di Claudio Cordova - Sarà il presidente regionale di Confindustria, Giuseppe Speziali, a dare l'input decisivo alle indagini del pubblico ministero di Reggio Calabria, Rosario Ferracane, che con l'indagine "Alba di Scilla 3", colpirà, per l'ennesima volta, le famiglie Nasone e Gaietti, che avrebbero imposto il pizzo alle ditte impegnate nei lavori stradali e autostradali sul territorio. I sette arresti operati dai Carabinieri, infatti, scaturiscono sì dall'attività tecnica di intercettazione, ma trovano preziosi alleati negli imprenditori estorti, che troveranno il coraggio di ribellarsi alle cosche.
Spontaneità, assenza di profili di mendacità e millanteria, affidabilità.
Tutti presupposti che il Gip di Reggio Calabria, Barbara Bennato, valuta nell'accogliere la richiesta di arresto formulata dalla Procura, definendo la scelta di Speziali e di Francesco Romano "una formidabile occasione storico-culturale, che si auspica imitabile presso il mondo dell'imprenditoria locale".
A fornire ai Carabinieri indicazioni interessanti sarà in primis Giuseppe Speziale, dunque: "Quando la mia azienda ha preso il lavoro nella zona di Scilla io subito, sia per la posizione che occupo quale Presidente regionale di Confindustria, sia perché condivido fattivamente gli orientamenti espressi da Confindustria a livello nazionale sulla necessità di contrastare qualsiasi forma di imposizione del pizzo, anche attraverso la collaborazione con le Forze dell'ordine e la Magistratura, ho subito impartito ad i miei collaboratori direttive drastiche sulla necessità di evitare qualsiasi forma di contatto con chiunque avesse avanzato nei nostri confronti qualsiasi tipo di richiesta che avesse una connotazione di tipo estorsivo. E sono stato tanto più deciso e drastico perché avevo consapevolezza che il territorio in cui stavamo iniziando il lavoro era un territorio particolarmente difficile e con presenza 'ndranghetista. Tanto è vero che tra le direttive impartite mi sono preoccupato di sollecitare l'acquisizione di notizie sulle pendenze giudiziarie e sulle eventuali condanne di tutti coloro i quali avremmo assunto".
Attivo con la Calme Beton (di proprietà del fratello Lorenzo), Speziali deciderà di raccontare tutto ai Carabinieri dopo aver appreso le circostanze dai propri collaboratori, e in particolare dal direttore tecnico della ditta, Michele Romano. La Calme Beton srl previa stipula nel febbraio 2011 di un contratto di acquisizione di un ramo d'azienda dalla ditta Scarano, ha iniziato a fornire subito dopo il calcestruzzo per conto del Contraente generale, l'Anas, con riferimento ai lavori di ammodernamento dell'autostrada SA-RC nel VI macrolotto tra Scilla e Campo Calabro. Tra i dipendenti della Calme Beton srl vi sarebbe stato Carmelo Calabrese (tra i soggetti arrestati nel corso dell'operazione), il quale svolgeva le mansioni di palista. Calabrese è stato assunto nel mese di aprile 2011, lavorando già alle dipendenze della ditta Scarano. Speziali, dunque, verrà ascoltato dai Carabinieri, escludendo qualsiasi richiesta estorsiva, ma informandosi tramite i fratelli Mchele e Francesco Romano, preciserà le proprie conoscenze: "In particolare l'ing. Michele Romano, alla presenza del fratello Francesco, mi ha riferito per la prima volta che la Calme Beton srl aveva "ereditato" dalla ditta Scarano l'onere di versare la somma di euro 3.000,00 al mese a titolo di tangente per la sicurezza del cantiere nella mani del citato dipendente Calabrese Carmelo. Lo stesso Ing. Michele Romano ha aggiunto che lui aveva deciso di assecondare tale situazione senza farne cenno a me e a mio fratello Lorenzo, ritenendo di poter gestire economicamente l'adempimento della pretesa estorsiva nell'ambito del badget aziendale per le spese correnti. Mi ha inoltre riferito di non aver mai informato né me né mio fratello del versamento mensile di tale indebita dazione in quanto aveva paura di subire delle conseguenze. In particolare, per come i predetti fratelli Romano mi hanno riferito, le pressioni e le minacce di tipo estorsivo venivano effettuate dal Calabrese, con il coinvolgimento di una persona che loro stessi collegavano ad un bar di Scilla".
Agli inquirenti Speziali racconterà inoltre di aver appreso direttamente da Francesco Romano che ad esercitare pressioni per la corresponsione del "pizzo" erano stati lo stesso Carmelo Calabrese ed un soggetto collegato ad un bar di Scilla. In merito alle stesse il Romano gli aveva raccontato di un episodio accaduto qualche giorno prima, in cui quest'ultimo era stato fatto salire a bordo di un veicolo da Calabrese, il quale, unitamente ad un altro soggetto, gli avevano "consigliato" di raddoppiare la somma versata mensilmente a titolo di tangente, da 3mila euro a 6mila euro: "In particolare Francesco Romano mi ha riferito di aver subito fortissime pressioni dai predetti soggetti, raccontandomi un episodio da ultimo avvenuto qualche giorno fa: è stato fatto salire in auto dal Calabrese e da un altro soggetto, costoro gli hanno "consigliato" e richiesto di raddoppiare... la somma versata mensilmente a titolo di tangente". I fratelli Romano, gli avrebbero altresì riferito che il versamento del pizzo avveniva ininterrottamente ormai dall'aprile del 2011 e quasi sempre a consegnare il denaro era Michele Romano.
Di fronte alle coraggiose dichiarazioni di Speziali, al cospetto del pm Rosario Ferracane, comparirà nuovamente Michele Romano, che inizialmente aveva escluso di aver subito richieste estorsive. Questa volta il tenore delle dichiarazioni sarà diverso: "Ricordo che un giorno, tra fine febbraio ed inizi di marzo 2011, mi chiamò al cellulare mio fratello Francesco, dicendomi che presso il cantiere di Scilla c'erano dei problemi per la pala gommata e che mi sarei dovuto lì recare; non ho chiesto ulteriori specificazioni, pur intuendo che si trattava di questioni legate al territorio in cui avevamo iniziato a lavorare, che sapevo essere sotto lo stretto controllo di organizzazioni criminali di tipo mafioso. Mi sono recato dopo pochi giorni a Scilla ed ho incontrato mio fratello, il quale mi ha detto che Calabrese Carmelo (che allora non era ancora un nostro dipendente) gli aveva riferito che c'era una persona che voleva parlare con me. Tramite mio fratello Francesco è stato fissato un appuntamento con la persona che mi voleva parlare e la sera stessa rispetto al mio arrivo a Scilla o la sera dopo è avvenuto questo incontro presso il cantiere della Calme Beton srl. In particolare, all'ora prestabilita (alle 20,00 circa), si è avvicinata al cantiere un panda di colore bianco con a bordo Calabrese Carmelo (alla guida) ed un uomo. Calabrese si è avvicinato a me e mi ha fatto cenno di salire in macchina; siamo scesi lungo una strada di montagna e dopo essere scesi dall'auto il Calabrese mi ha presentato l'uomo che era in sua compagnia, dicendo che si chiamava "Franco". Il "Franco" ha incominciato il discorso facendomi capire che esistevano dei pregressi accordi relativi all'impianto in cui la Calme Beton stava operando; tali accordi prevedevano per la tranquillità del cantiere il versamento mensile della somma di euro 10.000,00. Al chè io risposi che tale richiesta non era nelle mie possibilità e che non potevo gestirla personalmente; in particolare ho precisato al "Franco" che fino a 3.000,00 euro sarei stato in grado di gestire ed adempire personalmente alla richiesta di denaro, mentre per somme più elevate avrei dovuto rivolgermi alla proprietà, ciò con il rischio che i titolari avrebbero potuto denunciare la cosa e/o non accettare il pagamento della somma da lui a me richiesta. Io non volevo coinvolgere i titolari della Calme Beton srl e della Calme spa, i quali tra l'altro mi avevano più volte raccomandato di segnalare loro e denunciare eventuali richieste estorsive che avrei potuto ricevere presso il cantiere di Scilla; io pensavo e speravo di poter gestire autonomamente la questione, nel tentativo di portare avanti i lavori e salvaguardare l'integrità delle persone che lavoravano nel cantiere e dei mezzi ivi esistenti. E' stato questo il motivo per cui presso la Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, ho continuato a negare di aver corrisposto alcuna somma di denaro".
Insomma, anche Romano decide di aiutare gli inquirenti a liberare Scilla dall'oppressione delle cosche e racconta tutte le dinamiche di quel giorno: "Dopo una breve contrattazione con il "Franco" - in quanto lui nel frattempo aveva abbassato la richiesta da 10.000,00 euro a 5.000,00 euro - riuscii a strappare l'accordo per un versamento mensile di euro 3.000,00, con la promessa di rivedere il predetto accordo nel 2012 per raggiungere la somma di euro 5.000,00. "Franco" allora mi disse che ogni mese avrei dovuto pagare la somma di euro 3.000,00, senza specificare dove avrei dovuto portare i soldi. Dopo aver raggiunto il predetto accordo il Calabrese ed il "Franco" mi riaccompagnarono in macchina presso il cantiere della Calme Beton srl. Durante il predetto incontro, ed anche nel prosieguo, ebbi l'impressione che il Calabrese tentasse di mediare tra le richieste del "Franco" e le mie esigenze; mi sono fatto l'idea - soprattutto dopo che ad aprile 2011 lo stesso Calabrese era stato assunto come palista dalla Calme Beton srl - che il Calabrese Carmelo ad un certo punto tentasse con il suo comportamento di salvaguardare il proprio posto di lavoro; tale circostanza l'ho desunta anche dal fatto che il Calabrese, oltre a svolgere regolarmente le mansioni di palista, si prestava anche a svolgere all'occorrenza ulteriori mansioni quali quelle di meccanic. Ricordo che la prima tranche di 3.000,00 euro l'ho versata tra aprile e maggio 2011; nell'occasione - individuato il luogo in cui il "Franco" lavorava, in quanto nei giorni successivi al predetto incontro mi ero recato casualmente presso il bar La Genziana di Scilla per consumare un caffè e lì lo avevo visto - mi sono presentato presso il bar La Genziana e ho consegnato la predetta somma nelle mani del "Franco"; ricordo che, entrato nel bar, mi sono recato in bagno e lì è avvenuta la dazione della somma in contanti di euro 3.000,00".
Una circostanza confermata agli inquirenti da Francesco Romano: "Ricordo di aver visto più volte mio fratello Michele consegnare a Calabrese Carmelo - in occasione delle sue venute mensili a Scilla - un plico che sapevo contenere denaro; sono sicuro di questo perché su mia sollecitazione me lo ha confermato mio fratello, anche se non so dire quale importo contenesse".
Una volta entrati nel tunnel del pizzo è difficile uscirne. Per questo i Romano avrebbero pagato nel tempo diverse "rate" alle cosche di Scilla: "Ricordo di aver versato in tutto circa dieci rate di euro 3.000,00 ciascuna; oltre alla prima volta, ho consegnato personalmente nelle mani di "Franco" le varie rate mensili un altro paio di volte; nelle restanti occasioni ho consegnato la somma pattuita al Calabrese perché la portasse al "Franco"; una o due volte a consegnare i soldi al Calabrese Carmelo è stato mio fratello Francesco. Voglio precisare che in occasione di due scadenze mensili - di sicuro quella di aprile 2012 - non ho versato la somma pattuita con "Franco", in quanto non ero riuscito a procurarmi la necessaria provvista; ricordo, nonostante il mancato pagamento della citata rata di aprile 2012, di non aver ricevuto pressioni o sollecitazione da parte del Calabrese e/o del Franco. Non ho mai rappresentato, per i motivi di cui sopra, ai titolari della Calme spa e della Calme Beton srl il fatto che versavo mensilmente la somma di euro 3.000,00 per la sicurezza del cantiere di Scilla; riuscivo a procurarmi con grande difficoltà la provvista necessaria a far fronte al pagamento mensile della predetta somma in contanti, ci riuscivo utilizzando il budget aziendale di cui disponevo - quale uomo di fiducia della proprietà - per le mie spese correnti (trasferte; vitto; alloggio etc)".
Il "Franco" in questione, altri non sarebbe se non Francesco Nasone, anch'egli raggiunto dall'ordinanza del Gip Bennato. "Voglio aggiungere peraltro che mio fratello Francesco - il quale so che si recava a fare spesso colazione presso il bar La Genziana di Scilla - mi aveva riferito di aver avuto presso il bar una discussione con "Franco", nel corso della quale mio fratello aveva rappresentato al "Franco" le difficoltà del momento della Calme Beton. In particolare mio fratello - per come mi ha riferito - aveva rappresentato al Franco sia i problemi legati ai controlli della Capitaneria di Porto sul cantiere ed alle sanzioni pecuniarie inflitte; sia le questioni connesse ai lavori di adeguamento del cantiere che sopra ho riferito; in questo modo - come d'altronde avevo fatto io già con Calabrese Carmelo - mio fratello cercava di "scoraggiare" richieste di denaro più cospicue, alle quali non avrei potuto far fronte. Lo stesso "Franco" - per come mi ha detto mio fratello Francesco - gli aveva addirittura "suggerito" di risolvere i problemi economici della Calme Beton sovrafatturando il calcestruzzo prodotto, nella specie fatturando 8 mc e fornendo effettivamente 6 mc. Ci tengo a precisare che tale consiglio del Franco non era concretamente attuabile, oltre ad essere tale da dar luogo a responsabilità penali mie e di mio fratello; tanto è vero che mio fratello Francesco - per come lui stesso mi ha riferito - si era affrettato ad evidenziare a Franco che, in caso di sovrafatturazione, noi stessi (io e mio fratello) saremmo stati arrestati".
Ad essere arrestati, però, saranno i Nasone-Gaietti. Già negli scorsi mesi, infatti, la Dda di Reggio Calabria stringerà il cerchio sulle due famiglie storiche di Scilla: "Qualche giorno fa, quando ho avuto modo di leggere su internet gli articoli di stampa relativi all'operazione che era stata eseguita dalle Forze dell'ordine nel territorio di Scilla, ricordo di aver riconosciuto tra le fotografie delle persone fermate proprio la persona che aveva accompagnato Franco al suddetto incontro con me e Calabrese. In occasione del descritto incontro con Calabrese Carmelo e Franco ho ribadito al Franco tutte le problematiche che stava affrontando la Calme Beton srl, in quanto - sapendo bene che l'incontro era finalizzato a richiedermi l'aumento della somma che versavo mensilmente - voleva scongiurare tale eventualità; in effetti in occasione dell'incontro Franco mi disse che dovevamo corrispondere la somma di euro 5.000,00 come avevo promesso l'anno precedente; ricordo che, quasi per sfottermi, dopo che io gli avevo rappresentato i problemi della Calme lo stesso uscì dalla tasca un fazzoletto bianco quasi a voler dire se mi volevo asciugare le lacrime".
E a piangere, stavolta sul serio, saranno gli affiliati alle 'ndrine.