Morelli fa dietrofront: "I 50mila euro da Giulio Lampada? Mai presi"

morellifrancodi Claudio Cordova - "Il giudice Giglio mi rappresentò la problematica della moglie, la quale era già distaccata in qualità di dirigente alla Regione Calabria, mi prospettò il problema che alla fine del mandato, dice "deve ritornare alla Provincia di Reggio Calabria". Mi chiese di occuparmi della problematica al fine di non farla ritornare e quindi di farla permanere in Consiglio Regionale o nell'ambito della Regione Calabria, della Giunta Regionale. Non ce n'è stato bisogno né di passaggi al Consiglio Regionale, né di passaggi alla Giunta Regionale perché il Presidente Scopelliti la nomina commissario dell'Asl". Franco Morelli ricostruisce così una delle vicende centrali dell'indagine della Dda di Milano sul clan Lampada, in cui, oltre a Morelli è finito impantanato anche l'ex presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Enzo Giglio. Al centro dei rapporti tra Giglio e Morelli, infatti, vi sarebbero, soprattutto, le richieste d'aiuto reciproche: Giglio avrebbe chiesto a Morelli un intervento per favorire la carriera della moglie, Alessandra Sarlo, poi nominata commissario dell'Asp di Vibo Valentia, mentre Morelli avrebbe chiesto al magistrato informazioni sulla sua situazione giudiziaria, al fine di poter "battere cassa" e ottenere un assessorato nella nuova Giunta regionale di Giuseppe Scopelliti.

Davanti al sostituto procuratore della Dda di Milano, Paolo Storari, Franco Morelli definisce i suoi problemi giudiziari "una assurda vicenda della mia vita". L'ex consigliere regionale, attualmente in carcere a Milano per concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreto d'ufficio e corruzione, ha chiesto ai magistrati milanesi di essere nuovamente ascoltato dopo il primo interrogatorio, reso nei giorni immediatamente successivi all'arresto, avvenuto sul finire del novembre 2011. Morelli finì coinvolto, infatti, in un'operazione della Dda milanese, che ereditò il lavoro dei colleghi reggini sulla famiglia Lampada, un clan trapiantato a Milano da anni e nel capoluogo lombardo operante in nome e per conto della potentissima cosca Condello di Reggio Calabria: "Il signor Lampada – dice Morelli – mi è stato presentato dal dottor Giglio Vincenzo, medico, perché sostanzialmente aveva necessità di avere una sollecitazione presso i Monopoli di Milano, in quanto questo giovane imprenditore della Calabria, trapiantato a Milano, veniva visto, così, con una sorta... a detta loro, chiaramente, a detta sia del Giglio che del Lampada poi, con una sorta di pregiudizio dei Monopoli". Una sollecitazione che a Morelli verrà chiesta all'inizio del 2008 in virtù dei buoni rapporti con la dirigente Gabriella Alemanno, sorella dell'attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Un passaggio che, comunque, Morelli giura di non aver mai fatto.

Ma i rapporti con i Lampada non si esauriranno a ciò. Nell'ottica degli inquirenti, infatti, Franco Morelli avrebbe preso il posto dell'attuale sottosegretario regionale, Alberto Sarra, nelle relazioni tra il mondo politico e la famiglia calabro-milanese. E a fare da trait d'union con i Lampada, a dire di Morelli, sarebbe sempre il medico Vincenzo Giglio, arrestato a novembre insieme al cugino omonimo magistrato, in quel periodo presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Da qui, dunque, il famoso incontro elettorale al Cafè de Paris di Roma, in favore di Gianni Alemanno, candidato a sindaco della Capitale: "Un giorno Giglio Vincenzo, medico, mi si offre, tra virgolette offre, di organizzare una serata al Cafè de Paris a Roma. Tenga conto, Procuratore, che queste mie iniziative sono da collocarsi in una serie di iniziative alle quali partecipa ovviamente il sindaco di Roma, iniziative con calabresi illustri, professionisti illustri, cioè gente della Calabria che si è affermata a Roma".

E tra i "calabresi illustri" ci sarebbe stato anche Giulio Lampada che avrebbe finanziato l'incontro e che in quell'occasione avrebbe anche conosciuto Alemanno. Da quel momento, dunque, i rapporti tra Morelli e Lampada si sarebbero intensificati, anche se l'ex consigliere regionale nega fermamente di aver partecipato al battesimo della figlia di Giulio Lampada, ma solo al pranzo: "I miei compagni di ventura erano il professor Franco Romeo, noto cardiochirurgo a livello internazionale, conobbi all'epoca l'avvocato Minasi, conobbi all'epoca il consigliere comunale (di Milano, ndr) Vagliati, conobbi all'epoca il primario del Policlinico di Reggio Calabria, professor Gabriele Quattrone". Tutti professionisti che Morelli definisce "ben inseriti nella società" e che, ad esclusione di Romeo, erano già emersi, in questi mesi, come persone assai vicine alla famiglia Lampada.

Morelli tiene comunque a precisare di aver mandato avanti rapporti di amicizia, di aiuto, solo con Giulio Lampada che l'ex consigliere regionale nell'interrogatorio definisce più volte "shueps", per sottolinearne lo spirito guascone. Solo nel giugno del 2009, a suo dire, Morelli inizierà a sospettare che quel tipo "shueps", in realtà poteva essere un personaggio molto in vista della 'ndrangheta trapiantata a Milano, quando nell'ambito di un'elezione amministrativa si candiderà Leonardo Valle, cognato di "shueps" Giulio Lampada: "... Un titolo di giornale il quale evidenziava il fatto che Leonardo Valle era espressione della famiglia mafiosa Valle, e cognato di Giulio Lampada". A differenza di quanto affermato davanti al Gip Giuseppe Gennari, nel corso dell'interrogatorio di garanzia (ribadito anche da Giulio Lampada nei propri colloqui con i pm), Morelli esclude categoricamente di aver mai intascato i cinquantamila euro che invece il presunto boss dice di aver dato al politico senza mai riceverli indietro: "Ero totalmente fuori fase" risponde al pm Storari che gli contesta quanto affermato alcuni mesi prima, pochi giorni dopo l'arresto.

E se Morelli nega di aver ricevuto le cinquantamila euro da Lampada, se nega un decisivo interessamento per la carriera della moglie del giudice Giglio, poco sa dire sul fax che dalla famiglia Giglio sarebbe arrivato con riferimento alla situazione giudiziaria del politico del Pdl. Dopo le elezioni del 2010, infatti, il nuovo presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti, avrebbe fatto trapelare di non poter nominare assessore Morelli a causa dei suoi problemi giudiziari. Ma a quel momento, l'unico procedimento noto, per il politico cosentino era quello "Why not", nel quale proprio alcuni giorni fa è stata richiesta la condanna. Da Giglio, Morelli avrebbe voluto delle notizie certe, per andare, a petto gonfio, da Alemanno e Scopelliti e chiedere un assessorato, anche in virtù dell'eccellente risultato elettorale ottenuto: "Mi serviva questa notizia perché in questo modo io riuscivo a far valere le mie ragioni davanti al mio dante causa, che all'epoca era l'onorevole Alemanno, al fine di fargli vedere "vedi che non c'ho niente, vedi che non ho nulla?". Invece così non è stato". A dire di Morelli, però, Giglio non gli avrebbe fornito alcuna "rivelazione", limitandosi a consigliare un'istanza per avere comunicazione delle eventuali iscrizioni esistenti a suo carico nel registro delle notizie di reato, ai sensi dell'art. 335 del codice di procedura penale.

Tra ammissioni (poche) e smentite rispetto a quanto affermato precedentemente (un po' di più), Morelli fatica a rendere un quadro esaustivo dei propri rapporti al pm Storari che infatti nel corso dell'interrogatorio si spazientisce un paio di volte. Rapporti, quelli al centro dell'indagine, che però Morelli adesso rinnega, soprattutto con riferimento alla famiglia Lampada, ricorrendo anche a citazioni di natura mistica: "La mia è stata, a posteriori.... Un metro di giudizio che non ho molto applicato, il famoso detto evangelico, questo sì, di essere puri come le colombe e prudenti come i serpenti. E' una cosa che adesso però bisogna fare".