Tra normalità e malumore: la Calabria al primo giorno di nuovo lockdown. A Reggio e Crotone alcuni negozi aperti per protesta

crotonenegozioapertoLa Calabria si e' svegliata stamane con il lockdown, ma la sensazione, nei principali centri della regione, inserita fra le zone rosse del Paese a causa dell'emergenza Covid, e' di una relativa normalita'. Le scuole, gli uffici aperti e le attivita' commerciali alle quali non e' stata imposta la chiusura, a differenza di quanto avvenuto durante il lockdown nazionale, hanno indotto le persone a uscire, per cui strade e piazze non sono deserte a differenza di quanto era avvenuto in marzo. Ieri manifestazioni di protesta si sono svolte in diversi centri, grandi e piccoli, della regione con qualche momento di tensione, come e' avvenuto a Reggio Calabria dove un carabiniere e' rimasto leggermente ferito da un sasso nel corso di un sit in, e a Cosenza, dove per alcuni minuti e' stato bloccato lo svincolo dell'autostrada A2. Si attende, nel frattempo, che la Giunta regionale formalizzi l'impugnativa dell'ordinanza con cui, in base al Dpcm, il ministero della Salute ha inserito la Calabria fra le zone rosse. Non sono escluse altre manifestazioni di protesta, anche se la relativa liberta' di movimento dovrebbe aver contribuito a smorzare la tensione. Per domani e' in programma una seduta straordinaria del Consiglio regionale.

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Ne' schiamazzi, ne' violenza. A Crotone la protesta contro il dpcm che dichiara la Calabria zona rossa va in scena lavorando. Nel primo giorno di lockdown, i commercianti crotonesi le cui attivita' sono tra quelle da tenere chiuse, hanno invece deciso di aprire i loro negozi nonostante i divieti. Una protesta spontanea, nata attraverso il tam tam sui social, che ha coinvolto il 70% delle attivita' commerciali nel capoluogo di provincia e che dovrebbe durare solo la giornata di oggi. Sono rimasti aperti soprattutto i negozi di abbigliamento, mentre bar e ristoranti, che pur organizzati per l'asporto (che non e' vietato), hanno piazzato i tavolini in strada per accogliere i clienti. "Crotone ha avuto il coraggio di protestare in modo silenzioso ma concreto contro l'istituzione della zona rossa - ha detto uno dei partecipanti all'iniziativa -. Nonostante il momento di crisi, le problematiche e le difficolta' che abbiamo, protestiamo con dignita' facendo il nostro lavoro: restando aperti per non morire. Un plauso a tutti i colleghi che hanno avuto il coraggio, nonostante il pericolo di incorrere in multe e chiusure, di aprire i loro negozi. Dobbiamo essere orgogliosi di questa risposta. Penso che gli imprenditori abbiano dato l'esempio. Ci stanno arrivando anche plausi da colleghi della Lombardia che vorrebbero imitare la nostra iniziativa". Protesta anche chi ha deciso di restare chiuso obbedendo alle disposizioni governative, ma ha attaccato alle vetrine dei manifesti contro "un dpcm incomprensibile" e ribadendo di pagare colpe di chi ha gestito in questi anni la sanita' calabrese.

Anche a Reggio Calabria qualcuno ha deciso di violare le rigide restrizioni del lockdown. Alcuni negozianti, infatti, la cui categoria merceologica rientra tra quelle alle quali il DPCM Conte ha imposto la chiusura, hanno deciso lo stesso di alzare le saracinesche dei loro locali ed aprire al pubblico. Pochi, rispetto, comunque, rispetto al resto che si e' adeguato alle normative anti-covid. Dpcm sostanzialmente rispettato in riva allo Stretto. Pochi clienti per chi ha rischiato e pochissime persone in giro, alle fermate dei pullman; traffico scarso lungo le arterie principali, e abbondante disponibilita' di parcheggi, vero miraggio degli automobilisti nei giorni normali. Bar e pasticcerie, hanno bloccato i loro ingressi: e' vietato entrare, ma si puo' ordinare all'entrata per poi consumare tutto comodamente a casa.

Pochissime auto e poche persone per le strade. Il primo giorno di nuovo lockdown a Catanzaro passa cosi' tra le lamentele dei commercianti, non sono quelli costretti a chiudere dall'ordinanza che impone la zona rossa in tutta la Calabria, ma anche di quelli le cui attivita' hanno avuto l'autorizzazione a tenere aperte le serrande. "Io ho aperto - spiega Angela, titolare di un negozio di abbigliamento da bambini - ma non c'e' nessuno per strada. A chi dovrei vendere?". Un concetto ripetuto da un fioraio, Salvatore, e da Claudia, titolare di un'attivita' che vende caffe': "Siamo qua ma non si vede un cliente. Ci chiediamo se convenga restare aperti". Su Corso Mazzini, la principale strada del centro di Catanzaro, il traffico, solitamente intenso sin dal mattino, oggi e' quasi inesistente. Un'immagine che tuttavia non richiama quelle del lockdown del marzo scorso, quando la citta' era completamente deserta. Stamani, primo giorno del nuovo provvedimento, qualche auto passa, ma in ogni caso niente a che vedere con i giorni scorsi. Di prima mattina un po' di movimento c'e' stato, ma per la presenza del Convitto Galluppi, con le sue classi materne, elementari e di prima media ancora frequentate in presenza. Ma dopo che i genitori hanno lasciato i figli a scuola, il centro della citta' e' andato via via svuotandosi, nonostante i bar si siano attrezzati per l'asporto ed il servizio a domicilio con il caffe' servito su improvvisati divisori sistemati all'ingresso e consumato poi per strada, ma non nelle vicinanze del locale. In un'atmosfera tetra nonostante la bella giornata di sole, si sente ancora la eco della protesta dei commercianti, che, impossibilitati a farla di presenza, l'hanno affidata ad una serie di cartelli apposti davanti alla Prefettura. "L'emergenza e' durata otto mesi, adesso basta" e "La Calabria e' alla fine, con la chiusura le diamo la botta finale" e' scritto su due di essi. Ed i commercianti se la sono presa con la classe politica: "La Calabria e' sana, i politici sono malati".

 

 

 

 

 

Foto Ansa