Il ricordo di Renato Nisticò

Nistico Renato1"Tra le tante Renato Nisticò ha scritto una poesia che non sarà dimenticata: la sua vita. Una vita nella quale epico è stato il combattimento tra la gioia e la sofferenza, tra la passione e la resa, tra la mente lucida e il corpo che non risponde. La morte, all'insorgere della malattia, poteva sembrare una liberazione, così non è stato e in questi anni, grazie all'amore dei suoi familiari e amici, ha vissuto e non vegetato.

Nisticò è stato tante cose. Scrittore, sicuramente. Nel novembre 2006 - lavoravo da qualche mese in Calabria - andai alla presentazione del suo romanzo".

Il Tirreno, a firma di Matteo Cosenza, ricorda Renato Nisticò.

"L'Arcavacante", una "storia di anarchici, lupi e ragazze", che prendeva il nome dal luogo, un "non luogo", Arcavacata, sulla collina di Rendedove dal nulla, per gli effetti della rivolta di Reggio del 1970, fu fatta nascere l'Università, rivelatasi negli anni una delle istituzioni formative e culturali più valide del Mezzogiorno.

Terra di lupi, come quelli che continuano a vivere sulla vicina Sila. Il libro ricostruiva fatti che Nisticò aveva vissuto in prima persona quando il Campus fu teatro di numerosi attentati che furono attribuiti al terrorismo brigatista e al caso Moro e si tirò in ballo un possibile collegamento tra eversione e 'ndrangheta. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1979 il generale Dalla Chiesa dispose un blitz che portò all'arresto di docenti e "fiancheggiatori", che registrò, oltre alla protesta degli studenti e del rettore Bucci, la sola voce critica di Giacomo Mancini. Il mio giornale, "Paese Sera", mi mandò a seguire quei fatti. E ora, ventisette anni dopo, tornavo lì per un evento su un libro che neanche sapevo riguardasse quel lontano periodo.

Tra i relatori l'antropologo Vito Teti e Franco Piperno, l'ex capo di Potere Operaio, docente di fisica in quell'università. Sebbene Nisticò avesse concluso sul frontespizio del libro il suo curriculum con la frase "inoltre, è un lupo mannaro", nella sala molti si chiedevano chi fosse realmente il lupo mannaro di quei lontani giorni. Il sospetto cadeva su Piperno, che peraltro tardava ad arrivare tant'è che una sua "fiamma" chiosava: «Si sa, la rivoluzione non si sa quando viene». Il dibattitonon solo servì a sottolineare il valore letterario di quel libro ma fu anche l'occasione per una discussione sul "come eravamo".

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A Nisticò – scrive Cosenza – che era bibliotecario presso la Normale di Pisa, chiesi di scrivere articoli per il mio giornale, "Il Quotidiano della Calabria". Prima regolari, ad un tratto non arrivò più nulla. Dopo qualche mese mi mandò un pezzo nel quale parlava delle malattie in una maniera che mi inquietò. E così seppi da suo cognato, Mimmo Cersosimo, professore di economia all'Unical, che era stato colpito dalla Sla. I rapporti diretti, purtroppo, diventarono sempre più difficili non avendo la possibilità di parlare con lui a telefono. Intanto, nel 2014 avevo lasciato la Calabria.

Due anni dopo, per gli strani incroci che permette Facebook, lo ritrovai. E fui felice quando mi chiese se potevo metterlo in contatto con qualche giornale online. Scrissi al direttore di questo giornale, l'amico Vicinanza che era arrivato proprio in quei giorni in Toscana. E così Nisticò iniziò a scrivere su queste colonne. Con fatica disumana , la stessa che doveva impiegare per comunicare con gli altri, dettando con comandi meccanici lettera dopo lettera fino a mettere nero su bianco pensieri compiuti anche complessi. Pochi articoli, ma preziosi per la lezione che ci trasmettono al di là del loro contenuto. Perché ci raccontano la forza e il valore della cultura, una fonte di energia vitale che fronteggia gli ostacoli e che lascia tracce di sé anche al di là della fine fisica. Un'energia che gli faceva amare la vita, così ingenerosa con lui,a godere dell'orizzonte del mare e della vista di Pisa e del cielo dalla vetta del Monte Serra e a coltivare, chissà come sarebbe stato bello se l'avesse realizzato, il sogno di volare. Un arcavacante tra le stelle con un libro in tasca e la poesia nel cuore".