di Angela Panzera-"Senza l'autorizzazione di Sandro Principe nulla si poteva decidere nell'ambito dell'amministrazione comunale di Rende anche quando il Principe non ricopriva alcuna carica formale e istituzionale nell'ambito dell'amministrazione comunale di Rende". Si apre così il primo capo di imputazione contenuto all'interno dell'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Catanzaro, Carlo Saverio Ferraro, nei confronti dell'ex sindaco di Rende, già assessore e consigliere regionale del Pd, finito oggi in manette. Poco meno di 100 pagine quelle firmate dal giudice, ma che di fatto hanno travolto la politica calabrese, in un altro ennesimo scandalo dove il crimine organizzato la fa da padrone. Nello specifico, così come richiesto dalla Dda del capoluogo, Principe in concorso con Umberto Bernaudo, Pietro Paolo Ruffolo, Adolfo D'Ambrosio, Michele Di Puppo, Francesco Pattitucci e Umberto Di Puppo, si legge nelle carte dell'inchiesta, avrebbe " ottenuto la promessa e il conseguente impegno elettorale consistito nel procacciamento di voti da parte di esponenti di vertice della cosca Lanzino per il vantaggio proprio, oltre che per quello della coalizione id riferimento, avvalendosi i predetti sodali della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva e ricevendo in cambio le utilità che contribuivano a rafforzare la cosca in questione". Il presunto gruppo criminale si sarebbero accordati inoltre, che a fronte del procacciamento di voti, dell'impegno e della propaganda elettorale, avrebbero ricevuto dai candidati, " oltre che dal soggetto di vertice ella coalizione Sandro Principe", condotte procedimentali amministrative di favore, contrarie ai doveri di ufficio. Il tutto aggravato dall'agevolazione mafiosa. L'arco temporale in cui si muovono le indagini dell'Antimafia va dal 1999 al 2011, tranne che per Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo la cui contestazione inizia nel 2006. Non c'è solo la corruzione elettorale per Sandro Principe. Gli inquirenti gli contestano anche il concorso esterno in associazione mafiosa., così come per Ruffolo Pietro Paolo e Umberto Bernaudo, rispettivamente consigliere e sindaco pro-tempore del comune di Rende dal 2006 al 2011. Ruffolo inoltre, ricoprirà la carica di assessore dal 2007 fino al 2011. Le elezioni comunali dal 1999 al 2011 sarebbero state macchiate dalla 'ndrangheta così come quelle delle provinciali di Cosenza del 2009. "Sandro Principe, è riportato nel capo di imputazione, nella sua veste di sindaco, sollecitava il dirigente Francesco Raimondi, che lo aveva informato che la Robertina Basile e per suo conto, il coniuge Adolfo D'Ambrosio erano gli unici partecipanti alla gara del Bar Colibrì bandita dal comune di Rende il 25 settembre del 2002, che si procedesse ugualmente all'assegnazione del bar ai due coniugi e si accordava ( il Principe) affinché quest'ultimo non pagasse i canoni spettanti al Comune di Rende con riguardo al bar, attraverso operazione di compensazione del relativo debito con delle opere che il D'Ambrosio illegittimamente e senza specifica autorizzazione preventiva avrebbe fatto". Tutto sarebbe avvenuto sotto l'egida con la Basile, affinché venisse realizzata tale operazione di scomputo all'esito della quale la Basile e il D'Ambrosio sarebbero passati da debitori a creditore del Comune". La 'ndrangheta fa anche questo. Anche il settore delle assunzioni sarebbe stato una delle contropartite del patto politico mafioso. "Sandro Principe- è scritto", nella sua veste di sindaco avallava unitamente al dirigente preposto al relativo settore, Vercillo, l'assunzione il 22 gennaio del 2002 presso il comune di Rende, dell'esponente di vertice della Cosca Lanzino/Ruà, Adolfo D'Ambrosio, come lavoratore LSU part-time". D'Ambrosio però fu travolto dall'operazione "Twister", l'otto marzo del 2004, e per questo venne sospeso dal servizio. Passarono poco più di tre anni e Principe, però avrebbe avallato " il 23 maggio del 2007, d'intesa con il sindaco Benaudo, la riassunzione di D'Ambrosio e l'aumento, nello stesso anno, da 18 a 24, delle ore lavorative settimanali a a favore del D'Ambrosio". Un rapporto assai stretto fra D'Ambrosio e Principe, quello descritto dalla Dda del capoluogo calabrese che avrebbe portato l'ex sindaco ad attivarsi per sollecitare, , sempre in virtù di quell'accordo basato sul voto di scambio,rogazioni pubbliche da parte del comune d Rende a favore della cooperativa "Europa Service 2010" sostanzialmente riconducibile per gli inquirenti allo stesso D'Ambrosio. Anche per la nomina del presidente, e la conseguente gestione, del circolo "Anziani e Giovani" di Rende, Principe avrebbe favorito, insieme al sindaco pro-tempore Bernaudo e al dirigente Raimondi, la nomina di Francesco Irillo, il figlio dell'esponente di vertice della cosca Lanzino/Ruà, ossia Giuseppe Irillo, alias "a vecchiarella". Anche con Irillo, Principe avrebbe stretto accordi. Ad esempio quando avrebbe disposto "l'assunzione nel 2002, nell'ambito della cooperativa Rende 2000 di Giuseppe Irillo , di 23 dipendenti risultati legati da vincoli di parentela o affinità, o comunque contigui alla cosca, i quali insieme ad altri dipendenti della cooperativa si attivavano per la realizzazione di attività di propaganda elettorale a favore del Principe medesimo o dei candidati espressione di Principe nel corso delle varie candidati". Ruffolo, Bernaudo e lo stesso Principe inoltre, avrebbero così favorito i Lanzino/Ruà fino ad assumere alcuni dipendenti della cooperativa "Rende 2000",anche in via occasionale, nella società in house denominata "Rende Servizi S.R.L." " ancorché-scrivono gli inquirenti- pregiudicati o contigui al clan che divenivano dipendenti pubblici". Per questo motivo Michele Di Puppo sarebbe stato promosso come responsabile di settore. In nome dell 'ndrangheta si poteva assumere, ma non si poteva licenziare. Come quando Principe avrebbe, "d'intesa con il sindaco pro-tempore Bernardo, l'assunzione il 9 aprile del 2008 presso la cooperativa del capo del clan omonimo, Ettore Lanzino, e comunque ometteva di attivarsi con riferimento ad un'eventuale licenziamento del predetto".