di Claudio Cordova - Tanti "non ricordo", ma anche qualche specificazione che potrebbe portare nuovi tasselli nell'impianto accusatorio contro Santo Crucitti (nella foto), il presunto boss dei rioni Condera e Pietrastorta attualmente in carcere e imputato nel procedimento "Raccordo-Sistema". Francesco Gullì, ex direttore della filiale reggina della Banca Popolare di Lodi è stato ascoltato, ormai tre mesi fa, per diverse ore dai sostituti procuratori della Dda, Marco Colamonici (adesso trasferito a Salerno) e Stefano Musolino. Gullì, infatti, è accusato dagli inquirenti di concorso esterno in associazione mafiosa: tramite il suo ruolo dirigenziale alla Banca Popolare di Lodi avrebbe permesso a Crucitti di operare una fitta serie di operazioni economiche e finanziarie necessarie per gli affari della Planet Food, la ditta attiva nel settore della grande distribuzione cittadina di cui Crucitti sarebbe stato il "dominus" occulto.
AMICI DI VECCHIA DATA
"Ho conosciuto il sig Santo Crucitti fin dall'adolescenza – racconta Gullì ai pm Colamonici e Musolino – quando all'ultimo anno della scuola superiore ci siamo fidanzati con due ragazze compagne di banco o comunque molto amiche tra loro, che sono diventate poi, le nostre mogli. Dopo essermi laureato ho lavorato a Messina, dove sono rimasto fino a gennaio del 2000, perdendo, praticamente, quasi tutti i contatti relazionali con la città di Reggio Calabria e anche con Crucitti. Quando, poi, sono rientrato a Reggio Calabria, quale direttore del Banco Popolare di Lodi ho re-incontrato numerose vecchie conoscenze, tra cui anche Crucitti Santo. Con lui non ho avuto rapporti di frequentazione, né particolari rapporti di altro tipo. Era solo un mio conoscente, anzi, posso definirlo un mio amico, nel senso che – se e quando capitava – consumavamo qualcosa insieme al bar, andavamo a cena insieme alle rispettive famiglie ed altri amici, ero anche tra gli invitati alle "frittolate" che lui organizzava".
Un rapporto datato nel tempo, dunque, che, a detta degli inquirenti, potrebbe aver favorito Crucitti nelle relazioni con la Banca Popolare di Lodi. Anzi, a detta dei pm, Crucitti nella filiale reggina avrebbe sostanzialmente fatto il bello e il cattivo tempo: "Lo sconfino della Planet Food era analogo a quello di altri correntisti e il mio modus operandi è stato analogo" si difende Gullì. Il rapporto tra i due, però, porterà i magistrati a rilevare "l'accondiscendenza del direttore nel venire incontro alla società e ai personaggi che dietro la stessa si celano". Secondo gli investigatori, il contenuto dei contatti tra Gullì e Crucitti, riportati già nelle carte che hanno portato in carcere il presunto boss e altre persone a lui legate, dimostrerebbe come il direttore della filiale reggina fosse un vero e proprio punto di riferimento per le problematiche finanziarie riguardanti la Planet Food: "Clamorosa appare l'espressione del Gullì, quando, rivolgendosi al Crucitti Santo, afferma che bisogna iniziare a dare schiaffi a quelli di Planet Food, considerando che ci sono problemi con degli assegni" è scritto nell'ordinanza firmata dal Gip Domenico Santoro.
"NON SAPEVO FOSSE MAFIOSO"
Rapporti che porteranno la Dda a contestare a Gullì, in un secondo momento rispetto agli arresti, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa: "Non sapevo che Crucitti fosse un soggetto – per come lei mi dice – prossimo alla criminalità organizzata" afferma Gullì. L'ex direttore di banca, però, ammette di essere a conoscenza delle passate vicissitudini di Crucitti "ma mi risultava che ne fosse uscito indenne, avessi saputo diversamente avrei interrotto ogni relazione con lui". Secondo i collaboratori di giustizia, invece, Santo Crucitti sarebbe da anni il reggente mafioso dei territori di Condera e Pietrastorta e opererebbe nello schieramento più vicino alla potente cosca De Stefano. La sua figura è emersa, negli ultimi mesi, per le vicende che hanno coinvolto, a vario titolo, l'imprenditore Tiberio Bentivoglio, vittima anche di un tentato omicidio, e don Nuccio Cannizzaro, il cerimoniere dell'arcivescovo Vittorio Mondello, attualmente alla sbarra per false dichiarazioni al difensore, rese, secondo i pm, proprio per favorire Crucitti. E proprio quando i magistrati lo pungolano sull'ambito mafioso, Gullì dice di non essere a conoscenza neanche delle vicissitudini giudiziarie di Mario Salvatore Chilà, braccio destro di Crucitti, con cui l'allora direttore di banca si relazionerà: "Ho conosciuto Chilà Mario attraverso Crucitti: stavano sempre assieme, credo fossero amici d'infanzia. Per quanto ne so Chilà faceva l'agente assicuratore. Non ho mai saputo, nel periodo in questione, dei suoi problemi con la giustizia con lui avevo solo rapporti formali ed occasionali".
LA PLANET FOOD
E Chilà, dunque, sarebbe stato un personaggio funzionale agli affari di Crucitti per quella che i giudici definiscono "l'evidente capacità finanziaria e la vocazione imprenditoriale della cosca Crucitti, ribadendo come essa si distingua per la sua abilità nell'incunearsi, per il conseguimento degli obiettivi prefissati, in diversi settori economici, legati al mondo della distribuzione alimentare come a quello dell'imprenditoria edile o, come si era constatato con la precedente ordinanza, dell'intermediazione creditizia". Crucitti, dunque, avrebbe gestito in maniera occulta la Planet Food, proprietaria di due punti vendita in città, uno nel rione Modena e uno sulla SS106, nei pressi di Pellaro, risultando gestita di fatto da Domenico Suraci, unitamente a Sandro Aurora e ad Antonino Minniti, tutti soggetti imputati nel procedimento. "La Planet Food – spiega Gullì – è una società in passato attiva nella grande distribuzione con due supermercati. Fu il Crucitti a presentarmi i titolari della stessa. Crucitti era per me un soggetto di totale fiducia ed affidamento: i soggetti da lui presentatimi di fatto erano tre ragazzi cui veniva data fiducia essenzialmente in virtù della presentazione da parte di Crucitti". E sono diverse le conversazioni in cui Crucitti, con riferimento agli affari e alla liquidità della Planet Food, darebbe, sebbene ufficialmente non avesse alcun titolo nella società, indicazioni all'ex direttore di banca, parlando anche di centomila euro, cospicua cifra di denaro: "A così tanta distanza di tempo – dice Gullì ai pm che gli contestano le telefonate – non sono in grado di dire se allora avevo compreso che il predetto (Crucitti, ndr) mi esplicitasse un suo diretto coinvolgimento nella Planet Food".
I "NON RICORDO"
Anche con riferimento alla palestra Fitland, sequestrata a Crucitti, le manovre bancarie sarebbero, a detta degli inquirenti, piuttosto sospette e avrebbero come protagonista il nipote di Santo Crucitti, Antonello, che avrebbe ricevuto, troppo facilmente per i pm, un mutuo da cinquecentomila euro: "Aveva a garanzia un immobile stimato almeno un milione di euro – spiega Gullì – e la relativa pratica era istruita in filiale, autorizzata dall'area territoriale di Catania e deliberata dalla direzione generale di Lodi; nella fattispecie, Crucitti Antonello aveva documentato la possibilità di godere di un reddito di circa dodicimila euro mensili, derivanti dalla successiva locazione dei locali (una volta ristrutturato l'immobile) ad un'impresa gerente una palestra già avviata in altra sede". E quando i pm Colamonici e Musolino faranno notare che in realtà la palestra sarà avviata molti mesi dopo l'erogazione del mutuo, Gullì risponderà: "Evidentemente doveva essere stato concordato un piano di pre-ammortamento, ma non posso essere più preciso perché non sono in possesso in questo momento della documentazione".
E sono tante le circostanze e le conversazioni richiamate dai pm cui Gullì, sentito alla chiusura delle indagini sul proprio conto, risponderà con un sintetico "non ricordo". Su una cosa, però, Gullì sembra essere certo, Crucitti sarebbe stato un tipo a posto: "Sapevo che Crucitti aveva subito un periodo di carcerazione a fine 2005 per fatti di mafia, ma evitammo sempre di prendere l'argomento. In banca non era mai stata segnalata da parte di autorità giudiziarie il coinvolgimento di Crucitti in vicende giudiziarie di tipo mafioso; non ho mai registrato operazioni anomale da un punto di vista economico sul conto personale di Crucitti e della EPI Srl a lui riconducibile".