di Claudio Cordova - Lancia inquietanti interrogativi su uno dei fatti più oscuri della storia recente di Reggio Calabria e, forse, manda anche qualche messaggio. Nel corso della sua lunghissima deposizione nell'ambito del procedimento contro la cosca Lo Giudice, l'ex procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia, Alberto Cisterna, ha introdotto il tema – assai delicato – del ruolo che i Servizi Segreti avrebbero potuto avere in alcune vicende calabresi e riconducibili alla criminalità organizzata.
Ed è proprio a questo punto che entrano in gioco i fatti dell'ottobre 2004, del 6 ottobre 2004.
Sono circa le 22.30 quando, all'interno di un bagno posto al primo piano di Palazzo San Giorgio, sede dell'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, vengono scoperti tre panetti di tritolo.
Cisterna rievoca il caso raccontando del ruolo dei Servizi in alcune vicende, fornendo indicazioni fin qui inedite sulla sinergia tra Procura Nazionale Antimafia e Servizi Segreti, sia con riferimento alla lotta al terrorismo, sia sul versante della cattura dei latitanti. Cisterna ripercorrerà i suoi primi anni romani (dal 2002 in poi), allorquando una serie di operazioni legheranno a doppio filo le indagini di mafia e gli 007. Dall'operazione "Bumma" al fallito attentato nella sede del Comune di Reggio Calabria, in uno dei momenti più difficili per l'allora sindaco Giuseppe Scopelliti: "La notizia dell'esplosivo a Palazzo San Giorgio verrà anticipata di una settimana" dirà l'ex vice di Piero Grasso.
Una rivelazione inquietante, su un episodio che, a distanza di ben nove anni, non ha ancora avuto un'interpretazione univoca. A lanciare l'allarme per la sicurezza di Scopelliti è una nota dei Servizi Segreti, che parlano di un concreto rischio per la vita del sindaco. La notizia arriva, Scopelliti viene messo sotto scorta (e, a distanza di molti anni, lo è tuttora) e la Polizia ritrova l'ordigno, privo di innesco e quindi impossibile da far detonare.
Un contesto che Cisterna rievoca per giustificare in aula i suoi contatti con Luciano Lo Giudice, considerato l'anima imprenditoriale del clan. Rapporti che – a detta dell'ex numero due della DNA, nasceranno e verranno portati avanti esclusivamente per riuscire ad arrivare alla cattura del superboss Pasquale Condello, il "Supremo", arrestato dal Ros del Colonnello Valerio Giardina il 18 febbraio 2008. E proprio nell'ottica della "sinergia" tra Procura Nazionale Antimafia e Servizi Segreti, Cisterna presenterà Luciano Lo Giudice al Colonnello Michele Ferlito, un tempo in servizio a Reggio Calabria, ma in quel periodo passato dal SISMI.
E sarà proprio il Sismi del Generale Nicolò Pollari - a quel tempo docente dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria – ad avere un ruolo decisivo nella vicenda; successivamente, peraltro, si arriverà a individuare l'esplosivo rinvenuto all'interno del bagno di Palazzo San Giorgio come compatibile con quello "custodito" all'interno della Laura Couselich, più nota come Laura C, la nave da rifornimento italiana affondata al largo di Saline Joniche nel luglio del 1941. Con i suoi 1500 chili di tritolo, la Laura C diverrà, per diverso tempo, una vera e propria "santabarbara" delle cosche di 'ndrangheta.
Ma è importante tenere d'occhio le date.
Alcuni mesi prima rispetto all'evento di Palazzo San Giorgio, scatta l'operazione "Bumma", curata dal magistrato Nicola Gratteri, che porta al sequestro di esplosivi, avvenuto – a detta di Cisterna – proprio grazie alla "supervisione" degli 007. In tal senso si incastra anche il racconto del collaboratore di giustizia Roberto Moio, legato da vincoli di parentela con la potente cosca Tegano, ma che nel settembre 2010 deciderà di "pentirsi", iniziando a collaborare con la giustizia. Moio non negherà mai, nelle proprie deposizioni, di aver sempre fatto una sorta di doppio-gioco tra 'ndrangheta e Istituzioni. Per dirla in un'unica espressione, di essere stato
un confidente delle forze dell'ordine e, in particolare, della Polizia di Stato. Agli agenti della Squadra Mobile, infatti, il pentito proverà, già nel 2004, a fornire alcune soffiate per la cattura dello zio Giovanni Tegano (che avverrà nell'aprile 2010). Moio affermerà sempre di aver voluto, già in quegli anni, portare avanti una collaborazione formale, ma, a suo dire, il tutto sarebbe sempre rimasto in una forma occulta: nonostante le richieste di parlare con l'allora pubblico ministero Francesco Mollace, Moio non riuscirà comunque a dare l'input decisivo per la cattura di Tegano. Tuttavia, qualche tempo dopo gli inquirenti ci riproveranno e chiederanno al mafioso-confidente di essere portati sulle tracce delle persone che avrebbero piazzato l'esplosivo a Palazzo San Giorgio: "Mi sono dato da fare per cercare di sapere qualcosa sulla bomba del 2004 in Comune, mi dissero che era necessario trovare il colpevole". Il ricordo del collaboratore, però, non appare nitido e l'uomo si limita a segnalare la presenza di un infiltrato non meglio specificato.
Passano pochi mesi e, nel periodo più difficile dell'Amministrazione di Peppe Scopelliti, contestato un po' ovunque e ai minimi storici di popolarità, arriva il tritolo a Palazzo San Giorgio. A condurre tutta l'operazione saranno proprio Nicolò Pollari e Marco Mancini. Entrambi finiranno a processo per il "Caso Abu omar", relativo al rapimento dell'Imam di Milano Hassan Mustafa osama Nasr, oscura vicenda su un'azione illegale compiuta, nel febbraio 2003, dalla CIA e dai Servizi Segreti italiani, di cui Pollari e Mancini, in quel periodo, sono dei massimi esponenti. Nel caso verrà anche coinvolto il giornalista Renato Farina, conosciuto come l'agente "Betulla", condannato a sei mesi per favoreggiamento (pena patteggiata). Farina, in quel periodo vicedirettore del quotidiano "Libero", e successivamente portato in Parlamento dal Popolo della Libertà (discendente non troppo fortunato di Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi), sarà condannato per aver organizzato una falsa intervista con i magistrati con il solo scopo di raccogliere informazioni sull'indagine. Proprio nel periodo in cui Farina era vicedirettore di "Libero", peraltro, l'Amministrazione Comunale guidata da Scopelliti spenderà 50mila euro per pubblicizzare le iniziative del Comune sul giornale vicino agli ambienti del centrodestra nazionale.
E nella vicenda entra, tanto per cambiare, anche la storia di Giovanni Zumbo, il commercialista che, nella primavera 2010, racconterà una serie di particolari d'indagine riservatissimi ai boss Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara. Confidente dei servizi segreti, Zumbo, avrebbe collaborato con il Sismi dal 2004 al 2006: un anno e mezzo di rapporto "ufficiale", così come dichiarato dallo 007 Corrado D'Antoni, chiamato a testimoniare proprio nel processo contro la "talpa". Contatti, quelli tra Zumbo e D'Antoni, che avrebbero convinto il funzionario, in quel periodo aggregato in Calabria per raccogliere informazioni utili sulla criminalità organizzata, a coinvolgere il commercialista nelle indagini: "Zumbo era uno che conosceva tante persone" dirà in aula D'Antoni. Stando ai ricordi, non sempre precisi, della spia D'Antoni, Zumbo avrebbe anche incontrato, "una volta sola e quasi casualmente", proprio Marco Mancini. Lo stesso Mancini, diretto superiore di D'Antoni, che avrebbe fornito alle forze dell'ordine la "soffiata" sull'ordigno dinamitardo rinvenuto all'interno del Comune di Reggio Calabria, in quel periodo piuttosto complicato per l'allora sindaco Giuseppe Scopellit, che da quel momento spiccherà il volo. E secondo alcuni testimoni escussi nel processo contro la "talpa" i Servizi avrebbero avuto la soffiata, informando poi lo stesso Zumbo.
Una circostanza che, in qualche modo, viene confermata da Cisterna: "La notizia dell'esplosivo a Palazzo San Giorgio verrà anticipata di una settimana" dice a distanza di anni dal fatto.
Ma ricordiamoci le date.
Nella primavera 2004 scatta l'operazione "Bumma", in cui viene scoperto – anche tramite i Servizi Segreti - il traffico di tritolo gestito dalle cosche. All'inizio di ottobre dello stesso anno, viene ritrovato – anche qui con la collaborazione dei Servizi – il tritolo nel bagno di Palazzo San Giorgio. In mezzo, a settembre (e quindi pochi giorni prima rispetto all'evento in Comune), l'incontro a Fiumicino tra Luciano Lo Giudice e il Colonnello dei Servizi Segreti, Michele Ferlito, realizzato – a detta di Cisterna – per ottenere informazioni sulla cattura di Pasquale Condello.
La ricostruzione, però, deve fermarsi qui: a distanza di nove anni, i segreti sono tanti e inconfessabili, mentre le risposte sono poche e allusive. Anche da parte di chi, quei fatti li ha vissuti da protagonista, in un senso o nell'altro.