“Aemilia”, il pentito Valerio: “Karima Baachaoui era infatuata dei riti della ‘ndrangheta”

"Era infatuata dei riti della 'ndrangheta, si informava su Google". Cosi' il pentito Antonio Valerio, testimone chiave del processo Aemilia ha descritto Karima Baachaoui, tunisina di 35 anni che e' oggi l'unica latitante -dal 2015 dopo essere stata scarcerata dal tribunale del Riesame- nel processo contro la 'ndrangheta in corso a Reggio Emilia. Segretaria e legata sentimentalmente all'imputato Gaetano Blasco, la donna sarebbe stata per l'accusa anche il suo factotum nelle attivita' illecite, redigendo materialmente false fatture, intestandosi quote di societa' dello stesso Blasco ed essendo perfettamente a conoscenza delle usure ed estorsioni messe in atto dal sodalizio criminale. Accuse non provate per il legale Enirco della Capanna che -nell'arringa difensiva in cui ha chiesto l'assoluzione per la sua assistita (e la prescrizione per le false fatture, ndr)- ha puntato il dito anche contro Valerio. "Tutti coloro che sono stati prosciolti al Riesame o rispetto ai quali il dibattimento non ha messo in luce nulla, lui ha colmato i vuoti. Li ha colmati ahime', eccome. E allora non voglio credere che questo processo lo decida Valerio, non lo voglio credere: se lo credessi non starei qua a parlarvi un ora, due, tre". L'avvocato insiste sul punto della scarcerazione di Baachaoui: "Nel tribunale di Bologna ho trovato la serieta' di giudici che hanno avuto il coraggio di dire chi aveva un ruolo e chi no. Non hanno fatto di tutta l'erba un fascio per apparire graditi a chi chiedeva giustizia secondo la sua visione delle cose. Vorrei che voi poteste apprezzare il tribunale del riesame che scagiona Karima. Completamente".

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