La "bomba" ecologica di Ravagnese. Liquami e aria irrespirabile nel depuratore gestito da AcqueReggine

ravagnese depuratorebisdi Benedetta Malara - A Ravagnese, ormai, non si riesce neanche più a respirare. L'aria è pesante, e i bambini non possono giocare fuori in balcone, perché i genitori hanno paura che si possano ammalare. Siamo nelle vicinanze del depuratore progettato e costruito nella periferia sud reggina dalla Cassa del Mezzogiorno nel 1982. Un depuratore che, come raccontano gli abitanti della zona, ha causato più problemi che altro.

Costruito dove già l'emergenza ambientale è alta, con la presenza di una centrale Enel, diversi scarichi fognari e un impianto di smaltimento di rifiuti aeroportuali trasformato in inceneritore di rifiuti ospedalieri e sequestrato nel '92 dopo la denuncia di Legambiente. Il depuratore, secondo quanto raccontano i residenti di Ravagnese, non ha mai funzionato. Ma intorno al 2000 la costruzione sarebbe stata ultimata, e l'impianto messo in funzione. Ma dopo quasi vent'anni l'impianto era ormai obsoleto, malridotto e in disuso, così per i residenti sono iniziati i problemi.

ravagnese depuratoreDalle vasche di calcestruzzo esterne, usate per l'essiccazione dei fanghi, hanno iniziato ad arrivare degli odori insopportabili, avvertiti da chi vive a pochi metri dall'impianto, ma anche per chi, dal depuratore, ci sta lontano chilometri. Il vento infatti trasporta i fumi maleodoranti anche fino a San Gregorio e, complice lo scirocco, l'odore insopportabile ristagna dappertutto, costringendo i cittadini a rinchiudersi in casa.

Ma nelle vasche esterne c'è qualcosa che non va, e non è strettamente connesso all'attività ormai inesistente del depuratore. Da qualche mese, precisamente da quando la società Acquereggine – che ha in gestione l'impianto – ha abbandonato la sua attività perché il Comune non paga gli stipendi ai lavoratori, camion sconosciuti entrerebbero a loro piacimento in una struttura che dovrebbe essere sorvegliata e con l'ingresso autorizzato soltanto agli addetti ai lavori. Lì i camion scaricherebbero dentro le vasche dei liquami dal colorito verdognolo, che ristagnano nelle vasche, ed è proprio da queste sostanze sconosciute che arrivano gli odori insopportabili.

Nessuno sa di che natura siano queste sostanze, ma i cittadini hanno paura.

ravagnese depuratoreterPaura perché il colore dei fanghi trattati, una volta essiccati, è nero. Questo invece è verde, melmoso e maleodorante. Le persone stanno male, manifestano patologie che prima non avevano, ma se sia un caso o se sia dovuto alle pessime condizioni in cui versa l'impianto, o ai fumi emanati da questi liquidi, non è dato saperlo. Intanto i bambini non vanno a giocare fuori, e le finestre stanno più tempo chiuse che aperte. La paura di ammalarsi è forte, e nessuno vuole correre il rischio. Ma è già dal 2009 che la popolazione della zona chiede un intervento da parte delle istituzioni per bonificare e ammodernare tutto l'impianto, ma poco si è mosso.  Ad agosto del 2009, dopo un esposto presentato presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e le azioni giudiziarie di risarcimento avanzate nei confronti del Comune di Reggio Calabria e della società AcqueReggine – società che oggi gestisce l'impianto di depurazione – una  delegazione di cittadini era stata ricevuta a Palazzo San Giorgio dall'allora vicensindaco Giuseppe Raffa e dall'assessore alle Politiche Ambientali Antonio Caridi, a cui avevano chiesto interventi per migliorare la situazione, che erano stati prontamente promessi dalle Istituzioni.

E le carte resteranno lettera morta, visto che dalla Procura della Repubblica non arriverà mai alcuna risposta. "Probabilmente è stato tutto archiviato – commenta l'avvocatessa Sonia Pellicanò, che dal 2009 cura la vicenda legale per conto dei residenti della zona – essendo un procedimento aperto contro ignoti, saranno state svolte delle indagini che non avranno portato ad alcun risultato, e per questo, forse, le carte non si trovano".
Ma nonostante ciò le proteste continueranno e sia nel 2010 che nel 2011 l'assessore ai lavori pubblici, Pasquale Morisani, è costretto ad intervenire con dei sopralluoghi e, successivamente, con l'assegnazione di alcuni interventi 'riparatori' dell'impianto. Ma gli interventi, come testimoniano gli abitanti di Ravagnese, sono solo provvisori.

ravagnese depuratorequaterI problemi permangono, gli odori sono insopportabili e l'aria irrespirabile. Niente sembra risolvere definitivamente i disagi a cui da anni è sottoposta tutta la zona. La responsabilità, a quanto pare, non è di nessuno. O, meglio, tutti la rimbalzano a vicenda da una parte all'altra. L'impianto è obsoleto, e la società Acquereggine ha tentato – a suo dire – tutto il possibile per cercare di far funzionare al meglio la struttura, ma vent'anni di arretratezza tecnologica e di abbandono non si possono risolvere con delle toppe, l'intervento dev'essere radicale.

Sembra però che ci siano, dopo anni, finalmente delle buone notizie. L'assessore comunale all'Ambiente Tilde Minasi, pur ammettendo una serie di criticità, dovute al fatto di aver iniziato a occuparsi di tematiche ambientali solo da pochi mesi, ha infatti dichiarato che a breve arriveranno dei fondi regionali con cui si interverrà per risolvere – definitivamente – il problema del depuratore. È ancora in fase di discussione il metodo di intervento, tanto l'ipotesi della bonifica dell'impianto, quanto quella della sua dislocazione devono ancora essere prese in esame. "Non manca molto all'arrivo dei fondi – spiega Minasi – e speriamo di agire in fretta per risolvere il problema".

Nel frattempo un'altra estate bollente è alle porte, e toccherà probabilmente affrontarla con le solite finestre chiuse, e senza poter uscire di casa.