Quattro pentiti contro i Serraino. Fregona, Mesiano, Moio e Villani concordi sul clan

moioroberto arrestodi Claudio Cordova - Il collaboratore di giustizia Carlo Mesiano, ascoltato alcuni giorni fa all'interno dell'aula bunker di Reggio Calabria, non sarà l'unico pentito a sfilare, per conto dell'accusa, nel procedimento "Epilogo", che vede alla sbarra la storica cosca Serraino, egemone nei territori di San Sperato e Cardeto. Sono ben quattro i collaboratori di giustizia che accusano i presunti affiliati al clan. Pentiti che arrivano da organizzazioni esterne, come Consolato Villani, Roberto Moio (che sarà ascoltato nel corso della prossima udienza) e Carlo Mesiano, appunto, ma anche ex affiliati alla famiglia come quel Vittorio Giuseppe Fregona, che, prima dell'inizio del processo, la cosca avrebbe tentato di screditare.

I CAPI

L'indagine "Epilogo" viene eseguita, con un'operazione, condotta dall'Arma dei Carabinieri, che porta all'arresto di decine di presunti affiliati: la cosca Serraino avrebbe esteso i suoi tentacoli da San Sperato fino a Cardeto, comune collinare nell'hinterland reggino. Sarebbe dunque Alessandro Serraino il capo della cosca, soprattutto dopo la morte del padre, Domenico Serraino, fratello del più famoso don Ciccio,  soprannominato "il re della montagna". Sulla "successione" di Alessandro Serraino al padre defunto, anche i pentiti sono piuttosto concordi. Roberto Moio, nipote del mammasantissima Giovanni Tegano, nel verbale del 19 maggio 2011, si esprime così su "Lisciandro": "E' il cognato di Fabio Giardiniere; è il capo-locale della cosca Serraino; il suo grado è superiore a quello del Giardiniere; poco prima del mio arresto l'ho incontrato presso il bar Licata (Ligato, ndr) e Porcino di Santa Caterina". Una leadership riconosciuta anche dal pentito Fregona, appartenente, fino al momento della collaborazione, alla famiglia: "Alessandro Serraino è l'attuale capo della cosca Serraino, soprattutto dopo la morte del padre".

Alessandro Serraino e Fabio Giardiniere, dunque, sarebbero gli elementi di spicco del clan. Giardiniere, in particolare, sarebbe il contatto diretto sul territorio della cosca. Ancora Moio lo definisce un "soggetto molto attivo all'interno della cosca Serraino, esegue le direttive del cognato Alessandro Serraino". E il giorno prima, il 18 maggio 2011, il pentito Carlo Mesiano aveva affermato sostanzialmente la stessa cosa, peraltro ribadita alcuni giorni fa al cospetto del Collegio presieduto da Silvana Grasso: "Sono a conoscenza che Fabio Giardinere era parte della cosca Serraino. Prima della mia collaborazione ricordo che Fabio Giardiniere e M.G. avevano avviato un centro scommesse nella zona di San Sperato".

Moio (nella foto al momento dell'arresto) riferisce quanto in sua conoscenza sul conto della cosca Serraino: "Molto di quello che so mi è stato riferito a Mimmo Crea, di Cardeto, che lavorava con me per la New Labor" dice al pm Giuseppe Lombardo, titolare del procedimento "Epilogo". Moio delinea anche l'ambito di appartenenza del clan: "Sono a conoscenza che nella zona di Cardeto e San Sperato i Serraino controllano tutte le attività, commerciali ed imprenditoriali: in particolare, il settore delle imprese edili è completamente sottoposto alle loro determinazioni". Egemone nel settore dell'edilizia, ma non solo: "I componenti della cosca Serraino si occupano anche del taglio dei boschi: per quello che io so in tale settore sono quasi dei monopolisti".

IVAN NAVA & C.

E tra le "nuove leve" del clan Serraino, capace di rigenerarsi dopo anni di arresti e morti ammazzati vi sarebbe anche quell'Ivan Valentino Nava, condannato in primo grado come responsabile dell'intimidazione nei confronti del giornalista Antonino Monteleone. Il giovane Nava, classe 1985, avrebbe bruciato le tappe della propria carriera. Monteleone sarebbe stato "punito" perché reo di aver scritto, sul proprio blog, articoli "sgraditi", soprattutto con riferimento all'arresto del superboss Giuseppe De Stefano, da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese. In quell'occasione, fuori dalla Questura di Reggio Calabria, a salutare, a suon di baci, De Stefano, vi sarebbe stato anche Nava. Stando all'indagine "Epilogo", la piena adesione di Ivan Nava all'interno della cosca Serraino si evincerebbe dalla partecipazione di svariati presunti affiliati alla cosca al matrimonio del 27enne. Due giorni prima del matrimonio, datato 8 giugno 2010, i Carabinieri vengono infatti autorizzati a effettuare l'attività di video-ripresa della cerimonia del matrimonio di Nava. Il ricevimento si svolge presso il ristorante Altafiumara di Villa San Giovanni: e le riprese effettuate dagli investigatori risultano rilevanti per identificare le autovetture che avevano fatto accesso al ristorante in questione: "Un momento importante per la consorteria" scrivono gli investigatori nell'ordinanza di custodia cautelare "Epilogo".

Gli "obiettivi" dei militari dell'Arma riusciranno dunque a immortalare alcuni presunti affiliati ai Serraino, tra cui Fabio Giardiniere. Sulla partecipazione alla cosca, però, riferiscono anche i collaboratori di giustizia: "E' soggetto conosco, ma di cui non ricordo il nome" dice il pentito Consolato Villani. Poi, una volta reso edotto sull'identità del giovane, aggiunge: "E' un soggetto che ho visto insieme a Sergi, figlio dell'ex sindaco di Fiumara di Muro, legato ai De Stefano: l'ho visto spesso presso il bar Malavenda accanto al Museo archeologico". Lo stesso Fregona, intraneo alla famiglia Serraino, parla dei rapporti di frequentazione tra il giovane Nava e alcuni presunti capi del clan: "L'ho visto spesso con Alessandro Serraino, anche tre – quattro volte la settimana; mi è stato presentato da mio cognato Nino Pirrello e da Fabio Giardiniere come un amico dei Serraino".

Da ultimo anche il collaboratore di giustizia Carlo Mesiano, le cui dichiarazioni sono già state piuttosto precise, sul conto di Nava, nel corso dell'ultima udienza: "In relazione ad Ivan Nava, sono a conoscenza che lo stesso fa parte della cosca Serraino in quanto frequentava Franco Giordano, legato alla cosca Rosmini-Serraino: nel 2006 – 2007 le due cosche erano collegate". Giordano, peraltro, sarebbe colui il quale, nei giorni antecedenti al matrimonio di Nava si prodiga di "fare la conta" degli invitati. Mesiano, però, fornisce infine un ulteriore particolare che avvalorerebbe la presunta vicinanza di Nava anche alla famiglia De Stefano: "Ivan Nava frequentava anche altri soggetti, tra i quali Giorgetto De Stefano: ricordo di aver visto in numerose occasioni i due insieme".

GLI ALTRI AFFILIATI

Ma ai collaboratori di giustizia, l'Ufficio di Procura sottopone le foto degli indagati contenute negli album fotografici predisposti dal Reparto Operativo del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria. E nella maggior parte dei casi, i pentiti riconoscono i soggetti raffigurati nelle foto, fornendo anche particolari sulla presunta attività illecita svolta.

Il pentito Consolato Villani, ex affiliato alla cosca Lo Giudice, racconta, per esempio, alcuni particolari su Maurizio Cortese e sui membri della famiglia Pitasi: "Maurizio Cortese è stato detenuto con me presso il carcere minorile di Catanzaro; ho saputo che ha sposato la figlia di Pitasi, soggetto sulla sedia a rotelle, che vive a dopo San Sperato, in direzione Cardeto; i Pitasi sono stati sempre legati alla cosca Serraino; il Cortese è inserito nella cosca insieme al cognato Pitasi; si occupa di fornitura di farina con la copertura dei Serraino". Villani riferisce anche sul conto di Franco Giordano, un soggetto che in passato sarebbe stato vicino ai Rosmini, con una condanna nell'ambito di uno dei processi Olimpia: "E' stato ferito qualche tempo fa ed è parte della cosca Serraino-Rosmini; è stato titolare di alcuni negozi di telefonini, uno dei quali sul Calopinace; trafficava anche sostanze stupefacenti nella zona di Reggio – Modena". Affermazioni che fanno il paio con quelle di Vittorio Giuseppe Fregona, ritenuto responsabile di numerosi delitti di danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso, nonché di armi e droga per conto dei Serraino: "E' un soggetto che ha sempre fatto parte delle cosche Serraino-Rosmini; è uno dei primi soggetti che ho conosciuto quando sono entrato in contatto con il mondo criminale; per tanti anni ha gestito gli affari delle famiglie di appartenenza nella zona di Modena; era legato a Gullì, Festa e Rodà, poi divenuti collaboratori di giustizia".

Insomma, a detta dei collaboratori di giustizia, la cosca Serraino avrebbe controllato le zone collinari di Reggio Calabria e tutti, o quasi, avrebbero dovuto sottostare alla loro legge. Assai preciso è, in particolare, il pentito Villani: "Intendo specificare che i Fortugno ed i Fotia sono sempre stati legati alla cosca Serraino. Tranne i Nucera, legati ai Libri, tutti a Cardeto erano legati alla famiglia Serraino".

Sul conto di Paolo Pitasi riferisce invece l'ex killer della cosca Tegano, Roberto Moio: "Ricordo che Pitasi durante la guerra di mafia, quando è stato gambizzato, era legato alla cosca Tegano tanto da frequentare la casa dei miei zii; dopo la guerra è passato nella cosca Serraino in quanto lo stesso viveva nella zona di San Sperato". Sulla presunta appartenenza alla cosca Serraino da parte dei membri della famiglia Pitasi riferisce, in maniera assai simile, anche Fregona: "I fratelli Pitasi so che sono parte della cosca Serraino". Poi, parlando della foto di Antonino Pitasi, un particolare riguardante l'ambito politico: "Ha seguito la campagna elettorale di Seby Vecchio nel corso delle consultazioni elettorali del 2007". Lo stesso Seby Vecchio, attuale presidente del consiglio comunale, che, secondo i Carabinieri, avrebbe partecipato al funerale dell'anziano patriarca don Mico Serraino.