di Claudio Cordova - L'oggetto della nota, datata 5 aprile del 1989, resterà per sempre tale: ipotesi di finanziamento delle attività della criminalità organizzata e/o dell'eversione di destra. C'è anche questo tra il vasto materiale sulle navi dei veleni e sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi desecretato dal Governo. Si tratta di una nota che il Comando Generale della Guardia di Finanza spedisce ai Servizi Segreti, ipotizzando coinvolgimenti e cointeressenze di livello altissimo. Si parla di titoli internazionali, di società e di triangolazioni finanziarie che – nelle ipotesi della Guardia di Finanza – avrebbero potuto celare qualcosa di molto inquietante.
Ipotesi che resteranno tali, senza alcun sviluppo concreto delle vicende. Sia per quanto concerne il contesto, sia per quanto concerne i diversi personaggi citati nel documento.
Si parte dalla primavera del 1987, allorquando i finanzieri eseguono indagini patrimoniali sul conto dei soggetti che ruotano attorno alla "Eurogross" di Marina di Carrara. Nello stesso periodo, però, la medesima azienda finisce sotto la lente d'ingrandimento dei Carabinieri: nel settembre del 1987 verrà sequestrata a Bari la motonave "Boustany I". A bordo aveva armi e droga.
Saranno proprio i successivi accertamenti a permettere agli investigatori di ritrovare, nella sede della "Eurogross", la fotocopia di un certificato di credito internazionale, per un valore nominale di un milione di dollari americani, emesso dalla Canadian Credit Bank ltd. In quei mesi, peraltro, verrà segnalato il tentativo di un uomo che, presso un istituto di credito di Massa Carrara, esibirà le fotocopie dei titoli, al fine di farne controllare l'autenticità e la validità. Un uomo che la nota della Guardia di Finanza identifica in Fortunato Sigillò, trevigiano. Dall'attività confidenziale svolta dagli inquirenti, si arriverà a ipotizzare l'esistenza di una organizzazione internazionale fornitrice dei titoli, il cui sconto doveva consentire il conseguimento dei finanziamenti necessari alla gestione di traffici di natura illecita, "non escluso – è scritto nella nota – il contrabbando di armi e droga o l'attività di gruppi eversivi". Successivamente, infatti, gli inquirenti scopriranno che altri titoli piuttosto simili verranno trovati nella disponibilità di Mario Affaticato, leader di Ordine Nuovo.
Successivamente, verranno anche inquisiti alcuni uomini, dopo il sequestro di altri titoli, per un valore di oltre 50 milioni di dollari americani.
E per sostenere l'ipotesi di finanziamento di attività illecite, la nota della Guardia di Finanza elenca una serie di indagini pregresse, che, a detta del rapporto, sarebbero legate tra loro dall'identico sistema di acquisizione di fondi, basato sull'acquisizione di promissory notes. Una serie di sequestri di titoli e carte di credito a soggetti indicati come vicini agli ambienti eversivi, ma anche di nazionalità straniera.
Tra le indagini che la Guardia di Finanza mette in collegamento anche quelle messe in atto, tra il 1987 e il 1988, a Firenze, su una presunta organizzazione dedita alle truffe e a "traffici illeciti in vari settori". Tre i personaggi di maggiore spicco, così come delineati dagli investigatori: il fiorentino Franco Vezzosi, ma anche i calabresi Pino Turco, nato a Crotone, e Bruno Priolo, di San Lorenzo, in provincia di Reggio Calabria. "Nel corso delle indagini – è scritto nel rapporto della Guardia di Finanza – si è appreso che i predetti trattano gli affari più disparati al fine di conseguire illeciti progetti, anche mediante truffe. Essi operano indistintamente in vari settori, che vanno dal traffico di valuta e promissory notes a quelli del commercio delle armi e del contrabbando di prodotti alimentari e/o di preziosi". Personaggi di rilievo, a detta del documento della Guardia di Finanza: tramite lo stesso Vezzosi, infatti, una società sudafricana sarebbe stata interessata al collocamento sul mercato italiano di una grossa somma di Yen, in contropartita di valuta USA. Vezzosi, peraltro, insieme al crotonese Pino Turco, sarebbe stato interessato al cambio di franchi svizzeri in promissory notes egiziane con le quali organizzare truffe.
Pino Turco e Bruno Priolo, però, non sono gli unici calabresi a comparire nel rapporto della Guardia di Finanza. Tra le operazioni sospette, infatti, ai Servizi Segreti viene segnalato anche quanto accadrà il 24 settembre 1987. Al valico di Ponte Chiasso, infatti, verranno fermate tre persone perché trovate in possesso, fra l'altro, di due promissory notes indonesiane, del valore nominale di due milioni e ottocentomila dollari e di sette fotocopie di altrettanti analoghi documenti per complessivi diciannove milioni e seicentomila dollari: si tratta dell'avvocato Giuseppe Lupis, ma anche di Giuseppe Staltari, originari entrambi della Locride, oltre al brindisino Donato Losasso. Proprio sull'avvocato Pino Lupis, la Guardia di Finanza dedica una nota a parte: "Nel 1970 era legale degli estremisti di destra che avevano manifestato violentemente per fare di Reggio Calabria la capitale della Regione. Divenne membro del comitato di agitazione. Successivamente difese vari elementi della malavita organizzata e si avvicinò al movimento separatista".
Ma gli intrecci non finiscono qui.
In correlazione la Guardia di Finanza cita un ulteriore episodio: "Promissory notes del tutto simili a quelle sequestrate all'avvocato Lupis, sono state acquisite dai magistrati di Brindisi che indagano su un traffico internazionale di armi e materiale strategico, che legherebbe l'Italia all'Iran, all'Iraq e alla Siria. Nella vicenda sarebbe coinvolti, tra gli altri, Elio Sacchetti, personaggio implicato nella P2, Guido Garelli e Luciano Spada".
Sono in particolare questi ultimi due nomi a essere ricorrenti nelle storie che riguardano i presunti traffici di scorie. Il nome di Garelli riporta direttamente al "Progetto Urano" che è in quegli anni è qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo, pericoloso, inquietante. Riguarda una enorme opera di smaltimento di rifiuti pericolosi in svariati Paesi africani. Si tratta di un complesso piano per lo smaltimento di scorie tossiche, attraverso l'interramento in aree ritenute idonee, ideato e promosso da Guido Garelli, tramite la "Compagnia Mineraria Rio de Oro" a lui riconducibile. Nella storia spunterebbe, ancora una volta l'ingegnere Giorgio Comerio, da sempre personaggio controverso nelle vicende che riguardano lo smaltimento (e i traffici) di scorie. Sul Progetto Urano si pronuncia, nel 2004, anche il Governo che riferisce in Parlamento: "Era finalizzato all'illecito smaltimento, in alcune aree del Sahara, di rifiuti industriali tossico-nocivi e radioattivi provenienti dai Paesi europei. Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noto Giorgio Comerio, faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia".
Come Giorgio Comerio, anche Guido Garelli è un uomo da romanzo. Al pubblico ministero Francesco Basentini, un giorno Garelli dice di essere stato ammiraglio di un non meglio precisato esercito dell'Autorità Territoriale del Sahara Occidentale e dignitario di un servizio d'intelligence che avrebbe operato nell'interesse del Regno Unito, con base a Gibilterra. Garelli è in possesso di tripla cittadinanza: jugoslava, italiana e del Sahara Occidentale. È testimoniato in atti giudiziari come entrasse a Camp Darby senza bisogno di particolari permessi. Camp Darby è una base militare statunitense in Italia, nel territorio comunale di Pisa. Sarebbe considerata dalla US Army il distaccamento militare più importante d'Europa, il più grande arsenale Usa all'estero. Insomma, avere accesso libero in quei luoghi non è roba che può permettersi chiunque. Ma Garelli è un uomo da romanzo innanzitutto perché è uno "007", e poi perché ha, alle proprie spalle, una storia fatta di misteri, anche sulla propria identità. È in contatto con i servizi segreti africani, ma anche con quelli italiani e quelli statunitensi. Dopo la morte della giornalista Ilaria Alpi, Guido Garelli finisce anche in carcere a Ivrea per ricettazione e, nella cella di fronte ha Francesco Fonti, che diverrà controverso collaboratore di giustizia nell'ambito delle
inchieste sui presunti traffici di rifiuti in Calabria. Garelli, nel periodo in cui è detenuto, rilascia alcune dichiarazioni piuttosto interessanti: "Ilaria Alpi ha toccato il segreto più gelosamente custodito in Somalia, lo scarico di rifiuti pagato con soldi e armi da non meno di vent'anni. La regia di tutto questo è appannaggio dei servizi d'informazione coinvolti in quello che è sicuramente il business più redditizio del momento. Non mi riferisco solo al Sismi e al Sisde; vi sono anche gli organismi omologhi dei Paesi che hanno 'usato' vari Stati dell'Africa per smaltire porcherie".
Il secondo nome è quello di Luciano Spada, personaggio deceduto nel 1989 e legato agli ambienti del Partito Socialista. A parlare di Spada è Gianpiero Sebri, che si auto definisce il suo "portaborse". Audito da varie Commissioni Parlamentari, Sebri asserisce proprio di essere un "uomo di Spada", di aver fatto parte dell'organizzazione che commercia in armi e rifiuti, avendo proprio Spada come garante. Sebbene, a detta di Sebri, avesse solo la terza elementare, si tratterebbe di un altro faccendiere legato, in un modo o nell'altro, a grossi e oscuri traffici internazionali.