Il piano dell’indisturbato Castorina e del suo "gruppo". E quella delega firmata da Falcomatà durante un’inaugurazione all'aperto

castorina falcomata 2di Walter Alberio -"Passaggi concatenati e ben congegnati" frutto di "attenta pianificazione". Così il gip Stefania Rachele descrive l'operato del consigliere comunale Antonino Castorina, nell'ordinanza di misura cautelare che scrive nuove pagine sulla vicenda dei presunti brogli elettorali alle Comunali di Reggio Calabria del 20 e 21 settembre 2020.

Il "piano" dell'esponente del Partito Democratico, raggiunto oggi da una nuovo ordinanza, sarebbe nato diversi anni prima e poi messo a punto con il suo entourage il 18 settembre 2020, in una riunione presso la sua segreteria politica, alla presenza dello stesso Castorina e dei suoi sodali e collaboratori, tra cui il presidente di seggio Carmelo Giustra, già agli arresti domiciliari e autore delle dichiarazioni che hanno portato a nuovi sviluppi nell'inchiesta condotta dalla Digos.

L'ordinanza ricostruisce, in particolare, le vicende riguardanti le sezioni 172 (già oggetto della prima ordinanza - leggi qui) e 184 di Archi. 

Giustra, dopo aver ottenuto il seggio 184 (anziché la sezione 172), pensava che il piano fosse naufragato. E' grazie a Simone D'Ascola, secondo gli inquirenti, che il presidente di seggio comprende come sarebbe dovuta avvenire la falsificazione del voto, in seguito al procacciamento dei duplicati degli elettori della 184. Il trait d'union tra il "gruppo Castorina" e il seggio in questione sarebbe stato Giuseppe Saraceno, zio di Castorina. Sarà lui – scrive il Gip – a supervisionare l'attività di inserimento dei falsi voti nei registri elettorali, "incitando Giustra (che materialmente compiva la falsificazione) all'inserimento di tutti i nominativi fornitigli, circa un cinquantina". Ma, temendo di essere scoperto, a causa del costante ripetersi della identificazione per "conoscenza personale", Giustra ne inserirà solo 14. Anche Francesco Laganà e Antonio Fortunato Morelli, componenti dell'entourage di Castorina, avrebbero dato un contributo morale e materiale al piano, di cui entrambi erano a conoscenza, secondo quanto dichiarato da Giustra. Il primo avrebbe provveduto alla consegna della lista di nominativi presso il seggio, la mattina del voto. Il secondo si sarebbe "occupato delle operazioni di occultamento di eventuali prove documentali (in primis la lista di nominativi), accertandosi che fossero state distrutte da Giustra", all'indomani delle elezioni. In una conversazione registrata, l'esponente dem, tuttavia, esprimerà "rammarico per la distruzione dei nominativi, arrivando ad ipotizzare di ricostruire la lista distrutta da Giustra incollandone i vari frammenti di carta".

"Si tratta – scrive il gip – di chiari indici di estrema pericolosità sociale dell'indagato Castorina, il quale, con tutta evidenza, aveva la chiara intenzione di fare tesoro del meccanismo fraudolento sperimentato con successo alle ultime elezioni comunali al fine di riutilizzarlo in futuro".

A ciò si aggiunge il fatto che le "manovre" di Castorina dei presidi elettorali sarebbero cominciate molte tempo prima della tornata elettorale 2020, ovvero nel 2018, quando si insediò, senza averne titolo, come membro e poi presidente della Commissione elettorale. Particolare che rappresenta la maggiore novità dell'inchiesta sui brogli elettorali. Una manovra che gli avrebbe consentito di "fare incetta" di scrutatori, piazzandoli nelle sezioni elettorali di proprio interesse. Il gip parla di "passaggi concatenati e ben congegnati" frutto di "attenta pianificazione". Gli odierni indagati e i presidenti di seggio delle sezioni interessate dalla falsificazione del voto, ancora in corso di compiuta identificazione, hanno agito quale "longa manus del Castorina, dimostrandosi a piena disposizione di quest'ultimo nello svolgimento delle attività illecite".

Castorina si aggirava praticamente indisturbato per gli uffici comunali "chiedendo ed ottenendo, a proprio nome, centinaia di tessere elettorali (ritirate in blocchi) di soggetti anziani, attraverso moduli che non avevano neanche la parvenza della delega al ritiro, senza che nessuno avanzasse obiezione".

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"La ficcante capacità di infiltrazione di Castorina nei meandri dell'amministrazione della cosa pubblica emerge in maniera lampante, peraltro, dalle stesse dichiarazioni del sindaco Falcomatà in relazione - scrive il gip - alla delega per la nomina dei presidenti di seggio". Il primo cittadino ha testimoniato infatti che "nel corso di un evento pubblico, ovvero l'inaugurazione dell'illuminazione del Parco Lineare sud, Castorina aveva rappresentato che vi erano 'problematiche' in corso e che 'in qualità di componente della commissione elettorale', qualità che aveva acquisito indebitamente 'poteva dare una mano', porgendogli così la famosa 'delega' che il sindaco provvedeva a firmare seduta stante, all'aperto, nel corso di un evento pubblico, senza accorgersi che era priva di intestazione".

"Non ho dato peso al fatto - ha dichiarato il sindaco - che la delega fosse priva di intestazione, Della delega ne avevamo parlato ed io dissi a lui di verificare se si poteva fare. La sera stessa l'Avv. Albanese, P.O. del mio Staff, mi disse che la delega non si poteva fare e, di conseguenza, ho provveduto ad adottare un provvedimento di annullamento. Non ho chiamato nell'immediatezza Castorina per dirgli che mi aveva fatto firmare un atto che non si poteva fare; ne abbiamo parlato solo successivamente, incidentalmente, ma ho ritenuto che lo stesso non lo avesse fatto per danneggiarmi. Ho firmato la delega in favore del Castorina in quanto mi sono fidato della sua buona fede".

Con "una semplice comunicazione", inoltre, Castorina riusciva a prendere parte alle sedute della Commissione elettorale. Tale comunicazione "veniva portata a conoscenza dello staff del sindaco – e per tale via allo stesso sindaco – e al presidente del Consiglio comunale Demetrio Delfino" (indagato per abuso d'ufficio), veniva regolarmente depositata e protocollata e, tuttavia, "nessuno degli organi competenti rilevava l'irregolarità dell'operato di Castorina". Anzi, Delfino avrebbe avallato le condotte disinvolte di Castorina, "comunicando agli organi competenti che, dal quale momento in poi, Castorina avrebbe composto stabilmente la Commissione elettorale".

Eppure, come rileva il gip, "Castorina non aveva alcuna legittimazione a comporre la Commissione elettorale del Comune, né quale componente supplente né, tantomeno, come presidente". A fronte delle dimissioni dalla Commissione del consigliere Marra, regolarmente nominato all'indomani della costituzione del Consiglio comunale, solo uno dei supplenti già nominato poteva prendere il suo posto alle adunanze della Commissione. Nella normativa vigente, non è in alcun modo prevista la sostituzione del singolo componente della Commissione. Ma Castorina, 8 mesi dopo, procederà autonomamente alla surroga del dimissionario Marra. Anche i componenti legittimi della commissione elettorale daranno il loro lasciapassare all'assunzione della carica di presidente della commissione elettorale in capo a Castorina. Il dirigente dell'Ufficio elettorale, Covani, in qualità di segretario della Commissione, "attesterà finanche il falso", ovvero che Castorina era delegato del sindaco a presiedere la Commissione.