"Abbiamo individuato oltre duecento lavoratori sfruttati e lesi nella loro dignità. Questa indagine mette fine ad una situazione di illegalità che rappresenta una vera e propria piaga sociale, ma anche economica, perché falsa la leale concorrenza tra le imprese e lede profondamente la dignità umana". Lo ha detto il Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, col. Danilo Nastasi, durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'inchiesta "Demetra" contro due gruppi criminali che gestivano un'attività di caporalato concentrata, in particolare, nella Piana di Sibari, "Non lasciavano nulla al caso, era una vera e propria rete ben strutturata", ha detto il ten. col. Valerio Bovenga, Comandante del Gruppo di Sibari. "Questi braccianti - ha aggiunto - oggi vedranno venir meno quella paga misera che ricevevano, ma non dimentichiamo che sono soggetti sfruttati, tenuti in contesti degradanti e fatiscenti, ed erano considerati come oggetti di proprietà dei caporali e delle aziende". "Le condizioni lavorative variavano a seconda della tipologia del raccolto e dell'etnia dei lavoratori, e sono state documentate condizioni di vero sfruttamento, anche se di violenze fisiche"
Ammonta ad oltre otto milioni di euro il valore delle 14 aziende agricole sequestrate, 14 in provincia di Matera e due in quella di Cosenza. Sequestrati inoltre venti automezzi che venivano utilizzati per condurre i migranti nei campi di lavoro.
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Intanto continuano ad emergere nuovi particolari circa il modus operandi dell'organizzazione sgominata. Un altro gruppo criminale appartenente alla stessa organizzazione era composto da 13 persone che combinavano finti matrimoni per ottenere illecitamente permessi di soggiorno."I finti matrimoni erano finalizzati all'acquisizione del permesso di soggiorno da parte di migranti clandestini, sia per far arrivare nuovi migranti dall'Africa", ha precisato il colonnello Nastasi. I matrimoni, dopo pochi giorni, venivano annullati, grazie all'aiuto di un dipendente del Comune di Corigliano Rossano, finito ai domiciliari. "I caporali collaboravano, a volte, e nel momento del bisogno si aiutavano per cercare i lavoratori richiesti dalle aziende agricole - ha detto Bovenga - lavoratori che venivano ospitati in locali fatiscenti, sporchi, senza riscaldamento, e molti di loro dormivano a terra, sfruttati e trattati come oggetti, senza nessun diritto".