Il Comune e le cosche: ecco la relazione che ha portato allo scioglimento

reggiocalabria palazzosangiorgionottedi Claudio Cordova - C'è ovviamente spazio per Pino Rechichi e la "sua" Multiservizi, c'è la ribalta per Pino Plutino, consigliere comunale arrestato per connivenza con le famiglie Borghetto, Zindato e Caridi, ci sono i rapporti tra l'assessore Pasquale Morisani e la cosca Crucitti, ci sono le vicende che ruotano attorno al presidente del Consiglio Comunale Sebastiano Vecchio e la cosca Serraino, ci sono le ingombranti parentele con gli Imerti dell'ex assessore Luigi Tuccio, ci sono le mazzette in Comune testimoniate dall'indagine "Urbanistica", ma c'è, nel complesso, uno spaccato inquietante di come le porte di Palazzo San Giorgio siano state spalancate alle cosche e al malaffare, tanto sotto il profilo politico, tanto sotto quello burocratico-amministrativo. Duecentotrentadue pagine per descrivere la vergogna di Reggio Calabria, capoluogo di provincia sciolto per contiguità con la 'ndrangheta. Un lavoro certosino quello effettuato dalla commissione d'accesso antimafia che per mesi ha passato al setaccio le carte dell'amministrazione guidata da Demi Arena.

Alcuni fatti noti, come Rechichi e Plutino, altri più oscuri, come le frequentazioni del consigliere comunale del Pdl, Giuseppe Eraclini, "risultato essere parte attiva nel sollecitare, tramite terze persone, taluni interventi posti in essere dall'Aterp reggina". Poi c'è Peppe Martorano, attuale assessore, fratello di quell'Alfonso Martorano citato ampiamente nell'indagine "Meta" perché in contatto con gli imprenditori mafiosi Barbieri. Il consigliere Bruno Bagnato dell'Udc, invece, è sposato con la nipote acquisita di Salvatore Pelle, della dinastia dei "Gambazza" di San Luca, il consigliere Nicola Paris, invece, è stato controllato insieme ad Antonino Votano, presunto esponente della cosca Libri, il consigliere Giuseppe Nocera, addirittura, è stato deferito in stato di libertà per aver favorito la latitanza del boss Vincenzo Ficara, mentre da ultimo, invece, il consigliere del Partito Democratico, Nicola Irto, vanterebbe parentele (a cominciare dal padre) con persone pregiudicate.

Si materializzerebbero così, dunque, le "contiguità" politiche con le cosche e, più in generale, con ambienti poco chiari della città.

Ma anche sul settore amministrativo e burocratico la commissione d'accesso, che stilerà poi la relazione arrivata sul tavolo del ministro Anna Maria Cancellieri, svolge una serie di accertamenti, rilevando "problemi" per moltissimi dipendenti di Palazzo San Giorgio. C'è il fratello dell'ex affiliato e collaboratore di giustizia Antonino Gullì, ucciso nel 2008, c'è la cugina di Pasquale Condello, il "Supremo", ci sono tante donne coniugate con personaggi in odor di mafia con varie famiglie (dai Ficara-Latella, passando per gli Zito, fino ad arrivare ai Rosmini e agli Alvaro di Sinopoli), ma ci sono tantissimi dipendenti gravati da pregiudizi penali, in molti casi legati a note famiglie mafiose: dai Tripodo del celebre don Mico, passando per i Lo Giudice.

Duecentotrentadue pagine di malaffare o, comunque, di situazioni equivoche. E un passaggio fondamentale non poteva che essere rappresentato anche dalle vicende che hanno coinvolto la defunta Orsola Fallara, morta suicida dopo che, da dirigente del Settore Finanze del Comune, venne coinvolta in un grandissimo scandalo che ha portato alla sbarra, tra gli altri, l'allora sindaco ed attuale Governatore Giuseppe Scopelliti: "L'inadeguatezza organizzativa e le gravi disfunzioni che hanno caratterizzato il Settore Finanze e Tributi – scrive la commissione d'accesso antimafia – emergono in tutta la loro evidenza laddove si consideri che il Comune di Reggio Calabria, per l'annualità imposta 2008 e 2010, non ha provveduto a presentare le prescritte dichiarazioni fiscali ai fini delle imposte direttive e dell'IVA. La mistificazione della situazione finanziaria dell'Ente – scrivono ancora i commissari – ha comportato l'elusione del patto di stabilità che, di fatto, risulta violato per gli anni 2007/2008 e 2010".

E se da un lato, la commissione d'accesso stigmatizza, richiamando i rilievi della Corte dei Conti, la mancanza di liquidità del Comune, dall'altro punta il dito contro una gestione a dir poco allegra di vari settori, tra cui quello che si occupa dell'assegnazione degli alloggi popolari parlando di "manifestazione evidente del mancato esercizio dell'obbligo di verifica e controllo dei requisiti soggettivi dei beneficiari ascrivibile all'Ente". In particolare, infatti, oltre settanta beneficiari di alloggi popolari, tra vecchio e nuovo patrimonio edilizio, hanno anche pregiudizi penali per associazione mafiosa. Per non parlare, poi, del settore che si occuperebbe (il condizionale è d'obbligo) dei beni confiscati: "E' emerso un quadro di preoccupante inattività" scrive la commissione. Da un settore all'altro, la commissione ha sottolineato la "sostanziale paralisi" del settore Urbanistica con "conseguente disfunzione dell'azione amministrativa"

"Altrettanto sintomatica della scarsa attenzione dimostrata dall'Ente nel garantire il regolare svolgimento dell'attività mercatali – scrivono i commissari occupandosi del settore Attività Produttive – all'interno di una adeguata cornice di legalità risulta la situazione di dilagante abusivismo che contraddistingue il mercato cittadino di Piazza del Popolo". Con riferimento, invece, al settore dell'Avvocatura Civica, i nodi al pettine arrivano con il nome di Gianpiera Nocera, compagna dell'ex assessore Luigi Tuccio, la stessa donna dalle parentele con gli Imerti: tanti gli incarichi ottenuti dall'avvocatessa per conto dell'Amministrazione Comunale, compreso quello all'interno della società mista Fata Morgana. Incarichi che hanno destato i sospetti della commissione.

Sul settore Politiche Sociali, invece, a detta della commissione, la 'ndrangheta avrebbe messo non solo gli occhi. E', in particolare l'indagine "Alta Tensione" con le cosche Borghetto-Zindato-Caridi ad attirare l'attenzione degli ispettori. Ma non solo: "Un dato che induce alla riflessione è senza dubbio l'alto indice di associati gravati da precedenti penali e/o di polizia di carattere associativo, anche di stampo mafioso, presenti all'interno delle associazioni o delle cooperative destinatarie di affidamenti da parte del Comune di Reggio Calabria. Con riferimento invece al settore Lavori Pubblici retto da Marcello Cammera, la prima considerazione degli ispettori è la seguente: "Appare significativa la circostanza che il Comune di Reggio Calabria, dopo aver aderito su impulso della Prefettura alla Stazione Unica Appaltante Provinciale (SUAP), costituita presso la Provincia insieme ad altri 86 comun, abbia deciso, alla scadenza, e cioè il 30 settembre 2010, di non rinnovarla". La Stazione, che si occupava degli appalti superiori alle 150mila euro, era stata costituita proprio per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata: "Da allora (il mancato rinnovo del patto, ndr) mancano strumenti di tutela anticipata della legalità" scrivono gli ispettori. Ma il dato più inquietante, gli ispettori lo segnalano quando vanno ad analizzare gli appalti affidati dal Comune: "La gran parte delle procedure negoziate e degli affidamenti diretti risultano appannaggio di un ristretto numero di ditte, molte delle quali presentano collegamenti diretti ed indiretti con le cosche locali". Secondo la commissione d'accesso, il 53% delle procedure, sarebbe finito "con l'aggiudicazione di imprese locali, aventi controindicazioni di tipo mafioso". Il che significa che, in termini di cifre, tali imprese hanno incassato quasi un milione di euro sui circa due milioni impiegati dal Comune per affidamenti diretti. Sono in tutto 31 le ditte in odor di mafia (anche in seguito all'analisi di parentele e controlli di polizia) individuate dagli ispettori: dalla Caridi Costruzioni alla Nocera S.r.l, passando per la Edilquattro e la Cesaf, arrivando alla Nuova Geosud, la Mesiano Costruzioni, la CO.GE.PA., la SICES, la Alfa Uno e la Edil Impianti. E le famiglie di riferimento sarebbero le solite: i Ficara, i Condello, i Libri, ma anche i Fontana, gli Iamonte di Melito Porto Salvo, ma anche gli Alvaro di Sinopoli.

Ma una parte cospicua della relazione è dedicata, ovviamente, alle società miste: "Per molti organismi partecipati, i dati di bilancio indicati dall'Ente non sono aggiornati mentre per altri non risultano affatto pubblicati. Tale inosservanza, che denota trascuratezza e negligenza, oltre a costituire una evidente violazione di legge, impedisce al cittadino di effettuare le proprie legittime ed autonome valutazioni in ordine alle modalità ed all'efficacia con le quali vengono impegnate risorse pubbliche". Senza contare, ovviamente, le presunte infiltrazioni delle cosche nelle stesse società: Ivano Nasso, amministratore della società SATI, oltre a essere segnalato per bancarotta fraudolenta e sottrazione di macchinari per 5 milioni di euro all'Azzurrina S.r.l., è stato anche controllato, in passato, con un soggetto ritenuto vicino agli Alvaro di Sinopoli. E se di Leonia, con l'infiltrazione dei Fontana, e di Multiservizi, con quella dei Tegano, la città ormai sa tutto, compresi i tanti casi di dipendenti ritenuti vicini a varie cosche (dai De Stefano ai Serraino, fino agli Imerti), anche sulle imprese fornitrici delle Reges, altra società mista del Comune, finita nell'indagine "Meta", per l'assunzione della moglie di uno degli imprenditori Barbieri, messa in atto con la complicità dell'allora consigliere Manlio Flesca, fedelissimo di Scopelliti, gli ispettori annotano alcuni coinvolgimenti della criminalità organizzata.

Una situazione insostenibile, quella di Palazzo San Giorgio, che gli ispettori criticano aspramente, parlando di "mancanza di regole e rigorose procedure". Per gli ispettori, nonostante alcuni sforzi, soprattutto in tema di risanamento economico, "rimangono preoccupanti zone d'ombra".

Ma l'impressione è che lo scioglimento del Consiglio Comunale dia il via libera per l'accensione di tutti i riflettori.