"Noi eravamo giovanotti della 'ndrina": l'ingratitudine dei De Stefano e il tentativo di scissione di Gino Molinetti

molinettiginodi Claudio Cordova - Covava desideri di rivalsa, Gino Molinetti. Sostenuto dal suo nucleo familiare e, in particolare, compresa la moglie Maria Teresa Bruzzese, l'uomo forte della 'ndrangheta del rione Archi di Reggio Calabria era in rotta di collisione con i De Stefano, rei di non avere riconosciuto ai Molinetti i meriti 'ndranghetistici che loro spettavano e di essere stati ingordi e iniqui nella spartizione dei proventi economici e pronti a scindersi dai De Stefano elaborando la possibile creazione di un gruppo o di un sottogruppo autonomo. E' il cuore dell'inchiesta "Malefix", curata dai pm della Dda, Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Roberto Di Palma ed eseguita con una ventina di arresti dalla Polizia di Stato.

L'indagine ha permesso di ricostruire il giro di estorsioni di tre tra i più potenti clan di Reggio Calabria: i De Stefano, i Tegano e i Libri.

Con lo schieramento dei De Stefano e dei Tegano, Molinetti ha trascorso la propria vita, criminale e non solo. Tra il 2018 e il 2019, però, sogna una scissione. Tutti i passaggi dei vari colloqui sono stati possibili tramite l'inoculazione di uno spyware nei cellulari degli indagati.

I Molinetti facevano delle previsioni in ordine ai tempi di durata in carica ai vertici della cosca da parte dei De Stefano che si erano, peraltro, succeduti iure sanguinis e iure ereditario e gongolavano all'idea che costoro non avessero degni eredi al casato mafioso e che pertanto il loro tempo stava quasi per finire [ALFONSO MOLINETTI cl. 95: "...questi sono alla deriva, che gli sono rimasti quindici anni..."] .

Sottolineavano che nessuno dei tre fratelli (Carmine, Giuseppe e Dimitri) avesse "delfini" in grado di prendere un domani il comando della ndrina e reputavano, inidoneo a tal fine, anche il fratello minore "Giorgino" [ALFONSO MOLINETTI Cl. 95: "di Peppe De Stefano non c'è nessuno, di Carmine non c'è nessuno, di Dimitri non c'è nessuno, quell'altro Giorgio... quello Giorgio non vale una lira"]. A tavola, tra una portata e l'altra, i Molinetti si dolevano di certi comportamenti della fazione contrapposta [ALFONSO: Questi,dove ci siamo noi, hanno sempre da obiettare... GINO: È vero? Sempre da obiettare hanno... ALFONSO: ...perché non vogliono, a voglia che ti fai. Io te l'ho detto quindici giorni, venti giorni fa quello che devi fare!].

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Dopo aver ascoltato i figli Alfonso e Peppe – che ritenevano comunque indispensabile continuare a gestire gli affari di famiglia secondo l'originario progetto, limitandosi ad inviare una "ambasciata" ai loro avversari [ALFONSO: o ci facciamo i cazzi nostri che, gli diamo l'ambasciata... (...) PEPPE: ci facciamo i cazzi nostri ...] – Gino MOLINETTI, aizzato dalla moglie Teresa [TERESA: è una cattiva figura (...) ti fanno fare cattiva figura] e dopo aver tentato una diversa strategia [GINO: ... io ho fatto quel passaggio a trucco, perché volevo (...)... volevo capire se c'era o no c'era la disponibilità], si diceva ormai pronto ad una ferma reazione[GINO:Ora li marco stretti ora al porto ... (...) Ora li... marco stretti...]. Gino Molinetti, da par suo, non mancava di tessere contemporaneamente una fitta rete di relazioni anche con altri esponenti della ndrangheta reggina, tanto da aver affrontato la questione anche con Totò LIBRI, attuale reggente dell'omonima cosca di Cannavò [GINO: "...ha detto creiamo una buona situazione per noi, me lo ha detto Totò Libri che c'è"].

Il riferimento è ad Antonio Libri, considerato il reggente dell'omonimo clan di 'ndrangheta.

Ma i riferimenti – e tanti – sono soprattutto alla potente cosca De Stefano, con cui ormai Molinetti è in rotta di collisione. Che non si trattasse di banali litigi, ma di allarmanti contese suscettibili di degenerare in inquietanti faide, lo si comprendeva dalla parole del più saggio Gino Molinetti, il quale – per arginare la focosa belligeranza del figlio – lo metteva in guardia dai severissimi rischi giudiziari e dalla prospettiva di lunghi anni di carcerazione in caso di arresto [GINO: sì, ora ci litighiamo, ora ci litighiamo per ...(inc) PEPPE: a questi una settimana... (enfatizza la frase battendo le mani) GINO:... sì e poi viene ...(inc)... PEPPE: e non resta niente... GINO: poi viene la legge... PEPPE: non capisci... e me ne fotto... GINO: poi viene la legge e ti chiudono nella cella e non esci più, storto... PEPPE: ma intanto loro... GINO: sì... (...) bella, bella, bella cosa, poi vengono loro e ti chiudono in una cella e non ti fanno uscire più... (...) ah... Signore mio...].

Gino Molinetti sosteneva di godere già dell'agognata indipendenza all'interno della cosca, ma veniva criticato dalla moglie per non avere mai messo in chiaro taluni aspetti con i rappresentanti dell'altra fazione [GINO: ma non è che hanno mai messo bocca nelle nostre cose... (...) a parte questa vicenda non è che hanno mai messo bocca loro... TERESA:...sì, ma non hai mai messo i puntini sulle i... i...!!]. Ma la donna continuava a rimproverare il marito per il comportamento di sottomissione mantenuto nel corso del tempo, contestandogli il fatto di non essere stato in grado di crearsi un proprio spazio e consentendo, invece, ai De Stefano di sfruttarlo<<...sei tu... che non ti sei mai saputo mai gestire la tua vita ... sei tu, che "ti cassiriasti" piedi, piedi e non ... ti sei creato niente per te, questo ti voglio dire io e loro sopra di te hanno marciato ...>>. L'uomo, infastidito dai toni della moglie, replicava ribadendole di avere già in mente il sistema per mettere in difficoltà i De Stefano <<... Teresa un'idea ce l'ho per metterli in difficoltà ...[.]... Teresa ti devi stare zitta un minuto gentilmente? ...>>: la doveva solo lasciargli il tempo di mettere un po' di ordine nelle loro cose da un punto di vista economico, poi avrebbe deciso il da farsi <<... tu lascia ... lascia, lascia che ci sia ...[.]... lascia ...[.]... lascia che risolviamo qualcosina a livello economico e cose, poi vediamo ...>>.

L'oggetto principale degli strali dei Molinetti è, in particolare, Carmine De Stefano, detto "l'Occhialino" e scarcerato nel 2017, ritenuto a capo della cosca e tacciato della colpa di non aver diviso alcun provento delle attività illecite. Era opinione dei conversanti che Carmine De Stefano temesse Luigi Molinetti e, proprio per scongiurare una scissione del suo gruppo dalla casa madre, tendesse a sminuirne l'autorevolezza [ALFONSO cl. 95: si spaventano, sta tremando... quello l'occhialino si spaventa, apposta stanno facendo in questa maniera ... (...) ha paura... hanno paura hai capito? GINO: sì ... ALFONSO CL. 95: ... e poi a te ti vogliono tenere sempre, sempre a guinzaglio ti vogliono tenere... (...) TERESA: non ascolta lui ... ascolta, quando hanno bisogno ...(...) ALFONSO CL. 95: no no a lui lo vogliono tenere sempre agguantato per sapere sempre cosa gli frulla in testa ... perché si spaventano, apposta lo vogliono tenere sempre, sempre, sempre vicino...].

Eppure, i soldi i De Stefano li avrebbero sempre avuti. Luigi Molinetti sottolineava come Giorgino De Stefano avesse uno stile di vita dispendioso, mentre il fratello Carmine si lamentava di non avere soldi <<...quel porco ... di suo fratello si spende diecimila euro a sera champagne champagne e poi viene pure a dirti che non ha soldi ...>>.

In un passaggio successivo, Molinetti chiariva ai familiari in che modo aveva deciso di agire per chiudere la faccenda con DE STEFANO Carmine detto l'Occhialino <<...ora gli mando a dire ...(inc)... ... gli posso mandare a dire che ...[.]... che per il momento non mi, non mi incontro perché... perché sto vedendo pure, sono molto impegnato nel vedere come posso fare ...[.]... per, per portare qualche pezzo ... qualche pezzo di pane a casa alla mia famiglia e sono molto impegnato in questo... non di meno ... per il fatto di qua che mi sta molto a cuore che lui già sa... poi ... come pensa lui di poterlo sistemare, sistemare si sistema gli dico, gli dirò di queste cose e poi gli dico ... ehm che volete? Quando mi ... per qualsiasi cosa vi prego parla con ... con ... ...(inc)... e quando gli dico di... di parlare con lui ... che quando ...(inc)... e quando vengo io i rapporti li tengo con mio fratello e... e tengo rapporti per tutte cose con lui ...e la chiudo così la faccenda... o no? ...>>.

Luigi Molinetti, inoltre, lamentava che né Carmine De Stefano, né altri esponenti del suo entourage, gli avessero manifestato una fattiva solidarietà, dopo il suo coinvolgimento nell'indagine avviata dalla Procura della Repubblica per l'omicidio del Giudice Antonino Scopelliti [GINO:quando mi hanno indagato... mi hanno indagato per il Magistrato, pare che nessuno mi ha mandato un'ambasciata (...) TERESA: infatti ...(...) GINO: se avevamo bisogno, se non avevamo bisogno una cosa].

Ma le informazioni più interessanti arrivano dall'incontro avuto con il fratello Alfonso Molinetti, avvenuto a Giugliano, in provincia di Napoli, tra il 30 e il 31 agosto 2019.

Secondo Gino Molinetti, infatti, tutte le volte che era stato avviato un tavolo per la spartizione dei proventi della cosca, Carmine De Stefano aveva opposto un'asserita mancanza di liquidità, omettendo di versare la quota di spettanza dello stesso Molinetti

Si trattava di una giustificazione scarsamente plausibile, che aveva suscitato in Gino stupore ed incredulità: era infatti nota la solidità finanziaria dei De Stefano, nonostante la necessità di assicurare il mantenimento in carcere dei numerosi affiliati detenuti. Ma Gino insiste sul fatto che gli stessi disponevano di enormi risorse finanziarie, tanto che Giorgio De Stefano conduceva una vita lussuosa e dispendiosa, anche grazie agli investimenti dei capitali ricevuti in eredità dal padre Paolo, storico boss di Archi [MOLINETTI Alfonso: Poi so pure che gli ha mandato mbasciata a suo fratello a Milano di mandargli soldi... per ribadire... (...) a Giorgio... MOLINETTI Luigi: Ma se Giorgio ha mandato dai Tegano... (dialettale: Ma si Giorgiu mandau n'te Tianu)... (...)questo suo fratello sperpera denaro... Fonso spende diecimila euro alla volta...(...) E tu pensi che suo fratello non gli manda soldi? MOLINETTI Alfonso: E questo... perché sicuramente lo... lo ha piazzato bene suo padre... la buonanima di Paolo... questo qua vedi già... (...) e Carmine non gli permette... (...) MOLINETTI Luigi: Quando prendono dal bar...].

Alfonso Molinetti tentava di placare l'ira del fratello, sostenendo che era impossibile quantificare le attuali disponibilità finanziarie dei DE STEFANO: a suo dire, infatti, gran parte degli ingentissimi guadagni accumulati dalla cosca negli anni passati erano stati intascati dalla famiglia federata dei Tegano. Ma Gino non si convince e, anzi, scalpita ancor di più.

Alfonso Molinetti provava a persuadere il fratello Luigi, affinché si prodigasse ad organizzare un incontro chiarificatore con Carmine De Stefano, nel corso del quale avrebbe potuto rappresentare le sue doglianze ed esigere una più equa spartizione dei proventi estorsivi [MOLINETTI Luigi: (...) a loro questo gli interessa... (...) ma nella profondità... MOLINETTI Alfonso: Qua dice comunque che non c'è niente... per il fatto dei soldi... (...) "vieni qua te li prendi che sono i tuoi!"... l'amicizia è una cosa... però uno glielo fa notare MOLINETTI Luigi: Ma l'amicizia... ma l'amicizia... (...) MOLINETTI Alfonso: Uno glielo fa notare... senti una cosa... (...) Se ti entrano dieci lire ma ce la dobbiamo dividere... in due... tre... cinque... sei...(...) oppure vuoi la mia amicizia... MOLINETTI Luigi: E io perché non ci ragiono... (...) MOLINETTI Alfonso: Scusa che ti manca a te per dirglielo...].

Dal canto suo, Luigi Molinetti si diceva poco fiducioso: egli infatti si era già reso promotore di un incontro tra il figlio di Pasquale TEGANO e lo stesso Carmine De Stefano; ma in quella sede non aveva ricevuto esaustivi ragguagli sugli effettivi introiti della cosca e sui conseguenti criteri spartitori [MOLINETTI Luigi: Quando mi sono stato... quando mi sono messo nel mezzo... MOLINETTI Alfonso: Ti... ti sei incontrato con lui parecchie volte... MOLINETTI Luigi:Quando mi sono messo nel mezzo per fare un pochettino... che... che loro hanno parlato... si sono incontrati con il figlio di Pasquale allora... cose da fare e se la sono parlata... per dirti che nessuno... nessuno ha detto... di quello... di quello che entra... per dirti... questi sono...].

I due Molinetti continuavano a discutere della suddivisione delle somme illecitamente acquisite dalle consorterie federate De Stefano – Tegano.

Luigi MOLINETTI era molto indispettito per la gestione alquanto fumosa delle ripartizioni.

Situazione che,a detta di Alfonso non era nuova in seno alla cosca: egli infatti rammentava il comportamento ugualmente poco chiaro tenuto da Giovanni De Stefano e successivamente da Paolo Rosario De Stefano, i quali non esitavano a trattenere l'intero illecito guadagno, l'uno a discapito dell'altro [MOLINETTI Alfonso: Ma scusa... ma non gli entrano... (...)Non si dividono i soldi al cinquanta per cento? MOLINETTI Luigi: (...) non ho capito? MOLINETTI Alfonso: E chi... chi li gestisce sti soldi? MOLINETTI Luigi: (...) no... è il cinquanta che poi è il venticinque...MOLINETTI Alfonso: Il primo che arriva si mangia i soldi... chi arriva si fotte i soldi!... MOLINETTI Luigi: Si... chi arriva si fotte i soldi!... (...)si rubano tra di loro!... MOLINETTI Alfonso: Si tra di loro... perché quando c'era prima Giovanni e si "mangiava" i soldi Giovanni... MOLINETTI Luigi: Si se li rubano tra di loro!... MOLINETTI Alfonso: Poi c'era "Paoletto" e se li mangiava "Paoletto"... poi arrivava quello e se li mangiava... MOLINETTI Luigi: Però poi il discorso... MOLINETTI Alfonso: E qua non si capisce niente!!... MOLINETTI Luigi: Si... i soldi gli entrano!... loro se li rubano... MOLINETTI Alfonso: Non si sa quanto gli entrano??... MOLINETTI Luigi: Loro se li rubano... loro se li rubano e noi moriamo di fame!!... eh... eh... voglio dire... rubano e noi moriamo di fame!!... loro se li rubano e noi moriamo di fame!!... il problema sai qual è?... che io veramente... non è che esco pazzo!].

Ma una mira espansionistica fondamentale per Gino Molinetti era il quartiere Gallico, interessato negli ultimi anni da diversi interessi. Alfonso ribadiva al fratello Luigi l'esigenza di fare un passo indietro e di sostenere, al cospetto di qualsiasi interlocutore, la titolarità del "locale" in capo all'intera cosca De Stefano

Troppo pericoloso, in quel frangente, era invece provare ad operare autonomamente, accreditandosi come scissionista ed aspirante al controllo del territorio gallicese[MOLINETTI Alfonso: Per questi fatti di Gallico (...) Poi per i fatti di Gallico devi andare a parlare che è dei De Stefano!.. (...) Gino vai e parli... (...) non buttare... (...)per il momento devi abbassare la testa!MOLINETTI Luigi: Per questo discorso... MOLINETTI Alfonso: Abbassa la testa... (dialettale: cala a testa...)].

Per chiarire i dissidi sarebbe stato inviato quale ambasciatore di Carmine De Stefano, il noto Totuccio Serio, soggetto molto rispettato nell'ambiente arcoto, perché, condannato per omicidio, riuscirà a trascorrere decenni in carcere senza collaborare con la giustizia. Ma nemmeno l'intervento di Serio si concretizza. E Alfonso, inoltre, rimproverava il fratello per il trattamento poco commendevole che i suoi figli avevano riservato a Totuccio Serio, allorquando lo stesso aveva provato a mediare per ricucire i rapporti con la casa madre [MOLINETTI Luigi: Io ho preso un po' le distanze... voglio dire... si... però rispetto la cosa... (...) noi ci siamo... noi Alfonso... noi ci siamo poi allontanati così però... e niente... non è che lui... MOLINETTI Alfonso: Ma lui non si può mettere mai... MOLINETTI Luigi: Non è che noi gli siamo andati contro in qualche posto voglio dire!... MOLINETTI Alfonso: No... non è che... si... però questa situazione non è bella... non è bella... ci ha detto di fare devi dire... e con i tuoi figli quando parli Gino... (...) cioè pure i tuoi figli... a Totuccio Serio! (...) MOLINETTI Luigi: Ci siamo allontanati... voglio dire... MOLINETTI Alfonso: Ma lo so che non c'è niente però io non... MOLINETTI Luigi: Non è che ci siamo allontanati nel senso... MOLINETTI Alfonso: Ma a me non mi sta be... non... non va bene così... MOLINETTI Luigi: Non è che gli abbiamo detto... ci siamo allontanati... MOLINETTI Alfonso: Ma lo so... ma non va bene!... non va bene!... MOLINETTI Luigi: Che lo abbiamo danneggiato... che lo abbiamo fatto...].

Gino Molinetti continuava a sostenere il suo diritto a prendere le distanze dalla 'ndrina di provenienza, ferma restando la sua intenzione di non frapporre ostacoli alla gestione degli affari criminali della cosca.

Sottolineava, comunque, che tale allontanamento non era stato unilaterale, atteso che lo stesso Carmine De Stefano aveva nel tempo manifestato disinteresse nei confronti del gruppo Molinetti e non aveva dato il necessario supporto allorché si era reso necessario intavolare trattative con altri referenti di 'ndrangheta (tra cui i rappresentanti della cosca Condello) [MOLINETTI Luigi: Si... ma lui... (...) E' sorto un problema con... MOLINETTI Alfonso: Quello che gli devi dire... glielo devi dire in faccia... ha detto mio fratello di riunirci... (...)... questo... questo e questo!... se tu ritieni che lui ha mancato di qualcosa!... MOLINETTI Luigi: Intanto l'allontanamento... e se uno va un pochettino... (...) c'è stato pure da parte sua... l'allontanamento... (...) per quanto si dice che ci siamo allontanati noi... c'è stato pure da parte sua però!... perché lui la m'basciata... mi manda l'ultima m'basciata... voglio dire... e poi sono passato quattro mesi... un... un silenzio totale e io là... ho incontrato i Condello... ho incontrato pure a Trapani... (...) MOLINETTI Alfonso: Si... appunto... glielo dici... "ma come mai che in quattro mesi ti sei... ci siamo combinati come nemici... magari pure Carmine...]:

Anche il giorno successivo, 31 agosto 2019, si registravano varie conversazioni tra i fratelli Molinetti. Alfonso Molinetti avendo ormai incassato la promessa del fratello Gino di accettare un incontro con Carmine De Stefano, si mostrava ormai più sereno e meno pressante. Tuttavia, ciò che maggiormente indispettiva i fratelli Molinetti era il mancato riconoscimento dei loro "meriti", per quanto fatto a servizio della cosca De Stefano-Tegano durante gli anni della guerra di ndrangheta.

Gli stessi commentavano, con profondo risentimento, che la "storia" era stata dimenticata ed il loro ruolo di "giovanotti di 'ndrina", rivestito con zelo in quegli anni bui, non era adeguatamente tenuto in considerazione negli attuali assetti criminali [MOLINETTI Alfonso: (...) noi eravamo "giovanotti di ndrina" (...) MOLINETTI Luigi: Si... si... ma voglio dire noi... anche... MOLINETTI Alfonso: A nessuno di noi non ci hanno riconosciuto meriti... che dovevano essere formali... anche se hanno poco... (...) non mi hanno riconosciuto meriti per niente!... (...) chi ha predicato bene ha razzolato male... si è comportato male... in senso... però in quel momento a tutte le persone che gli hanno dato una mano... alle famiglie... quelli li ha nominati... (...) MOLINETTI Luigi: Comunque a me mi sembra che oggi... che sanno ... anche loro stessi... si vogliono un po'... stanno prendendo le distanze da questa... da questa storia... (...) quella storia è stata un po' dimenticata... un po'... (...)è stata un po' dimenticata da tutti...]

Per converso – proprio l'effetto edulcorante del tempo – portava Carmine De Stefano a colloquiare persino con i Condello, nonostante gli stessi fossero gli artefici della morte del padre Paolo e i principali avversari del cartello destefaniano durante il sanguinoso conflitto che ne era scaturito [MOLINETTI Luigi: Certo... sto Carmine ora che ce l'ha con questi... (espressione dialettale: Certu ... ora stu Carmini chi sa strica cu chisti) ... se riesce a colloquiare con questi... MOLINETTI Alfonso: Ma io gliel'ho detto pure perché Pasquale lo ha chiamato per sapere tutto... (...) Carmine gli poteva dire: ma ti sei seduto a mangiare...(...) almeno le persone portavano rispetto... (...)Dice che non si parlavano con Giovanni Fontana... MOLINETTI Luigi: Chi? .MOLINETTI Alfonso: Con Pasquale Condello...]:

I due germani constatavano, quindi, che persino gli esponenti di più alto rango del casato destefaniano sembravano aver rimosso il ricordo di quegli anni ormai lontani.

Emblematico l'esempio di Giorgio De Stefano che, pur non potendo ignorare la genesi della morte del padre (ucciso, nel 1985, in contrada Mercatello), avallava la linea del fratello Carmine e non riconosceva i "meriti" di Luigi (Gino) Molinetti [MOLINETTI Luigi: Io di questa storia... del paese non è rimasto nulla... i ragazzi non sanno nulla... MOLINETTI Alfonso: È passato pure tanto tempo Gino, se ne fottono questi qua... MOLINETTI Luigi: Sono passati trentasette anni... cose... MOLINETTI Alfonso: Le cose le hanno i diretti interessati quelli che hanno... MOLINETTI Luigi: E un'altra volta... MOLINETTI Alfonso: A chi gli hanno ammazzato il padre a chi gli hanno ammazzato un fratello ed ogni tanto se lo ricordano... chi cerca una perdita... ma se no le cose... MOLINETTI Luigi: Però vedi ci sono dei passaggi... dei meriti pure... che potremmo avere anche noi ragazzi voglio dire... che mai nessuno ha evidenziato... voglio dire... MOLINETTI Alfonso: Si ma non lo so... la colpa di chi è Gino?... non so se l'hai gestita tu questa situazione bene... io non so come la gestisci... io non c'ero... io è da una vita che sono in carcere... MOLINETTI Luigi: E come la devo gestire con questi? ... MOLINETTI Alfonso: Io non lo so!... visto che sei il più grande... visto che sei... MOLINETTI Luigi: Ma... non... voglio dire... come la devo gestire questa situazione?... come si deve gestire questa situazione... MOLINETTI Alfonso: Non lo so!... che vuoi che ti dica? ... MOLINETTI Luigi: Per dirti... MOLINETTI Alfonso: Ora specialmente... ora non c'è più nessuno... MOLINETTI Luigi: Pochi sanno... MOLINETTI Alfonso: Non c'è più nessuno... MOLINETTI Luigi: Pochi sanno per dirti... che... perché per il primo fatto che è successo... al Mercatello lo sa però Giorgio!... questo non lo dice lo sanno chi è stato?... MOLINETTI Alfonso: E che gli interessa di tutti questi... di questa... che gli interessa?!... MOLINETTI Luigi: Già... già... MOLINETTI Alfonso: A questi... MOLINETTI Luigi: Ma se avevano a cuore... se avevano a cuore... se avevano a cuore... voglio dire... se ancora gli bruciava la ferita... per dirti... del padre... dovevano tutto sommato... tutto sommato...].

I due Molinetti, per di più, si sentivano pregiudicati dalla condotta di un altro dei generali della cosca, Orazio De Stefano (detto "Lucio Dalla"), fratello di Paolo e zio di Carmine e Giorgio. I fratelli addebitavano a Orazio De Stefano un'inadeguatezza gestionale rispetto al suo ruolo comando della cosca, nonché la scarsa propensione al confronto con i rappresentanti apicali di altre consorterie di 'ndrangheta. Orazio, a loro dire, era il principale responsabile del mancato riconoscimento dei loro meriti criminali [MOLINETTI Luigi: Per non parlare... per non parlare di quello che è scappato... di quello che è scappato là... MOLINETTI Alfonso: Questo gli dobbiamo... adesso dobbiamo prendere a quello e lo dobbiamo "calare"... MOLINETTI Luigi: A chi... MOLINETTI Alfonso: A quello dalle orecchie... a quello a "Lucio DALLA"... perché lui era uno di quelli... uno di quelli che si doveva sedere con tutti... siccome non è capace nemmeno di fare niente e di chiamare le persone per riconoscergli i meriti alle persone... MOLINETTI Luigi: Io l'altra volta che cosa ho riflettuto... sai cosa ho riflettuto... MOLINETTI Alfonso: Hai capito?... già ne abbiamo uno!... a questo qua... MOLINETTI Luigi: Quindi per forza io quando... MOLINETTI Alfonso: È da buttare nella fogna! ... MOLINETTI Luigi: Quando... quando mi siedo nel tavolo con un essere di quelli mi devo... mi devo un attimino... devo togliere... per dirti... trequarti di me stesso e metterlo da una parte... MOLINETTI Alfonso: Si... MOLINETTI Luigi: Perché... perché non riesco a relazionarmi io... MOLINETTI Alfonso: Perché... perché bisognava fare incontri con tanto di persone al tavolo ed uno che gli dica in faccia le cose!... con tutti presenti gli interessati... MOLINETTI Luigi: Quando è stato... MOLINETTI Alfonso: No uno da una parte uno dall'altra... uno dall'altra... un'altra... MOLINETTI Luigi: Quando è stato... mi senti a me... quando è stato questo signore qua... MOLINETTI Alfonso: Sediamoci qua e ragioniamo i discorsi... così vediamo...].

Orazio De Stefano veniva severamente criticato anche per non aver vendicato personalmente, a suo tempo, l'omicidio del fratello Paolo. Tale intollerabile condotta, unita all'assenza di carisma, ne aveva determinato – a loro dire – una scarsa considerazione tra i sodali di Archi [MOLINETTI Luigi: Voglio dire... se tu eri mezzo uomo... un quarto di uomo... ti prendevi due pistole addosso... MOLINETTI Alfonso: Ma non lo è stato mai Gino... non lo sai tu chi è?... ma lo conosciamo! ... MOLINETTI Luigi: Incomprensibile... MOLINETTI Alfonso: Ma scusa lo conosciamo tutti... MOLINETTI Luigi: (...) quando è morto suo fratello... MOLINETTI Alfonso: Lui... doveva andare lui personalmente... MOLINETTI Luigi: Suo fratello... MOLINETTI Alfonso: Ma se lo conosciamo chi è.... che doveva fare Gino?... se lo conosciamo chi è!... MOLINETTI Luigi: Infatti... MOLINETTI Alfonso: Non... non è capace di niente... lo conosciamo... se no non doveva andare come dicevi tu... lo conosciamo! ... Peppe non l'ha salutato mai a quello dentro il carcere... (...) noi di Archi non l'abbiamo salutato mai a quello!].

I temi sono quelli del "rispetto criminale" a loro dovuto, in ragione dei trascorsi delittuosi posti in essere, a difesa del sodalizio 'ndranghetista di appartenenza [MOLINETTI Luigi: Perciò lui lo sa... come quando abbiamo maltrattato a tuo... a tuo nipote... (...) noi perché abbiamo maltrattato a tuo nipote... perché all'epoca "sbalestrai" (ho perso il controllo)... MOLINETTI Alfonso: Sempre per colpa sua... MOLINETTI Luigi: No... per lui... MOLINETTI Alfonso: Per lui... Sempre per lui!... MOLINETTI Luigi: Perché lui ha detto che problema c'è con... (...) così mi ha detto... MOLINETTI Alfonso: Hai fatto bene a maltrattarlo... MOLINETTI Luigi: Quando io gli insistevo... MOLINETTI Alfonso: Hai fatto bene a maltrattarlo!... MOLINETTI Luigi: Che mi ha chiamato... MOLINETTI Alfonso: Hai fatto bene a maltrattarlo... MOLINETTI Luigi: Che mi ha chiamato quell'amico nostro... MOLINETTI Alfonso: Ma gliel'hai detto che non ti ammazzo perché sei il nipote di mio fratello? No ... glielo potevi dire!... MOLINETTI Luigi: No però gli ho detto di andare dall'arlecchino di suo cugino... MOLINETTI Alfonso: No, no glielo potevi dire! Che non ti sto ammazzando, perché sei nipote di mio fratello! Perché altrimenti a quest'ora ti avrei già sotterrato qui! A te e a chi ti viene dietro, in quel momento di rabbia, glielo potevi dire!... MOLINETTI Luigi: Gli ho detto io di andare dall'arlecchino di suo cugino a dirglielo... gliel'ho detto tre volte! Mi ha detto: io non gli dico niente... gli ho detto... gli ho detto tre volte che è un arlecchino!... MOLINETTI Alfonso: E vai nel cesso di tuo zio Ora... di tuo zio... gli devi dire di venire a parlare lui con me... che so io cosa rispondergli a te manda?!... chi cazzo sei tu gli dovevi dire!... che titolo hai a venire a parlare con me tu? Ma tu sai con chi stai parlando? ... ABOULKHAIR Achraf: E come è venuto!... MOLINETTI Alfonso: Lo sai con chi stai parlando? cornuto che gli dovevi dire... che sono andato a rischiare... l'ergastolo per tuo padre?... MOLINETTI Luigi: Ora questi sono i discorsi!... MOLINETTI Alfonso: Questo gli dovevo dire che cosa sanno... MOLINETTI Luigi: Questi sono i discorsi... MOLINETTI Alfonso: Pezzo di merda, che io sono andato a rischiare l'ergastolo per tuo padre quando te l'hanno ammazzato, pezzo di merda... MOLINETTI Luigi: Questi sono i discorsi! ... MOLINETTI Alfonso: Se non fosse stato per mio fratello ti avrei tagliato la testa qua ti avrei sotterrato... a te e a chi ti viene dietro...MOLINETTI Luigi: Questi sono i discorsi, i discorsi purtroppo sono questi che questi qua... MOLINETTI Alfonso: No è giusto che uno glielo deve dire per come glielo deve dire io non le so tutte queste cose... ma quando gliele deve dire, gliele deve dire! Che cazzo m'interessa... come tu vai e rischi l'ergastolo per vendicargli a suo padre... perché tu sei ragazzo... e si comporta così... lì doveva inginocchiarsi e baciati i coglioni... i piedi ti doveva lavare... MOLINETTI Luigi: Infatti io non volevo... io volevo solo... MOLINETTI Alfonso: Ma voglio dire... ma voglio... non gli dovevi mai dire alle persone... MOLINETTI Luigi: Incomprensibile... io non voglio che si inginocchi nessuno... io voglio solo le persone che mi portino rispetto!]:

Nonostante l'opposizione del fratello, pertanto, Alfonso aveva l'intenzione di incontrarsi, appena possibile, con Carmine, per aprirgli gli occhi e fargli comprendere che i Molinetti, avendo combattuto con la sua famiglia dopo l'uccisione del padre, meritavano il rispetto criminale di tutta la 'ndrina[MOLINETTI Alfonso: Perché non è che vado... se capita l'occasione... no... lui mi aspettava che scendevo ora... MOLINETTI Luigi: Ma se no tu voglio dire... piano piano... ti stai facendo... un'altra volta... MOLINETTI Alfonso: No se capita... MOLINETTI Luigi: (...) ... ma "voglio parlare con tuo padre... voglio parlare con tuo padre..." no... voglio dire... siccome uno quando incomincia poi... (...) quando uno incomincia poi... come dire... a lasciarsi coinvolgere in questi discorsi... ti combini poi... voglio dire... che... che... che ti devi fare l'incontro... che devi parlare... MOLINETTI Alfonso: No non c'è bisogno d'incontro... se lui stabilisce qualche cosa... MOLINETTI Luigi: Ma sono fatti suoi Fonso... MOLINETTI Alfonso: Si... no... io gli dico che ho... ho tutta... hai tutta la mia... (...) MOLINETTI Luigi: Che proceda... che proceda come lui ritiene più giusto farlo... (...) MOLINETTI Alfonso: Per quelli che hanno difeso il tuo sangue! ... MOLINETTI Luigi: Ma la non arriveranno!].

Alla fine, comunque, la situazione sembra tornare sotto controllo e in una conversazione intercettata, Alfonso Molinetti sottolineava che era stato un bene che il fratello si fosse fermato alcuni giorni con lui, in quanto ciò gli aveva consentito di essere particolarmente incisivo <<... comunque è stato buono che è rimasto due, tre... un paio di giorni qua con me ...[.]... hai capito? ...(ride)... ...[.]... sì, sì, è stato buono ...[.]... questa volta gli ho dato una scossa ...>>.

E però, a distanza di neppure due mesi, i nodi venivano di nuovo al pettine, tanto da indurre il decano del gruppo Molinetti– ovvero Alfonso cl. 57 – ad un nuovo accorato e perentorio appello nel tentativo di riportare i riottosi congiunti reggini nell'alveo della cosca De Stefano. Il 13 novembre 2019 infatti veniva intercettata una nuova importante conversazione di peculiare valenza dimostrativa, nel corso della quale il citato Alfonso cl. 57 dava mandato al figlio Salvatore Giuseppe di portare ai familiari una "imbasciata", contenente una vera e propria professione di fede nei confronti dei boss Carmine e Giuseppe De Stefano. Alfonso, ormai stanco delle continue intemperanze del fratello e dei nipoti, lanciava loro – per il tramite del figlio – un ammonimento definitivo, schierandosi in modo netto dalla parte dei De Stefano e dicendosi allibito ed amareggiato per alcuni voci che li vedevano ormai pronti a rinnegare l'antica appartenenza alla storica 'ndrina. Si trattava di un aut-aut senza possibilità di compromessi: Alfonso Molinetti cl. 57 manifestava la sua incondizionata ed imperitura fedeltà ai figli di don Paolo De Stefano e si diceva pronto a voltare le spalle ai suoi stessi familiari nel caso in cui costoro avessero deciso di effettuare la temuta scissione [ALFONSO cl. 57:...tu devi chiamare i tuoi cugini (...)devi prendere le parole di tuo padre prima ... (...) Chiami ai tuoi cugini. (...)Peppe, Fonso... (...) viene da mio padre. Mi ha raccomandato, vi ho raccomandato. Sappiatelo, se siete i suoi nipoti e lo volete bene a mio padre, che Carmine De Stefano è un fratello suo...e gli vuole bene e lo rispetta a lui e a suo fratello Peppe, fino a che il Signore lo lascia. Mio padre, ha detto che lo sappiate tutt'e due fratelli. Se a mio padre po' lo rispettate e gli volete bene. Perché gli sono arrivate all'orecchio a mio padre alcune cose che non gli piacciono! Carmine De Stefano, ricordatelo, ha detto mio padre, tutt'e due fratelli... è fratello suo ... lui e suo fratello Peppe. Gli... gli ha voluto bene prima che lo arrestassero e li vuole bene ora che è distante. (...) Mio padre, ricordatelo, glielo devi ripetere due, tre volte questo fatto Peppe, così lui capisce... (...) Perché gli stanno arrivando cose nell'orecchio a mio padre che noi con i De Stefano non andiamo d'accordo. No! ... No!! Non è così... (...)Peppe (...) e... Carmine li ha voluti bene mio padre quando erano "chiu figghioli" ... che li accompagnava a scuola, li ha voluti bene quando gli hanno ammazzato a suo padre e li vuole bene ora... a tutt'e due]. Alfonso sosteneva di non essersi mai considerato un Tegano, ma di aver sempre agito – anche durante la lunga esperienza detentiva – sotto l'egida dei De Stefano [ALFONSO cl. 57: punto di riferimento di mio padre sono i De Stefano!Tutt'e due! Lo ha fatto nel carcere, lo fa ora e ora è importante ... Con chi si è incontrato, incontrato mio padre nel carcere, con "cristiani" che hanno un nome, che hanno... SALVATORE GIUSEPPE cl. 82:...valori... ALFONSO cl. 57: ...una storia, di famiglie, storie di famiglie, "cristiani boni", mio padre conta che non gli ha mai parlato di Tegano... mio padre, punto di riferimento, i figli di Paolo De Stefano, tutt'e due! (...) non deve esistere questo fatto... che noi non abbiamo a che fare... che noi non abbiamo i De Stefano è una cosa grave e palese. Queste cose gli devi dire ai tuoi cugini. Gliele dici!]