Piano per la spartizione dei lavori ferroviari, le intercettazioni: "Ventura ha la Calabria, Rossi il Nord"

Ferroviajonica30agosto1Per la Dda di Milano, che indaga sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nei cantieri della rete ferroviaria, ci sarebbe stato "un piano 'di spartizione' in 'aree di competenza' dell'intero territorio nazionale" da parte di alcune imprese, anche colossi del settore, che prendevano gli appalti da Rfi. Nelle imputazioni dei pm, infatti, si parla di "gruppi imprenditoriali" che "gestiscono in regime di sostanziale monopolio l'aggiudicazione delle commesse per i lavori di armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana direttamente da R.F.I. spa, a mezzo delle loro società (appaltanti) C.C.F. Costruzioni Generali spa, Gefer srl, Armafer spa, Globalfer spa, Salcef spa, Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie spa, Fersalento srl, Euroferroviaria spa". Al centro dell'inchiesta della Gdf, in particolare, i gruppi Rossi e Ventura e gli inquirenti nell'imputazione per associazione per delinquere con l'aggravante dell'agevolazione mafiosa citano anche un'intercettazione: "Ventura ha tutta la Calabria, Morelli ha tutta la Campania ed Esposito ha tutta la Sicilia, Rossi ha tutto il Nord Italia".

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La Dda aveva chiesto i domiciliari per Maria Antonietta, Pietro e Alessandra Ventura, dell'omonimo gruppo, e il carcere per Alessandro e Edoardo Rossi, ai vertici dell'omonima impresa, ma il gip non ha accolto le richieste.

Le società che prendevano gli appalti da Rfi, scrive sempre la Dda, si rapportavano, col sistema del "distacco della manodopera e nolo a freddo dei mezzi", col "gruppo Aloisio-Giardino" al centro dell'inchiesta e "con le numerosissime società a loro riconducibili ma fittiziamente intestate a prestanome".

Questi ultimi hanno "solidi ed attuali collegamenti con le storiche famiglie di 'Ndrangheta" di Crotone "alle quali sono 'legati' da indissolubili vincoli di parentela ed alle quali assicurano il costante e continuo approvvigionamento dei mezzi di sussistenza soprattutto allorché i loro capi trascorrono in detenzione carceraria". E fanno anche "accrescere" il loro "potere" attraverso il "reclutamento dalla 'Calabria Saudita'", come si legge in un'intercettazione, "della pressoché totale 'forza lavoro' necessaria ad eseguire i lavori di cui alle commesse". Così in un'intercettazione Alfonso Giardino dice a Maurizio Aloisio:" Gli Aloisio e i Giardino danno da lavorare ed in questo modo ... anziché essere contenti ...ci invidiano e se ci potessero mangiare ci mangerebbero ... ci ucciderebbero Maurizie' ...ci ammazzerebbero".

E a proposito della manodopera, scrive il gip di Milano: Gli "operai distaccati dalle imprese di primo livello sui cantieri ferroviari", ossia spostati per lavorare dalle società riconducibili alla 'Ndrangheta in quelle che prendevano gli appalti da Rfi (parte offesa), "sovente senza alcuna competenza professionale e previa falsificazione della documentazione attestante le necessarie abilitazioni, vengono fatti lavorare in condizioni di sfruttamento".

Il gip riassume "il meccanismo ricostruito dagli inquirenti, condiviso da questo giudice solo in parte" venuto a galla con l'indagine della Gdf. Inchiesta che ha "accertato che alcune società riconducibili agli Aloisio e ai Giardino lavorano da anni stabilmente nel settore della manutenzione della rete ferroviaria" fornendo "manodopera alle grandi società vincitrici delle gare di appalto". Un sistema che sfrutta gli "strumenti giuridici astrattamente leciti, che, secondo la prospettazione degli inquirenti, vengono utilizzati per aggirare i divieti in materia di subappalto, per pagare meno imposte, per garantire alle imprese coinvolte il procacciamento di fondi extracontabili, consentendo al contempo alla criminalità organizzata di infiltrarsi in uno dei settori strategici del Paese", ossia "il funzionamento delle rete ferroviaria".

Le società riconducibili alla 'Ndrangheta si fanno pagare dalle vincitrici degli appalti per il "distacco" dei loro lavoratori in quelle imprese, che intanto iscrivono quei costi e ne traggono benefici fiscali. Coi soldi incassati, invece, le aziende in odor di 'Ndrangheta, stando alla ricostruzione, pagano gli operai che lavorano nei cantieri, ma "in parte" anche "fatture per operazioni inesistenti ricevute da altre società". Si creano così fondi "restituiti 'in nero' alle società" appaltatrici. E ancora "il provento delle attività di fatturazione per operazioni inesistenti viene in parte utilizzato" per il "mantenimento economico dei detenuti e delle loro famiglie" per dare "lavoro ai disoccupati in un'area particolarmente depressa del Paese e così rafforzando il prestigio della cosca". Allo stesso tempo, gli operai "vengono fatti lavorare in condizioni di sfruttamento" e "senza poter avanzare alcuna rivendicazione, pena la perdita del posto di lavoro o subire violenze e minacce".