"Un'emergenza nell'emergenza", i rifiuti tornano a popolare Cosenza: peccato non fossero mai andati via

RIFIUTI COSENZA 44di Roberta Mazzuca - Torna agli onori delle cronache e sotto la luce di tutti i riflettori un tema per niente nuovo alla città di Cosenza: "emergenza rifiuti", si legge dappertutto. Si parla del blocco dei trasferimenti dei container allo scalo di Gioia Tauro a causa del conflitto in Ucraina, degli stoccaggi al limite del consentito, e dell'impossibilità per la Società Calabra Maceri di smaltire gli scarti di lavorazione delle linee di trattamento dei rifiuti urbani, con una conseguente incapacità di accogliere nello stesso impianto i rifiuti indifferenziati. Le amministrazioni si dichiarano preoccupate, l'immondizia continua ad accumularsi, l'ATO di Cosenza si riunisce per individuare possibili e repentine soluzioni. Di emergenza si parla, e di emergenza si tratta. Ma un'emergenza che, è bene dirlo, non nasce oggi, e non nasce a causa del conflitto in Ucraina, con il quale la situazione si è sicuramente ed enormemente aggravata, ma che è solo la punta dell'iceberg di un sistema malgestito e al collasso da anni con il quale ci si è, con rammarico, abituati a convivere. Ad oggi, la situazione vissuta nel cosentino, i cumuli di immondizia già ampiamente visibili sulle strade, il degrado con il quale si ritorna a fare i conti, non stupiscono più di tanto, perché testimoniano chiaramente l'esistenza di un problema che affonda le proprie radici in ragioni ben più complesse, e che delineano un quadro in cui tutti diventano vittime e carnefici di quella che è, da sempre, una vera e propria emergenza ambientale e culturale.

Ma andiamo con ordine. Passeggiare nella città di Cosenza non è roba da deboli di stomaco, e non lo è mai stato. Neppure nei mesi, negli anni precedenti quando, sotto l'amministrazione di Mario Occhiuto, la sensazione era quella di vivere all'interno di un'immensa discarica a cielo aperto più che in un centro cittadino. Rifiuti accatastati dovunque, su ogni strada, in ogni anfratto, nelle periferie e nel centro, senza distinzione, formavano pile e pile infinite di degrado e sporcizia, in cui ratti e animali di ogni sorta trovavano di che gioire e banchettare. Con la successiva amministrazione, quella del sindaco Franz Caruso, qualcosa si smuove. Immediatamente dopo il suo insediamento, infatti, nel novembre del 2021, il primo cittadino avvia un'attività di bonifica e di pulizia straordinaria su tutto il territorio, con il coinvolgimento di "Ecologia Oggi", la società che si occupa della raccolta, e le Cooperative comunali. Recupero e rimozione di rifiuti abbandonati, spazzamento meccanizzato, attività di lavaggio delle strade, potatura degli alberi e spazzamento manuale gli interventi adottati. Un piano che, almeno inizialmente, produce i suoi frutti, restituendo alla città il suo normale aspetto, permettendo di avere strade pulite e prive di cattivi odori, e di vivere in condizioni civili, che in ogni luogo e a tutti i cittadini dovrebbero essere garantite. Un sogno che svanisce prima ancora di cominciare e che, dopo poco meno di qualche settimana, vede la città tornare, se non allo stato drasticamente originale, ad una situazione comunque di degrado, in cui per le strade i rifiuti accatastati sono tornati a farla prepotentemente da padrone. Nelle ultime settimane, a causa dell'emergenza legata agli impianti di smaltimento, la situazione si è sicuramente aggravata. Ma, quello che abbiamo documentato proprio nel corso di questi giorni mostra un degrado, un abbandono e una gestione del sistema di raccolta che non può essere sicuramente figlia di un'emergenza appena emersa, ma che, invece, è la manifestazione di un problema, anche e soprattutto culturale, che esiste ben prima che ci si ritrovasse nel cuore più profondo di un'"emergenza nell'emergenza".

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LE IMMAGINI PARLANO, LE AMMINISTRAZIONI TACCIONO

Le immagini parlano, e poco resta da aggiungere. Immagini che abbiamo raccolto nel corso di diverse giornate, in diverse zone della città, e delle quali avremmo voluto discutere con il Sindaco, dal quale non abbiamo ricevuto mai risposta, e con Francesco De Cicco, assessore del comune di Cosenza con delega alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e delle reti idriche fognarie, decoro urbano e pulizia che, però, dopo una prima disponibilità nel rilasciarci un'intervista, si è successivamente negato senza darci più risposta. Allora, alla luce anche degli ultimi avvenimenti, abbiamo deciso di interpellare la Società Calabra Maceri, per cercare di comprendere le difficoltà legate al momento attuale, ma anche quelle inerenti al funzionamento dell'intero sistema di gestione. "Il problema principale – ci dice Mariateresa Celebre, responsabile Comunicazione e Marketing – è trovare uno sbocco per il materiale che abbiamo qui. Gran parte dei rifiuti arrivano per essere trattati e portati ad uno stadio in cui possono, poi, essere trasferiti nella destinazione finale, che è stata individuata dalla Regione in Svezia".
"Di fatto – continua - se si differenziasse bene, si potrebbe raggiungere l'80% di rifiuti differenziati. Il 20% rimanente, una volta arrivato in impianto, viene ridotto volumetricamente, biostabilizzato, ossia portato a temperature che abbattono le cariche patogene e diventa una sorta di fogliolina, pezzatura molto piccola che può essere poi compressa in balle per andare quindi nei cementifici o nei termovalorizzatori. In Svezia ce ne sono, ad esempio, 30".

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E qui sorge il primo problema, che fa capo all'incapacità di gestione da parte delle amministrazioni ma anche a una cultura non orientata al rispetto delle regole da parte dei cittadini. I sistemi di raccolta differenziata presenti nelle nostre città, infatti, come ci fa capire anche la nostra interlocutrice, e come, peraltro, abbiamo avuto modo di osservare e documentare, non sono opportunamente controllati e sanzionati, lasciando ampio spazio a chi decide di abbandonare rifiuti, di non esporli correttamente o, banalmente, anche di gettare un semplice pezzo di carta a terra come se il mondo fosse la propria personale discarica, di poter avere la certezza di trasgredire senza alcun tipo di conseguenza. Le sanzioni esistono, certo, ma il Comune non le applica, e il fenomeno, ad esempio, dell'abbandono dei rifiuti, altra piaga sociale della città, può continuare a esistere indisturbato.

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Proprio di questo tema abbiamo voluto anche discutere con l'assessore all'Ambiente Domenico Ziccarelli che, per arginare il fenomeno nel comune di Rende, aveva annunciato l'attivazione e l'ampliamento del sistema di videocontrollo delle aree pubbliche limitrofe alle PEZ, Postazioni Ecologiche Zonali, troppo spesso anche quelle oggetto privilegiato di inciviltà e utilizzate come vere e proprie discariche. "Quando chi si ferma compie dei gesti che non prevedono quello di aprire la porta, entrare, e scaricare nei contenitori, il sistema lo segnala, e in base alla targa, identifichiamo il trasgressore. Sono centinaia le multe che stiamo facendo, ed è triste che bisogna arrivare a questo, ma siamo stati costretti ad inasprire le sanzioni, non abbiamo altri mezzi. Si tratta anche di un atto di rispetto nei confronti dei cittadini che si comportano in maniera corretta, che sono comunque la maggioranza" - afferma Ziccarelli ai nostri microfoni. Precisa, poi, come le aree più sporche siano quelle universitarie: "È triste pensare che quelli che dovrebbero essere i nostri futuri amministratori non rispettano nessuna regola, non rispettano i giorni, non rispettano la differenziata, e c'è anche il problema degli affitti in nero, stiamo intervenendo anche su questo, perché abbiamo fantasmi sul nostro territorio, che sporcano soltanto, e lo fanno nel modo peggiore". Ci parla, poi, di un progetto di sensibilizzazione a queste tematiche nelle scuole, mettendo in evidenza come questo percorso culturale e quello sanzionatorio debbano camminare di pari passo per portare a un concreto ed effettivo superamento del problema.

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RESPONSABILITÀ E SOLUZIONI: DAL TERMOVALORIZZATORE ALL'IMPIANTO DI BUCITA

"Una soluzione potrebbero essere gli impianti di termovalorizzazione – ci dice ancora Mariateresa Celebre - che fanno, ingiustamente, così paura. Non siamo disposti a cambiare logica di esistenza, abbiamo sposato uno stile di vita capitalistico, acquistiamo senza pensare a quello che accade a ciò che buttiamo via, viviamo nel tempo dell'obsolescenza programmata. E quindi questo implica la produzione dei rifiuti. Noi esistiamo, siamo, e produciamo rifiuti, è una conseguenza logica del nostro essere. L'impianto non è una bomba ecologica, è un modo di valorizzare i rifiuti che purtroppo produciamo".

"Gli stoccaggi sono al limite – ci dice anche l'assessore Ziccarelli – non abbiamo dove mettere i rifiuti. Il problema riguarda l'indifferenziata, perché il vetro, la carta, la plastica, seguono altri canali. Per questo stiamo aumentando i controlli, abbiamo installato le telecamere davanti le PEZ, ma il problema è prima di tutto culturale oltre che amministrativo, e l'invito che rivolgo ai cittadini è di fare al massimo la differenziata. Abbiamo già fatto un'ordinanza per vietare l'uso di sacchetti neri, in modo da controllare attraverso quelli trasparenti cosa i cittadini inseriscono, e cercare di sanzionare chi non rispetta un corretto conferimento dei rifiuti". E anche l'assessore pone l'attenzione sull'importanza di un termovalorizzatore: "Io lo farei tranquillamente nella nostra zona industriale".

Ciò che è emerso conversando con le figure che hanno prestato la loro disponibilità per aiutarci a comprendere maggiormente questo vasto problema è, quindi, una duplice responsabilità della situazione in cui tutta la provincia di Cosenza versa, l'una non meno importante dell'altra. Da un lato, l'inefficienza o, se vogliamo, la mancanza di attenzione delle amministrazioni nei confronti di una gestione più dettagliata del sistema raccolta rifiuti, in tutte le sue fasi, dal porta a porta, agli impianti per il conferimento, trattamento e smaltimento dei rifiuti, fino alle sanzioni pressoché inesistenti. Dall'altro lato, lo scarso senso civico di una fetta ancora troppo consistente della popolazione, che non si preoccupa di differenziare, che abbandona rifiuti speciali e ingombranti per strada, che scambia l'ambiente in cui vive per la propria personalissima discarica. Al di là, quindi, dell'emergenza che lo scoppio della guerra in Ucraina ha causato, il problema dei rifiuti nella città di Cosenza deve fare i conti con aspetti legati alla cultura, al senso civico, alla gestione amministrativa, alla carenza di impianti, e a tutta una serie di questioni ben più ampie e complesse che esistono da tempo e che continueranno ad esistere oltre ogni conflitto.

Intanto, nella serata del 15 marzo ha avuto luogo una nuova riunione all'Ufficio di Presidenza dell'ATO, a cui era presente la quasi totalità dei rappresentanti dell'Ambito Raccolta Ottimale. Ad oggi, la situazione di enorme criticità permane, sia per il blocco dei circuiti di smaltimento fuori regione, che aveva dato un minimo di respiro al sistema fino ad alcune settimane fa, sia per le procedure ancora non perfezionate per sbloccare gli impianti di smaltimento sul territorio come quelli di San Giovanni in Fiore e Cassano. Si è preso atto, quindi, della possibilità da parte del gestore dell'impianto di Bucita di riattivare il circuito di smaltimento degli scarti che era stato interrotto alcuni mesi fa, possibilità per la quale l'ufficio di Presidenza si è espresso favorevolmente dando mandato al Direttore di procedere speditamente per far ripartire il conferimento il prima possibile.