Quando uno scrittore dalla personalità frizzante e provocatoria incontra una platea recettiva e partecipativa, nasce un dibattito avvincente. È ciò che è successo durante la presentazione del libro "Università e puttane", di Matteo Fini. L'evento si è tenuto giovedì 10 maggio, alle ore 16:00, presso l'Aula A dell'Università della Calabria. Ha moderato l'incontro Antonella Massaro che si è detta emozionata di poter discutere di una tematica così importante come il sistema universitario.
Il consigliere comunale di Cosenza, Davide Bruno ha portato i saluti istituzionali, evidenziando come l'intero racconto sia accattivante e carico di emozioni, suggestioni e curiosità, per meglio fornire una cruda testimonianza del mondo universitario in Italia, con tutte le sue criticità. Successivamente, Francesco d'Amore, presidente dell'associazione "Evolvere", ha posto l'accento sull'ironia e la leggerezza dello stile dell'autore, sottolineando come questa presentazione sia stata l'occasione per invitarlo per la prima volta in Calabria.
L'incontro è entrato nel vivo con l'intervento di Matteo Fini che ha sottolineato come "Università e puttane" sia "il libro di tutti". Nonostante le denunce a suo carico e le minacce ricevute, non si è scoraggiato e, nel 2017, ha avuto il coraggio di pubblicare la sua "lettera d'amore" al ruolo del docente.
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La differenza tra ricerca e didattica, il rapporto tra professore e studente, la figura del "docente-barone" e il prototipo di iter concorsuale sono solo alcuni dei temi che vengono affrontati nel corso della narrazione. Ne emerge uno spaccato in bilico tra una burocrazia soffocante e un'agrodolce leggerezza stilistica.
In conclusione, l'autore ha risposto alle numerose domande dei presenti, ricordando che, spesso, le storture del sistema università feriscono soprattutto chi, con passione e spirito di sacrificio, lavora per formare al meglio quelli che saranno i professionisti del futuro. È difficile, infatti, ipotizzare delle soluzioni a breve termine alle problematiche che attanagliano questo mondo. Bisogna, però, partire dal presupposto che l'università deve essere un "locus" di "forma mentis" per ogni studente, dalla matricola al tesista.