di Claudio Cordova - La 'ndrangheta capace non solo di condizionare l'attività del Comune, ma anche in grado di operarne, di fatto, lo scioglimento. E poi, come controaltare, un amministratore pubblico, un sindaco, Antonio Bartuccio, che decide di porsi a baluardo della legalità, come un primo cittadino dovrebbe fare. Sono le due facce di un paese, Rizziconi, soffocato dal giogo della cosca Crea. Due facce che vengono mostrate, in tutta la loro diversità, dall'indagine "Deus", curata dall'ex procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, e dal sostituto Alessandra Cerreti.
La prima denuncia di Bartuccio è del settembre 2010, quando è stato eletto sindaco di Rizziconi da pochi mesi. E così Bartuccio renderà una lunga serie di sommarie informazioni testimoniali, soffermandosi su molteplici episodi frutto di indebite pressioni esercitate da appartenenti alla famiglia mafiosa Crea sul Comune di Rizziconi, finalizzate a mantenere inalterata l'influenza della cosca sul Comune e che avranno, quale epilogo finale, lo scioglimento del Consiglio Comunale del 2 aprile 2011. Le sue dichiarazioni – supportate in alcuni casi anche da registrazioni audio - contribuiscono a mettere in luce il potere della cosca mafiosa in questione sulla gestione della res pubblica, estrinsecatosi nella pretesa di determinare le mansioni di dipendenti comunali, di influire sulle assunzioni di operai presso ditte private, di stabilire le assegnazioni degli appalti o le destinazioni d'uso di terreni confiscati. Dichiarazioni che saranno pienamente riscontrate e che dimostreranno come forze esterne al Consiglio ed alla Giunta Comunale di Rizziconi - espressione degli esponenti della 'ndrangheta ed, in particolare, della cosca Crea - attraverso minacce, dirette ed indirette, danneggiamenti di vario genere e veri e propri atti intimidatori, erano riuscite a provocare un sostanziale isolamento del Sindaco, all'evidente scopo di annullarne l'azione politica, evidentemente non gradita.
Il primo degli episodi riferiti da Bartuccio risale al mese di Aprile 2009, a circa un anno dall'elezione dello stesso alla carica di Sindaco. Bartuccio dichiarerà che, nella veste di commercialista, previa autorizzazione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, aveva ricevuto, da parte dell'amministratore giudiziario, l'incarico di curare, in qualità di consulente, la contabilità dei beni sequestrati alla EDILTRA S.r.l., ditta riconducibile alla proprietà di Antonio Crea detto "'u Malandrinu". Secondo quanto riferito a Bartuccio da una terza persona, infatti, Antonio Crea avrebbe gradito da parte del primo, di essere, quantomeno, preventivamente informato. Quello che Crea avrebbe desiderato, pertanto, equivaleva ad una richiesta preventiva di permesso che il commercialista Bartuccio avrebbe dovuto inoltrargli, dal momento che "'u Malandrinu" continuava a considerarsi, evidentemente, titolare ed assoluto gestore dei beni che, comunque già dal 2007, erano stati sequestrati dal Tribunale di Reggio Calabria: "Successivamente alla notizia che mi era stata data dal mio collega, mi accorgevo che Antonino Crea mi aveva tolto il saluto in concomitanza con lo svolgersi della campagna elettorale, ovvero nel mese di marzo 2010. Tale circostanza non mi ha procurato alcun fastidio anzi l'ho considerato un fatto positivo" dirà Bartuccio agli inquirenti.
Ma questo sarebbe stato solo l'inizio.
Nell'estate 2010, Bartuccio aveva sollecitato il Responsabile del Servizio LL.PP. a rimuovere dall'incarico di segretaria del Dirigente del medesimo servizio la signora Giuseppina Brunetto, non avendo questa i titoli per ricoprire l'incarico, essendo il profilo professionale della donna corrispondente a quello di operaio. La donna, senza possederne i titoli, ricopriva un ruolo strategico all'interno dell'ammninistrazione comunale. In qualità di segretaria del dirigente del Servizio Lavori Pubblici si occupava degli ordinativi e della predisposizione di "determinazioni", ossia di quegli atti attraverso i quali i dirigenti o responsabili dei servizi, cui spetta le gestione dell'attività amministrativa, esercitano il loro ruolo nelle materie di propria competenza.
Stando alle nuove disposizioni del Sindaco, pertanto, la Brunetto di lì a poco avrebbe dovuto prestare la propria opera nel settore manutentivo. Il successivo 15 Agosto, però, l'Assessore Domenico Rotolo, tra le persone arrestate dalla Polizia, riferirà al Sindaco Bartuccio, che Antonio Crea "'u Malandrinu" gli aveva chiesto di mantenere la Brunetto nell'incarico di segretaria al Servizio LL.PP. del Comune di Rizziconi. Nell'occasione, Crea aveva raccomandato all'Assessore di non riferire a Bartuccio che, dietro tale richiesta, ci fosse proprio "'u Malandrinu", ma di fare in modo che tutto apparisse come espressione della volontà del Rotolo: il nome del Crea, pertanto, non sarebbe mai dovuto venir fuori. Le direttive del Sindaco, disattese per oltre un mese, venivano applicate soltanto quando a sollecitare l'adozione del provvedimento era il Segretario Comunale. Il 24 Settembre 2010, pertanto, il movimento interno veniva eseguito e la Brunetto, che fino a poco prima si era occupata degli ordinativi e della predisposizione di determinazioni per il Responsabile del Servizio, tornava nella disponibilità dell'ufficio finanziario nella qualità di operaia. Queste le valutazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, che sposa le tesi dei pm Prestipino e Cerreti: "Diretto e penetrante, in questa occasione, il condizionamento, da parte di Crea Antonio, sull'amministrazione comunale: Crea, tramite l'Assessore Rotolo, consapevole messaggero delle sue volontà, interveniva sul Sindaco al fine di evitare il trasferimento della Brunetto alle mansioni (corrispondenti al suo inquadramento professionale) spettantegli. In questo episodio emerge già tutto il metodo mafioso utilizzato dal Crea: comunicando all'assessore i suoi desiderata, egli chiede espressamente di non fare il proprio nome al Sindaco ma di prospettargli la questione come espressione della volontà dell'assessore stesso. Ciò all'evidente fine di veicolare il "messaggio trasversale" all'effettivo destinatario: il Sindaco Bartuccio".
Ma non finisce qui, il sindaco Bartuccio riferirà di una richiesta pervenutagli direttamente da un altro esponente di rilievo della cosca, Teodoro Crea, detto "'u Biondu": in tal caso il soggetto si era interessato personalmente a far sì che una persona, evidentemente vicina alla cosca, venisse assunta dalla ditta che gestiva il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti. Ciò accadeva sempre nel mese di Agosto 2010, quando Teodoro Crea detto "'u Biondu", figlio del defunto fratello del capo cosca Teodoro cl. 39, si era recato sotto casa del Sindaco Bartuccio, chiedendogli di intervenire presso la Società PIANA AMBIENTE, affinché venisse assunto un "padre di famiglia bisognoso" di cui Crea non aveva voluto fare il nome. Bartuccio risponderà picche.
Dopo questi episodio, pertanto, gli uomini della cosca Crea iniziavano a capire che le volontà espresse dalla cosca o dai singoli rappresentanti della stessa non riuscivano a fare breccia in ambito istituzionale locale, attesa la ferrea volontà di Bartuccio a non scendere a compromessi.
Ma il patrimonio conoscitivo dell'allora sindaco finirà nella disponibilità della Polizia.
Bartuccio riferiva, altresì, di una vicenda rivelatrice dell'esistenza ed attualità della cosca Crea, nonché degli interessi della stessa nell'assegnazione degli appalti pubblici, perseguiti attraverso il metodo mafioso e l'uso delle armi: gli appalti dei servizi orbitanti attorno alla centrale elettrica, a turbogas metano della potenza effettiva di 800 megawatt, costruita dalla ANSALDO ENERGIA di Genova, per conto del Consorzio RIZZICONI ENERGIA. La cosca Crea non porrà in essere una richiesta o pressione specifica sul Sindaco (avendone già toccato con mano la irreprensibilità nei precedenti episodi) al fine di favorire la ditta SECURPOL nell'assegnazione dell'appalto per la vigilanza della struttura, ma fa dapprima recapitare e poi porge direttamente il messaggio intimidatorio.
Nei vari abboccamenti con il primo cittadino, i membri della cosca arriveranno a spendere il nome del latitante Giuseppe Crea: "I rappresentanti della cosca, pertanto, mantenendo solo apparentemente un basso profilo, miravano a rendere implicita la minaccia che il Sindaco, dal canto proprio, avrebbe immediatamente dovuto percepire" è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La cosca Crea tenterà inoltre di condizionare la vita del Comune nell'aggiudicazione degli alloggi popolari: Rotola aveva infatti riferito a Bartuccio che i Crea avevano saputo che, nel corso di una riunione alla quale avevano partecipato alcuni assessori e dei membri dell'Ufficio Tecnico, era emersa la volontà di costruire alloggi popolari su un terreno confiscato proprio alla cosca Crea: appreso ciò, la famiglia mafiosa di Rizziconi aveva espresso contrarietà dicendosi favorevole a farvi sorgere delle strutture sportive. Ma anche l'appalto per la pulizia delle strade era tra gli interessi del clan, nonché le assunzioni nel Comune.
Il sindaco Bartuccio, però, sarà un baluardo di fronte a ogni tipo di richiesta illecita. Alla cosca Crea non resterà che adoperarsi per arrivare allo scioglimento del Consiglio Comunale. Una vicenda inquietante che si concretizzerà senza alcuno spargimento di sangue: "La caduta dell'Amministrazione Comunale del 2 aprile 2011, infatti, apparentemente frutto di disaccordi meramente politici, è la conseguenza di una precisa strategia della cosca, attuata tramite l'avvicinamento, pressione o, addirittura minaccia nei confronti dei singoli pubblici amministratori, se non addirittura contiguità di qualcuno tra questi, finalizzata a porre nel nulla l'amministrazione comunale, il cui Sindaco stava tentando un'opera di rinnovamento della azione politica cittadina" è scritto nelle carte d'indagine.
La situazione precipita quando Bartuccio ritira le deleghe all'assessore allo Sport e allo Spettacolo, Domenico Rotolo, assegnandole al 20enne Michele Russo. Ma sarà il padre di quest'ultimo a convocare, in gran segreto, il sindaco. Bartuccio, in particolare, dichiarerà che Domenico Russo "aggiungeva che purtroppo le cose si erano messe male, che lui aveva famiglia e che non poteva metterla in pericolo". All'esplicita domanda posta dal Sindaco riguardo eventuali minacce subite, Russo rispondeva che "non c'era bisogno di dirle certe cose e che si dovevano capire da sole". Una cosiddetta "ambasciata" era giunta da persone "vicine a chi comanda". Russo non doveva essere assessore. Del resto, di fronte alle insistenze del Sindaco, Russo padre riferirà di essersi recato, personalmente, da un personaggio di rilievo a chiedere conferma dell'ambasciata ricevuta senza specificarne il nome. Egli indicava la persona con l'epiteto di "Dio onnipotente", lasciando intendere di essersi recato dal boss del paese. A Rizziconi il "Dio onnipotente", inteso quale boss del paese, non può che essere Teodoro Crea detto "'u Murcu".
"Gli rimproveravo però che agire in questo modo comunque non avrebbe aiutato il nostro paese che da molti anni si trova oppresso dalla 'ndrangheta, ma a tali mie osservazioni Russo Domenico rispondeva che non aveva intenzione di mettere in pericolo la sua famiglia" racconta Bartuccio agli investigatori. Qualcuno, quindi, stava condizionando l'Amministrazione Comunale di Rizziconi, inducendo i rappresentanti dell'Assemblea a scegliere la strada delle dimissioni; i destinatari sembravano assoggettarsi alle intimidazioni, segno evidente della capacità di intimidazione esercitata.
Emblematica, in tal senso, la conversazione intercettata dagli investigatori tra Domenico Russo e Michele Russo, negli istanti successivi alla firma delle dimissioni da parte del giovane:
Russo Domenico: D Russo Michele: M
M: O papà!
D: Dove sei?
M: A casa!
D: Inc. gli hai firmato?
M: Si!
D: Ah! Inc.
M: Si!
D: A?
M: Si!
D: Ti ha visto qualcuno?
M: Mi hanno visto tutti!
D: Eh!
M: Mi hanno dato gli auguri pure, mi hanno baciato quanto sono uscito lì davanti!
D: Chi?
M: Tutti! Hanno fatto pure lo sfottò che mi hanno baciato che ...
D: Che te ne sei uscito . Si, si. Che te ne sei uscito?
M: Si!
D: Ma questi del Comune o altri cristiani?
M: Quelli, i Funzionari del Comune, quelli impegnati là dentro, che lavorano là dentro, erano tutti davanti le scale là ... MAZZAFERRO quello delle lampadine, quando sono sceso, a posto E' FINITA? Dissi io, si e mi hanno baciato e mi hanno dato gli auguri!
D: Si ... il cazzo che gli rompe il culo !
M: Ma poi quando vieni a casa, ti racconto dai!
D: Ciao.
Buona parte dei timori del Sindaco si sarebbero concretizzati proprio nella seduta del Consiglio Comunale fissata per giorno 30 Marzo 2011. In essa, qualora il numero dei consiglieri fosse sceso a nove componenti, l'Amministrazione sarebbe decaduta. E così accadeva: quel giorno ben sei Consiglieri presentavano le dimissioni, ovvero Giuseppe Monteleone, Domenico Rotolo, Giulio Anastasi, Francesco Futia, Maurizio Licastro e Pasquale Nanchi, mentre Michele Russo risultava assente dall'Assemblea. Nel corso della seduta il Sindaco Bartuccio, con un drammatico ed accorato discorso, non esitava ad ipotizzare pressioni ed intimidazioni provenienti da ambienti malavitosi, dirette ai componenti del Consiglio Comunale. Il giorno successivo, 31 Marzo 2011, si dimetteranno anche i Consiglieri Comunali Giuseppe Catananti ed Vincenzo Alessi.
La 'ndrangheta, insomma, era riuscita a condizionare i lavori del Consiglio Comunale di Rizziconi, di fatto annullando le elezioni che si erano svolte solo un anno prima e riprendendo in mano la vita pubblica rizziconese onde determinarne le scelte. Bartuccio incasserà la temporanea sconfitta: oltre tre anni dopo la sua rivincita.
La rivincita dello Stato.