Luciano Lo Giudice, le Istituzioni e il "capo"

logiudice lucianodi Claudio Cordova - Aveva tante speranze Luciano Lo Giudice. Speranze che l'arresto che scatterà nei suoi confronti nell'ottobre 2009 fosse solo un "incidente di percorso", che la libertà non fosse un miraggio, ma una prospettiva assai concreta. Speranze che verranno totalmente disattese: l'uomo, ritenuto l'anima imprenditoriale dell'omonimo clan, è adesso alla soglia dei quattro anni di detenzione, frutto di una condanna per usura e di alcuni procedimenti pendenti sia per associazione mafiosa sia per gli attentati che colpiranno la magistratura reggina nel corso del 2010. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, dopo neanche un mese di custodia cautelare, Lo Giudice, però, avrebbe provato, a interessare i suoi presunti referenti istituzionali per uscire dalla difficile situazione in cui si era cacciato. Tentativi che sarebbero testimoniati dalle riprese video e dalle registrazioni audio messe nero su bianco da una perizia del Tribunale (e non da un'informativa della Squadra Mobile, come scritto ieri). Tra i referenti istituzionali, secondo i discorsi captati in carcere con il legale del tempo, l'avvocato Giovanni Pellicanò, vi sarebbe stato anche il sostituto procuratore generale, Franco Mollace (come si è dato conto sull'edizione di ieri): "Dice «questo processo in questo momento...» dice «...non dovrebbe essere annullato, se questo viene in appello viene da me» dice, e mi ha detto che lui fa, perché poi dipende dal Procuratore" afferma Pellicanò. Il legale porterà i saluti che Mollace avrebbe indirizzato a Luciano: "Mi ha detto di salutarti, dice «tranquillo», dice «e fai il buono, tu sei una persona intelligente». Invece..."

Proprio nei discorsi in cui si fa riferimento al presunto incontro che l'avvocato Pellicanò avrebbe avuto con Mollace, per perorare la causa di Lo Giudice, spuntano dei riferimenti che lascerebbero presagire un presunto interessamento che Mollace avrebbe detto di voler effettuare nei confronti del suo "capo". Un "capo" che in quel momento sostanzialmente non c'è: alla Procura Generale, dove lavorava e lavora Mollace, il nuovo Procuratore Generale, Salvatore Di Landro, verrà nominato ufficialmente una settimana dopo rispetto al colloquio in carcere, del 18 novembre 2009:

Avv. Pellicanò Giovanni: "...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)..."

Lo Giudice Luciano: "[fa cenno di sì con la testa] Lui?"

Avv. Pellicanò Giovanni: "...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)..."

Lo Giudice Luciano: "Eh [fa cenno di sì con la testa]"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Ha detto che ha ricevuto la lettera, ha detto... Secondo me era una frase in codice"

Lo Giudice Luciano: "Mh"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Dice «ho parlato con i miei superiori»; ma lui non ha superiori"

Lo Giudice Luciano: "Come no?!"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Lui non ha superiori"

Lo Giudice Luciano: "Che cazzo stai dicendo Giovanni?!"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Sopra di lui non c'è nessuno"

Lo Giudice Luciano: "Chi caz..."

Avv. Pellicanò Giovanni: "Ha ...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)... Secondo me non ha superiori"

Lo Giudice Luciano: "No! No! ...(incomprensibile – labiale – è inquadrato dall'alto)..."

Avv. Pellicanò Giovanni: "Poi gli ha domandato ma... Siccome lui mi ha detto  «...(incomprensibile - tono di voce basso e voci degl'altri colloqui)... [muove l'indice della mano destra come voler dire "dopo"  e subito dopo indica alla sua sinistra] «ma lei ...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)...?», «cosa so» gli ho detto"

La Procura Generale era sostanzialmente vacante, ma, a detta di Pellicanò, Mollace avrebbe fatto riferimento alla figura di un "capo":

Avv. Pellicanò Giovanni: "«Stai tranquillo» dice «[muove la mano sinistra come ad invitarlo a stare calmo] ci vuole calma...» mi ha detto «...in questo momento»,  «(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui) lui lo sa»"

Lo Giudice Luciano: "Ha parlato lui con il suo capo?"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Come no"

Lo Giudice Luciano: "E a posto"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Lui ha detto che ci vuole tempo, ...(incomprensibile – tono di voce basso)... cose, dice «me lo saluti». Dice questo..."

Ma la figura del "capo" ritorna anche più avanti, nel corso delle conversazioni, quando si parlerà di lettere che Luciano Lo Giudice avrebbe inviato. Allo stato attuale, le uniche lettere "pubbliche" Luciano le spedirà all'allora vice procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Alberto Cisterna:

Avv. Pellicanò Giovanni: "Ti sto dicendo che il dottore  (incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui) ho ricevuto le tue lettere, le ho lette con attenzione, e poi riferirò al mio capo, punto"

Lo Giudice Luciano: "[fa cenno di sì con la testa]"

Avv. Pellicanò Giovanni: "E gli ha detto «lei è a Roma?», «no, oggi sono a Reggio» dice «...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)...». Nel senso che, secondo me, sai che è a Roma..."

Lo Giudice Luciano: "Ci vediamo. Sì, il 22"

Avv. Pellicanò Giovanni: "...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)..."

Lo Giudice Luciano: "Non c'è dubbio. Però a tipo, se lui gli ha detto che sta parlando con il suo capo [fa cenno di sì con la testa]"

Avv. Pellicanò Giovanni: "Poi ne parlo col mio capo"

Lo Giudice Luciano: "Tranquillo che è così.  ...(incomprensibile a causa del tono di voce basso e delle voci degl'altri colloqui)... dopo quello che gli ho scritto".