I siti archeologici dimenticati di Reggio Calabria (con la cultura non si “balla”)

sitiarcheologiciquaterdi Simone Carullo - Ci sono luoghi della memoria che talvolta diventano luoghi dell'oblio. E quei luoghi sono i siti archeologici di Reggio Calabria. Retaggio storico-culturale della colonizzazione greca, diario della nostra storia, risposte alle domande ataviche dell'uomo (chi siamo? da dove veniamo?), il patrimonio archeologico nostrano è molto di più che l'insieme dei luoghi della vita dei nostri millenari antenati: esso rappresenta la nostra preziosa eredità. Eppure, oggi, quei reperti, quegli scavi, quel patrimonio archeologico (quella ricchezza troppo spesso millantata nelle dichiarazioni da propaganda), è perlopiù dimenticato, consegnato all'oblio, scordato dalle Istituzioni, sconosciuto ai reggini, improduttivo. Il ché per una città a vocazione turistica è tutto dire! Forse perché le amministrazioni Scopelliti/Arena, nella penuria di servizi, erano più concentrate ad organizzare le comparsate di Lele Mora e Valeria Marini (veri e propri reperti archeologici); forse perché la cultura è un aspetto trascurabile del vivere civile – soprattutto se si può trascorrere la serata nella Dance Valley dell'Arena dello Stretto - forse perché la cultura fa paura!

sitiarcheologiciReggio, come si sa, è una città dall'altissimo interesse storico-archeologico, non solo perché vanta straordinarie testimonianze della colonizzazione greca, ma perché presenta una stratificazione di più epoche e dominazioni probabilmente senza eguali. Questi due fattori insieme, se considerati e sfruttati a dovere con una saggia politica di valorizzazione, potrebbero favorire in città l'afflusso di quello che si definisce turismo culturale - e con esso anche fermento economico ed indotto - nonché di illustri studiosi, i quali senz'altro sarebbero entusiasti di lavorare in un territorio che presenta un così importante patrimonio archeologico (ancora solo parzialmente indagato).

sitiarcheologicibisNella galassia dei ritrovamenti della provincia reggina abbiamo isolato tre siti archeologici che sono emblematici dell'abbandono e del disinteresse da parte degli organi competenti, ma anche dell'assoluta indifferenza dei reggini, i quali molto spesso ne ignorano l'esistenza, e talvolta ne sottovalutano l'importanza: il sito di Occhio di Pellaro; lo scandalo della necropoli di San Giorgio extra e Piazza Italia.

sitiarcheologiciterInaugurato in pompa magna, tra schiere di noti politici e riverberi di sorrisi da manifesto, il sito di occhio di Pellaro, è oggi finito nel dimenticatoio, inghiottito dall'erbacce (come si vede nelle foto), e condivide con molti altri siti della provincia reggina l'ingrato destino dell'abbandono, oltre che un lucchetto arrugginito a sbarrate il cancello d'ingresso. Simbolo di una condizione di aridità, di mancanza di idee oltre che di risorse, di chiusura mentale non solo da parte delle Istituzioni, ma anche di una popolazione indifferente e grigia, povera di curiosità, incapace di entusiasmarsi.

sitiarcheologiciquinquies"Una nuova "gemma" è stata aggiunta oggi al già ricco patrimonio storico, artistico e culturale della città di Reggio Calabria – recitava una nota dell'Amministrazione comunale il 28 maggio 2012, giorno dell'inaugurazione del sito - . Questa mattina, il Sindaco Demetrio Arena, la Soprintendete ai Beni Archeologici della Calabria, dott.ssa Simonetta Bonomi, l'Assessore comunale ai Lavori Pubblici Pasquale Morisani, hanno "aperto" alla città il sito archeologico in località Occhio di Pellaro. L'opera pubblica arricchisce il percorso culturale reggino che, dopo l'apertura di Piazza Italia, il Sindaco Arena, intende sempre più valorizzare anche attraverso il completamento delle opere avviate dall'amministrazione Scopelliti. I lavori appena ultimati hanno reso possibile il "recupero e la fruizione" di un'intera area archeologica della zona sud della città grazie ad un'azione sinergica con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria. Con la realizzazione di tale progetto, è stato possibile effettuare sia il recupero di parte di un importante spazio urbano, sia il suo inserimento in un programma più ampio che punta alla valorizzazione del patrimonio culturale ed archeologico esistente".

Per valutare la proporzione di tale "recupero" si vedano le foto. Ne emerge una situazione di degrado e abbandono che non si è certo consumata negli ultimi tempi, ma che è iniziata proprio a partire da quella giornata. Spenti i riflettori, chiusi i cancelli, privi di idee sul reale impiego di quel bellissimo scavo, passati i giorni, sono cresciute le erbacce. Erbacce che, come spiega l'esperto e appassionato Santo Latella - membro fondatore del Gruppo Archeologico Reggino, geometra di professione, archeologo per passione, il quale può vantare un'esperienza trentennale trascorsa tra la polvere degli scavi disseminati in tutta la provincia - sono deleterie per gli scavi, perché possono erodere le strutture e recare danno ai reperti.

"Inseriamo oggi – dichiarava ancora l'ex Sindaco Arena – un nuovo prezioso tassello al patrimonio storico della nostra città. Continuiamo nell'ottica di una valorizzazione di un insieme di siti archeologici presenti nell'area urbana all'interno di una strategia più ampia finalizzata a creare un sistema di aree archeologiche della città, da promuovere in maniera integrata con il patrimonio culturale".

"L'impegno dei tecnici del settore Lavori Pubblici - spiegava poi l'Assessore Morisani - coadiuvati dalla Sovrintendenza ai beni culturali, consentirà a tutti noi ed agli ospiti della Città di apprezzare un angolo suggestivo di testimonianza storica dell' antica civiltà Reggina".

La stessa sopraintendente, Simonetta Bonomi, si diceva entusiasta dell'evento, ma raccomandava la popolazione locale di avere cura del luogo, mentre forse avrebbe dovuto preoccuparsi maggiormente dell'incuria delle Istituzioni, così abili a sfilare in parata davanti agli obbiettivi come a defilarsi quando i riflettori si spengono.

sitiarcheologicisexiesForse ancora più scabroso è la vicenda che riguarda lo scavo di San Giorgio Extra: siamo nell'estate 2004 quando, durante l'opera di sbancamento del terreno per la costruzione di una palazzina, vengono rinvenute numerose sepolture integrate da ricco corredo. E' subito chiaro che si è al cospetto di una necropoli nella quale venivano seppelliti i nobili della Reggio antica. Per l'opera di scavo, dopo un primo nefasto approccio dell'impresa edile, vengono ingaggiati a titolo volontario i membri del Gruppo Archeologico di Pellaro, ai quali vengono concessi appena due mesi. Ma le pressioni del costruttore ed il beneplacito delle Istituzioni (siamo durante il primo mandato di Giuseppe Scopelliti), determinano la chiusura dello scavo e la conseguente realizzazione della palazzina. Il risultato: un'intera necropoli sepolta sotto una colata di cemento. Le sepolture sarebbero conservate, secondo quanto sostiene lo stesso Latella, in un magazzino non meglio specificato dell'Impresa edile responsabile della costruzione. Resta una piccola finestra su quello che sarebbe potuto essere un sito di straordinario interesse. Sulla stradina che costeggia Ponte Sant'Anna vi è la recinzione dello scavo, fermo ormai da un decennio, con su affisso un beffardo cartello dove si legge: "lavori di messa in sicurezza dello sito archeologico di San Giorgio Extra". L'unica nota positiva della vicenda è che con i reperti ed i corredi rinvenuti nello scavo è stata allestita al Museo Archeologico di Reggio Calabria una mostra durata circa sei mesi.

Tuttavia la stessa soluzione adottata per Piazza Italia - che sarebbe potuta essere il sunto più esauriente di una storia plurimillenaria, perché conserva la stratificazione di tutte le epoche che hanno attraversato Reggio - lascia non poche perplessità. Abbiamo sentito anche a questo riguardo Santo Latella.

"Piazza Italia rappresenta una grande occasione persa! – ha spiegato Latella - da quel sito sono venuti fuori dati a non finire che non sono stati indagati a dovere!" Insomma, di tutto quello che sarebbe potuto essere, non resta che una Storia in vetrina per una città da vetrina.