di Umberto Chirico - In esclusiva per i lettori del dispaccio, Lorenzo Imbalzano si racconta ai nostri microfoni a poche ore dalla partenza per l'Inghilterra con la nazionale italiana di rugby league: la selezione azzurra, guidata da Pierpaolo Rotilio e Riccardo Marini, sabato 28 maggio affronterà infatti il team BARA (British Asian Rugby Association) al John Charles Centre for Sport di Leeds - nel match che per il secondo anno consecutivo metterà in palio il White Ribbon Trophy tra le due formazioni - e tra i 18 convocati figura anche il nome dell'esperto tallonatore della Rugby Reggio Calabria.
Partiamo dall'inizio: chi è Lorenzo Imbalzano e qual è stato il percorso rugbystico che ti ha portato fino alla maglia azzurra della nazionale a XIII?
Sono una persona come tante, ho solo il brutto vizio che quando mi metto in testa un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo! Al rugby league mi sono avvicinato durante la scorsa estate quando il presidente del Clan Catanzaro Fausto Coppola decise di dare vita ad una franchigia tutta calabrese per partecipare al campionato, formazione che ho avuto l'onore di guidare da capitano nella finale sud contro il Syrako XIII, vinta all'ultimo minuto e che ci ha permesso di disputare la semifinale nazionale scudetto contro il più esperto Gran Sasso, che ha conquistato poi il titolo. Da lì la prima convocazione al raduno di Vinci e adesso la grande occasione di un match ufficiale internazionale contro la prestigiosa selezione britannica fondata da Ikram Butt.
Cosa ti ha attratto in particolare di questa disciplina? Per un tallonatore di rugby union non dev'essere facile snaturare il proprio gioco e rinunciare alle rimesse laterali o alla spinta in mischia chiusa: che cosa, in particolare, può nel league sostituire o sopperire alla mancanza di queste fasi di gioco fondamentali del rugby a XV?
Potrei azzardare che è stato amore a prima vista... il rugby a XIII esaspera la tecnica e la fisicità e fa del mantenimento del possesso un principio fondamentale che spinge a giocare alla mano da qualunque parte del campo alla ricerca del guizzo vincente, evitando quel ping pong tattico al piede che sempre più di frequente caratterizza il gioco dell'union. Per quanto mi riguarda sono sempre stato un tallonatore molto mobile in campo e propenso a portar palla in avanzamento perciò non è stato troppo difficile adattarmi alla velocità del gioco, ciò non toglie che mischie e touche sono il mio pane quotidiano e non credo ci sia nulla nel league che le possa sostituire... di certo c'è che comunque anche un placcaggio duro ben portato o un'azione d'attacco spettacolare possono regalare delle gran belle soddisfazioni in campo.
Con la creazione di una costola a XIII della Rugby Reggio Calabria hai contribuito concretamente allo sviluppo e alla diffusione del league in una zona da questo punto di vista ancora vergine come la Calabria più profonda: che potenziale pensi ci possa essere e quanto e su cosa pensi ci sia maggiormente da lavorare per far crescere il livello del movimento?
C'è sicuramente parecchio da lavorare, in primo luogo nella formazione di allenatori che possano far crescere qualitativamente e tecnicamente il movimento; credo inoltre che ancora non sia scattata in tutti quella stessa passione che colpì me nel giugno scorso e soprattutto non ci sia ancora piena consapevolezza di come e quanto un buon giocatore di league possa fare la differenza nell'union; se poi aggiungiamo i soliti problemi economici e di strutture cui bisogna quotidianamente far fronte in un territorio come il nostro, è chiaro che la situazione non è certamente facile. Nonostante questo siamo comunque riusciti a iscrivere la squadra al campionato estivo, e con la collaborazione degli amici dei Cavalieri Rugby Messina cercheremo, un passo alla volta, di arrivare il più lontano possibile. Sono comunque fermamente convinto che la Calabria possa diventare in futuro un grosso bacino d'utenza per la nazionale italiana, perché il potenziale di certo non manca: toccherà a noi crederci e volerlo affinché si realizzi.
Sabato giocherai la tua prima partita ufficiale, a distanza di sei mesi dal raduno del novembre scorso a Vinci: quali sono le tue impressioni sull'ambiente della nazionale che hai conosciuto e vissuto in quei giorni e cosa ti aspetti invece di provare quando scenderai in campo a Leeds? L'emozione giocherà sicuramente un ruolo importante...
Sto lavorando duramente in queste settimane per arrivare pronto all'appuntamento sia fisicamente che mentalmente. Tutti i miei compagni di squadra sono già in vacanza mentre io continuo ad allenarmi due volte al giorno, e per questo devo ringraziare Marco Cangemi che mi sta seguendo quotidianamente con un programma di preparazione atletica e di rinforzo muscolare. Al mio primo raduno ho trovato un ambiente incredibile, in nazionale tutti lavorano insieme per un unico obiettivo comune, è stupefacente la sinergia e la passione che lega tutto lo staff, dai responsabili Moncada e Velazquez passando per gli allenatori Rotilio e Marini, fino al segretario generale Gentile: il loro impegno è encomiabile ed è indicativo di quanto amino questo sport. Il gruppo degli atleti, di un tasso tecnico non indifferente, è unito e i ragazzi mi hanno accolto benissimo facendomi sentire uno di loro, in particolare Ruggeri e Santavenere con i quali c'è stato da subito un bel feeling anche fuori dal campo. A Leeds non so precisamente cosa aspettarmi di provare una volta entrato in campo, perché sarà una situazione completamente nuova per me: sono sicuro che quando risuonerà l'Inno di Mameli sarà un momento particolarmente emozionante ma sono altrettanto sicuro che al fischio d'inizio l'emozione lascerà spazio alla voglia di far bene e sarò pronto e determinato a dare il mio contributo al 100%.
A proposito di emozioni, la tua stagione 2015/2016 si è chiusa in maniera più che positiva: metaman della squadra con 7 marcature all'attivo, 16 presenze su 18 incontri sempre da titolare e quasi sempre in campo per tutti gli 80 minuti, salvezza raggiunta con tre gare di anticipo con la Rugby Reggio Calabria nonostante la pesante penalizzazione di inizio anno e adesso come ciliegina sulla torta è arrivata la convocazione con la nazionale league. Poteva andare meglio di così?
Sinceramente a 31 anni era difficile immaginarsi una stagione così... raggiungere la salvezza anticipata dopo aver superato le mille difficoltà della prima fase e addirittura arrivare a giocarsi il primo posto della pool retrocessione all'ultima giornata sul campo della Capitolina è stato per tutti noi un gran risultato. Quanto a me, chiudere la stagione da metaman non era proprio preventivabile vista la qualità e il gioco dei nostri trequarti, ed è stata una bella soddisfazione personale alla quale, appunto, si è poi aggiunta quella ancor più grande per la convocazione in nazionale: decisamente una stagione da incorniciare, non serve aggiungere altro.
Qualche altra parola, però, forse vorresti spenderla per ringraziare chi ti è stato vicino e ti ha supportato (e sopportato) in questi ultimi mesi.
Sicuramente! In primis voglio ringraziare mia moglie e la mia famiglia che ancora oggi dopo tanti anni mi supportano e come dici bene sopportano il mio sistematico lamentarmi di acciacchi e dolori ogni lunedì mattina dopo un match, senza contare le lunghe assenze dal sabato mattina alla domenica notte per andare a giocare in trasferta in giro per l'Italia.. poi, come ho già detto, un ringraziamento particolare va a Marco Cangemi, un professionista serio e competente come pochi a Reggio Calabria, che mi ha seguito giorno dopo giorno durante la preparazione in vista di questo importantissimo impegno senza tralasciare nessun particolare; grazie anche a Luca Giglio, che ha sempre creduto in me e in un mio futuro nel mondo del league. Grazie infine, ultimi ma non per importanza, al presidente Demetrio Mannino, all'allenatore Shaun Huygen e a tutti i miei compagni di squadra della Rugby Reggio Calabria: se è stata una stagione da ricordare e se ho fatto così bene è sicuramente anche merito di tutti loro.