Nord e Fiera Milano Congressi, protetto dell'ex Ministro Ignazio La Russa, gli agenti hanno sequestrato interi server di dati. Tutto quel materiale è adesso al vaglio dei pm che sembrano pensare che proprio lì si potrebbero nascondere nomi, carte e numeri determinanti. E non solo per le vicende interne di un partito come la Lega. L'impressione – tangibile – è che l'inchiesta che in queste ore sta scuotendo il Carroccio vada molto oltre il confine dell'ordinaria malversazione e si avvicini piuttosto ai gangli di una struttura di potere che da Archi – periferia nord di Reggio Calabria – ha avviluppato l'Italia intera.