Elementi delle cosche di ‘Ndrangheta del Vibonese hanno condizionato e indirizzato le scelte di alcuni dirigenti medici dell’Asp di Vibo Valentia, anche attraverso accordi corruttivi, facendo valere il peso “contrattuale” ed elettorale della cosca di appartenenza. E’ quanto emerge, secondo l’accusa, dall’indagine “Maestrale – Carthago”.
In particolare sarebbe emerso l’interesse della Locale di Mileto e della famiglia Fiaré di San Gregorio d’Ippona nella gestione del servizio di vettovagliamento per gli ospedali di Vibo Valentia, Serra San Bruno e Tropea.
In questa vicenda è indagato in stato di libertà Cesare Pasqua, ex direttore del dipartimento di prevenzione di Vibo, ex consigliere comunale e candidato sindaco del capoluogo di provincia, accusato, pur “non essendo stabilmente inserito nel sodalizio criminale”, di aver fornito un contributo concreto, specifico, e consapevole alla cosca, “quale medico ufficiale di riferimento dell’organizzazione criminale nell’Asp di Vibo”. In particolare, è l’accusa, si sarebbe “messo a disposizione delle Locali di ‘Ndrangheta di Limbadi e San Gregorio d’Ippona”, consentendo alla criminalità organizzata “di infiltrarsi negli affari di proprio interesse, intervenendo in favore del sodalizio in occasione di problematiche burocratiche sorte nell’ambito di procedure amministrative di competenza dell’Asp, ovvero di controlli e/o sequestri amministrativi posti in essere nei confronti di imprese di interesse delle cosche”.In tal modo, secondo la Dda, Pasqua avrebbe favorito il sodalizio “anche con riferimento allo specifico settore della gestione del ristoro ospedaliero per i nosocomi di Vibo Valentia, Tropea e Serra San Bruno”. In cambio Pasqua avrebbe ottenuto “protezione mafiosa per la risoluzione di problemi e, in occasione di competizioni elettorali che vedevano candidato il figlio Vincenzo, l’appoggio elettorale, in favore di questi, delle cosche di `Ndrangheta da lui agevolate”.
Ad un altro dirigente medico dell’Azienda ospedaliera, il medico legale Alfonso Luciano – indagato in stato di libertà – in qualità di dirigente sanitario della Casa circondariale di Vibo nonché direttore dell’Ufficio protezione e prevenzione aziendale dell’Asp, e in passato direttore sanitario della stessa Azienda, viene contestato il presunto rilascio di perizie compiacenti in favore di affiliati detenuti. Inoltre avrebbe rivelato notizie riservate su indagini in corso ed imminenti arresti, acquisite grazie alle sue entrature nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine, ottenendo in cambio beni, somme di denaro, protezione da richieste estorsive, nonché appoggio elettorale “come nel caso delle elezioni del 2004, allorché cercava il sostegno della cosca Bonavota”.
Ad un terzo sanitario del Dipartimento di Veterinaria, è stata contestata l’ipotesi di violenza privata aggravata dal metodo mafioso, per essersi rivolto ad un capo locale con la finalità di far desistere un collega dal presentare una denuncia nei suoi confronti.