Morte Maria Concetta Cacciola: l'avvocato Pisani svela strategie criminali e mediatiche

di Claudio Cordova - "Avevo la necessità di dire la verità per tornare a guardarmi allo specchio". E' un interrogatorio drammatico, ma anche catartico, quello che l'avvocato Vittorio Pisani rende ai pubblici ministeri di Reggio Calabria il 16 settembre scorso. E' l'interrogatorio con cui il legale, già condannato in primo grado per i fatti che porteranno alla morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, racconta tutta la verità su una delle più tragiche vicende degli ultimi anni. Un interrogatorio durato nove ore, in cui il legale ha confermato la propria volontà di collaborare con la giustizia, rimettendo in fila fatti, cose e persone.

ALLA RICERCA DI MARIA CONCETTA

Una storia che inizierà nel giugno 2011, quando Cetta Cacciola deciderà di allontanarsi da Rosarno e di riversare il proprio patrimonio conoscitivo sulla 'ndrangheta di Rosarno. Una storia che, però, non si fermerà con la morte della giovane, avvenuta il 20 agosto successivo, ma che continuerà anche dopo tramite le manovre della famiglia, dell'avvocato Gregorio Cacciola e della stampa per infangare la dignità della testimone di giustizia.

Saranno proprio i Cacciola a chiedere all'avvocato Pisani di affiancare Gregorio Cacciola in relazione alla scomparsa di Maria Concetta: "Sostanzialmente i Cacciola volevano sapere dove fosse la loro congiunta e in compagnia di chi e volevano che io cercassi di acquisire queste informazioni dal Tenente Santuccio)". Pisani ha bisogno di soldi, quindi decide di accettare, anche se, a suo dire, a malincuore: "Ho sempre ritenuto l'avvocato Gregorio Cacciola una persona pericolosa, perché so che investe di ogni problema i suoi cugini mafiosi, anche quando litiga con qualche collega".

In quel periodo, i Cacciola pensano a una relazione extraconiugale della giovane Maria Concetta. Hanno contezza della collaborazione con la giustizia della donna solo il 20 giugno, quando gli investigatori effettueranno una perquisizione a casa di Teresa Cacciola (moglie di Gregorio Bellocco), rinvenendo un bunker. Ecco che iniziano le grandi manovre per riportare a casa Maria Concetta, costringendola poi a ritrattare: "Qualche giorno dopo – racconta Pisani – fra la fine di giugno e i primi giorni di luglio, incontrai l'avvocato Cacciola all'interno del Tribunale di Palmi. In tale occasione il collega Cacciola mi disse che c'era stata una riunione all'interno del suo studio, a cui avevano partecipato Cacciola Michele, Cacciola Giuseppe e lo stesso avvocato Cacciola. La riunione aveva avuto a oggetto i possibili effetti della collaborazione di Maria Concetta Cacciola e nella circostanza Teresa Cacciola, temendo che la ragazza potesse rendere dichiarazioni a carico di suo marito Bellocco Gregorio o comunque dei suoi figli o di suoi parenti, aveva chiesto che fossi nominato anche io quale legale incaricato di occuparsi di tutto ciò che atteneva a tale collaborazione. Ricordo che io dissi al collega "ma noi come avvocati in questa fase cosa possiamo fare?" e lui si mostrò sicuro, dicendomi che stavano cercando di rintracciare Maria Concetta Cacciola, per poi farla rientrare a Rosarno e indurla a ritrattare quanto aveva dichiarato agli inquirenti".

QUEL GIOVANE COL GIUBBOTTO AD AGOSTO

Pisani non sente più nessuno fino ai primi di agosto, poi, dopo un abboccamento con i Cacciola, riceve la telefonata della giovane Maria Concetta: "La ragazza – ricorda il legale – mi sembrò decisamente indecisa in quanto prima mi disse che era sua intenzione tornare a Rosarno e interrompere la collaborazione con la giustizia, ma poi, subito dopo, affermò che forse sarebbe stato meglio se fosse restata dov'era e se avesse continuato a collaborare. Io, percependo questa sua chiara indecisione, le dissi che non aveva bisogno di un avvocato e le suggerii di parlare con i magistrati e con il Servizio di Protezione".

E' proprio a questo punto che il racconto di Pisani diventa drammatico, perché dopo una ventina di minuti riceverà allo studio la visita di Gregorio Cacciola, a quel tempo poco più che ventenne fratello di Maria Concetta, insieme a un coetaneo: "Cacciola Gregorio era molto arrabbiato e il ragazzo che lo accompagnava aveva un giubbino, circostanza che mi colpì molto perché era un pomeriggio di agosto". Pisani inizia a piangere a dirotto, l'interrogatorio viene sospeso. La verbalizzazione riprende, ma solo per pochi istanti: "Temevo fortemente che il ragazzo che accompagnava Cacciola Gregorio (classe 1987) fosse armato e che indossasse un giubbino per nascondere l'arma. Poi Cacciola Gregorio con rabbia mi chiese: "Avvocato perché non volete difendere mia sorella?". Quando gli spiegai che l'avevo invitata a contattare i magistrati perché non mi era sembrata convinta lui rispose con rabbia: "Voi siete pazzo, avvocato"". Pisani piange nuovamente e singhiozzando afferma: "Chiedo scusa, ma per me fu una giornata difficile, non sapevo come uscirne". Un incontro che sarebbe durato non più di un quarto d'ora: "Ricordo bene che mentre parlavamo il ragazzo col giubbotto restò in piedi vicino alla porta, nonostante lo avessi invitato ad accomodarsi. Ebbi paura che mi sparasse". Pisani è visibilmente turbato e davanti ai pm Musarò e Cerreti piange a dirotto. E infatti il racconto prosegue tra le lacrime: "Gregorio mi salutò in malo modo, dicendo: "Avvocato, non vi preoccupate più di questa cosa, ci pensiamo noi, quindi si alzò di scatto e andò via". A quel punto, Pisani deciderà di ricorrerlo per salvare il salvabile: "Temevo fortemente ritorsioni nei confronti miei e/o dei miei familiari, per cui gli dissi che ci avevo ripensato e aggiunsi che Cacciola Maria Concetta poteva richiamarmi". Una decisione che probabilmente salverà la vita a Pisani, trascinandolo però nella vicenda che lo porterà alla condanna: "Poco dopo Maria Concetta Cacciola mi richiamò e mi disse di non essere affatto indecise, ma era evidente che non era sincera".

Ma Pisani ha paura. Ha paura per sé e per gli altri: "Questa gente (mi riferisco ai Cacciola e ai Bellocco) fa sempre così: ti dicono di stare tranquillo e poi quando meno te lo aspetti ti succede qualcosa. Anche a mio padre avevano detto che potevamo stare tranquilli, poi dalle conversazioni tra presenti all'interno dello studio Cacciola è emerso che mi volevano ammazzare".

IL RIENTRO A ROSARNO, LA RITRATTAZIONE E LA MORTE

Pisani va avanti, lui che, in qualità di legale dei Bellocco avrebbe dovuto fare, in qualche modo, da garante per la storica cosca di Rosarno, pesantemente colpita dalle dichiarazioni di Maria Concetta Cacciola. A Pisani, i Cacciola si rivolgeranno anche quando fallirà il tentativo di far rientrare la giovane. Sarebbe dovuto essere lui a parlare con gli inquirenti per capire lo status della donna: "L'avvocato Cacciola non si fidava degli inquirenti e voleva risolvere il problema senza investirli della questione".

Maria Concetta Cacciola rientrerà a Rosarno l'11 agosto.

Gli avvocati Pisani e Cacciola la incontrano nell'abitazione di altre persone, per evitare di essere intercettati. E' in quell'occasione che si decide per la registrazione della ritrattazione: "L'avvocato Cacciola mi spiegò che la Cacciola gli aveva confessato di aver parlato di diversi omicidi accusando soggetti appartenenti alla famiglia Bellocco".

La registrazione viene effettuata il giorno successivo, all'interno dello studio dell'avvocato Cacciola. Maria Concetta leggerà da cinque/sei fogli, scritti materialmente dall'avvocato Gregorio Cacciola: "La ragazza non mi sembrò serena, né contenta di quello che aveva fatto". Sarà invece l'avvocato Pisani a sbobinare e trascrivere la ritrattazione, in cambio di mille euro in contanti, forniti da Michele Cacciola, padre della giovane.

La situazione, però, precipita il 20 agosto, quando Maria Concetta viene trovata morta a Rosarno: "Il 22 agosto – ricorda l'avvocato Pisani – l'avvocato Cacciola mi chiese di raggiungerlo allo studio a Gioia Tauro, dicendomi che stava preparando un esposto e chiedendomi di portare la trascrizione. [...] Quando arrivai l'esposto era quasi terminato. Lui mi disse che con Michele e Giuseppe Cacciola avevano concordato una precisa strategia e cioè dire che la microcassetta era stata ritrovata dopo la morte della ragazza all'interno del taschino di una camicia o di una giacca, se non sbaglio di Michele Cacciola. Io non ero d'accordo, perché questo non era vero, ma il mio collega era fuori di sì, voleva a tutti i costi depositare in fretta l'esposto e divulgare alla stampa.

CAMPAGNA MEDIATICA

Già, la stampa.

Nell'esposto, infatti, i Cacciola accuseranno i magistrati di pressioni sulla giovane. Pressioni per farle dire determinate cose su alcune famiglie. Pressioni che ne avrebbero minato la solidità psicologica, fino al tragico epilogo. L'avvocato Cacciola era su tutte le furie: "Intanto perché lo chiamavano... lo chiamava la stampa, no?". I giornalisti lo chiamavano perché già sapevano dell'esposto e volevano avere notizie. Due i giornalisti individuati dall'avvocato Pisani come tra i più attivi: "Sansonetti e Toscano, direttori rispettivamente di Calabria Ora e della Gazzetta del Sud".

Dal verbale integrale:

Vittorio Pisani: "[...] Nel frattempo lui parlava con Sansonetti, quindi... (incomprensibile – forti fruscii), eh... aveva detto che comunque l'avrebbe... avrebbe mandato il giorno dopo tutto il materiale per la pubblicazione su "Calabria Ora".

Pubblico Ministero: Perché proprio a "Calabria Ora"? No, le chiedo se c'è un motivo perché proprio a "Calabria Ora" rispetto...

Vittorio Pisani: "Calabria Ora", sostanzialmente è stato sempre un giornale un po', non a favore della Procura ma contro... contro la Procura, no? Su alcune circostanze, anche io da lettore, voglio dire, quindi lui aveva identificato questa... questa testata giornalistica per inviare il tutto, di fatto l'ha inviato.

Pubblico Ministero: Era questo il motivo per cui l'aveva inviato a "Calabria Ora" o aveva un rapporto pregresso con Sansonetti?

Vittorio Pisani: Io non lo so questo, dottore, non lo so.

Pubblico Ministero: Non ne avete parlato?

Vittorio Pisani: No, no, no. Lì è nata la problematica del.. anche di questa strategia del ritrovamento [...]

MARIA CONCETTA MUORE DUE VOLTE

Pisani parla chiaramente di strategia. Una strategia che non si ferma neanche dopo la morte della giovane Maria Concetta: "I coniugi Lazzaro/Cacciola furono convocati in Procura per essere sentiti. L'avvocato Cacciola mi rappresentò la necessità che fossero prima "preparati" su ciò che dovevano dire e disse che avrebbe chiesto un rinvio allegando certificati medici, cosa che fece in due-tre circostanze". Ma a essere sentiti saranno anche i due legali, ancor prima di essere indagati e poi arrestati: "In occasione dell'interrogatorio presso la Procura di Palmi del febbraio 2012, l'avvocato Cacciola voleva concordare le versioni che avremmo dovuto rendere e a tal fine mi aspettò anche sotto casa, la sera prima, e poi mi lasciò nella cassetta della posta un biglietto in cui mi indicò la sua linea difensiva. Successivamente, a causa di alcune contestazioni mossegli durante l'interrogatorio, si adirò molto con me perché non avevo seguito le sue indicazioni e arrivò al punto di minacciarmi davanti al carcere di Palmi, dicendomi che se il processo fosse finito male per lui, sarebbero stati guai non solo per me, ma anche per i miei avvocati che riteneva responsabili della strategia difensiva".

GUARDARSI ALLO SPECCHIO

Al termine del drammatico verbale di interrogatorio, quindi, l'avvocato Pisani spiega ai pm Musarò e Cerreti i motivi che lo hanno spinto a collaborare con la giustizia, ora che la sua vita è stata stravolta: "In data 23/7/2014, dopo aver reso dichiarazioni spontanee, all'interno del furgone della Penitenziaria, Cacciola Giuseppe mi ha minacciato, dicendomi che alcune cose che avevo detto avrei potuto evitare di dirle. La doccia fredda è stata il 30 luglio 2014, quando il giudice ha dichiarato l'inefficacia della misura per Cacciola Giuseppe dal 7 agosto 2014. A quel punto ho avuto davvero paura per l'incolumità dei miei familiari e ho deciso di collaborare, anche perché avevo necessità di dire la verità per tornare a guardarmi allo specchio".

Guardarsi allo specchio. L'avvocato Pisani forse adesso ci riesce. Grottesco se dovessero riuscirci anche altri soggetti coinvolti, a vario titolo, nei fatti che precedono la tragica morte di Maria Concetta Cacciola.