di Claudio Cordova - "Da una complessiva valutazione del materiale indiziario in atti, emerge il ruolo verticistico ricoperto da De Stefano Giovanni che da capo indiscusso dell'omonima consorteria criminale conseguentemente si comporta, ricevendo l'ossequio e la deferenza da parte dei sodali – i quali prima di agire in qualsiasi direzione, ne invocano il consiglio circa la condotta che essi stessi devono assumere – nonché organizzando e dirigendo le attività illecite del gruppo". Con queste parole il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, presieduto da Filippo Leonardo, ha frustrato le speranze di Giovanni De Stefano, "Il Principe", che aveva chiesto – per il tramite della sua difesa – di essere scarcerato dopo essere arrestato alla fine del 2015 per svariati reati, tra cu l'associazione mafiosa, ma anche l'estorsione aggravata ai danni della ditta impegnata nei lavori sul Museo Archeologico della Magna Graecia di Reggio Calabria.
In almeno quattro occasioni, i De Stefano – su input proprio di Giovanni De Stefano – avrebbero preteso la "mazzetta" dalla CO.BAR. per un totale di quasi 200mila euro. Ruolo di primissimo livello sarebbe stato rivestito da Giovanni De Stefano detto "Il Principe", rampollo della famiglia perché figlio del defunto Giorgio De Stefano e scarcerato nel settembre 2009: in quel periodo, complice la concomitante detenzione dei maggiori esponenti della famiglia, "Il Principe" avrebbe retto le sorti del clan. Lo stesso De Stefano insieme e un altro degli indagati Fabio Salvatore Arecchi è indagato per il reato di intestazione fittizia di beni: Arecchi sarebbe stato il prestanome del boss nella titolarità dell'impresa individuale G.D.C DISTRIBUZIONI avente ad oggetto il commercio all'ingrosso di caffè, zucchero, bevande e alimenti vari. Nel corso dell'udienza, i pm Musolino e Ferracane hanno depositato un ulteriore verbale del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, l'uomo che sta raccontando ai pm i dettagli sui rapporti tra 'ndrangheta e zona grigia: De Rosa identificherà con estrema precisione un magazzino che sarebbe stato nella disponibilità degli indagati.
Per De Stefano il Tdl ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare per i tre reati che i pm Stefano Musolino, Giuseppe Lombardo e Rosario Ferracane gli contestano: associazione mafiosa ed estorsione, ma anche intestazione fittizia di beni aggravata.
E tra il "materiale indiziario in atti" il Tribunale valorizza anche le lettere che gli inquirenti hanno trovato e sequestrato a casa di De Stefano, al momento dell'arresto. Si tratta delle lettere scritte da Sebastiano Musarella, considerato uomo organico alla 'ndrangheta di Archi, attualmente detenuto proprio per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. L'uomo, insieme ad altri soggetti, avrebbe chiesto la tangente su alcuni lavori privati nei pressi del Corso Garibaldi, proprio in nome e per conto delle famiglie di Archi. Per questo, quindi, è interessante capire cosa vi fosse nella corrispondenza tra i due. Da quelle lettere, di cui Il Dispaccio ha fornito, in anteprima e in esclusiva, alcuni particolari diverse settimane fa, emergerebbe un rapporto assai stretto e confidenziale tra "Il Principe" e Musarella. Missive depositate dalla Dda proprio in sede di Riesame, che De Stefano non ha gradito fossero ammesse al procedimento, dimostrando tutto il proprio disappunto abbandonando l'udienza.
Un'affettuosità che – secondo quanto lasciato intendere dai pm – potrebbe andare ben oltre il rapporto di amicizia o di contiguità criminale. Tante, infatti, le affermazioni utilizzate da Musarella che dimostrerebbero una vicinanza "particolare" tra i due: più volte, infatti, Musarella (sposato e con figli) avrà modo di mettere nero su bianco il proprio smisurato affetto - e forse qualcosa in più - nei confronti del "Principe". E il fatto che – a distanza di anni dalla scarcerazione – De Stefano conservasse tali scritti, lascia intuire che questi avessero, effettivamente, un'importanza (anche affettiva) non di poco conto.
Ora, però, alcuni passaggi intimi e affettuosi tra i due vengono messi nero su bianco per valorizzare il ruolo di subalternità di Musarella rispetto a De Stefano. Musarella, infatti, coglie molteplici occasioni per tributare a De Stefano i propri sentimenti di rispetto e devozione, invocando consigli di vita: "Voglio fare tutto giusto e ogni volta cerco il tuo consiglio che dici e che pensi" scrive in un passaggio. E poi, ancora: "Stai tranquillo che farò come dici tu". Giunge anche a inviare copia dei provvedimenti emessi dal magistrato di Sorveglianza nei propri confronti, dichiarando a chiare lettere la propria subalternità: "Mio adorato" scrive rivolgendosi, in maniera decisamente affettuosa al "Principe". Sono parole di grande intimità quelle che Musarella mette nero su bianco rivolgendosi a De Stefano e a tutto ciò che questi rappresenterebbe: "La tua adorata famiglia" si legge in un passaggio e poi, vere e proprie prostrazioni come "sempre più basso di te voglio stare", o "sei il padrone di casa mia". Le carte del Tribunale della Libertà confermano quindi quanto preannunciato dal Dispaccio, che aveva fornito qualche termine in anteprima, alcune settimane fa. Musarella avrebbe manifestato la pronta disponibilità a rendersi protagonista attivo di future azioni di matrice aggressiva: "Tu sai che il tuo pitbull è a caccia al momento, non ti preoccupare che aspetto te per rifarmi i canini".
Da qui, dunque, la scelta del Tdl di lasciare De Stefano dietro le sbarre: "Le specifiche modalità e circostanze dei fatti per i quali si procede rivelano l'esistenza di un'associazione di stampo mafioso nella quale l'indagato ha dimostrato di ricoprire un ruolo apicale, garantendo l'operatività al sodalizio investigato – risultato particolarmente attivo nel settore delle estorsioni e nell'accaparrarsi il controllo di attività imprenditoriali in assoluto spregio delle Istituzioni nonché delle regole che governano il mercato e la libera iniziativa economica – che vede altresì un elevato numero di soggetti relazionarsi un contesto ampio al fine di proseguire nell'attività illecita posta in essere in esecuzione del programma criminoso".
Per approfondire:
Le "lettere d'amore" di Sebastiano Musarella al "Principe" Giovanni De Stefano
Le dinamiche criminali nelle lettere di Musarella a De Stefano
Estorsione anche sui lavori privati: così "Archi" strozza Reggio Calabria