di Claudio Cordova - Avrebbero garantito i collegamenti e i rapporti con l'organizzazione criminale calabrese dei Mancuso di Limbadi, una delle famiglie che appartengono al gotha della 'ndrangheta. Una cosca radicata nel vibonese e strutturata sulla base di legami familiari, costituita dai membri e dai discendenti della "generazione degli 11", ovvero la generazione di ben 11 tra fratelli e sorelle, nati tra il 1927 ed il 1954, figli del capostipite Giuseppe Mancuso. Una famiglia di serie A nella 'ndrangheta che ha saldi collegamenti con le cosche facenti capo ai Piromalli, ai Mammoliti, ai Pesce, ai Mazzaferro e ai Rugolo.
E sarebbero stati Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi nativi di Gioia Tauro, a fare da tramite tra la cosiddetta "Mafia Capitale", la nuova associazione di cui la Procura di Roma, retta da Giuseppe Pignatone, sta provando a dimostrare l'esistenza e la 'ndrangheta. Il ROS dei Carabinieri, retto dal Colonnello Stefano Russo, li ha arrestati, notificando a un altro soggetto, Giovanni Campennì, un'informazione di garanzia.
Questi è l'uomo già intercettato insieme a Salvatore Buzzi, l'uomo delle cooperative romane che avrebbe intrallazzato con un vasto spettro del panorama politico. A Campennì, Buzzi spiegherà la sua attività corruttiva, dicendogli che pagava tutti, per le cene del Sindaco aveva pagato "settantacinquemila euro", "finanzio giornali, faccio pubblicità. Finanzio eventi, pago segreteria, pago cena, pago manifesti ...... quell'altri li paghi sempre a percentuale su quello che ti fanno. Questo è il momento che pago di più ...le comunali ....noi stipendiamo un sacco di soldi sul Comune";
Parlando sempre con Campennì, Buzzi spiega i suoi rapporti con Massimo Carminati, l'ex terrorista nero in contatto con la Banda della Magliana che gli inquirenti considerano l'uomo forte della nuova associazione mafiosa: "...(inc)... il rapporto con... ma pure il rapporto con Ma...oh, Massimo (Carminati, ndr) io c'ho... c'ho... i soldi suoi, lui sai cosa m'ha detto quando... c'aveva paura che l'arrestavano perché se l'arrestava... se parlava quello, il prossimo era lui poi...è venuto da me dice <guarda qualunque cosa succede ce l'hai te, li tieni te e li gestisci te, non li devi dà a nessuno, a chiunque venisse qui da te... nemmeno mia moglie>, non so' soddisfazioni? .......bisogna essere riservati, non parlà troppo, anzi ste cose di cui non le sa nessuno, nemmeno Alessandra perché... infatti l'ho ripreso da Massimo, Massimo è bravissimo, lui non parla, parla pochissimo perché dice <meno sai, meno ti dico, meno sai e più stai sicuro". L'interlocutore commenta dicendo che era la stessa cosa che accadeva in Calabria ed Buzzi riferisce a questi anche riguardo agli affari che gestiscono insieme, quali quello del campo nomadi: "... perché a me 'na grande mano me l'ha data... per quel campo nomadi me l'ha data Massimo perché un milione e due, seicento per uno, chi cazzo ce l'ha un milione e due... cash?", precisava ulteriormente: " le opere di urbanizzazione, d'impresa che poi... ce siamo divisi chi pagava chi. Io me so' preso le casette mobili, le commissioni... e lui s'è preso tutta la costruzione del campo....... il costruttore fattura a me e io quando incasso gli ridò i soldi e quindi lui riprenderà i soldi dal costruttore, tutto legale ma come lui ha pagato il costruttore non lo so. Ma non puoi sape' l'impresa i certificati a botta... ma vedi come cazzo fa non c'hai idea guarda, tu non c'hai idea... una volta c'avevamo un problema in Campidoglio, perché il Campidoglio pe' fa' il campo ovviamente, quanto avevamo preventivato? Cento... invece che cento è venuta centoventi ...eh... trecentomila euro in più per fatte capì i venti. Dopo l'accordo con Alemanno bisognava rifa' un altro accordo... non è che tu con Alemanno tu ce puoi parla' de soldi... de ste cose... non è cosa ......... allora praticamente bisognava parlà col suo capo segreteria, quello che ha ammazzato dall'inizio, un Padre Eterno... allora chiamiamo Massimo e faccio "guarda che qui c'ho difficoltà a farmi fa'... i trecentomila euro" me fa < me richiami> visto c'ha il telefono... su quel telefono parla solo lui, me fa dice <va in Campidoglio, alle tre, che scende Lucarelli e viene parlare con te> ho fatto "a Massimo ma io nemmeno salgo su, no quello scende giù!" <vai alle tre lì tranquillo>, ahò, alle tre meno cinque scende, dice <ho parlato con Massimo, tutto a posto domani vai..> ahò, tutto a posto veramente! C'hanno paura de lui c'hanno paura che cazzo devono fare qua..
Rotolo e Ruggiero, dunque avrebbero garantito i collegamenti ed i rapporti con l'organizzazione criminale calabrese dei Mancuso. Nel corso dell'attività investigativa, è stato accertato che, circa cinque anni prima, l'associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo (formalmente dipendente della "Cooperativa 29 Giugno", presso la quale si occupa della gestione del deposito mezzi sito in via Affile nr. 3, all'interno del quale vengono custoditi anche gli articolati di Campennì) e Ruggiero (lavoratore dipendente, dal 1998 al 1999, presso la "SOC. COOP. 29 GIUGNO COOP SOCIALE S.R.L" di Buzzi, mentre dal 2009 inserito nella società ROMA MULTISERVIZI S.P.A., presieduta sino all'ottobre 2013 da Franco Panzironi, tra gli arrestati) aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale l'associazione romana aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della 'ndrangheta, mentre il clan Mancuso aveva inviato su Roma un proprio emissario, Giovanni Campennì, tramite il quale avviare attività imprenditoriali in collaborazione con l'associazione romana.
Campennì è un imprenditore calabrese, cognato di Giuseppe Mancuso, esponente di spicco dell'omonima cosca, e fratello di Francesco Antonio Campennì, condannato per traffico di stupefacenti e risultato collegato alla cosca Mancuso e alla cosca Pesce di Rosarno, designato, in quanto incensurato, a rappresentare il clan Mancuso nella gestione dell'appalto per la pulizia del mercato Esquilino a Roma, affare assegnato proprio da Carminati e Buzzi a Campennì, al fine di ricambiare la protezione offerta dai Mancuso e per il quale veniva creata ad hoc la "Cooperativa Santo Stefano – Onlus", che nella progettualità dello stesso Buzzi sarebbe stata una "Cooperativa di 'ndranghetisti", alla quale Carminati dava il definitivo via libera alla costituzione della stessa.
Nello specifico, è stato accertato che la nascita del rapporto tra le due organizzazioni criminali era sorto a seguito di un "favore" chiesto da "Mafia Capitale" ai Mancuso, riconducibile ad alcuni investimenti fatti proprio da Buzzi in Calabria cinque anni prima e per i quali era stato "rispettato", avendo goduto di una protezione proprio da quel clan: "... so passati 5 anni.. "t'ha toccato qualcuno là sotto?"; appoggio poi ricambiato dal sodalizio criminale romano con la cessione in subappalto di alcune attività a Campennì, che agiva non per volontà autonoma, bensì quale diretta espressione del clan Mancuso "vengo io perchè loro mi mandano... e dico "si Salvatore, andiamo" però dietro ci sono loro... perchè loro comandano...".
E' stato, infatti, accertato che la"Cooperativa 29 giugno" di Salvatore Buzzi negli anni 2008/2009 aveva gestito il C.A.R.A., istituito dal Ministero dell'Interno, ubicato nel villaggio turistico Alemiadi Cropani Marina (CZ) nato per sopperire al sovraffollamento di immigrati presso il C.P.T. di Crotone. L'appalto veniva aggiudicato nel periodo compreso tra il 20 ottobre 2008 ed il 31 marzo 2009, prevedendo uno stanziamento complessivo di circa 1.300.000,00 euro, per l'accoglienza di circa 240 immigrati, per i quali venivano corrisposti dal Ministero dell'Interno circa 35 euro l'uno al giorno. L'analisi condotta sugli estratti conto della "Cooperativa 29 Giugno" consentiva di accertare almeno due transazioni bancarie tra la cooperativa e la società "ALE.MIA".
Ad ulteriore conferma delle cointeressenze con la 'ndrangheta, gestite in Calabria negli anni precedenti da Buzzi, si evidenziano alcune conversazioni captate all'interno della "Cooperativa 29 giugno", in cui l'imprenditore romano raccontava dei suoi rapporti diretti con personaggi mafiosi, temporalmente riconducibili al periodo in cui lo stesso gestiva il C.A.R.A. a Cropani Marina (CZ) "Allora io te dico, quando io stavo a Cropani io... (inc).. poteva venì giù tutti giorni un bambino... scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio.. parlavo con il Prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la 'ndrangheta.. parlavo con tutti. E poi risalivo su".
Rapporti tra quella che è considerata in maniera unanime come la mafia più potente, la 'ndrangheta, e una di nuova generazione, che gli inquirenti stanno provando a dimostrare anche sotto il profilo giudiziario. Un rapporto che era stato possibile allacciare grazie all'intermediazione della famiglia 'ndranghetista Piromalli di Gioia Tauro, città natale di Rotolo e Ruggiero, famiglia alla quale i due si erano rivolti, in prima battuta, anche approfittando di un rapporto di parentela che legava uno dei due allo storico clan "quando siamo and... quando siamo andati giù.. lui è paesano mio... l'amico mio e via dicendo... e dico, perché è paesano mio, siamo andati... ma c'hanno mandato.... Rotolo, lui, è il nipote di Peppe Piromalli... siamo andati.. così funziona dai Mancusi, il perno centrale che comanda.. capito...".
"Riguardo agli indagati in esame, si deve, altresì, chiarire che anche l'analisi del contesto familiare di riferimento consente di mettere in relazione Rotolo Rocco con il clan dei Piromalli, poiché il medesimo risulta essere anche cognato di La Rosa Salvatore e di La Rosa Santo, alias "Brodoso", quest'ultimo tratto in arresto nel 2010 da personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, del Commissariato di Gioia Tauro e del Servizio Centrale Operativo di Roma, poiché avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla vicinanza al clan Piromalli, aveva estorto in concorso, 30.000 euro a due imprenditori di Gioia Tauro (RC)" è scritto nell'ordinanza.
Campennì viene scelto come soggetto "pulito", per non attirare le attenzioni della magistratura. Sarebbe, quindi, una diretta espressione del clan Mancuso di Limbadi. Ma in una conversazione intercettata, Buzzi esternerà le proprie riflessioni sul comportamento adottato d Campennì relativamente alla gestione della cooperativa Santo Stefano e dal tenore della conversazione emergeva una chiara critica alla conduzione dell'attività, ovvero all'atteggiamento: "non è che qui c'è il padrone, è una cooperativa per il benessere di tutti.. tu non puoi venì qui e pensi di appozzà la cosa.. perchè qui non appozzi".
Rotolo si dimostrerà particolarmente coinvolto dall'enfasi del momento, tanto da ipotizzare l'allontanamento dei mezzi di Campennì, che fino a quel momento aveva custodito all'interno del deposito di questa via Affile. Al ché, Ruggiero spiegava la ragione gli interlocutori, ricordando soprattutto a Buzzi di essere stato "rispettato" dai Mancuso e che, di conseguenza, loro dovevano rispettare Campennì in quanto diretta espressione degli stessi. La riflessione di Ruggiero veniva pienamente condivisa da Buzzi. Appare particolarmente significativa l'affermazione formulata da Ruggiero "in quella rete là comandano loro, poi in questa rete qua comandiamo noi!!." che dimostra plasticamente il rapporto paritario tra le due organizzazioni criminali.
Gli affari, quindi, vanno avanti.
Le attività propedeutiche alla costituzione di una cooperativa gestita essenzialmente da personaggi già inseriti nelle attività imprenditoriali di Buzzi, cui far partecipare Campennì, quindi seguendo le indicazioni dei Mancuzo, ed altri di origine calabrese stanziali su Roma, nasce già nell'anno 2013, come confermato dall'attività tecnica condotta con riferimento a Buzzi ed il progetto si perfezionava con il benestare di Carminati Massimo il quale, il 5 febbraio 2014, in un incontro con Buzzi e Campennì acconsentirà all'ingresso di quest'ultimo nella gestione delle attività sul mercato Esquilino.
E sarà proprio Buzzi a parlare "de questa cooperativa de 'ndranghetisti".
I problemi, comunque, non mancheranno. Le tensioni sorte per la gestione della cooperativa Santo Stefano venivano percepite dal Rotolo come potenzialmente in grado di creare dei problemi ben più gravi, tanto da ritenere di dover andare in Calabria da Campennì "andare giù da lui ... prima che va a finire a schifìo...eeee.."e parlare con gli esponenti del clan Mancuso della situazione che si era venuta a creare"... devo far intervenire i parenti suoi..", addebitando al comportamento di Buzzi le ragioni degli inconvenienti sorti.
"Sulla base di quanto esposto, si ritiene sussistere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Salvatore Ruggiero e Rocco Rotolo, che risultano aver fornito uno stabile contributo alle attività della associazione criminale denominata Mafia Capitale, favorendo, grazie ai loro collegamenti con esponenti della criminalità organizzata calabrese, la definizione di un accordo di collaborazione tra Mafia Capitale e il Clan Mancuso, grazie al quale il gruppo criminale riferibile al Buzzi ed al Carminati ha potuto godere della protezione della 'ndrangheta nelle attività economiche svolte nel territorio di Cropani, offrendo in cambio l'inserimento nelle attività di gestione degli appalti pubblici su Roma di un soggetto, Campenni' Giovanni indicato come referente dalla cosca Mancuso" valuta il Gip.
Infatti, il riconosciuto spessore criminale di Rotolo induceva Buzzi a rivolgersi a lui in occasione dell'incendio doloso subito da alcuni veicoli da lavoro della citata cooperativa custoditi all'interno di un deposito sito a Lariano: il 5 giugno 2014, alle ore 6.01, il BUZZI veniva informato da un suo collaboratore, che un incendio aveva danneggiato cinque mezzi di proprietà della "Cooperativa 29 Giugno", custoditi a Lariano (RM) in via del Cimitero. Alle successive ore 9.26, Buzzi contattava Rotolo e, dopo averlo informato su quanto accaduto, ipotizzava la natura dolosa dell'incendio "...quindi è proprio una cosa proprio contro di noi...".
Pertanto, Buzzi incaricava il Rotolo di "...capì in zona a Lariano chi c'è, chi non c'è" ed i due concordavano di incontrarsi nel pomeriggio a Lariano per un sopralluogo "...cosi vediamo un pò di capire se è stato colpito lì perché è il punto meno, meno protetto e quindi ..."; inoltre, temendo eventuali simili azioni, lo esortava ad aumentare "...le misure di sicurezza...perché è una cosa contro di noi credo, non è contro il cantiere quindi qualche stronzo che ce l'ha con noi...".
E anche quando un suo collaboratore apostroferà Rotolo col termine "soldato", Buzzi dovrà intervenire duramente: "Non puoi dire al Calabrese affiliato alla 'ndrangheta sugnu soldato... è un offesa gravissima...".