La Bartolini a Reggio Calabria: tra profitto e rischio ‘ndrangheta

bartolinidi Claudio Cordova - Le dichiarazioni iniziali, di una certa gravità, verranno successivamente edulcorate. Dalle testimonianze dei responsabili dell'area meridionale dell'azienda Bartolini, gruppo leader per la spedizione di pacchi e merci, emerge comunque un certo modus operandi, soprattutto con particolare riferimento alle regioni più "calde", quelle del Mezzogiorno d'Italia. Sarà l'indagine "Reggio Sud", curata dai sostituti procuratori Marco Colamonici (oggi in servizio a Salerno) e Stefano Musolino a svelare come in città le spedizioni per conto del rinomato corriere espresso, fossero finite sotto l'egemonia della cosca Ficara. L'ex direttore di filiale, Carmelo Iacopino, è attualmente alla sbarra per concorso esterno in associazione con i Ficara. Iacopino, responsabile cittadino della ditta, avrebbe stipulato convenzioni per le consegne in determinate zone del territorio provinciale, tramite ditte e/o singoli trasportatori direttamente indicati da Giovanni Ficara anche in assenza dei requisiti oggettivi e soggettivi richiesti dalla azienda Bartolini; avrebbe inoltre provveduto al pagamento delle giornate-lavoro ai trasportatori riferibili a Ficara anche quando l'automezzo era rimasto fermo per mancanza di merce da consegnare o per altri motivi; avrebbe, infine, omesso di denunciare violazioni contrattuali e/o altre situazioni potenzialmente pregiudizievoli per i rapporti commerciali.

E proprio le ultime udienze del procedimento "Reggio Sud" registreranno le audizioni dei responsabili per l'area Sud della Bartolini e delle aziende a essa collegate. Dalle loro deposizioni, condotte dalle difese dei Ficara e dal pm Musolino, emergerà, prima nitidamente, poi (dopo le contestazioni dell'accusa) in maniera più "soft" come l'azienda, negli anni (e per qualcuno tuttora) si sia più preoccupata all'utile economico, che non a preservarsi dalle infiltrazioni della criminalità organizzata.

Il primo a riferire sull'attività della filiale di Reggio Calabria sarà l'ex dirigente della Bartolini, Gaetano Antonio Aiello, nell'azienda fino al 2005, responsabile dei centri da Napoli in giù. Aiello ripercorrerà la parabola (soprattutto economica) della filiale reggina, quella che, secondo la Dda di Reggio Calabria, sarebbe stata infiltrata dai Ficara: "E' stata una filiale sempre in crescita, quindi sia a livello produttivo, in quanto nuovi lavori

acquisiti, sia a livello di qualità, anzi, devo dire di più che nelle varie ispezioni che la Bartolini esercita, la filiale di Reggio Calabria era sempre fra le più qualificate".

La filiale di Reggio Calabria, dunque, era tra le più prolifiche della zona sud dell'Italia. Poi però il direttore sarà arrestato per reati mafiosi: "Il giorno che questo Iacopino è stato

arrestato, me ne hanno informato e con mia grossa sorpresa, perché mi sembrava qualcosa di inverosimile e, quindi, sono venuto a Reggio Calabria in quei giorni per accertarmi chi c'era, cos'era successo, eccetera e mi hanno parlato di associazione... associazione esterna mafiosa, non lo so, sì" afferma Aiello.

"Son caduto dalle nuvole" dice Aiello riferendosi a quanto accaduto a Iacopino che verrà dunque arrestato perché – a detta dell'accusa – con le proprie scelte avrebbe di fatto favorito il boss Giovanni Ficara e i suoi, attivi con le proprie aziende nello smistamenti dei pacchi e della corrispondenza. Aiello ricorda i comportamenti adottati dalla Bartolini: "Anche per loro è stato un fulmine a ciel sereno, perché l'elemento è un elemento che per noi era impossibile l'accusa che gli veniva formulata. Per cui abbiamo cercato di assisterlo, assisterlo e continuandogli a versare lo stipendio e dopo, quando è stato... è uscito dal carcere, anche a sua richiesta, è stato trasferito in altra sede, non rivestendo il ruolo di responsabile perché c'era già, ma mantenendogli, ovviamente, lo stesso stipendio e facendolo lavorare in una filiale Bartolini".

Nonostante l'accusa di connivenza con la 'ndrangheta (ancora tutta da provare), Iacopino verrà dunque reintegrato dopo la scarcerazione, manterrà lo stesso stipendio, nonostante un trasferimento a Roma che lui stesso chiederà e che l'ex dirigente Bartolini, Aiello, si affretta a definire "non punitivo".

Insomma, l'azienda non rileverà alcun tipo di danno economico dalle presunte condotte di Iacopino e deciderà di confermargli la fiducia.

Una versione confermata anche da un altro dirigente della società, Antonio Colucci, dal 2003 coordinatore per le aree del Sud nell'organizzazione di Bartolini, nonché amministratore della Campania Trasporti ed ex amministratore della Ionica Trasporti, inglobata dalla prima: "Relativamente ai rapporti tra la Bartolini e la Campania Trasporti questo rapporto viene regolamentato da un contratto dove la Bartolini, in qualità di committente, chiede il servizio per quanto riguarda la movimentazione delle merci e la raccolta e la distribuzione sul territorio di pertinenza, nel caso specifico nelle regioni dell'Italia Meridionale". La Campania Trasporti è la società che per conto della Bartolini

cura tutta l'attività operativa nel Sud Italia". Anche Colucci ricorderà come la filiale reggina andrà a gonfie vele nel periodo della direzione Iacopino: "Dal 2003, anno in cui io mi sono occupato di Reggio Calabria, la crescita commerciale di quella filiale è stata costante, è stata una crescita che ha permesso a quella struttura di valorizzare il marchio sul territorio di riferimento, fidelizzando una serie di traffici della clientela locale, che hanno permesso alla filiale di migliorare quello che era il proprio standard economico".

Poi Iacopino verrà arrestato e la Bartolini effettuerà degli accertamenti. Di natura economica, ovviamente: "Da quelle che sono state le verifiche fatte, gli accertamenti fatti, non sono emersi elementi essenziali che, relativamente alla gestione di quel periodo, avessero potuto peggiorare in modo significativo quello che era il risultato economico di quella filiale, in relazione agli obiettivi prefissati, che era il controllo di massima che, comunque, nella mia attività di coordinamento e controllo ho sempre svolto, quella di verificare che, effettivamente, il risultato della filiale fosse in linea con le previsioni fatte a inizio anno". Dopo un periodo di detenzione, Iacopino verrà scarcerato e tornerà nei ranghi di Bartolini, come afferma lo stesso dirigente Colucci: "La società non ha preso alcun provvedimento, non ha adottato alcun provvedimento disciplinare nei confronti di Iacopino. Nella sostanza, Iacopino ha chiesto di essere trasferito in altra unità lavorativa, cosa che è avvenuta, in questa unità lavorativa non ricopre un ruolo di responsabilità, perché in quella filiale già esisteva un responsabile, ma da parte dell'azienda non sono stati fatti interventi nei suoi confronti né per quanto riguarda l'inquadramento, né per quanto riguarda quelle che sono le condizioni retributive in generale, tutto questo poi in attesa che potessero esserci regolari sviluppi processuali e comprendere col tempo quale linea adottare in funzione di quello che sarebbe emerso dal processo stesso".

E le motivazioni della scelta, sono presto snocciolate da Colucci: "L'esito del nostro approfondimento si sostanzia, secondo me, nel... in un riscontro oggettivo che non ha comportato, per quello che era il risultato economico di quel periodo, una situazione diversa da quella che noi avevamo già preventivato".

Ed è a questo punto che il pubblico ministero Stefano Musolino vuole vederci più chiaro: "Avete verificato che alcuni di questi gestori di queste imprese sono stati arrestati perché... per essere intranei alla 'ndrangheta? Avete fatto... avete intrapreso una verifica interna, di auditing interno per cercare di capire com'è successo?". La risposta di Colucci è chiarissima: "No, non è stato fatto". Sul punto, peraltro, interviene anche il presidente del Collegio, Andrea Esposito: "Ma l'azienda vuole sapere se vi sono problemi, per esempio, con le realtà delinquenziali locali, organizzate o no? Possono costituire anche un costo, voglio dire, potrebbero costituire anche un costo, insomma, l'azienda dà istruzione di comunicare, sì, al responsabile autonomo, va bene, di comunicare eventuali problemi in materia, oppure si accontenta semplicemente di avere il risultato aziendale, economico?".

La percezione, tanto del pm, quanto del Collegio, è evidentemente quella di un'azienda molto attenta – in maniera più che legittima – al profitto e un po' meno sensibile sul tema dell'attenzione alle infiltrazioni mafiose, in territori difficili come quelli del Sud. Ed è proprio a questo punto che il teste Colucci cerca di mettere una toppa: "Non solo il risultato... non solo il risultato economico, ma anche la rispondenza di queste società che...".

Eppure la risposta non sembra convincere le parti:

PRESIDENTE -. Guardi, allora, andiamo più sul semplice, perché, altrimenti, le... se un vostro responsabile di filiale subisce un'estorsione, in ipotesi ve lo deve dire, o no?

TESTE COLUCCI –. Guardi, noi, ripeto, non abbiamo mai...

PRESIDENTE -. Date la prescrizione che ve lo dica, oppure no? Questo voleva sapere il Pubblico Ministero.

P.M. -. Cioè, "È un problema suo, gestiscitelo tu come ti viene meglio, io non ne voglio sapere niente", oppure "No, se c'è un'estorsione, se qualcuno vi obbliga a fare lavorare alcune imprese, riconoscergli a queste imprese dei privilegi economici particolari, noi dobbiamo essere informati"?

TESTE COLUCCI –. No.

P.M. -. Non dovete essere informati.

TESTE COLUCCI –. Ripeto, l'ambito... l'ambito di responsabilità e di autonomia che esiste nelle funzioni facenti capo al responsabile di filiale, lasciano a lui la più ampia discrezionalità in questo.

Il pm Musolino incalza e quindi Colucci prova ad argomentare meglio: "La nostra... la nostra società è una società che, in pratica, esiste sul territorio italiano da più di 70 anni, quindi è una società che ha avuto modo di rafforzare il proprio marchio commerciale di credibilità in funzione non soltanto di quello che è un servizio erogato, ma anche della moralità delle persone che ci appartengono e ci lavorano".

Il tema, tuttavia, tornerà in auge anche nelle udienze successive, allorquando a deporre sarà Mario Inbrenda, dirigente della Ionica Trasporti, con responsabilità per le filiali di Salerno, Potenza, Atena, Castrovillari, Cosenza, Catanzaro, Vibo e Reggio Calabria. Sulla scorta di quanto acquisito nelle precedenti udienze, il pm Musolino insisterà sul tema della "onorabilità":

TESTE INBRENDA – Sì, la legge 395.

P.M. – Come si misura l'onorabilità?

TESTE INBRENDA – Loro devono produrre il certificato antimafia, e quindi poi è la legge che lo stabilisce, non siamo noi.

P.M. – Sì, no, ma una cosa è avere il certificato antimafia e una cosa è l'onorabilità. L'onorabilità è un concetto aperto all'interpretazione di ognuno, per me onorabile è una cosa... il certificato antimafia invece è un certificato, quindi ha delle caratteristiche ben precise. Quello che Lei vuole dire che per voi onorabilità voleva dire avere il certificato antimafia?

TESTE INBRENDA – No, per noi onorabilità vuol dire quello che vuol dire, perché è la legge che stabilisce che per potere accedere ad avere il conto terzi e tutte queste cose qua bisogna rispondere a questi tre requisiti.

Gli altri due requisiti, oltre all'onorabilità, sono la capacità tecnica e la capacità finanziaria, che torna nuovamente di moda. E la curiosità del pm Musolino è martellante:

P.M. - All'esito dell'attività di indagine che ha svolto il mio ufficio voi avete verificato che non tutte le persone che lavoravano per la Bartolini ne contesto di Reggio Calabria, che è quello oggetto di indagine, erano onorabili?

TESTE INBRENDA – Sì, questo lo abbiamo poi saputo dai fatti che sono successi.

P.M. – Sì, e perché questo non ha costituito ragione per muovere una contestazione ai vostri dipendenti che dirigevano la sede di Reggio Calabria?

TESTE INBRENDA – Mah, perché, diciamo, se quelli che operavano su Reggio Calabria si sono attenuti alle procedure, noi abbiamo delle procedure da seguire.

Ancora una volta le procedure e il profitto: "Noi abbiamo dei budget, e quindi quando quel budget è rispettato, purtroppo noi non è che andiamo a guardare... noi guardiamo nei macronumeri, come dirigenti, no?". E' il leit motiv assunto dai funzionari Bartolini, sfilati in aula nel corso dei mesi: "Quindi possiamo dire che per voi se i profitti erano

garantiti, il fatto che la Bartolini e Reggio Calabria fosse infiltrata dalla 'ndrangheta era una conseguenza, come posso dire, irrilevante?" chiede il pm Musolino. E anche in questo caso, come negli altri, arriverà la marcia indietro: "No, no, no, perché? Non è così, perché irrilevante, anzi".