Trasporti sullo Stretto: l'accordo tra la ditta in odor di mafia e Matacena

trasportisullostrettodi Claudio Cordova - Vincenzo Ercolano e Francesco Caruso. Arrestati nell'ambito dell'operazione "Caronte", condotta dalla Dda di Catania contro un'organizzazione criminale di tipo mafioso. Ma anche Amedeo Matacena, l'armatore ed ex deputato di Forza Italia già condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa. Nomi ricorrenti nelle carte firmate dal Gip di Catania che hanno portato, appena alcuni giorni fa, all'esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere. In particolare, sarebbero i coniugi Caruso a essere le teste di ponte di Ercolano nel mondo del trasporto marittimo: "La società Servizi Autostrade del Mare S.R.L. è stata costituita il 05.04.2004 dai coniugi Caruso Francesco e Di Napoli Stefania, rispettivamente titolari del 10% e del 90% di quote, ed aveva, originariamente, come oggetto sociale la prestazione di servizi di assicurazione e, dal mese di ottobre, l'attività nel campo dei trasporti marittimi. Il 27.10.2005 la società ha dichiarato di esercitare l'attività nel campo dei trasporti marittimi e

costieri (linee di traghettamento ), con autorizzazione del Ministero dei Trasporti e con licenza rilasciata dalla Capitaneria di Porto avente nr. 21786. Caruso Francesco ha ricoperto la carica di Amministratore Unico della società dal 19.04.2004 al 23.02.2005 ed ancora dal 30.09.2005 a tutt'oggi; nel periodo intermedio la stessa carica è stata affidata a sua moglie, Di Napoli Stefania. Caruso Francesco, subito dopo l'attentato, rendeva spo ntanee dichiarazioni in data 2 agosto 2006. Egli riferiva che, dopo il litigio con i soci Riela Filippo e Riela Rosario, aveva costituito la società Autostrade del Mare per continuare la propria attività nel settore In detto periodo, aveva dapprima stipulato degli accordi con la ditta Caronte; quindi, aveva raggiunto accordi con la società Amadeus S.p.A. di Amedeo Matacena, imprenditore e parlamentare di Messina a cui è riconducibile parte della proprietà della Amadeus S.p.A".

Un legame che gli inquirenti dimostrerebbero tramite diverse intercettazioni, da cui Caruso e i suoi conversanti risulterebbero riconnettere senza particolari incertezze l'attentato subito al loro interesse nel settore dei vettori marittimi che si concretizzava in quel periodo sia nel noleggio di tre navi di proprietà della società Amadeus S .p.A. di Amedeo Matacena da impiegare nella tratta Messina - Reggio Calabria per il traghettamento degli automezzi pesanti sia nelJ'attività svolta, mediante il consorzio CAI, per le prenotazioni dei transiti dei mezzi pesanti a prezzi inferiori a quelli ordinari grazie ad accordi presi con le società che gestiscono le navi traghetto, previa provvigione. Essi, infatti, a più riprese - escluse possibili ragioni diverse - ragionavano sul fatto che il mandante dell'agguato avesse agito per salvaguardare propri interessi economici nel medesimo settore, senza però informare i vertici del gruppo – nel quale lo stesso Caruso e Scuto si riconoscevano - né della propria iniziativa né dei guadagni effettivamente realizzati ed in parte, per quanto si comprende, celati alla organizzazione medesima" è scritto nelle carte d'indagine.

Vincenzo Ercolano sarebbe un soggetto di prim'ordine della famiglia collegata ai più noti Santapaola di Catania. E le intercettazioni vengono valorizzate molto dagli inquirenti siciliani: "Dimostrano ancora l'interesse diretto di Ercolano Vincenzo le conversazioni nelle quali lo stesso pubblicizzava la ripresa dell'attività della società in parola, che aveva locato le navi di Matacena, utilizzando espressioni che a lui direttamente la riconducevano".

Per gli inquirenti, infatti, Ercolano era socio occulto della Servizi Autostrade Del Mare Srl formalmente intestata a Caruso ed a sua moglie, ma di fatto nella disponibilità anche di molte altre persone, tra cui sicuramente Giuseppe Scuto, Alfio Aiello e anche lo stesso Ercolano. La società da un lato aveva stipulato accordi prima con la Caronte e poi con la Amedeus di Amedeo Matacena per il traghettamento nello stretto di Messina degli autotreni e, dall'altra, aveva offerto questo servizio, quale agenzia, a numerosi "padroncini" e autotrasportatori in genere.

Insomma, soldi, affari e appalti. L'habitat naturale in cui sguazzano mafia e 'ndrangheta.

E di mezzo, più o meno indirettamente, finisce ancora una volta il nome dell'ex deputato Matacena, già pregiudicato per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente al centro del "Caso Scajola". Ma, per la Dda di Catania, Matacena avrebbe avuto un ruolo anche nel rapporto con Ercolano che intratterrebbe "apporti con esponenti della malavita messinese, attraverso l'imprenditore Matacena Amedeo, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa in via definitiva con sentenza della Corte di assise di Reggio Calabria".