I Mattiani, imprenditori di Palmi col pallino per la politica

grandhotelgianicolodi Claudio Cordova - "I due proposti si sono messi al servizio dei Gallico e devono, pertanto, essere considerati ad essi quantomeno contigui e dunque socialmente pericolosi". Così il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione (Ornella Pastore, Maria Teresa Gentile e Alessandra Borselli a latere) definisce Giuseppe e Pasquale Mattiani nell'ordinanza con cui ha disposto l'ingente sequestro di beni, su richiesta della Dda di Reggio Calabria, nelle persone dell'ex procuratore aggiunto Michele Prestipino e dei sostituti Giovanni Musarò e Annamaria Frustaci.

Un vero e proprio impero, a fronte di dichiarazioni dei redditi quasi sempre vicine allo zero. Sono Giuseppe Mattiani e il figlio Pasquale i protagonisti del maxisequestro operato dalla DIA di Reggio Calabria, che ha coinvolto beni per 150 milioni di euro, tra cui il Gran Hotel Granicolo, a Roma. La figura dei due emerge dunque nelle carte dell'indagine "Cosa Mia", perché parti offese nelle estorsioni messe in atto dalla cosca Gallico di Palmi. Pasquale Mattiani, in particolare, sarà anche condannato in primo grado per falsa testimonianza, avendo reso dichiarazioni mendaci proprio per favorire la cosca. Così come il figlio Pasquale, Giuseppe Mattiani sarà individuato parte offesa con riferimento a un ricevimento svolto presso l'Hotel Arcobaleno di Palmi, che i Gallico non pagheranno, proprio in virtù del proprio potere intimidatorio: "I più pregnanti elementi a sostegno della pericolosità sociale in termini di appartenenza alla 'ndrangheta si rinvengono proprio nelle intercettazioni disposte nell'ambito del procedimento che ha visto i due Mattiani vittime di estorsione".

Saranno proprio le intercettazioni a chiarire – a detta della Squadra Mobile della Polizia di Stato che svolgerà le indagini – la vera natura dei rapporti tra la cosca Gallico e i Mattiani. E' il 5 agosto 2010 e i membri del clan Gallico sono stati appena arrestati in seguito all'operazione "Cosa Mia", anche con riferimento all'episodio riguardante l'Hotel Arcobaleno. Nel carcere di Secondigliano, Giuseppe Gallico, ritenuto elemento di spicco del clan, parla con l'avvocato Vincenzo Minasi (poi coinvolto nelle indagini proprio sulla cosca): "Mattiani non è estorsione perché mia figlia dice... papà... la parte nostra è stata regalata... regalata non vuole dire estorcere... è un regalo. C'è un motivo perché mi è stata regalata... lo so io il motivo giusto... chi è Mattiani...".

E chi sia Mattiani, Pino Gallico lo dice subito: "E' l'uomo che è entrato in politica... praticamente se l'ho potuto aiutare l'ho aiutato sempre allora... ma non da adesso. [...] Noi lo abbiamo aiutato sempre, indirizzando le persone che si dovevano sposare... li indirizzavamo là... in più quando lui è portato alle elezioni... noi lo abbiamo aiutato... ma sempre su volontà nostra". Da qui, dunque, il "prezzo di favore", per il ricevimento della figlia all'Hotel Arcobaleno: "Questo in riconoscenza di questi fatti... se... si è sposata mia figlia ha voluto regalare la parte mia, la parte nostra è stata regalata".

Affermazioni dirompenti – quelle di Gallico – che verranno commentate ampiamente dall'avvocato Minasi, che si confronterà con il collega Francesco Cardone: "Non capendo che questo è il reato 416 ter, voto di scambio, proprio spaccato". Per Minasi, quelle affermazioni fatte in un colloquio in carcere sono un vero e proprio guaio. Per questo, oltre che con Cardone, si confronta anche con un altro soggetto, Gesuele Misale.

E proprio a questo punto arriverebbe il primo riferimento al Grand Hotel Gianicolo: "Già ha problemi con il.. con il coso là, con il Gianicolo, non gliel'hanno sequestrato il Gianicolo?" chiede preoccupato Misale. Insomma, la preoccupazione per Mattiani nasce già nell'agosto 2010, anche per la grande quantità di persone in odor di 'ndrangheta, che avrebbero svolto il ricevimento di nozze presso l'Hotel Arcobaleno: "Gli Alvaro facevano un sacco di matrimoni là... là sotto da lui, tutti quelli di Sinopoli, tutti là si sono maritati". Insomma, l'Hotel Arcobaleno sarebbe stato tra le sale più gettonate della 'ndrangheta: lì celebreranno il banchetto nuziale, oltre a Lucia Gallico, anche Rocco Gallico, Maria Ciappina (sorella di Antonino, condannato a 18 anni in "Cosa Mia") e la figlia di Antonio Dinaro, anch'egli condannato per partecipazione alla cosca Gallico.

Con riferimento alle attività economiche, i pm Prestipino, Musarò e Frustaci metteranno sul piatto della bilancia anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Gagliostro:

PM: ecco, ma queste attività su Roma sono, di chi sono?
Gagliostro: ma, sono sempre soldi dei Gallico, che vengono gestiti da Mattiani Giuseppe, dal figlio di Mattiani
[...]
PM: [...] che cosa sa sui Mattiani?
Gagliostro: i Mattiani hanno, sono stati sempre, gli favori... gli favorivano la latitanza e cose e poi gli facevano da prestanome
PM: aspetti, la latitanza a chi?
Gagliostro: uh
PM: la latitanza di chi?
Gagliostro: di Mimmo Gallico, di Pino Gallico, dei fratelli Carmelo e Rocco

A detta di Gagliostro, i Mattiani sarebbero stati prestanome dei Gallico "da una vita" e in cambio avrebbero avuto la protezione del clan. Così, dunque, sarebbero riusciti a mettere su un impero, anche fuori dal piccolo contesto di Palmi: "A Roma ha un'altra... un albergo a Roma, però sempre è intestato a Mattiani, ma è dei Gallico" dice ancora Gagliostro, facendo chiaro riferimento al Grand Hotel Gianicolo, sorto dove un tempo esisteva la sede di una Congregazione religiosa. "Dalla documentazione in atti emerge che l'acquisto dell'immobile che poi costituirà la sede dell'Hotel "Il Gianicolo" è avvenuto attraverso un duplice passaggio, ossia attraverso il versamento della somma di lire 1.800.000.000 all'atto preliminare e la restante parte, pari a lire 9.200.000.000, ottenuta a seguito di finanziamento, al momento della stipulazione del contratto definitivo".

Un esborso che non verrà giustificato da alcun finanziamento, né da una posizione reddituale adeguata. Da qui la conclusione dei giudici: "Deve essere ritenuto di provenienza illecita".

"Quanto al sostegno elettorale offerto dagli esponenti della cosca Gallico a Mattiani Giuseppe – scrivono i giudici – non è secondario evidenziare, che quest'ultimo dal 1979 al 2005 ha sempre svolto un ruolo attivo nella vita politica e amministrativa della città di Palmi, mentre nel periodo successivo, cessato il suo diretto coinvolgimento, lo hanno svolto i suoi più stretti congiunti". Da ultimo, infatti, si candiderà (e sarà eletto) anche l'omonimo nipote Giuseppe Mattiani. Il giovane Mattiani, classe 1985, schierato nei ranghi del Popolo della Libertà, sarà il candidato che raccoglierà il maggior numero di voti e per questo sarà nominato dal primo cittadino Giovanni Barone alla carica di vicesindaco: si autosospenderà dopo la condanna del padre nel processo "Cosa Mia". In tal senso è assai pregnante quanto scrivono i giudici: "A riscontro delle dichiarazioni di Gallico Giuseppe in ordine al sostegno elettorale offerto dai Gallico al Mattiani vengono in rilievo anche i servizi di osservazione e controllo che attestano, oltre a plurimi rapporti di frequentazione intrattenuti da Mattiani Giuseppe nel corso degli anni con esponenti della cosca Gallico, anche che, nel 1991, in occasione delle elezioni per il rinnovo del consiglio elettorale, Violi Rocco classe 1955, esponente della cosca Gallico, venne notato mentre faceva propaganda attiva alla candidatura del Mattiani".