di Claudio Cordova - Minacce, estorsioni, usura. Non c'è niente di nuovo oltre a quello che della prevaricazione mafiosa si conosce: il controllo opprimente del territorio, sulle spalle di lavoratori, imprenditori e cittadini in generale. E la cosca Gallico di Palmi - una delle consorterie storiche della 'ndrangheta reggina – non è esente da tali meccanismi. Un dato nuovo, dalle indagini sui Gallico, però c'è. Ed è devastante: a Palmi adesso la gente denuncia.
Non più soltanto Gaetano Saffioti, il coraggioso imprenditore che sarà un "pioniere" (nonché un caso pressoché isolato) della ribellione allo strapotere 'ndranghetista, ma anche altri soggetti. Sono tre, in tutto, gli imprenditori e i commercianti che hanno deciso di ribellarsi alle richieste estorsive del gruppo dei Gallico, capeggiato dal figlio minorenne di un boss, che avrebbe taglieggiato gli imprenditori per "mandare avanti" la famiglia, fiaccata dagli arresti e dalle condanne nei vari filoni del procedimento "Cosa Mia". Ecco come viene definito il minorenne A.G. nel decreto di fermo firmato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Roberto Di Palma, Giovanni Musarò e Adriana Sciglio con cui sono finiti in manette in quattro, mentre una quinta persona risulta ancora ricercata: "A dispetto della minore età, é già soggetto di notevole levatura criminale, il quale, in un momento di forte difficoltà per la cosca, ha assunto un ruolo importante nell'ambito della stessa, cooperando con gli altri associati liberi nella realizzazione del programma criminale. La figura di A.G, inoltre, risulta importante per delineare il ruolo ricoperto in questo
momento storico all'interno della cosca Gallico da Bartuccio Rocco (uno dei fermati), vero e proprio braccio destro del predetto minore e non a caso coinvolto insieme a quest'ultimo nella tentata estorsione continuata ai danni di [omissis] presso il quale lo accompagnava in due diverse circostanze".
Antonio Cosentino, detto "Poldino", Rocco Bartuccio e Rocco Brunetta, un minorenne, A.G., rampollo della cosca, si sarebbero dunque presentati ai soggetti da denunciare sulla scorta di alcune indicazioni fornite dai boss detenuti. Le operazioni "Cosa Mia", infatti, avranno il merito di resistere alle varie fasi cautelari, arrivando a pronunce pesantissime, che, da tre anni a questa parte, tengono i cella uomini e donne del clan. Dal racconto di una delle vittime: "Quando ha fatto riferimento ai "carcerati" io ho immediatamente percepito che il riferimento era alla cosca Gallico, in quanto in questi anni a Palmi sono stati tratti in arresto numerosi esponenti di quella cosca. Inoltre si sa che i Cosentino (cioé Antonino e i suoi figli) sono persone "in orbita Gallico", addirittura suo figlio Emanuele é cognato di una figlia di Pino Gallico, l'ergastolano. Fra l'altro la moglie di Emanuele é anche parente dei Bellocco, per cui le lascio immaginare quanto timore possano incutere queste persone. Sono persone con cui é meglio non avere niente a che fare".
Il metodo è quello tipico della 'ndrangheta, che controlla il territorio e pretende rispetto: "Esordì dicendomi che ero l'unica persona che in tre anni non gli aveva mai offerto un caffè, nel prosieguo del discorso mi chiedeva di essere assunto da me ma riceveva la mia risposta negativa, a causa della sua minore età. Nella seconda circostanza A.G., così come nella terza mi chiedeva di corrispondergli un "fiore"; di fronte alla mia richiesta di quantificare l'importo di questo "fiore" questi mi diceva di quantificarlo io stesso. Nell'ultima circostanza, ovvero il decorso 30 agosto, allorquando io chiesi di quantificare questo "aiuto", il giovane mi diceva che gli dovevo dare 5.000 euro. A questa ingente richiesta io mi alterai alzando il tono della voce e rispondendo che non avevo niente da dare; A.G. per tutta risposta con tono minaccioso prima di allontanarsi mi disse: "Vi raccomando, il 18 settembre, alle ore quattro e mezza, mi servono i soldi, e vi raccomando di non denunciare, sennò sapete a cosa andate incontro" racconta una delle vittime agli inquirenti.
I Gallico, però, non si sarebbero limitati a chiedere denaro all'imprenditore, ma avrebbero messo nel mirino anche il figlio minorenne. Anche questi sarà sentito dagli inquirenti e riferirà dei comportamenti del giovane A.G.: "Si è avvicinato a me e ha incominciato a spingermi dicendo che mi avrebbe picchiato ed ammazzato, affermando falsamente e pretestuosamente che io avrei parlato male di lui, cosa assolutamente falsa. Contestualmente sono arrivati il mio amico [omissis] e mio cugino [omissis] i quali si sono messi in mezzo ed hanno evitato che mi aggredisse insistendo affinché si allontanasse. Nonostante la presenza di mio cugino e del mio amico, A.G. ha seguitato a dire che mi avrebbe picchiato e, poco dopo, a seguito della determinazione del mio amico e di mio cugino si è dileguato. Ho avuto molta paura anche perché, qualche mese addietro, ho saputo da una mia amica che è stata fidanzata con A.G. fino a poco tempo fa, che a casa, [omissis], detiene una pistola calibro 38....mi ha detto queste testuali parole: "vidi ca ti minu, t'ammazzu! Tu parli mali i mia" (n.d.r.: che, tradotto, significa: "vedi che ti picchio, ti ammazzo! Tu parli male di me").
Sarà proprio questa la "molla" che farà scattare nell'animo dell'imprenditore taglieggiato la volontà di collaborare con la Dda di Reggio Calabria: "Mi sono deciso a denunciare tutto questo dopo che A.G. ha minacciato e ha tentato di aggredire mio figlio [omissis]. Mi sono reso conto che non potevo più temporeggiare, perché aveva individuato il mio punto debole. Davide quel giorno é tornato a casa balbettando per la paura, perché sa benissimo chi é A.G.. E da quel giorno non esce da casa, é nervoso, balbetta quando parla. Anche l'altro mio figlio, [omissis], ha paura. Ecco perché ho deciso di dire tutta la verità, so che queste sono persone pericolose".
Non è rispetto, quello per la 'ndrangheta. E' paura.
Lo si evince anche dalle dichiarazioni di un'altra persona che deciderà di denunciare, svelando di essere taglieggiato dai Gallico, anche sotto il profilo dell'usura e precisando che al momento dell'arresto Antonino Gallico (uno dei soggetti più importanti del clan) vantava ancora un credito per € 3.000,00: "Dovete capire che io ho paura di questa gente, ho tre figli... Vi chiedo semplicemente di non lasciarmi da solo .....ho paura non tanto per la mia incolumità quanto per quella dei miei figli".
Il dato nuovo, però, è che a differenza del passato (e anche con riferimento ai precedenti tronconi dell'indagine "Cosa Mia") adesso la gente a Palmi denuncia. Ha paura, ma denuncia: "Può affermarsi, infatti, che le denunce delle persone offese e la collaborazione con gli inquirenti non costituiscono più una meritevole eccezione" è scritto nelle carte della Dda di Reggio Calabria.