"Per i Tribunali di Cosenza (soprattutto) e di Salerno, Iacchite.com è stampa clandestina. Giuriamo, sul provvedimento c'è scritto così: stampa clandestina! Come nell' 800, all'epoca della Carboneria o - peggio - nel fascismo". Lo afferma Gabriele Carchidi, direttore di Iacchitè, dopo che il giornale online è stato sottoposto a sequestro preventivo da parte dei carabinieri di Cosenza (Leggi qui la notizia).
"Roba che succede – aggiunge Carchidi – solo in Turchia, Cina, nei regimi dittatoriali e a Cosenza, unica città dell'Occidente dove si può applicare questa censura. E per far questo, non potendo agire sul server perché si trova all'estero e serve una vera motivazione nonché una rogatoria, si sono inventati il provvedimento 'creativo' della stampa clandestina: inibizione del sito Iacchitè sul territorio nazionale.
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Hanno chiesto alle compagnie telefoniche italiane di bloccare Iacchitè (ma il blocco è aggirabile con una facilissima applicazione di cambio DNS, la celeberrima 1.1.1.1), su quelle con sede all'estero invece non hanno potuto agire. Ecco perché ad alcuni si apre e ad altri no. A Cosenza, e capitelo bene tutti, comandano i poteri forti nel silenzio complice della politica. E chi si ribella e alza la testa fa una brutta fine. E' questo il messaggio che deve passare. Ecco perché a Cosenza non ci sarà mai giustizia. Perché chi l'amministrata non lo fa nel nome del popolo italiano. Ma non ci fanno paura – conclude Carchidi – e andremo avanti come sempre".