di Claudio Cordova - Tante ammissioni, tante circostanze raccontate, tante ricostruzioni dei fatti avvenuti negli ultimi anni. Ma anche tanti "omissis", che testimoniano come il patrimonio conoscitivo da mettere a disposizione della Dda di Reggio Calabria possa essere molto più ampio. La Piana di Gioia Tauro ha un nuovo collaboratore di giustizia. E' Pietro Mesiani Mazzacuva, coinvolto nell'indagine "Mediterraneo" perché accusato di essere l'intestatario fittizio di due cliniche private, una a Gioia Tauro, il centro tac "Imagine System", e una a Terni, la "Vital Dent", che, invece, sarebbero state nella disponibilità della potente cosca Molè.
A raccogliere, già da luglio, le dichiarazioni di Mesiani Mazzacuva, è il sostituto procuratore Roberto Di Palma, che da anni indaga sulle cosche della Piana di Gioia Tauro. E Mazzacuva, da altrettanti anni, è un soggetto contiguo agli ambienti mafiosi, essendo il cognato di Domenico Molè per via del matrimonio di questi con la sorella Valeria ed essendo già stato condannato in via definitiva nel processo "Tirreno".
Per questo il racconto di Mesiani Mazzacuva, oltre che su fatti specifici, apre squarci sulle dinamiche interne alla città di Gioia Tauro e ai due storici clan, Piromalli e Molè: "Logicamente, aprire determinate cose a Gioia Tauro possono essere oggetto di disguidi [...] c'erano alcune cose, che ne so, le stazioni di servizio, loro... non si potevano fare perché era una cosa, diciamo, che vedevano tra loro, insomma...".
Il racconto di Mesiani Mazzacuva torna fino agli anni dello storico supermercato dei Molè, quell'Idea Sud in cui il nuovo collaboratore di giustizia avrebbe avuto un ruolo anche quando a subentrare sarà l'amministrazione giudiziaria, rappresentata da quel Giovanni Zumbo che sarà poi la "talpa" delle cosche: "All'epoca quando ce lo avevano loro, i Molè, logicamente, aprire altri supermercati si sarebbe dovuto chiedere il permesso a loro, questo è poco ma è sicuro"
Il pm Di Palma vuole capirci qualcosa in più:
Pubblico Ministero: cioè in buona sostanza, chi delle due famiglie metteva prima piede in un settore economico...
Mesiani Mazzacuva Pietro: Sì
Pubblico Ministero: ....si doveva togliere il cappello...,,
Mesiani Mazzacuva Pietro: Sì
Il racconto di Mesiani si spinge poi più nello specifico nel settore delle cliniche private a Gioia Tauro, andando a citare quello della famiglia Tripodi: "Hanno un vincolo di parentela con i Piromalli. Franco Tripodi ha sposato la figlia della buonanima di don Mommo Piromalli". Con il suo Imagine System, invece, Mesiani Mazzacuva avrebbe foraggiato i Molè, anche per le pressioni del figlio di Mommo Molè, Nino u niru: "Sì, mi ha chiamato in disparte e mi ha detto che non è possibile continuare così, che io avevo un debito nei confronti di suo padre "tu devi tutto a mio
padre, sennò tu non potevi aprire, tu ti stai facendo d'oro, eh... tu c'hai la tranquillità, te ne sei pure andato", cosa che gli era bruciata tantissimo a tutti, eh.. sapevo che dietro le spalle mi criticavano in quei momenti, diciamo, però mi... mi accennò che voleva centomila euro..."...e io gli ho detto che non è possibile, che era assolutamente impensabile una cosa del genere...".
Alla fine, però, in due anni ai Molè sarebbero entrati proprio centomila euro: "C'è una cosa, che fino al 2008 loro i soldi ce li avevano e quindi non si sono mai preoccupati dell'Imagine System eventuale, perché i soldi gli entravano, non avevano problemi di nessun...". Poi l'1 febbraio 2008 viene ucciso Rocco Molè e le cose cambiano: "Di Imagine System la colpa è mia, io ho accettato il patto col diavolo, l'ho accettato, dottore, è vero!"
Dai Molè, Mesiani Mazzacuva sarebbe stato schiacciato. Avrebbero preteso soldi e avrebbero ingerito nelle dinamiche societarie, "consigliando" anche il commercialista Vincenzo Ruggero. E così, Mesiani Mazzacuva ricorda al pm Di Palma la "saggezza" di Mico Molè: "Lui ha sempre visto lontano, diciamo, su determinatee cose, dice: "Una volta che ti sporchi con la nnerda non c,è
niente da fare, o ti disincrosti, recidi oppure puzzerai sempre!"".
Un meccanismo che, a detta del collaboratore, sarebbe convenuto, ma che poi, in determinato momento avrebbe portato ai tentativi di vendita: "Io non voglio più scendere a Gioia Tauro, mia moglie non vuole che scendo, ho motivi pure di preoccupazione per la mia vita, in base a come si vanno a mettere le cose a Gioia Tauro e quindi, logicamente voglio svendere, voglio vendere tutto".
E così iniziano i tentativi: "Ho avuto un altro approccio con Eduardo Lamberti Castronuovo De Blasi, tramite Raffaele D'Agostino, intimo amico mio, che è venuto a vedere lo studio e quant'altro, poi però mi ha fatto sapere che da solo non lo poteva prendere aveva chiesto... infatti lui gli aveva chiesto, diciamo, di entrare in consorzio a Giovanni Cassone, ed in un secondo momento poi mi ha detto invece che non poteva perché non glielo facevano trasferire... Perché purtroppo c'è il vincolo sanitario [...] solo all'interno del paese si possono spostare, o per altri timori di cui io non sono a conoscenza, magari si è fatto lo storico alla Camera di commercio, ha visto studio sequestrato, ha detto: "Dove mi vado a mettere", parliamoci chiaro. A quel punto c'era un altro amico mio che sentendomi parlare col consulente di eventuali vendite mi ha detto: "Piero, se vendi io potrei essere interessato", si chiama Giancesare Muscolino, era fino a poco tempo fa presidente, penso, della Viola Basket pure, gli ho detto io: "Guarda va bene, io voglio vendere, quindi figurati".
Non se ne farà nulla. Acqua passata, ora Mesiani Mazzacuva collabora con la giustizia.