di Claudio Cordova - "Una figura contigua alla 'ndrina Bellocco di Rosarno, anche se non ha disdegnato di essere punto di riferimento di alcuni affiliati di rilievo della 'ndrina Pesce con la "specializzazione" criminale di riciclare, in vari punti della Toscana, notevoli somme di denaro derivanti da truffe all'Unione Europea per contributi elargiti ad aziende e cooperative agricole della Calabria, ottenuti grazie a false documentazioni e collusioni con impiegati pubblici della Regione Calabria". Un profilo non proprio lusinghiero quello che il giudici del Tribunale di Prevenzione di Reggio Calabria tracciano di Sante Pisani, interessato da un'operazione di natura patrimoniale eseguita dai Carabinieri con il coordinamento investigativo dei sostituti procuratori della Dda, Giovanni Musarò e Alessandra Cerreti.
Sante Pisani è il padre dell'avvocato Vittorio Pisani, arrestato, insieme al collega Gregorio Cacciola, per le manovre messe in atto e collegate alla morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, deceduta a causa dell'ingestione di acido muriatico. Una tragica fine che verrà prima "bollata" come suicidio (grazie anche alle manovre mediatiche della famiglia, che troverà fertile sponda nella stampa calabrese) salvo poi giungere a nuove risultanze: Maria Concetta Cacciola potrebbe essere stata uccisa per il "disonore" portato alla famiglia di appartenenza tramite la scelta di collaborare con gli inquirenti.
Si tratta, dunque, di un ulteriore passaggio investigativo nelle indagini sul conto dell'avvocato Vittorio Pisani. Proprio lo studio del legale è stato tra i beni sequestrati oggi su input della Dda di Reggio Calabria. Il padre Sante, peraltro, è stato coinvolto in un'indagine perché, in qualità di direttore generale delle Organizzazioni Produttive Italia, Europa Verde, Agros e Italfrutta della Unagro, avrebbe assunto il ruolo di capo, costitutore, organizzatore e direttore di un meccanismo criminale, elaborando strategia difensive, raccordando e coordinando il lavoro dei suoi indispensabili collaboratori, curando i rapporti con i funzionari regionali, ricercando e studiando i settori di espansione dell'attività criminosa dell'associazione.
L'uomo sarebbe stato un soggetto capace di muovere quantità di denaro non di poco conto, facendo rientrare ingenti somme di denaro dalla Svizzera. Soldi "ripuliti" e pronti a essere immessi nuovamente nel sistema bancario. Dalle indagini patrimoniali effettuate, infatti, emergeranno anche movimenti bancari e assegni riconducibili a Franco Rao (ritenuto uomo dei Pesce) e allo stesso boss Marcello Pesce. Nonostante queste emergenze, una prima richiesta di misura di prevenzione patrimoniale verrà rigettata dal Tribunale: saranno proprio le vicissitudini in cui incapperà il figlio Vittorio, di professione avvocato, ad affossare anche la posizione di papà Sante.
Saranno le intercettazioni captate nello studio dell'avvocato Gregorio Cacciola a far emergere la figura di Vittorio Pisani. Cacciola, infatti, avrebbe di fatto "confessato" (ignaro di essere intercettato dai pm Musarò e Cerreti) il coinvolgimento di Pisani nell'affaire Cacciola. Da qui, dunque, la circostanza secondo cui Sante Pisani avrebbe deciso di affrontare a viso aperto i Cacciola, notoriamente legati, anche da vincoli di parentela, alla 'ndrangheta di Rosarno.
Una circostanza che ha insospettito gli inquirenti. In una memoria dei pm depositata davanti al Tribunale del Riesame, Sante Pisani viene definito "un soggetto quantomeno legittimato a interloquire con una persona appartenente a una nota famiglia mafiosa".m
Sante Pisani si sarebbe recato a parlare anche con l'Avvocato Cacciola, il quale gli aveva evidenziato che il comportamento tenuto dal figlio era ingiustificabile, al punto che la famiglia Pisani, per recuperare l'onore perduto, aveva una sola scelta: eliminarlo: "E' venuto da me... gli ho detto ...(ride)....e tu che vuoi fare ora? un cazzo di quello ... una cosa sola gli ho detto io puoi fare... prima gli ho detto io vieni con me dove ti dico io, poi prendi una "faccetta" (falce) e ..inc... ma non voglio che arrivi nemmeno questo, sennò i "coppi" ...(inc. abbassa il tono della voce, sussurra)... "figghisa e paisa" ...(inc. abbassa il tono della voce, sussurra)... guardano le carte ci rendiamo conto chi ha detto e chi non ha detto, poi te la senti di prendere una "faccetta" ...(inc. smorza le parole)..." Continuando, l'Avv. Gregorio Cacciola rilevava che sarebbe stato meglio non ammazzare Pisani, in quanto "non ne vale nemmeno la pena, non vale", mentre l'interlocutore Giovanbattista Cacciola dava immediatamente la sua disponibilità, ove necessaria ("se c'è.... se c'è il bisogno si fa qualcosa").
Ed è lo stesso Vittorio Pisani, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, dopo l'arresto a spiegare l'intercessione del padre per evitare propositi omicidiari da parte dei Cacciola. Pisani, quindi, avrebbe avuto l'autorevolezza di andare a parlamentare con i Cacciola, rassicurando poi il figlio sulla "tregua" raggiunta: "Tale autorevolezza deve essere attribuita al fatto che il proposto veniva ritenuto soggetto vicino alla 'ndrangheta e, in particolare, alle famiglie mafiose Bellocco e Cacciola" scrivono i giudici
Sul ruolo dei Pisani, peraltro, peseranno anche le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Salvatore Facchinetti ai pm Musarò e Cerreti. Facchinetti è un soggetto che, nella sua carriera criminale, si è dedicato soprattutto alle truffe (gestite anche dalla 'ndrangheta rosarnese) per la concessione di fondi comunitari per la produzione di arance: "Sante Pisani è proprio quello che l'ha creato questo meccanismo delle arance nella zona nostra". Stando al suo racconto, Sante Pisani sarebbe stato un referente a Roma (grazie all'attività politica esercitata) dell'organizzazione criminale, mentre l'avvocato Vittorio sarebbe stato un "consulente giuridico" del clan. Con riferimento a Vittorio Pisani, Facchinetti dirà: "Era sempre lui che collaborava con queste cooperative, era lui che ci consigliava tutte cose che dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci con i documenti e con tutto [...] era proprio 'nto meccanismo, 'nte riunioni o magazzinu con noi". Pesanti le dichiarazioni di Facchinetti anche sul conto di Sante Pisani: "Diciamo, lui non fa proprio riferimento a una, diciamo, lui era in contatto con tutti [...] una sera gli hanno consegnato solo quasi un miliardo di lire, che eravamo in lire all'epoca, 'stu Santi Pisani, per buttarli sull'AIMA, questi cosi, per prendere che uno spendeva un milio... diciamo... investiva un miliardo e ne prendeva tre dopo tre mesi [...] là dentro c'erano i finanzieri, c'erano i dottori, quelli che firmavano i certificati alla sera di 'sto scarico [...]". Insomma, a detta di Facchinetti, Sante Pisani "lavorava" per diverse cosche.