Stefano Delle Chiaie "la ndrangheta non poteva opporsi ai Moti di Reggio"

dellechiaiedi Alessia Candito - È stato per decenni la primula nera della destra eversiva italiana, latitante per diciassette anni in vari Paesi dell'America Latina, in cui ha lavorato gomito a gomito con dittatori del calibro del cileno Augusto Pinochet e del boliviano Luis García Meza Tejada, per cinque inseguito da mandato di cattura per associazione sovversiva, banda armata e concorso in strage: Stefano Delle Chiaie è uno dei personaggi più controversi della storia dell'Italia recente.

Il suo nome è stato accostato alle grandi stragi degli anni Settanta, come piazza Fontana o Bologna, e a omicidi eccellenti, come quello del giudice romano Vittorio Occorsio, ma i processi lo hanno sempre visto assolto per "non aver commesso il fatto" o per "insufficienza di prove". Militante della prima ora del Msi e di Ordine nuovo, fondatore dei Gar ( Gruppi di Azione Rivoluzionaria) e di Avanguardia Nazionale, storico luogotenente del "principe nero" Junio Valerio Borghese, fondatore dell'organizzazione di destra eversiva Fronte nazionale e comandante mai pentito della Rsi, osannato dal neofascismo, Stefano Delle Chiaie di recente ha deciso di raccontare la sua verità in una biografia politica, che fra polemiche e scontri sta presentando in queste settimane in Calabria.

Una scelta forse non casuale. Perchè nella storia, ancora tutta da decifrare, degli anni Settanta calabresi, Delle Chiaie ha giocato un ruolo. Sono gli anni dei moti di Reggio e del golpe Borghese. Anni di cui tanti pentiti, di ndrangheta e non – Giacomo Lauro, Carmine Dominici, Giovanni Gullà, D'Agostino – intrecciano la storia del leader della destra eversiva con quella della cosca emergente dei De Stefano. Accuse che non hanno mai avuto alcun esito a livello processuale, ma che anche di recente hanno avuto eco nelle dichiarazioni dei collaboratori che sono tornati a parlare di quegli strani legami, che carambolano fra Reggio e Roma, tra la ndrangheta dei De Stefano e personaggi della galassia nera. 

L'undici luglio scorso, il nome di Stefano Delle Chiaie è tornato a suonare in un'aula di tribunale a Reggio Calabria. il pentito di ndrangheta Antonio Fiume – un tempo braccio destro del boss Peppe De Stefano, nonché storico fidanzato della sorella Giorgia – stava parlando dei legami del clan degli arcoti con quella "Reggio bene" - professionisti, politici, imprenditori – che avrebbe permesso ai De Stefano di diventare la grande holding politico-criminale di oggi. Un matrimonio, secondo ipotesi investigative benedetto dalla massoneria e celebrato a cavallo di quei "Moti" che per Reggio significarono non solo l'ascesa del Msi di Ciccio Franco, ma soprattutto il brodo di coltura in cui - a detta di diversi pentiti - sarebbe maturato il patto d'acciaio fra la 'ndrangheta dei De Stefano, le logge deviate e l'eversione nera. Quella che aveva in Stefano Delle Chiaie – all'epoca luogotenente del "principe nero" Junio Valerio Borghese- uno dei massimi rappresentanti.

Circostanze che Delle Chiaie ha sempre smentito, in nome di un'altra verità, anche con un libro, "L'Aquila e il Condor", uscito nelle scorse settimane e attualmente presentato in vari luoghi anche della Calabria. Il Dispaccio ha ascoltato la sua versione.

Signor Delle Chiaie, perchè questo libro? Perchè oggi?
L'obiettivo era correggere le menzogne che sono state scritte negli anni, soprattutto in mia assenza e le calunnie che erano state gettate sul movimento di Avanguardia Nazionale, che è sempre stato estraneo sia allo stragismo, sia a qualsiasi contatto con le istituzioni del Paese. Noi abbiamo condannato più volte lo stragismo, dicendo che era un atto vile, ma ci siamo ritrovati a essere accusati in mille modi, grazie a dichiarazioni prodotte dai Servizi e dal Ministero dell'Interno. Se lei va a vedere i processi sullo stragismo, in tutti i procedimenti c'erano veline devianti nei confronti miei e di Avanguardia. Invece di chiedersi il perchè di queste deviazioni, si protesta contro di noi.

Una cosa che colpisce leggendo il libro è il ruolo che ha avuto in quegli anni la Calabria in generale e Reggio Calabria in particolare..
Noi eravamo presenti in Calabria con una certa forza, quindi quando scoppiarono i moti, sentimmo la vicenda di Reggio Calabria come nostra, anche perchè per noi, la vicenda di Reggio Calabria era la vicenda di tutta la Calabria, di tutto il sud. Per come la vedevamo noi, il popolo di Reggio Calabria in quel momento protestava non solo per Reggio capoluogo ma anche per una serie di vicende passate, ma soprattutto e per essere stato sempre tenuto al margine della vita sociale del Paese.

Come mai Junio Valerio Borghese sceglie Reggio Calabria come punto nodale della sua azione politica?
Il Comandante Borghese non sceglie Reggio Calabria come punto nodale. In quel periodo c'era una polemica per il centro siderurgico e la spartizione a Roma, quindi il Comandante venne a Reggio quando già esisteva in città un fermento di protesta. Voleva spiegare e ai reggini quale fosse la verità che si nascondeva dietro le promesse fatte. in quel momento iniziale, aveva solo un ruolo politico che aveva.

Nella fase precedente ai moti non c'era alcun contatto con gli ambienti reggini?
C'era il Fronte Nazionale a Reggio, come c'era in altre parti d'Italia. Se le cose fossero avvenute in un'altra parte d'Italia, il Comandante sarebbe andato in altre parti d'Italia.

Avanguardia Nazionale ha svolto per un certo periodo un ruolo importante in Calabria e soprattutto a Reggio. Eppure nel giro di poco sembra si sia dissolta senza lasciare tracce..
Avanguardia Nazionale è stata sciolta con un decreto del Ministero dell'Interno. Anzi, Si, Avanguardia anticipò il decreto perchè dopo la condanna inviò un telegramma alle sezioni con cui si dichiarava auto-sciolta. E' chiaro che il rapporto umano che si era instaurato in quegli anni si è mantenuto e ha resistito al tempo. E forse è l'unica espressione politica in questo Paese che malgrado lo scioglimento e malgrado non svolga più un ruolo politico, ancora mantiene un rapporto fra i diversi componenti dell'epoca di solidarietà e di amicizia.

Mi potrebbe raccontare qualcosa degli anni reggini di Avanguardia?
Nacque spontaneamente, è difficile dire come. I gruppi di Avanguardia sorsero in risposta ad un appello lanciato da Roma. Lanciammo un appello per la costruzione del movimento e dalle varie città arrivarono le adesioni. Fra l'altro, la struttura di Avanguardia era molto particolare, perchè al di là di una disciplina interna che era assolutamente volontaria, non era imposta, ogni regione aveva la propria autonomia, per cui in una strategia concordata in riunioni periodiche, ogni regione attuava su un piano tattico in modo assolutamente autonomo.

Chi erano i referenti dell'epoca a Reggio?
Era Fefè Zerbi e altri camerati, alcuni dei quali sono morti e altri vivono la loro vita, quindi non sta a me dire chi erano. Non è un problema questo. Il responsabile era Felice Zerbi, c'era anche Ciccio Franco in un primo tempo, che era vicino anzi faceva parte del Fronte Nazionale e di Avanguardia. Ce n'erano tanti, c'era Schirinzi, c'erano tanti elementi, inutile fare tutti i nomi perchè non ha senso oggi.

Leggendo il libro, fra viaggi, documenti falsi, latitanze da gestire,oltre alla propaganda, l'attività di Avanguardia sembrava economicamente dispendiosa..
Su questo si sbaglia, perchè sul piano economico siamo stati sempre, come si dice a Roma, accattoni, non avevamo mai una lira. Tutto quello che è stato fatto è stato fatto con il sacrificio dei nostri camerati. I camerati davano una quota e in ogni regione avevano possibilità minime. Forse se avessimo avuto altre possibilità avremmo avuto un altro sviluppo.

La ricostruzione di quel periodo a Reggio è stata fatta grazie alle inchieste giudiziarie, prima fra tutte Olimpia. Secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti, c'erano rapporti organici fra la ndrangheta cittadina e Avanguardia..
Questa è un'altra menzogna che nasce con la rivolta di Reggio. Io di questo ho appreso dopo il mio ritorno e ho letto alcuni libri, alcuni articoli in cui sono stati presi dei soggetti strani, come un certo Lauro, che ha detto cose assurde anche a Brescia, dove io fu chiamato come testimone. Ha detto che la rivolta di Reggio è stata appoggiata dalla ndrangheta. Questo non è stato provato mai. Ma d'altra parte c'è anche un fatto logico: la ndrangheta non poteva opporsi alla lotta di Reggio perchè era una lotta di popolo, non era una rivolta di un settore politico, quindi se si fosse schierata contro la rivolta, contro il popolo,che aveva tutto l'interesse a controllare, sarebbe stato sciocco dal punto di vista tattico. Ci sono stati solo alcuni pentiti che hanno parlato dei contatti fra la ndrangheta e Avanguardia. Questo Lauro che non so chi sia..Credo che su questo sia stata fatta ormai chiarezza. Del resto, se ci fosse stato un minimo elemento di prova, lei pensa che non sarebbe stato divulgato in tutti i modi?

In realtà, Lauro non è l'unico collaboratore a parlare dei rapporti fra la ndrangheta e Avanguardia. Sempre nell'ambito dell'Inchiesta Olimpia si legge di un incontro fra Paolo Romeo, lei e don Paolo De Stefano..
Le dico subito che Paolo Romeo io non l'ho mai visto, mai conosciuto, non ha mai fatto parte di Avanguardia. Fra l'altro, il fratello che era del Msi, accoltellò un elemento di Avanguardia Nazionale, quindi non c'erano nemmeno buoni rapporti. Io non so neanche fisicamente com'è. Questa è un'altra menzogna che viene raccontata. Che poi Romeo sia stato amico di altri, dopo, in seguito o di qualcuno che era stato di Avanguardia non lo so. Le posso assicurare che non è stato mai in rapporti politici con Avanguardia Nazionale. Nè io l'ho mai conosciuto.

Io l'ho già raccontato un'atra volta. Buscetta in un suo verbale, che poi è sparito e di cui non si parla più, raccontò che mentre era in un aereo, diretto negli Stati Uniti, incontrò un certo D'Agostino (ndr. Antonio, esponente dell'omnima famiglia di ndrangheta di Canolo, vicnissimo al terrorista nero Pierluigi Concutelli, condannato per l'omicidio del giudice Vittorio Occorsio. Anche Concutelli in quegli anni era un habitué a Reggio Calabria). E questo D'Agostino gli parlò del golpe Borghese. Quando furono fatte le indagini si verificò che il D'Agostino era in Italia e non poteva uscire perchè era agli arresti domiciliari. Di questo non si è più parlato, però è passato il messaggio, senza verificare se il messaggio è veritiero o no.

Il pentito di ndrangheta e ex militante di Avanguardia Nazionale, Carmine Dominici invece l'ha mai conosciuto? Si accredita come il soggetto deputato ai collegamenti fra lei e il nucleo reggino. Secondo quanto racconta,vi sareste visti anche a Madrid all'Apuntamiento

Certo che lo conosco. I rapporti che io avevo con l'Italia dalla Spagna, erano attraverso un mio camerata, Fausto Fabruzzi, purtroppo deceduto.N on vi erano altri che potessero avere rapporti con me. E poi ero in diretto contatto con Fefè Zerbi. Non avevo bisogno di altri intermediari. Zerbi lo sentivo, ci siamo anche visti all'estero.

E come mai anche Dominici tira fuori questa storia dei rapporti fra Avanguardia e la ndrangheta?
Perchè non fa una cosa, perchè non lo chiede a Dominici? Domandi a Dominici quello che ha raccontato a Brescia, con molta chiarezza. Io ripeto, Dominici l'ho conosciuto come ho conosciuto molti altri qui a Reggio Calabria, ma il fatto di conoscerli non.. io potevo mai avere rapporti di confidenza verso Dominici? Non vedo il perchè..

Dopo la parentesi reggina lei è più tornato in Calabria?
Io non ricordo, forse nel 74, possibile.. non so. Io ho avuto vari spostamenti, quindi non ricordo. Ma se è stato è stao per un incontro con qualche camerata che aveva problemi o per risolvere problemi interni. Non ho fatto più, non avevo agibilità politica per lavorare

Sempre in Olimpia, si legge invece di una riunione che nel 76 si sarebbe svolta a Sant'Eufemia..
No assolutamente. A sant'Eufemia, lo escludo categoricamente.

Si parla di una riunione che si sarebbe svolta con Zerbi e i De Stefano.
Hanno detto un sacco di cose su di me. Girava - l'ho ripetuto anche questo all'infinito - una mia foto, insieme al capitano Delfino, il capitano dei Carabinieri, che io non ho mai visto. Consideri che almeno in un processo emerse che Delfino avesse chiesto a una famiglia nel NordAmerica di sequestrarmi. L'unico rapporto è stato questo. Allora io dissi, bene, tirate fuori questa fotografia. E non era assolutamente vero, la fotografia era mia e di un mio carissimo camerata. Se io non fossi tornato, se io non avessi avuto la possibilità di rispondere alle calunnie e alle infamie che nessuno era in grado di poter contestare se non la persona che aveva vissuto esperienze diverse, a me l'ergastolo non me lo levava nessuno, sulla base di falsità e falsificazioni e di pentiti che non so se hanno guadagnato qualcosa da queste menzogne.A proposito di ricostruzioni, anche il golpe è stato raccontato in tanti modi diversi..Sul libro c'è scritto, è quella la storia e più di quello non so.

Abbia pazienza, non tutti i lettori del Dispaccio hanno letto il suo libro..
D'accordo, ma io lo dico nel libro, leggano il libro. Il tentativo di golpe c'è stato, è fallito per la diserzione di qualcuno e basta. Non c'è stato altro. Non ho affrontato più questo tema perchè mi irritava che su questo fatto, storicamente a mio avviso rilevante, si tentassero strumentalizzazioni. Era un tentativo del nostro mondo di uscire fuori dall'emerginazione nella quale era stato spinto.

Mi perdoni se insisto sull'argomento Reggio, ma che ruolo era stato immaginato per la città in quel tentativo di golpe. 
Reggio faceva parte dell'italia, era inserita in un contesto generale, non c'era un fatto o un ruolo particolare che la riguardasse. Non capisco la domanda

Reggio mi sembra fosse considerata un po' il polo dell'azione politica di Avanguardia al Sud..
No, no il fatto è questo. La rivolta fu un fatto spontaneo che noi appoggiammo non violando in nessun momento la volontà e quello che era il dolore della gente di Calabria. Lo inserimmo in un contesto più vasto, in una strategia più vasta. E' chiaro che noi pensavamo, nella nostra immaginazione, che una rivolta che si fosse estesa al sud, potesse rappresentare un condizionamento degli alleati militari, nel caso qualcuno avesse pensato di fare qualche scherzo nei nostri confronti. Noi inserimmo un fatto esistente per conto suo, tentando di inserirlo in un contesto strategico più vasto.

Dunque con le bombe, gli attentati e le violenze di quel periodo a Reggio,Avanguardia Nazionale non ha nulla a che fare..
Io le potrei dire "non c'ero, non so nulla". Ma le posso dire che praticamente Avangrdia, se lei si riferisce ad esempio a Gioia Tauro, assolutamente no. Se c'è stato un movimento che si è schierato contro qualsiasi atto che fosse rivolto contro persone normali, che non avevano nulla a che vedere con la battaglia politica, è stata Avanguardia Nazionale. Noi dalla tragica, funesta e vile strage di Piazza Fontana non abbiamo fatto altro che cercare di capire se qualcuno si muoveva nello stesso senso.

E allora perchè Avanguardia è sempre stata chiamata in causa in occasione di tutte le stragi più sanguinose degli anni più duri di questo Paese?
Perchè Avanguardia ha sempre fatto politica e quindi, è chiaro che essendo noi "non gli ultimi di ieri ma i primi di domani", facendo azione politica reale e concreta nel Paese, rappresentavamo per il potere una tangente impazzita, non incasellabile nel contesto di destra e sinistra. Eravamo qualcosa che tentava di superare quest'impasse e questa frattura che nasceva dalla guerra.

Con gli altri movimenti della galassia dell'estrema destra che rapporti c'erano?
Ci sono stati buoni e cattivi momenti, forse più cattivi che buoni. Poi c'è da fare una distinzione fra movimenti e singoli soggetti. Ci sono state persone con cui c'erano buoni rapporti e cattivi rapporti,è difficile coinvolgere un movimento per i cattivi rapporti personali di cui quelle persone che hanno messo in atto quei comportamenti devono rispondere.

Con Ordine Nuovo?
Io vengo da Ordine Nuovo, ci sono stato fino al 58 e ho riconosciuto nello stesso libro la grande spinta culturale che Ordine Nuvo ci ha dato. Non condividevamo alcune posizioni tattiche e poi nel tempo, nella divaricazione dell'azione politica c'è stato anche lo scontro.

C'è stato un momento storico in cui però se non mi sbaglio Avanguardiia accolse i militanti di Ordine Nuovo ..
Tentammo la riunificazione nel 75, dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo quando temevamo che lo scioglimento potesse provocare una frantumazione in piccoli gruppi non più controllati, che avrebbero potuto agire in modo che poteva essere letale e pericoloso per tutto il nostro movimento.

Con strutture come quelle dei Nar, il gruppo terroristico d'ispirazione neofascista guidato dai fratelli Fioravanti invece, Avanguardia Nazionale che rapporto ha avuto?
Nessun rapporto. Io soltanto mi sono preoccupato ad un certo momento, perchè ritenevo che i giovani dei Nar andassero al massacro, quindi ho dato disposizioni ai miei camerati perchè abbandonassero la lotta armata, perchè partissero anche dall'Italia per sottrarsi a quella che noi prevedevamo sarebbe stata la loro fine. Quindi politicamente nessun rapporto. Era una forza giovanile che veniva inutilmente distrutta da un'azione armata intesa addirittura come identità non come strumento per la battaglia politica.

Oggi invece chi ha in mano l'eredità politica di Avanguardia?
Non tutti quelli che muoiono hanno un lascito, quindi noi non abbiamo eredi.Gli eredi sono i giovani che combattono e credono quelle idee in cui noi credevamo. E sono eredi di quelle idee e non di Avanguardia Nazionale.

Avanguardia Nazionale aveva una struttura ramifcata in tutta Italia. Anche di quello non è rimasto nulla?
Il rapporto umano è rimasto ed è un miracolo nell'ambiente politico italiano. Nel nostro ambiente è rimasto un rapporto, malgrado alcuni abbiano fatto scelte diverse da quelle del passato, il rapporto è rimasto.

Ad esempio?
Se uno è andato in un partito, ho avuto un camerata che è finito in Rifondazione. L'ho rivisto quando sono uscito dal carcere l'ho rivisto e non vi era rottura, perchè c'era l'appartenenza originaria che è stata più forte di qualsiasi cosa.

Quindi la rete originaria è più forte delle successive appartenenze?
Un rapporto umano, rete no. E' un rapporto umano che continua e che non ha subito traumi.

Una delle cose che mi ha stupito del percorso, di cui anche lei scrive, è che Avanguardia sembra essere stata sempre la bestia nera, chiamata in causa a vario titolo non solo in grandi stragi, ma anche in misteriosi omicidi istituzionali, come l'omicidio Occorsio..
Sull'omicidio Occorsio credo che il processo abbia chiarito tutto. Io non ne sapevo nulla, così come non ne sapevano nulla i camerati. Fu un'iniziativa di altri ma non con ordini che provenivano dal loro vertice, per altro non riguarda Avanguardia Nazionale.

Ma vede, implicito nella domanda c'è quello che per anni è stato ripetuto: ad un certo momento, malgrado i processi abbiano fatto chiarezza su certe cose, si continua perchè questa è la pubblicistica. Perchè Avanguardia? Questo dovrebbe chiederlo a chi ci ha perseguitato. Io ho una mia opinione. Io credo che Avanguardia tentasse di fare un'azione politica concreta e questa concretezza dava fastidio. Avanguardia non era rassegnata al nostalgismo, quindi rappresentava una tangente impazzita nel mondo schematizzato della politica italiana. Poi i nostri rapporti cominciavano a non essere più relegati nel campo di concentramento del fascismo nostalgico, e questo evidentemente ha impensierito e preoccupato alcuni settori del sistema, che ha tentato di riversare su di noi tutte le responsabilità. Se tutte le deviazioni sono nei confronti di Avanguardia, è possibile che tutto ciò sia casuale? Evidentemente c'è una ragione, c'è un motivo a monte. Ed è questo che io spesso ho chiesto. Non basta dire si è deviato, bisognerebbe capire perchè si è deviato, qual è la ragione a monte della deviazione. Bisognerebbe capire le motivazioni vere che hanno fatto deviare. E non si tratta di spezzoni dei servizi o servizi deviati ma di strutture ufficiali dei servizi. Sono implicati quasi tutti i responsabili di vertice, sia dei servizi sia del Ministero dell'Interno. Evidentemente non può essere l'iniziativa di un maresciallo di periferia. Anche perchè proprio i marescialli hanno scoperto poi gli altarini dei loro capi.

Lei racconta di essere stato avvicinato da alti ufficiali dei servizi, come Labruna
Io ho raccontato di un incontro con Labruna in Spagna, quando ci chiese se eravamo disposti a far partire Ventura e Freda per l'America Latina. L'ho raccontato io. Anche su questo si è costruito un castello perchè io l'ho raccontato. Il perchè noi non abbiamo avuto rapporti con i servizi o con il Ministero degli Interni è semplice: noi li ritenevamo i pilastri del sistema. Se avessi avuto contatti, non avrei problemi a dirlo perchè credo di aver avuto allora la libertà, come oggi, di incontrare chi voglio. I miei camerati mi possono soltanto rimproverare solo se io sono andato fuori dalla nostra strada maestra. Non è vero, è una menzogna. Ed è stata una menzogna che è servita per diffamare e gettare ombre sulla nostra battaglia, per indicarci come gli utili idioti che obbedivano a settori del sistema. Così non è stato, abbiamo pagato abbondantemente. Saremmo noi a dover chiedere chiarezza, e l'abbiamo fatto. Ma non credo che avverrà mai.

Quindi la strategia della tensione non esiste?
Vorrei saperlo cos'è questa strategia della tensione. Che ci fosse tensione in Italia è chiaro, ma proveniva da fatti obiettivi. Io ho presentato il libro a Cosenza, contestazioni, ho presentato il libro a Lamezia, altre contestazioni. E' chiaro che all'epoca questo avveniva continuamente e con forze molto più massicce. Noi dovevamo difendere il nostro spazio politico, da questo nasce lo scontro. Ma uno scontro che avrebbe dovuto insegnare a quelli di oggi, che non serviva allora e non serve oggi.

Quindi non ci fu alcuna regia secondo Lei?
Ma quale regia! noi non abbiamo mai obbedito a nessuna regia! Noi abbiamo partecipato a scontri di piazza perchè l'oggettiva situazione portava a questo. Noi sciogliemmo Avanguardia nel 65 perchè eravamo costretti a difenderci costantemente sulle piazze, a attaccare sulle piazze. Una serie di cose con non portavano a molto e non hanno portato a molto.

Un'ultima domanda sulla sua parentesi latinoamericana. A differenza dell'Italia, in America Latina i rapporti con le strutture istituzionali e le strutture di potere ci sono stati..
Prima di essere potere erano opposizione, quindi sono diventato potere dopo. Soprattutto in Bolivia direi, che io tuttora ricordo con grande affetto e nostalgia. Ma le strutture nate venivano da una rivoluzione, che alcuni hanno ritenuto che fossero rivoluzioni conservatrici. Ma dovrebbero spiegarmi cosa intendono per conservatrici..

Per rivoluzione intende anche il golpe di Pinochet in Cile?
In Cile fino al '77 era allineato su posizioni vicine alle nostre. Nel 77, con la chimata dei Chicago boys e la trasformazione dell'economia in social -liberale e l'arrivo di alcuni elementi che non erano di nostro gradimento, noi siamo andati via dal Cile. Questo a dimostrazione ancora della nostra coerenza.

Quello che stupisce è che stando a quanto lei ha detto, Avanguardia Nazionale in Italia prende ufficialmente distanza dallo stragismo e dalle azioni armate, mentre in America Latina appoggi un Pinochet che tra arresti e desapariciones, ha fisicamente liquidato l'opposizione..

Io ho detto che noi abbiamo preso le distanze da chi ha ammazzato civili inermi, che è un delitto dei più vili. In altre parti del mondo vi era battaglia politica. Io su questo non vorrei scendere perchè si rischia un'altra polemica. Dico solo una cosa, non tutto quello che è scritto è vero.

Gran parte della pubblicistica latinoamericana la mette direttamente in relazione con l'operazione Condor, loperazione curata dall'establishment dei servizi segreti U.S.A. che coinvolse C.I.A., servizio segreto statunitense, oltre che apparati militari, organizzazioni di estrema destra, partiti politici e movimenti di guerriglia anticomunisti sudamericani, arruolate cone strumento, in svariati stati, per rovesciare governi anche eletti democraticamente come quello di Salvador Allende in Cile...

Dell'operazione Condor si dice che era un accordo fra i servizi di vari Paesi, io so che era un'altra cosa: il tentativo di trasformare l'America Latina in una federazione attraverso una serie di colpi di Stato. Questo a me risulta.