Operazione "Pollicino", due calabresi al vertice del traffico internazionale di stupefacenti

carabinieriauto2Al vertice dell'organizzazione smantellata questa mattina dall'operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza, c'erano Francesco e Sergio Giovinazzo, padre e figlio rispettivamente di 62 e 42 anni, entrambi con precedenti, originari della Locride ma residenti a La Spezia. Secondo gli investigatori erano loro a gestire l'importazione della droga dalla Spagna verso l'Italia, e il riciclaggio del denaro proveniente dalla vendita, che attraverso un complicato giro di triangolazioni bancarie, passava dalla penisola iberica alla Svizzera per poi finire a San Marino e infine tornare in Italia. I due sono stati notati anche per lo stile di vita al di sopra delle loro possibilità (dimostrato dalle auto di lusso in loro possesso) in relazione a quanto dichiarato ufficialmente. Nonostante fossero nullatenenti, gli uomini della GdF hanno individuato un flusso di oltre 2 milioni di euro e provveduto al sequestro di attività commerciali e beni immobili nelle loro disponibilità. Impossibile, al momento, quantificare il giro d'affari dell'intera banda. A intrattenere i rapporti con i narcos colombiani e a gestire la vendita sul territorio nazionale erano Giuseppe Scordo, di 34 anni, e Antonello Fanuzza, di 47. La loro base era a Cesano Boscone (Milano), da dove erano vendute le partite al dettaglio per le piazze di Affori, Lorenteggio, e dell'hinterland del capoluogo lombardo. In totale le ordinanze di custodia cautelare sono 59 (in realtà 58 perché uno dei destinatari è morto nel frattempo) con accuse che vanno dal traffico internazionale di stupefacenti, alla detenzione di armi, ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita. Sebbene durante le indagini siano emersi collegamenti con personaggi ritenuti vicini alla 'ndrangheta, gli investigatori non hanno potuto accertare l'appartenenza della banda all'organizzazione criminale. L'indagine "ha consentito di disarticolare un'importante e ben strutturata associazione per delinquere composta prevalentemente da soggetti italiani di elevato spessore criminale, estremamente radicata e diffusa in Milano e nell'hinterland, che si approvvigionava di cocaina tramite canali diretti con i cartelli colombiani e la introducendola sul territorio italiano con una fitta rete di corrieri, anche per mezzo di ingegnose tecniche di occultamento, tra cui quella di sciogliere chimicamente la cocaina ed impregnarla nella lana poi utilizzata per filare tappeti che venivano importati in Italia". L'operazione condotta dai militari della Compagnia di Sesto San Giovanni è stata denominata "Pollicino" perché un corriere dell'organizzazione, nel trasportare sei chilogrammi di cocaina in uno zaino a bordo di un motociclo, aveva perso lo stupefacente per strada ed era riuscito a recuperarlo seguendone le tracce disperse sul selciato. Complessivamente le ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Andrea Ghinetti su richiesta dei Pm Marcello Tatangelo e Giovanni Narbone della Dda milanese, sono 59 e la maggior parte sono residenti tra Milano e hinterland, e gli altri nelle provincie di Varese, Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, La Spezia e Reggio Calabria. Tra loro 19 si trovavano già detenuti e alcuni risultano latitanti, come il chimico venezuelano Andres Ruiz Camacho riuscito a sfuggire al blitz dei carabinieri nell'appartamento di via Gulli 40 a Milano trasformato in un laboratorio per trattare la cocaina. Secondo l'accusa, il suo compito era quello di recuperare la cocaina liquida che impregnava i tappeti inviati dai narcos colombiani e successivamente "tagliarla" (dato che aveva un grado di purezza intorno al 95%) e suddividerla in panetti che poi l'organizzazione rivendeva a diverse "bande" milanesi attive ad Affori, al Lorenteggio e al quartiere Tessera, oltre che a Cesano. Infatti, sempre secondo quanto hanno riferito i carabinieri di Sesto San Giovanni che hanno condotto le indagini tra l'aprile 2007 e il settembre 2009, l'associazione per delinquere era composta da 10 membri attivi principalmente a Cesano Boscone (Milano) capitanati da due pregiudicati per reati specifici, il 34enne Giuseppe Scordo e il 47enne Antonello Fanutza. I due, per l'accusa, sarebbero stati stati "i promotori dell'organizzazione nonché acquirenti degli ingenti quantitativi di cocaina" direttamente dai narcos di Bogotà. Altri due indagati "di rilievo" sono il 42enne Sergio Giovinazzo e suo padre 62enne Francesco di 62 anni, entrambi pregiudicati della Locride, da tempo residenti nello Spezzino. Sono stati arrestati dai finanzieri del Nucleo di polizia valutaria di Milano insieme con i loro colleghi del Gia di Roma. Se infatti il più giovane dei due è ritenuto uno "stabile fornitore di cocaina dalla Spagna" (dove era stato latitante all'epoca delle indagini), suo padre è considerato attivo nell'attività di riciclaggio e reimpiego dell'ingente flusso di denaro proveniente dal traffico di droga, non solo cocaina ma anche hashish acquistato sempre nella penisola iberica. Mentre i carabinieri stavano indagando sullo spaccio di droga, i finanzieri sono arrivati a Giovinazzo da una serie di accertamenti economico-finanziari, riuscendo a documentare un "anomalo" flusso di oltre due milioni di euro che dopo essere transitato in Francia e in Svizzera finiva in una finanziaria di San Marino. Insieme con i due calabresi, le fiamme gialle hanno indagato anche due cittadini francese e uno spagnolo (oltre ad un quarto soggetto che però nel frattempo è deceduto). I finanzieri hanno proceduto anche al sequestro preventivo di conti correnti, titoli, immobili e attività commerciali (sia nello Spezzino che in Brianza) che sarebbero stati nella disponibilità dei Giovinazzo e frutto dell'attività di riciclaggio. Denaro e proprietà che dagli accertamenti risulterebbe incompatibile con i proventi della lavanderia industriale a La Spezia di cui risulta titolare il 62enne e che oggi è stata posta sotto sequestro. Nei quasi due anni e mezzo di indagini dell'inchiesta "Pollicino" i carabinieri avevano già arrestato 26 persone, tra pusher e trafficanti (come ad esempio Michele Grifa catturato nell'ottobre 2008 con 30 kg di coca), quasi 370mila euro in contanti, quattro pistole e decine di proiettili, e 60,5 chili di cocaina e 29,5 di hashish importati dal Sudamerica a bordo di navi mercantili fino alla Spagna e poi in Italia da corrieri a bordo di auto e tir. La coca arrivava anche intrisa nei tappeti, dieci dei quali sono stati trovati nell'appartamento-laboratorio di via Tommaso Gulli 40, in zona piazzale Siena a Milano, dove i militari hanno sequestrato 5 chilogrammi di coca già riportata in polvere e arrestato due persone. Proprio nei pressi del laboratorio, i carabinieri appostatati avevano osservato un corriere che aveva perso i panetti di coca dal bauletto dello scooter che si era aperto improvvisamente. L'uomo era sceso a recuperarli, aiutato da premurosi passanti che avevano visto la scena ma non avevano evidentemente capito che cosa contenessero i pacchetti.