Comunali: a Santo Stefano in Aspromonte una donna sfida il nipote del presunto boss

risorsacomunesantostefanodi Claudio Cordova - "Mi sento un po' Davide contro Golia perché sono anche una donna e questo nei nostri contesti culturali è ancora quasi un handicap". Parla con fermezza, Sonia Romeo. E' la prima candidata sindaco donna del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, la località sciistica dei reggini che tra pochi giorni tornerà al voto per l'elezione del Consiglio Comunale.

Contro di lei, il centrosinistra ha messo in campo un vero e proprio esercito. Una potenza di fuoco per portare lo storico segretario del Partito Democratico del luogo, Francesco Malara, sulla poltrona di primo cittadino. Tante le iniziative imbastite dalla sinistra reggina e calabrese: per Malara si sono mossi praticamente tutti tra i "compagni".

Nell'ultima convention di Risorsa Comune (così si chiama la lista che sostiene Malara) c'erano tanti nomi illustri: dal consigliere comunale di Reggio Calabria, Antonino Castorina, del Partito Democratico, al consigliere regionale Gianni Nucera (La Sinistra), arrivando poi agli indagati Enzo Amodeo, cardiologo che ha partecipato alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco di Reggio Calabria e l'assessore regionale Nino De Gaetano, indagato nell'ambito dell'inchiesta "Rimborsopoli" e considerato dalla Polizia il candidato di riferimento della cosca Tegano alle Regionali del 2010.

E molti altri erano già passati nelle scorse settimane, su tutti il segretario provinciale del Partito Democratico, Sebi Romeo, il vero "artefice" della candidatura di Malara.

La legge n. 2 del 2013, infatti, impediva ai Revisori dei Conti della Regione Calabria, come è Malara, di ricoprire cariche politiche. Malara avrebbe dovuto abbandonare il proprio incarico: sarà proprio un emendamento firmato da Sebi Romeo (e votato dal Consiglio Regionale) a sancire che non saranno nominabili nell'incarico di componenti del Collegio di Revisori solo gli amministratori pubblici degli enti locali della Regione "aventi popolazione superiore ai 5mila abitanti".

Santo Stefano in Aspromonte, quindi, è assolutamente nei parametri.

E allora tutta la sinistra unita per portare in spalla Malara. Proprio contro una donna, Sonia Romeo, di professione medico, che rivendica la propria cultura, figlia della sinistra più nobile, probabilmente, anzi, sicuramente, lontana anni luce da quella che i politici reggini e calabresi riescono a incarnare: "Vengo da una storia di sinistra molto spiccata perché mio padre è stato quattro anni nel campo di concentramento di Norimberga e non ha mollato un attimo, nonostante gli abbiano staccato anche le unghie. La mia personalità genetica è molto consistente" dice con orgoglio la candidata sindaco.

Per la sinistra, da sempre portabandiera – almeno a parole – dei valori di probità e legalità, il candidato è quel Francesco Malara di cui Il Dispaccio è stato tra i primi a scrivere, allorquando il suo nome finirà nelle carte d'indagine sul conto di Rocco Musolino, da anni ritenuto il boss indiscusso della 'ndrangheta del luogo, ma mai raggiunto da una condanna definitiva per 'ndrangheta. Musolino, ormai molto anziano, entra nelle carte d'indagine della Dda da diversi lustri: su di lui si è concentrata l'attenzione di diversi magistrati, imbeccati anche dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia che lo indicavano come un vero e proprio capo carismatico della criminalità organizzata "della montagna". Ma, alla fine, il risultato sarà il medesimo: don Rocco resterà sempre incensurato per reati di 'ndrangheta.

Di don Rocco, Francesco Malara è proprio nipote.

E i due verranno anche intercettati dalle microspie della DIA di Reggio Calabria, che capteranno i discorsi relativi, soprattutto, alle dinamiche politiche del luogo. Carte d'indagine che hanno portato le persone coinvolte nell'inchiesta (non Malara) in un processo attualmente in corso. Gli investigatori, infatti, scrivono apertamente di "preoccupanti retroscena" con riferimento alle elezioni del marzo 2010, ma anche a quelle precedenti. Esplicativa, in tal senso, sarebbe una conversazione ambientale tra "don Rocco" e il nipote Francesco Malara, cugino del sindaco Michele Zoccali. Malara, infatti, non usa mezzi termini nel commentare la prima candidatura di Zoccali: "[...]...Quando lo abbiamo candidato...quando pagammo...facemmo la lista, quello non sapeva neanche cosa voleva dire fare una lista di gente, prendere le firme, andare alla prefettura...non le sapeva nemmeno queste cose...omissis....un anno dopo, coso lordo che non sei altro, un anno dopo, mi giri le spalle e nemmeno mi conosci? ----omissis---- sono sempre stato tranquillo e zitto ..inc..ma tu non puoi venire e tagliarmi le gambe a me! Ti ho fatto il carico pesante per farti passare!...[...]". Zoccali, infatti, sarebbe stato appoggiato sia da Musolino che da Malara, ma una volta eletto si sarebbe rifiutato di inserire in Giunta i soggetti indicati dai due: "Pertanto nel corso della legislatura, i rapporti col Musolino si deteriorarono tanto che, a distanza di un paio d'anni dalle elezioni, le nostre relazioni si sono interrotte del tutto...". Un comportamento, quello di Zoccali, che avrebbe urtato la suscettibilità di Musolino e Malara che, infatti, saranno i promotori della lista "avversaria" alle elezioni del 2010, in cui, comunque, Zoccali riuscirà a prevalere. Poi, però, come riferirà lo stesso sindaco, sarebbero iniziate tutta una serie di pressioni finalizzate alle dimissioni del sindaco stesso: "[...] io ero stato invitato a non presentarmi minimamente, una volta vinte le elezioni sono stato invitato a... togliere il disturbo insomma..." dirà Zoccali agli inquirenti, ricordando anche le diverse minacce ricevute in quei mesi. "Ci sono stati tutta una serie di episodi che ... che possono essere interpretati in vario modo dal ... io ho subito due... non so come chiamarli, nella mia casa a Gambarie ci sono state due volte .... una volta hanno asportato il barbecue, la scala, insomma una cosa dimostrativa insomma, assolutamente, (...inc...) entriamo quando vogliamo, facciamo quello che vogliamo, in ultimo ho trovato la tavola apparecchiata dentro casa...". Insomma, secondo gli inquirenti, in quei mesi si profila un vero e proprio "disegno finalizzato all'estromissione dell'attuale amministrazione mediante atti intimidatori, scritti anonimi ecc.".

Ricostruzioni, quelle operate dagli inquirenti, che Malara contesterà con una lettera al Dispaccio, rivendicando sì il coinvolgimento in un'inchiesta che porterà allo scioglimento del Consiglio Comunale, ma che si concluderà con l'assoluzione, perché il fatto non sussiste: "Non risponde al vero il motivo di rottura addotto dal Sindaco Zoccali, infatti e' vera la causa (composizione della sua prima Giunta Comunale nel 2005) ma e' falso il motivo, in quanto alla mia richiesta di utilizzare un criterio obiettivo per determinare la composizione della Giunta (io chiedevo il rispetto dell'esito elettorale e quindi nominare i più votati) egli rispose che avrebbe interessato coloro che avevano più titoli, cosa che poi non fece in quanto escluse alcuni consiglieri aventi lauree specifiche (cio' nonostante tutti i consiglieri parteciparono ai Consigli Comunali)\; la mia proposta cercava di rendere la scelta pubblicamente inattaccabile in modo da evitare lacerazioni interne al Partito ed al Gruppo di Maggioranza" dirà Malara nella lettera al Dispaccio.

Nulla, invece, dirà l'attuale candidato circa la propria parentela e i suoi rapporti con don Rocco Musolino: "Conosco bene le famiglie dei miei avversari, la storia di ognuno di noi parla da sé. E loro sanno bene chi sono io" dice invece con fermezza Sonia Romeo. Fermezza, sia nel demarcare le necessarie linee, sia nel rifuggire strumentalizzazioni: "Non mi lascio condizionare da questi retaggi, ognuno sa cosa porta dietro e dove vuole andare" dice ancora.

Per Malara si è mosso l'intero Pd, con manovre più o meno degne: "Né emendamenti ad personam, né condizionamenti di altra natura possono spaventarmi" dice Sonia Romeo, madre di tre figli e capolista di una lista giovane - "Insieme...artefici del nostro futuro" - che sta evidentemente sfidando un circuito di potere di non poco conto. "Gli emendamenti troveranno degna risposta in ambiti giudiziari: ho sempre avuto grande fiducia nello Stato italiano. Lo Stato italiano saprà come agire di fronte a questi fatti" aggiunge la candidata.

Insomma, a Santo Stefano in Aspromonte l'aria sembra pesante: "Mi sono giocata le mie ambizioni quando non ero nessuno, figuriamoci ora che sono dirigente medico. La ndrangheta non mi fa paura, non ha fatto paura a mio padre e non fa paura a me, se non per il fatto che è traditrice" dice ancora Sonia Romeo. L'obiettivo, nonostante l'armata messa su da Malara e dal Pd è quello di "riportare un popolo alla dignità che gli appartiene". Sonia Romeo si allontana dalle dinamiche politiche del Partito Democratico reggino, messe in atto, evidentemente, dal segretario provinciale Sebi Romeo, ma non vuole alimentare allarmismo nelle persone che la stanno sostenendo: "Non voglio creare disagio sulla gente comune, che è molto pregnante. Le condizioni di bisogno dettano leggi che nostra cultura non riesce a superare. E' giusto creare una cortina di protezione".

E però sembra proprio la storia di Davide contro Golia. Una donna che sfida l'intero apparato della sinistra reggina, con tutto quello che ciò può comportare: "Lei si immagini a essere sfidati in questi contesti da una donna così quanto imbarazzo possa creare. Immagino che Golia in questo momento prenderà parecchie vitamine...".

Dopo la manovra del "regista" Sebi Romeo, che sbloccherà la candidatura di Malara, dalla parte dell'esponente democratico si sarebbero schierati anche importanti imprenditori di Santo Stefano in Aspromonte e qualcuno avrebbe anche spostato la propria residenza nella "casa di montagna" a Gambarie per poterlo sostenere. Insomma, in tanti avrebbero "fiutato" che determinati gruppi di interesse avrebbero sposato la causa di Malara.

La classica corsa per salire sul carro di colui il quale si ritiene essere il vincitore.

Il risultato elettorale? Sonia Romeo vuole parlare solo di idee. Della forza delle idee: "Giovanni Falcone diceva che le idee camminano sulle gambe di tanti uomini e donne. Io voglio sentirmi come una gamba che, anche se fosse mozzata continuerà a muoversi. Io voglio che i cittadini e gli elettori si sentano liberi, a prescindere della scelta che faranno. Per me è già una soddisfazione avere il sostegno di persone che sono sempre state avvinghiate da un giogo. Se non dovessi farcela, tornerò alla mia famiglia, ai miei malati".

E poco importa se la sinistra abbia scelto Malara, con tutte le manovre in Consiglio Regionale, con tutti i coinvolgimenti parentali che non potranno essere cancellati: "Non credo che questi siano poteri forti, anche se di fatto possono sembrarlo".

Già, forse non sono poteri forti. Forse è "solo" la sinistra reggina...