“Ai tempi dei De Stefano se non era Dom Perignon, da qua a qua non ci passavano”

barmalavendadistruttodi Claudio Cordova - La chiama "assicurazione". Sì, perché, dice, "tangente è brutto". La testimonianza che il celebre commerciante reggino Demetrio Malavenda rende al sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino, tratteggia, in maniera cristallina, il contesto con cui gli imprenditori devono, giorno dopo giorno, confrontarsi. E questo non oggi, negli anni 2000, ma partire già dagli anni '70. E' il 30 ottobre del 2012 quando il pm Musolino ascolta, all'interno del proprio ufficio, Demetrio Malavenda e la moglie Anna Rita Silipigni. I due, da anni attivi nel settore della ristorazione con alcuni tra i bar più famosi della città, sono chiamati a rendere dichiarazioni sul conto del presunto boss dei rioni Condera e Pietrastorta, Santo Crucitti, attualmente in carcere e alla sbarra per associazione mafiosa.

Crucitti, infatti, opererà la ristrutturazione di due degli esercizi più celebri dei Malavenda: la gelateria a Piazza De Nava, nei pressi del Museo, e il grande bar a Piazza Duomo: "Nell'anno 2001, a giugno, a luglio abbiamo riaperto dopo quattro – cinque mesi di ristrutturazione, Piazza De Nava, mentre il Duomo, è stata fatta la ristrutturazione nel 2003" dice Anna Rita Silipigni. Stando al racconto della donna, Crucitti, considerato un elemento di spicco della 'ndrangheta in quota De Stefano, verrà introdotto alla famiglia Malavenda da un collaboratore, Nino Rappoccio: "Gelateria di Piazza De Nava io praticamente avevo chiesto informazioni al Signor Nino Rappoccio, che ci seguiva per tutte le pratiche burocratiche e lui diceva che c'era, praticamente, Santo Crucitti che faceva i lavori se non avevamo altre referenze che potevamo lavorare con lui, siccome noi non avevamo altre referenze abbiamo scelto questa persona". Nessuna attenzione territoriale, a detta della donna. I lavori a Piazza De Nava vanno bene e due anni dopo i Malavenda si affidano nuovamente a Crucitti per i lavori di Piazza Duomo. I lavori sarebbero stati gestiti dal trio Santo Crucitti, Nino Rappoccio e Giuseppe Sera, che con la propria ditta curerà l'impianto di condizionamento dell'aria: un pacchetto complessivo da mezzo milione di euro, secondo quanto riferito al pm Musolino da Demetrio Malavenda. Sera e Crucitti, sarebbero stati "la stessa cosa", a detta di Malavenda: "O meglio, io li vedevo sempre insieme" dirà ancora, ricordando come la ditta di Sera avrebbe anche fatturato i lavori di Crucitti.

A questo punto, però, inizieranno i problemi. Sia con riferimento alla bontà dei lavori, sia con riferimento all'aspetto economico. I Malavenda, infatti inizieranno ad avere problemi nel pagare i lavori effettuati: "Il Signor Crucitti è venuto a chiedere di ultimare i pagamenti che erano stati necessari per la ristrutturazione del Duomo, diceva vedete che io a voi vi rispetto cerco di non crearvi problemi a non farveli creare, sapete ci sono tante persone che vogliono che il mio debito lo ceda a loro e che possano prendersi come risarcimento, come pagamento di questo debito restante la gelateria di Piazza De Nava. Al che io sono saltata, perché stanca da tutta questa serie di pagamenti, di questa situazione di sofferenza economica alla quale poi c'eravamo ritrovati ho detto a voce alta, mi hanno sentito tutti praticamente, dico io la gelateria non la cedo e non la do a nessuno. Che se la prendano i nostri creditori e che non...perché che se la prenda il Tribunale, che se la prendono i creditori ma io la gelateria non gliela do a nessuno". Per di più, l'impianto dell'aria condizionata darà grossi problemi: "Ogni anno praticamente, che doveva ripartire, ci voleva 15 – 16 – 18 mila euro per fare ripartire l'aria condizionata perché non so perché si guastava" dice Anna Rita Silipigni.

Un concetto che viene ribadito anche da Demetrio Malavenda, che viene ascoltato dal pm Musolino subito dopo la moglie: "Fino a quando non se n'è uscito (incomprensibile) che sono uscite poi tutte le storie...che ci hanno messo la bomba a Santa Caterina, eccetera. Nessuno...non trovavo una persona che aggiustasse sto...quest'aria condizionata, ogni anno si rompeva, 5.000 euro, 10.000 euro, cam...vabbè facciamo le cambiali perciò noi non finivamo mai, perché era sempre....".

Pubblico Ministero: e chiamavate sempre Sera per farla riparare questa cosa?

Malavenda Demetrio: l'aveva fatta Sera! Ho provato a chiamare Milano, mi ha mandato il tecnico che era un'altra persona, il tecnico dell'azienda che però fa sempre riferimento al concessionario che è Sera! E....guarda caso dopo che se ne sono usciti i Sera, facendo corna e toccando..., quest'aria condizionata non si... non si è più guastata.

Pubblico Ministero: cioè avete chiamato un'altra azien...un'altra impresa?

Malavenda Demetrio: un'altra impresa ed è da otto anni che questa macchina funziona perfettamente, con 50 gradi all'ombra...perché loro sprimivunu sta minna (lett.) – (sfruttavano la situazione).

Nonostante i danni economici che sarebbero scaturiti dalla cattiva esecuzione dei lavori, tanto con riferimento all'impianto di aria condizionata, quanto con riferimento ai lavori di ristrutturazione della facciata del palazzo, i Malavenda tuttavia non chiederanno neanche un centesimo a Crucitti e ai suoi: "Io non sono tanto forte da affrontare tutto cerco di affrontare abbastanza però se mi posso evitare anche se, dice ma tu se lotti forse riesci ad arrivare ad avere uno sconto, non ce la posso fare, il lavoro quotidiano per noi è pesante, perché con due locali, diciamo...e quindi mi sono fatta prendere, cioè sono una donna che si veste di autorità ma che non lo è realmente, quindi..." dice Anna Rita Silipigni.

In tutta risposta, però, Crucitti avrebbe sventolato l'ipotesi di defilarsi e di lasciare il proprio credito ad altri soggetti, al momento rimasti ignoti:

Pubblico Ministero: e allora, all'esito di questa cosa ed a fronte di queste pressioni non siete stati capaci di replicare, sostanzialmente, e di reagire a questa cosa. E Crucitti, mi ha detto prima, le dice non costringetemi a cedere il mio credito...

Silipigni Anna Rita: si, si.

Pubblico Ministero: nei vostri confronti a delle persone non meglio identificate che vogliono...

Silipigni Anna Rita: che vogliono la gelateria di Piazza De Nava.

Ma stando ai racconti dei Malavenda, Crucitti avrebbe avuto un ruolo anche in una vendita che poi si sarebbe effettivamente concretizzata. Quella della pizzeria "Napoli & Napoli", a Santa Caterina:

Pubblico Ministero: legnami Zoccali e Arillotta, li conosce?

Malavenda Demetrio: si. (incomprensibile) non c'entro niente

Pubblico Ministero: si, lo so, lo so.

Malavenda Demetrio: si sono venuti una volta, quando vendevamo autonomamente, quando avevano deciso di vendere la ...la pizzeria Napoli & Napoli, perché il Duomo ci occupava troppo...

Pubblico Ministero: troppo impegno.

Malavenda Demetrio: troppo impegno fino a notte tarda e non poteva mia moglie, poi alle 8 andarsene....

Pubblico Ministero: c'erano problemi di gestione.

Malavenda Demetrio: e quindi, avevano questo strano interesse a venderci questa...e se ne vengono questo Zoccali, che conosco...conoscevo il padre, eccetera, eccetera, (incomprensibile) di Santa Caterina, e Dominique Suraci il rampollo....dice va bene quanto volete, quanto non...la cifra non mi ricordo quanto (incomprensibile) va bene allora vi faccio l'assegno...(incomprensibile) a sei mesi. Gli ho detto (incomprensibile) gli ho detto e scusate che vuol dire...già la caparra me la da a sei mesi, e il resto (incomprensibile)

Pubblico Ministero: ma (incomprensibile) da soli o ve li aveva proposti Crucitti?

Malavenda Demetrio: chiaramente.

Pubblico Ministero: quindi conferma?

Malavenda Demetrio: si, si, si.

Pubblico Ministero: perché mi ha detto chiaramente?

Malavenda Demetrio: e perché vabbè (incomprensibile) che Crucitti e...

Pubblico Ministero: Surace...

Malavenda Demetrio: e Surace sono....gli abbiamo detto noi non se ne fa niente perché, poi dopo un po' di tempo, dice sapete ci sono dei miei nipoti allora intestiamo ai miei nipoti eccetera, eccetera

Pubblico Ministero: questo chi Crucitti?

Malavenda Demetrio: Crucitti.

Pubblico Ministero: si.

Malavenda Demetrio: infatti la...la pizzeria Napoli & Napoli è intestata a questi nipoti di...di Crucitti.

Pubblico Ministero: di Crucitti o di Sera?

Malavenda Demetrio: di Sera (incomprensibile)

Pubblico Ministero: ma chi venne? Venne Crucitti sempre a proporvi questa cosa?

Malavenda Demetrio: si. Erano sempre loro.

Una vendita che sarebbe avvenuta tramite cambiali, che poi i Malavenda avrebbero girato a Crucitti per i pagamenti dei lavori:

Pubblico Ministero: quindi sostanzialmente, hanno...si sono...si sono comprati la pizzeria Napoli & Napoli, se ho capito bene, giusto?

Malavenda Demetrio: si.

Pubblico Ministero: intestandola ai nipoti del Sera.

Malavenda Demetrio: si.

Pubblico Ministero: portando in compensazione per 70.000 il credito che avevano per i lavori in Piazza Duomo...

Malavenda Demetrio: si.

Pubblico Ministero: e dovendovi dare 30.000 euro che invece non vi hanno mai dato.

Malavenda Demetrio: che non ci hanno mai dato.

Pubblico Ministero: o meglio, dovendo darvi la cambiale che vi avrebbe consentito di estinguere il debito...

Malavenda Demetrio: di scontarci 33.000 euro..

Non è la prima volta che i coniugi Malavenda verranno chiamati dalla Dda di Reggio Calabria a rendere dichiarazioni su argomenti scottanti. I Malavenda deporranno anche nel procedimento contro Donatello Canzonieri, ritenuto uomo della cosca Tegano e condannato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose: proprio in virtù della propria vicinanza al clan Tegano, Canzonieri otterrà i lavori di tinteggiatura del bar dei Malavenda, ubicato sul territorio di Santa Caterina e interessato, tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008, da lavori di ristrutturazione. La scelta di inserire nell'affare Canzonieri non salvò, comunque, l'attività commerciale che venne distrutta nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2008 da un attentato dinamitardo. Appena pochi mesi dopo l'inaugurazione e a una settimana esatta dalla cattura di Pasquale Condello, da parte dei Carabinieri del ROS di Reggio Calabria. Secondo le ricostruzioni investigative, infatti, sarebbe stato Paolo Schimizzi, reggente della cosca Tegano, scomparso, in seguito a un probabile caso di lupara bianca sulla fine del 2008, a presentarsi alla famiglia Malavenda al fine di ottenere una cospicua fetta dei lavori. Schimizzi, figlio della sorella del mammasantissima Giovanni Tegano e proprio alcuni giorni fa colpito da un provvedimento di confisca, riforniva il bar di orzo, ma con la società di cui era proprietario, la "Globus", avrebbe voluto curare l'arredamento del locale. I Malavenda si rivolsero ad altri e il locale fu totalmente distrutto. Tra le macerie del locale, peraltro, venne ritrovato un berretto di cui non è mai stato identificato il proprietario. Un ritrovamento che la stessa famiglia Malavenda avrebbe inteso come una comunicazione: "Siete stati puniti perché non vi siete tolti il cappello".

Proprio dopo la cattura di Pasquale Condello, a detta di Malavenda si sarebbe attenuata la morsa sulla famiglia di imprenditori:

Pubblico Ministero: è cambiato il loro atteggiamento dopo il danneggiamento?

Malavenda Demetrio: ma diciamo che non erano tanto, vabbè che in concomitanza hanno incominciato ad avere problemi loro subito dopo il nostro danneggiamento...

Pubblico Ministero: problemi con giustizia intende?

Malavenda Demetrio: si. Cioè di più. Perché subito dopo avete preso a Condello...

Pubblico Ministero: si, si va bene...

Malavenda Demetrio: marzo, aprile e quindi poi c'è stata tutta l'escalation che grazie a Dio e a voi altri vi dobbiamo ringraziare...

Pubblico Ministero: questo li ha un po calmati diciamo.

Malavenda Demetrio: e si perché hanno iniziato ad avere problemi, poi da allora...

Pubblico Ministero: senta e si ricorda se nell'ambito di queste, diciamo, trattative (incomprensibile) conteggi... si è mai parlato di cedere la gelateria?

Malavenda Demetrio: si.

Pubblico Ministero: in che termini?

Malavenda Demetrio: stessi termini...

Pubblico Ministero: della pizzeria?

Malavenda Demetrio: della pizzeria. Siccome rompevano i coglioni in continuazione, (incomprensibile) ci sentivamo dire di Dominique Surace e allora (incomprensibile) una volta proprio sotto i portici...

Pubblico Ministero: lei sua moglie?

Malavenda Demetrio: mia moglie, onestamente dice non mi spavento dei mafiosi ma mi spavento dell'ascensore (ride), infatti lei cinque piani è capace di farseli a piedi non è che...e gli ha detto, dice, guardate...

Pubblico Ministero: a chi? Chi era?

Malavenda Demetrio: a Crucitti. Perché lui pressava, sapete, facciamo, diciamo, cosi....se la possono mangiare le banche, se la possono mangiare tutti i Tribunali ma voi la gelateria non ce l'avrete.

La famiglia Malavenda, attiva da decenni in città, rappresenta dunque una sorta di "memoria storica" del modus operandi cui le aziende si sarebbero dovute attenere con riferimento alle richieste mafiose e agli equilibri cittadini. Ed è proprio quanto il racconto di Demetrio Malavenda va a ritroso, fino agli anni '70, che le parole diventano ancor più interessanti, soprattutto sotto il profilo sociale, di studio del fenomeno mafioso. Si parte dall'immensa quantità di merce che Santo Crucitti avrebbe ordinato negli anni ai Malavenda, soprattutto nel periodo delle festività natalizie. Merce che, secondo il racconto di Malavenda, non verrà mai pagata: "Le mettiamo in conto" dice Malavenda. Ma rispondendo alle ultime curiosità del pm Musolino, Malavenda traccerà un quadro assai preciso dell'atteggiamento che la 'ndrangheta della "Reggio Bene" – e nella fattispecie il potente clan De Stefano – avrebbe avuto negli anni nei confronti dell'imprenditoria reggina: "70 chili di pastiere, Dom Perignon, Veuve Clicquot, questi qua....allora siccome noi siamo una ditta vecchia, già champagne e Dom Perignon non ne portiamo perché ai tempi dei De Stefano se non era Dom Perignon, da qua a qua non ci passavano...".

Ai tempi dei De Stefano, se non era Dom Perignon, lo champagne non scendeva in gola.

Un andazzo, quello dei De Stefano (e di molti altri), che avrebbe spinto la famiglia Malavenda a non rifornirsi più di determinate marche, di cui la 'ndrangheta sarebbe stata ghiotta. Ovviamente a scrocco: "Per il torrone ora qualche cosa ve la regalo però Don Perignon dovete andare da Giordano o al Cordon Bleu, che lui ce li ha sicuro, gli diceva mio padre, quindi siamo stati...allora si vendeva ed erano bei soldi a non portare più Don Perignon e champagne perché...infatti da noi non trovate champagne perché vengono e...poi passo!".

Per Malavenda è sempre un "dare-avere" in cui non conviene accampare richieste quando di fronte ci sono determinati soggetti:

Pubblico Ministero: e che vi cambia?

Malavenda Demetrio: no, nel sen...non un dare-avere, un...se qui ho da perdere allora...qua vinco e qua perdo, qua vinco e qua perdo, qua perdo purtroppo una pietra in una vetrina e si sono ripresi i soldi, capisce il nostro...

Pubblico Ministero: quindi diciamo è una sorta di, come posso dire? Di tangente ambientale, la possiamo definire così? Come la vuole...

Malavenda Demetrio: assicurazione...

Pubblico Ministero: una sorta di assicurazione.

Malavenda Demetrio: perché tangente è brutto.

Pubblico Ministero: una sorta di assicurazione che voi fate, accettate questa cosa e voi state belli tranquilli. Questa è la logica diciamo.

Malavenda Demetrio: si. Perché, ma si è mai spiegato perché?

Pubblico Ministero: non lo so me lo spieghi.

Malavenda Demetrio: a lungo della strada che cosa conviene? Mettersi contro il mafioso o mettersi contro il Dottore Musolino? Il Dottore Musolino che cosa mi può fare? In carcere non è che mi può mettere voglio dire se non...ma quello mi può ammazzare.

Pubblico Ministero: e questo determina le vostre scelte diciamo.

Malavenda Demetrio: ma non le nostre, credo di ogni persona comune.

Pubblico Ministero: diciamo però per capire...

Malavenda Demetrio: cioè voglio dire perché abbiamo più da perdere che da guadagnare.

Un contesto che – secondo quanto precisato da Malavenda – non sarà fatto di minacce o di estorsioni. Ma di quella che l'imprenditore definirà "assicurazione": "Se poi non pagano uno se li tiene, che dobbiamo fare?!".

Una "pax tacita" dice Malavenda. Un modo di sopravvivere, per usare altri termini, più radicali:

Pubblico Ministero: insomma ha cercato di...è giusto così dire di barcamenarsi?

Malavenda Demetrio: barcamenarmi perché abbiamo da perdere.

Pubblico Ministero: per la logica che ha detto prima, sostanzialmente.

Malavenda Demetrio: che facciamo...dice, no sapete mi serve un quintale...no aspetta guarda venti chili te li posso dare tra una settimana perché...poi il resto vediamo! E penso che tutti si siano regolati così Dottore.

Pubblico Ministero: va bene.

Malavenda Demetrio: e se questo discorso non dura, cioè se finisce qui...

Pubblico Ministero: se non siamo capaci noi diciamo di dare continuità...

Malavenda Demetrio: continuità e cambiare noi. Perché se io fossi venuto qua e non le avessi detto niente, o le dicevo le quattro cose che lei mi ha chiesto...

Pubblico Ministero: di circostanza.

Malavenda Demetrio: intanto lei forse si sente un tantino rincuorato da quello che dico io...

Pubblico Ministero: assolutamente.

Malavenda Demetrio: e si sente...giusto? E piano piano si deve continuare su questa linea. Perché come diceva Falcone la mafia...

Pubblico Ministero: prima o poi...

Malavenda Demetrio: è un evento umano...finirà, speriamo! Perché uno degli uomini più longevi che conosciamo.