Ndrangheta a Milano: per i traffici di droga anche Cosa nostra deve chiedere permesso alle ndrine

madonnina milanodi Alessia Candito - Segue le regole delle più spregiudicate joint- venture che in nome degli affari superano contrasti, faide e confini il traffico di droga gestito dalle ndrine e fotografato dall'indagine Dionisio di Milano. L'operazione che ieri ha portato all'emissione di cinquantadue ordinanze di custodia cautelare e arresti in in Lombardia , Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata è una fotografia spietata del nuovo regime che le cosche di ndrangheta hanno imposto nella gestione dei traffici internazionali di droga. Un business in cui sono le ndrine a dettare regole, tempi e modi cui tutti – anche le famiglie appartenenti a altre organizzazioni criminali – si devono adattare.
É il caso dei clan palermitani e gelesi pizzicati dagli investigatori tra i finanziatori dei traffici che le ndrine calabresi organizzavano triangolando con assoluta facilità fra Italia, Latinoamerica e Nord- Europa. Ma le cosche siciliane, che soprattutto a Milano fino agli anni '70 hanno avuto il monopolio degli stupefacenti, oggi sono ospiti.
Oggi sono le ndrine calabresi a dettare legge. A coordinare nel maggio 2010, il primo dei tentativi di importazione dello stupefacente dal Sud America monitorati dalla Dda di Milano, è Alessandro Manno, capolocale di Pioltello, espressione meneghina delle cosche calabresi, che solo in qualità di finanziatori include nell'affare i palermitani della famiglia Fidanzati e Cosimo e Salvatore Fiorito, esponenti delle cosche gelesi dei Rinzivillo e degli Emmanuello, da tempo in parte stanziali nel varesotto. Medesima condizione in cui i clan siciliani si trovano quando a organizzare il traffico è lo stesso broker Bruno Pizzata. tra gennaio e febbraio del 2011.
"Al gruppo degli organizzatori – si legge nell'occ - si sono aggiunti anche i finanziatori, che, consapevoli della natura illecita della operazione economica, hanno concorso nel delitto. Il ruolo di tali soggetti emerge con nitore non solo negli accordi intervenuti anteriormente alla partenza della nave contenente la sostanza stupefacente alla volta del porto di Amburgo ma anche nel concitato frangente del fallimento della importazione, in cui si è assistito ai contrasti tra i finanziatori per ripartire il danno economico subito".
Anche sul versante operativo, il ruolo delle cosche siciliane, è fortemente ridimensionato: ai gelesi Claudio e Denis Carminati tocca infatti "solo" un compito di natura esclusivamente "logistica", relativo allo sbarco e trasporto della merce in Italia.
Una posizione rischiosa, ma soprattutto scomoda. di cui i due sono perfettamente a conoscenza, oltre che visibilmente preoccupati quando le spedizioni iniziano a saltare e tanto gli intermediari latinoamericani e l'uomo del cartello colombiano Alejandro Zuluaga Guerra, come le ndrine milanesi pretedono da loro e da Fiorito l'assunzione di responsabilità in caso di mancato recupero del carico. Una situazione evidenziata anche dal frenetico scambio di messaggi fra Denis Carminati e il misterioro contatto tedesco Wolfgang, che si scoprirà in seguito informatore della polizia di Vienna- "dobbiamo salvare questa situazione, la cosa più importante è dimostrare a tutta quella gente che tu ed io siamo persone corrette e che non abbiamo paura di parlare con qualcuno. Per favore parla con me via sms, mandami via mail i documenti altrimenti come posso giustificare questa cosa se non ho niente in mano", scrive un preoccupatissimo Denis al suo contatto. E ancora, a questo seguono altri messaggi diversi nella forma, ma identici nel temore: "ho letto la tua email io ho sempre detto al tedesco di dirti tutto e lui mi ha detto che lo ha sempre fatto io non ho mai nascosto niente. ho chiesto di poter vedere al momento che apriva e lui mi ha detto di sì se rispettata questi patti non eravamo in questa situazione ho bisogno di vedervi o di avere queste carte molto importanti che dice di dovermi dare al più presto per potere salvare la situazione".
Situazione ormai precipitata. E solo la cessione alle ndrine milanesi dell'autolavaggio, attività di famiglia, consentirà ai Carminati di placare le ire dei boss calabresi, a parziale compensazione dell'investimento perso insieme al carico. L'ulteriore testimonianza che regole e gerarchie anche a Milano sono cambiate.