di Claudio Cordova - Da alti magistrati, seppur in pensione, forse ci si sarebbe aspettati comportamenti più accorti. Di certo evitare familiarità e cordialità con un soggetto come Paolo Romeo, condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa e ritenuto da più parti un regista occulto della vita cittadina. Quello che, effettivamente, la Dda di Reggio Calabria contesta all'avvocato, in carcere per le proprie ingerenze nella grande distribuzione, ma considerato il soggetto più in vista di una presunta associazione segreta, capace di influenzare politica, economia e contesto culturale e sociale.
Proprio nella rete relazionale immensa di Paolo Romeo e del suo gruppo si incastrano i rapporti con i due magistrati in pensione, Giuseppe Tuccio e Franco Pontorieri (nella foto). Il primo è indagato a piede libero perché ritenuto partecipe dell'associazione segreta contestata dalla Dda. Il secondo è l'ex togato che avrebbe avuto contatti tanto con l'avvocato Antonio Marra (cui chiederà una cortesia) quanto con lo stesso avvocato Paolo Romeo.
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La figura di Tuccio emerge con riferimento alla pubblicazione di un libro sulla Città Metropolitana (argomento molto caro a Paolo Romeo) a spese della Provincia di Reggio Calabria. In un'intercettazione telefonica del 2013, "a conferma del consolidato rapporto tra i due, fondato sul rispetto reciproco e sul mutuo scambio di favori", Tuccio non avrebbe mancato di rammentare a [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO] la gioia quando lui, anni addietro, avrebbe fatto trasferire una sua parente al Nord, confessando la strumentalizzazione del ruolo di alto magistrato, "per fare conseguire un beneficio ad un parente di membro dell'associazione segreta". E, quindi, per finanziare un libro del magistrato – "Reggio, Città Metropolitana nell'area Metropolitana dello Stretto" - Romeo si sarebbe adoperato presso il presidente della Provincia, Peppe Raffa: "Ma il costo stabilito dal Romeo era clamorosamente più alto di quello stimato dallo stesso autore, con benefici per l'editore selezionato dallo stesso Romeo e spreco di risorse pubbliche, di fatto gestite da un soggetto estraneo all'Amministrazione Provinciale. Tuccio, rivoltosi alla casa editrice Kaleidon, avrebbe chiesto poi a Romeo di sollecitare l'editore che tardava a stampare il volume. Ma per Romeo quel volume meritava ben altro. E così si sarebbe proposto di parlare con l'editore per suggerire un incontro, anche alla presenza dell'assessore alla Cultura della Provincia di Reggio Calabria, al fine di promuovere l'acquisto di un centinaio di copie da parte dell'Ente al prezzo di 28 euro ciascuna: "Le ulteriori vicende saranno seguite dall'amico mio Paolo Romeo" scrive Tuccio all'editore. E sarà proprio così, dato che Romeo riuscirà a ottenere la totale copertura finanziaria da parte della Provincia e a favorire un'altra casa editrice Iiriti, cui l'avvocato riuscirà a imporre tutti i suoi desiderata. Ed è proprio Paolo Romeo a spiegare l'iter sotteso all'estromissione della casa editrice Kaleidon, ammettendo di aver voluto aiutare l'amico Iiriti, nonostante la presenza di preventivi più convenienti. Tanti i contatti tra Paolo Romeo e l'ex giudice Giuseppe Tuccio, in cui l'avvocato lo rassicura circa l'iter presso Palazzo Foti.
Ingerenze continue, quelle di Tuccio e Romeo, a detta degli inquirenti. L'ex magistrato in una conversazione sollecita l'avvocato a segnalare l'importanza del Programma Congressuale 2013 di Bologna, inerente l'investimento di finanziamenti POR 2014/2020 con ampia destinazione alle città metropolitane affinchè Romeo spingesse la Provincia a inviare un proprio rappresentante (il presidente Raffa o l'assessore Pirrotta): "Ora però guarda, assolutamente non dobbiamo scivolare, tu devi parlare con Raffa, anche a nome mio... ci deve andare qualcuno per rappresentare... va Pirrotta va qualcuno, però andateci e fatevi sentire perché è bello che il nostro nome compaia anche in queste circostanze... non mi deludere Paolo!". Telefonata che Romeo fa subito dopo all'assessore Pirrotta e che per gli inquirenti è la rappresentazione plastica dell'ingerenza massonico-'ndranghetista nelle istituzioni locali. E sarebbe stato lo stesso Tuccio a contattare personalmente Raffa per insistere sulla presenza reggina a Bologna.
Franco Pontorieri, invece, è l'ex magistrato (già balzato alle cronache nell'affaire Zappalà e oggi indagato per falsa testimonianza) a rivolgersi all'avvocato Antonio Marra (uno dei partecipi della presunta associazione segreta) per intervenire presso il Comune di Reggio Calabria e sbloccare i pagamenti dovuti all'imprenditore vibonese Restuccia. Niente di penalmente rilevante, ma eventi che alla Dda servono per dimostrare la capacità del gruppo Romeo di condizionare le sorti di Reggio Calabria. A proposito di Paolo Romeo e Franco Pontorieri. Scrivono gli inquirenti: "I rapporti tra Pontorieri, Marra e Romeo sono tali da andare oltre una mera conoscenza ma trattasi di amicizia sicuramente datata tanto che in occasione della Festa del mare Romeo lo invita a partecipare anche nella veste istituzionale che Pontorieri ricopre. Marra, dal canto suo, in tempi antecedenti il periodo estivo lo contatta in occasione di una riunione per vedere di sistemare la via Marina in modo che possa essere fruibile per la Festa del mare da sempre organizzata da Marra e Romeo". Agli atti anche una conversazione telefonica tra Pontorieri e Romeo, con il magistrato che non disdegna la chiacchierata con un soggetto pregiudicato per concorso esterno in associazione mafiosa. Romeo vorrebbe invitare il magistrato a un incontro pubblico, su un tema da concordare. Pontorieri si schermisce un po', ostentando modestia. Alla fine, però, accetta di incontrare Paolo Romeo: "Ho l'impressione che sono costretto a dirvi no, comunque lieto di vedervi non importa...".
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Il favore dell'avvocato Marra all'ex giudice Pontorieri: http://ildispaccio.it/primo-piano/114094-quel-favore-dell-avvocato-marra-al-giudice-pontorieri