L’avvocato rivela: “Contatti con il pm Lombardo per “consegnare” Cortese”

corteseantoniodi Claudio Cordova - "Qui bisogna anche avere il coraggio di dirle certe cose...". E sono "cose" - quelle dette alcuni giorni fa, all'interno dell'aula bunker di Reggio Calabria, dall'avvocato Giuseppe Nardo - su cui, in un senso o nell'altro, sarà necessaria la più ampia chiarezza. Il legale sceglie un modo insolito per rivelare o, almeno, per fornire la propria versione dei fatti. Insolito, ma ufficiale. Parla al termine della propria arringa in difesa di Antonio Cortese, presunto affiliato al clan Lo Giudice e indicato dagli inquirenti come l'esecutore materiale degli attentati dalla magistratura reggina avvenuti nel corso del 2010, a cominciare da quello alla Procura Generale. Chiede le attenuanti generiche per il proprio assistito, nonostante questi sia indicato, di fatto, come l'armiere del clan retto da Nino Lo Giudice, il "Nano", fino al proprio pentimento: "Tenuto anche conto del comportamento processuale del Cortese... io credo che sia improntato a correttezza. Cortese non ha posto ostacoli, non ha posto ostruzionismo, non ha posto nulla, si è sottoposto soltanto a... due volte, mi pare, a dichiarazioni spontanee, per il resto non ha mai intralciato il corso del processo, quindi il comportamento del Cortese dal punto di vista processuale è assolutamente corretto".

Fin qui, niente di nuovo. L'avvocato Nardo difende il proprio assistito nel processo al clan, in cui il pm Beatrice Ronchi ha usato la mano pesante (26 anni la richiesta per Cortese).

Ma non è soltanto il comportamento processuale di Cortese il punto su cui l'avvocato Nardo insiste: "Perché qui bisogna anche avere il coraggio di dirle certe cose...". Il legale ricostruisce i giorni antecedenti alla cattura dell'uomo, arrestato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria al valico di frontiera di Fernetti, a pochi chilometri da Trieste, mentre tentava di rientrare in Italia, dopo un periodo trascorso in Romania. Lo spiega proprio l'avvocato Nardo: "Tutto questo risulta dalle intercettazioni telefoniche che vi sono state fra lui e i suoi familiari".

E questo la Squadra Mobile, che monitorava i contatti, lo avrebbe saputo.

Ma c'è di più, c'è un ulteriore dato che – a detta dell'avvocato Nardo – "vale dieci volte di più". E' proprio a questo punto che il racconto si fa interessante. Dalle dichiarazioni in aula, al cospetto del Tribunale presieduto da Silvia Capone, dell'avvocato Nardo: "La settimana prima, quattro-cinque giorni prima che Cortese fosse arrestato – e che io dico "si costituisse" – io personalmente, su incarico dei familiari – quindi su incarico del Cortese – avevo preso contatto personale con il dottore Lombardo, proprio preannunciandogli la costituzione del Cortese, quindi la volontà del Cortese di presentarsi davanti all'Autorità Giudiziaria per assumersi le responsabilità e per rispondere di quelle che sarebbero state eventuali sue responsabilità".

Un particolare fin qui inedito e che arriva a distanza di quasi quattro anni dall'arresto di Cortese, avvenuto nell'ottobre 2010. Ma il legale si spinge molto oltre, affermando qualcosa di ancor più inaspettato: "Soltanto per una concomitanza di impegni, del pubblico ministero e miei – e cioè il primo giorno non c'era, il giorno dopo non c'era il dottore Lombardo, il giorno dopo non c'ero io perché ero impegnato in Cassazione – abbiamo dovuto posticipare di due o tre giorni il rientro di Cortese".

L'avvocato Nardo non usa mai il termine, ma sembrerebbe parlare, più o meno implicitamente, di una presunta "trattativa" (di cui, eventualmente, dovrebbe portare gli elementi), che avrebbe portato avanti con un rappresentante della Procura di Reggio Calabria, il dottor Giuseppe Lombardo. Stando a quanto affermato nel corso di un'udienza pubblica dal legale, addirittura questi avrebbe posticipato, a causa di alcuni impegni reciproci, il giorno esatto in cui far costituire Cortese: "Quindi quando è stato preso con la sceneggiata delle telecamere, lui che viene preso con la coppola dalle televisioni al confine, che è una sceneggiata, non serviva a nulla perché non era un arresto eclatante e brillante della Squadra Mobile, era una stupidata, perché Cortese, dodici ore dopo, se fossero andati davanti alla stazione, l'avrebbero preso mentre scendeva dal pullman... se avessero atteso ancora un altro giorno gliel'avrei portato io personalmente, o da Lombardo o nei locali della Polizia, quindi costituzione, non arresto... quindi non sottrazione, non latitanza, ma comportamento assolutamente consapevole, responsabile del Cortese".

A lanciare i messaggi è il legale di fiducia di Cortese, l'avvocato Giuseppe Nardo, che sarà tra i destinatari dei memoriali del controverso collaboratore di giustizia, Nino Lo Giudice, che dopo essere fuggito (o fatto fuggire) dal programma di protezione scriverà due lunghi dossier in cui getterà fango sulla gestione della Dda di Reggio Calabria, prima di essere nuovamente arrestato dalla Squadra Mobile. Una vicenda che va approfondita e che, conoscendo il rigore del procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, non rimarrà di certo un'affermazione sospesa nel nulla.

Perché, infatti, qualora la versione fosse vera, un legale del calibro dell'avvocato Giuseppe Nardo si spinge così in avanti da rivelare un particolare inedito e significativo a distanza di quasi quattro anni, in un contesto ufficiale, ossia un'udienza pubblica al cospetto di un Tribunale Collegiale? Perché, qualora invece le affermazioni non dovessero corrispondere alla realtà, lo stesso legale metterebbe in scena una versione fittizia, evidentemente consapevole delle conseguenze che potrebbero abbattersi su di lui?

Da un lato, bisognerà capire le vere dinamiche che avrebbero portato all'arresto di Cortese, scoprire se il procuratore del tempo, Giuseppe Pignatone, fosse informato delle presunte manovre, così come il sostituto di riferimento, Beatrice Ronchi, da sempre titolare delle indagini sui Lo Giudice (Lombardo è solo formalmente co-intestatario del fascicolo) e pm che firmerà il fermo nei confronti di Cortese. Capire, quindi, se la versione fornita dall'avvocato Nardo corrisponda o meno alla realtà dei fatti. D'altra parte, qualora le affermazioni dell'avvocato Nardo fossero destituite di fondamento, bisognerà capire quanto tale versione sia strumentale e funzionale (solo) per la difesa dell'imputato Cortese. O se si inquadri nel "solito" clima di confusione, di cui ha spesso parlato il procuratore Cafiero de Raho.