“Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune divenga un'avventura è necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo” - Jean-Paul Sartre
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Free Palestine: se ne parla il 15 febbraio a Soverato

“Ovunque si trovino mandorli e fichi, uliveti o siepi di cactus, là un tempo sorgeva un villaggio palestinese: questi alberi, che rifioriscono ogni anno, sono tutto ciò che resta.”

Traendo spunto da questa frase di Ilan Pappé e inorriditi innanzi all’orrore perpetrato dall’esercito israeliano ci chiediamo: cosa resterà della Palestina? Questo interrogativo, nel mondo delle grandi democrazie e degli stati di diritto, assume toni particolarmente macabri per il popolo palestinese e per qualsiasi altro popolo che in questo momento, o in futuro, subirà la furia di un nuovo occupante. Com’è possibile che tutto ciò avvenga da 70 anni nel silenzio più totale? Perché alcune urla giungono nelle nostre case e altre no?

Immaginate di trovarvi nelle vostre case, di notte. Immaginate di essere svegliati dal rumore di armi da fuoco, dai soldati che irrompono nella vostra abitazione intimandovi di abbandonarle, dall’avanzata delle ruspe che distruggono ciò che rimane delle vostre vite, già pesantemente mutilate dalle politiche di uno stato invasore e che viola, nel più assoluto silenzio della comunità internazionale, leggi e diritti fondamentali dell’uomo. Immaginate che per poter andare a scuola o a lavoro dobbiate necessariamente attraversare checkpoint con soldati armati che vi fanno il terzo grado e che, con assoluta discrezione, decidano se farete ritorno a casa o meno. Immaginate di vedere tutte le vostre terre occupate, di essere strappati dai vostri genitori o dai vostri figli. Immaginate di essere privati sistematicamente delle forniture di acqua potabile ed energia elettrica. Immaginate di essere oggetto di una campagna d’odio che un governo di estrema destra e fascista monta ad arte nei vostri confronti. Immaginate che tutto ciò avvenga senza che nessuno degli Stati democratici spenda una parola nei vostri confronti ma, anzi, continui a mantenere rapporti commerciali e militari con quello Stato oppressore, generando enormi introiti di denaro. Denaro sporco del vostro sangue. Questa è la vita che ogni giorno deve affrontare un cittadino della striscia di Gaza.

Quanta atrocità e disumanità può esserci nel gesto di un popolo che ha subito sulla propria pelle una delle vicende più orribili della storia e che ora compie un genocidio nei confronti di un altro popolo. Le ragioni sono diverse e vanno da logiche di mantenimento del potere alla necessità di spazi abitativi, da presunte promesse di carattere religioso a speculazioni storiche e storiografiche. Ma esiste forse una sola motivazione che può giustificare questa catastrofe?  Una catastrofe fatta, a partire dal 7 ottobre, di oltre 25.000 morti di cui 10.000 bambini. Diceva Vittorio Arrigoni “Gli ospedali sono stati convertiti dall’esercito israeliano in fabbriche di angeli, perché le prime vittime di questo massacro sono stati i bambini.”

Per queste ragioni l’associazione culturale “Kalibreria” di Soverato, che ha aderito al coordinamento provinciale per la Palestina, propone un incontro pubblico per riflettere sul genocidio in atto nei confronti del popolo palestinese. L’appuntamento è per giovedì 15 febbraio alle ore 17:30 presso la sala consiliare del comune di Soverato e vedrà la partecipazione di: Enzo Infantino (Associazione per non dimenticare Sabra&Chatila), Bassam Saleh (Giornalista palestinese), Eliana Iorfida (Archeologa e scrittrice) e, in collegamento streaming, Moni Ovadia (Attore e scrittore). Modererà la serata Pietro Panico (consulente legale e freelance).

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